Le ultime notizie dai fronti ucraini
Mentre Vladimir Putin ha celebrato con un discorso patriottico allo stadio di Mosca il ritorno della Crimea alla Russia, sui campi di battagli ucraini gli sviluppi militari dell’offensiva russa appaiono lenti ma progressivi.
Progressi riconosciuti anche dal segretario di Stato alla Difesa Usa, Lloyd Austin che ha ammesso ieri che le forze russe continuano a “guadagnare terreno” nel sud dell’Ucraina pur aggiungendo che lo fanno usando “tecniche brutali e selvagge” anche nei confronti dei civili.
“Parlando dei progressi fatti dalla Russia nel sud, direi che continuano a guadagnare terreno. Dico anche che nel modo in cui stanno usando la popolazione civile come obiettivo, stanno usando tecniche brutali e selvagge”.
Da Kiev sembrano intanto aprirsi spiragli diplomatici. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha postato nella notte un videomessaggio su Facebook e, rivolgendosi a Vladimir Putin, annuncia: “E’ tempo di colloqui di pace, senza indugio.
Questa è l’unica possibilità per la Russia di ridurre i danni causati dai propri errori. E’ tempo di incontrarsi, è tempo di parlare, è tempo di ripristinare l’integrità’ territoriale e la giustizia per l’Ucraina. Altrimenti, le perdite della Russia saranno tali che il Paese impiegherà diverse generazioni per riprendersi”.
Poco prima, il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, affermava che un incontro tra il presidente ucraino e il leader del Cremlino non sarebbe stato possibile senza prima il testo di un trattato. “Prima ancora di menzionare una riunione tra i due leader, le delegazioni di negoziatori devono preparare e concordare il testo di un trattato. Successivamente, il testo dovrebbe essere siglato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi”. Poi si potrà parlare di una possibilità di incontro tra i due presidenti.
Sui campi di battaglia
Il fronte più caldo ma soprattutto più esposto ai riflettori mediatici resta quello di Mariupol la città sul Mare d’Azov dove si combatte ormai nel centro e i reparti ucraini oppongono una resistenza che appare tenace ma senza speranza. Qui sono schierati gran parte dei combattenti del Reggimento Azov (di ispirazione nazista e che si macchiò di crimini documentati dalle Nazioni Unite contro i civili russofoni nel Donbass) e un battaglione di ceceni provenienti dalle milizie jihadiste che da decenni combattono i russi e le forze governative di Grozny.
Il corrispondente dell’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha riferito ieri che continuano i combattimenti nella parte centrale della città dove le strade principali sono bloccate da barricate.
Secondo il Jane’s di Londra e altre fonti i russi impiegano in prima linea sul fronte ovest unità di forze speciali, della 150a divisione motorizzata e miliziani dell’esercito della Repubblica di Donetsk (nella foto d’apertura) unitamente a fucilieri di Marina della 810a brigata schierati più a oriente.
Secondo fonti ucraine del Consiglio cittadino riprese dalla CNN, Mariupol viene colpita ogni giorno da 50 a 100 proiettili di artiglieria, secondo il consiglio municipale.
“La città è sotto assedio da sedici giorni e più di 350.000 residenti continuano a nascondersi in rifugi e scantinati a causa dei continui bombardamenti delle forze di occupazione russe mentre circa l’80% del patrimonio immobiliare della città è stato colpito, di cui quasi il 30% non può’ essere ripristinato”. afferma un comunicato del consiglio comunale della città che prima della guerra aveva circa 450.000 mila abitanti.
Come sempre occorre tenere conto che le notizie giungono quasi sempre dai belligeranti o da fonti a loro collegate che hanno interesse a diffondere informazioni di propaganda.
Se il numero di granate d’artiglieria che colpiscono Mariupol fosse confermato, o addirittura gonfiato a fini propagandistici, avremmo la conferma di come i russi avanzino lentamente cercando di limitare anche il fuoco d’artiglieria sulle città assediate.
Tenuto conto che Mariupol è forse la città ucraina più esposta ai bombardamenti dell’artiglieria russa, un numero di granate inferiore al centinaio al giorno è da considerarsi “limitato” tenuto conto del volume di fuoco che in un conflitto convenzionale potrebbe venire scatenato dai russi.
Più a nord est invece le forze armate russe e quelle della Repubblica Popolare di Luhansk (LPR), avrebbero assunto il controllo di oltre il 90 per cento del territorio della provincia ucraina secondo quanto affermato dl portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, in un briefing.
In questo settore i russi e i loro alleati del Donbass avanzano da giorni in modo lento ma costante a conferma del progressivo cedimento delle truppe di Kiev che nel Donbass schierano i loro migliori reparti su posizioni ben consolidate in 8 anni di guerra. Anche in questo settore i russi sembrano voler limitare le perdite, le proprie e quelle del nemico, puntando a circondare i reparti ucraini nell’area di Slaviansk.
Più difficile invece l’avanzata russa nel settore di Odessa dove il concentramento di navi russe di fronte alla città sembra aver l’obiettivo di minacciare uno sbarco costringendo gli ucraini a mantenere forze in città per contrastare un eventuale assalto anfibio mentre le forze di Mosca che hanno scatenato l’offensiva dalla Crimea sono impegnate nel settore di Mikolayv dove gli ucraini avrebbero lanciato con successo un contrattacco verso Kershon (occupata dai russi nei giorni scorsi) riuscendo a distruggere con un’incursione a sorpresa alcuni elicotteri di Mosca nell’aeroporto della città.
A nord di Kherson sarebbe stato ucciso, secondo Kiev, il quinto generale russo a cadere nel corso del conflitto: si tratterebbe del tenente generale Andrei Mordvichev colpito dall’artiglieria ucraina a Chernobayevka.
“I russi stanno cercando di aumentare il numero di truppe di stanza vicino a Kiev, spostando unità militari, che al momento sono disorganizzate e inefficaci, dai distretti militari centrali e orientali” ha reso noto lo Stato maggiore delle forze armate ucraine sottolineando che “nessun obiettivo strategico degli invasori è stato raggiunto” pur ammettendo che “Il nemico è riuscito ad occupare in parte e temporaneamente alcune località e a stabilire il controllo sulle rotte nelle aree operative di Donetsk e del fiume Bug”.
Continuano poi bombardamenti missilistici russi sulle basi militari ucraine situate a ovest, tra il del fiume Dnepr e il confine polacco. Attacchi che coincidono con l’afflusso dalla Polonia di carichi di armi fornite dai paesi NATO all’esercito ucraino e di volontari occidentali pronti a combattere con le forze di Kiev.
I bombardamenti del 18 marzo che hanno colpito obiettivi nei pressi dell’aeroporto di Leopoli sono stati effettuati con missili da crociera Kalibr lanciati dalle corvette della Flotta del Mar Nero (nella foto sopra).
o ha riferito il governatore ucraino della regione precisando che quattro missili hanno colpito l’impianto di riparazione dei velivoli militari (che cura la manutenzione dei Mig 29 ucraini) mentre altri di sarebbero stati intercettati dalla difesa aerea.
Parlando dei raid missilistici il portavoce russo Kornashenko ha detto che l’attacco “ha distrutto un piazzale con aerei da combattimento in uno stabilimento aeronautico nella città di Leopoli, nonché depositi di munizioni e di equipaggiamento militare ucraino nei pressi di Mykolaiv and Voznesensk”. In alcune caserme dell’esercito ucraino a Mikolayiv colpite i morti sarebbero stati almeno 45 secondo la BBC.
Circa gli aiuti dell’Occidente a Kiev, Washington ha promesso un altro miliardo di dollari di forniture militari e lo stesso presidente Joe Biden ha incluso nella lista missili da difesa aerea con un raggio d’azione maggiore degli Stinger portatili, attivi solo a bassa quota (nella foto sotto armi anticarro occidentali cadute nelle mani delle truppe russe e che eco do quanto annunciato da Mosca verranno cedute alle milizie delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk).
Vengono presi in esame sistemi missilistici di tipo “ex sovietici” già ben conosciuti dai militari ucraini e l’ipotesi più accreditata è che la Slovacchia ceda agli ucraini le sue batterie di S-300 a lungo raggio come ipotizzato da un portavoce del ministero della Difesa slovacco anche se il governo ha fatto sapere di non avere ancora preso decisioni in proposito.
“Stiamo cercando di aiutare l’Ucraina per quanto possiamo ma sono il ministro della Difesa della Slovacchia e devo innanzitutto assicurarmi che le esigenze di difesa slovacche vengano soddisfatte”, ha dichiarato il ministro della Difesa di Bratislava, Jaroslav Nad.
Sulle titubanze di Bratislava potrebbero aver influito le parole del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.
Il trasferimento dei sistemi missilistici di difesa aerea sovietici S-300 da altri Paesi all’Ucraina è impossibile ed illegale, la Russia non lo permetterà. Lo ha affermato
“Voglio ricordare che i sistemi sovietici e russi, in conformità con accordi intergovernativi, hanno anche un certificato di utenza. E questo certificato non consente loro di essere inviati a Paesi terzi”, ha sottolineato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista all’emittente televisiva Russia Today.
Lavrov ha inoltre ribadito che qualsiasi carico che contenga armi per l’Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia.
Sul fronte politico da registrare anche che il presidente Aleksandr Lukashenko (nella foto sopra), in un’intervista all’emittente televisiva giapponese “Tbs” ha negato che la Russia abbia chiesto a Minsk di partecipare all’offensiva militare in Ucraina.
“Nessuno ci ha chiesto di prendere parte direttamente all’operazione delle truppe russe. Non possiamo aggiungere nulla a questa operazione per la Russia. Hanno abbastanza manodopera, hanno abbastanza equipaggiamento: è lo stesso a nostra disposizione e anche più moderno. Pertanto, la Russia risolverà questo problema in autonomia”, ha detto Lukashenko.
Valutazioni
Lo stato maggiore ucraino afferma che, dall’inizio dell’invasione russa, sono morti circa 14.400 militari russi. Kiev sostiene inoltre che Mosca abbia perso 446 carri armati, 1.470 veicoli corazzati da combattimenti, 213 sistemi d’artiglieria, 72 sistemi lanciarazzi multipli, 44 sistemi per la difesa aerea, 95 aerei, 112 elicotteri, 879 veicoli motorizzati, 3 imbarcazioni, 60 cisterne di carburante, 12 droni e 11 veicoli speciali.
Numeri che è impossibile verificare anche se secondo le stime di fonti del Pentagono i caduti russi sarebbero circa 7mila.
Pur non fornendo dati circa le perdite umane tra le proprie fila e del nemico, i russi questa mattina hanno reso noto nel consueto briefing tenuto dal portavoce del ministero della Difesa, generale Igor Konashenkov, di aver distrutto nelle ultime ore 3 sistemi di difesa area a lungo raggio S-300 e 1 Buk-M1 system, abbattendo 12 droni e colpendo 69 bersagli militari ucraini inclusi 4 posti comando, 3 lanciarazzi campali multipli e 43 depositi e basi militari.
Le batterie costiere di sistemi missilistici Bastion basate in Crimea, hanno distrutto secondo il report di Mosca alcuni centri d’intelligence elettronica nell’area di Odessa, a Veliky Dalnik e Velikodolinskoye mentre un missile ipersonico Kinzhal lanciati da un velivolo Mig-31K o forse Sukhoi Su-34 (nella foto sopra) avrebbe distrutto un deposito sotterraneo di munizioni e missili nella base dell’Aeronautica Ucraina nella base di Ivano-Frankovsk.
Dall’inizio della guerra Mosca annuncia di aver distrutto 1.438 carri armati e mezzi corazzati, 1.237 veicoli, 144 lanciarazzi campali multipli, 556 pezzi di artiglieria e mortai e 196 droni ucraini.
Secondo i report resi noti dal ministero della Difesa di Londra l’offensiva russa rallenterebbe a causa di problemi logistici e alle incursioni e contrattacchi ucraini che costringono Mosca a impegnare molti militari per difendere le proprie linee di approvvigionamento. Le forze russe hanno fatto “progressi minimi questa settimana”: riferisce il report britannico.
Il comandante della Defence Intelligence britannica, il tenente generale Jim Hockenhull (nella foto sotto), ha avvertito che dopo aver fallito nel prendere le principali città ucraine, le forze russe stanno passando a una “strategia di logoramento” che comporterà “un uso sconsiderato e indiscriminato della potenza di fuoco”, con il risultato in un aumento delle vittime civili e in un peggioramento della crisi umanitaria.
Al netto della propaganda anglo-ucraino-americana appare possibile che i russi abbiano sul campo un numero di forze insufficiente ad avanzare su tutti i numerosi fronti e per questo starebbero facendo affluire rinforzi anche dalle regioni più lontane della Russia.
“Le forze e i mezzi esistenti sono insufficienti non solo per conquistare l’Ucraina ma neppure le città chiave. Non ci sono forze sufficienti nemmeno per un completo accerchiamento, non parliamo poi di un assalto” ha scritto una presunta ‘talpa’ dell’FSB, i servizi di sicurezza russi, in una nuova lettera inviata a Vladimir Osechkin, attivista dei diritti umani in esilio.
Dichiarazione quindi da prendere con le molle che giunge da una fonte decisamente militante contro il Cremlino.
Probabile invece che l’offensiva russa risulti rallentata da diversi elementi: oltre che dalla tenace resistenza ucraina e soprattutto dalla già più volte citata necessità di Mosca di ridurre per quanto possibile le perdite tra i propri militari ma anche tra i soldati ucraini e tra i civili, pure dal necessario avvicendamento dei reparti in prima linea e dalle condizioni ambientali, in modo particolare dal fango che in alcune regioni ucraine caratterizza il disgelo nel mese di marzo.
Un elemento che avrebbe rallentato soprattutto le unità corazzate alcune delle quali impantanate e costrette ad abbandonare i mezzi. Del resto l’Operazione Barbarossa scatenata dalla Germania e dai suoi alleati nel 1941, prevedeva che l’invasione dell’URSS a cominciare proprio dall’Ucraina, avrebbe dovuto prendere il via a fine aprile (poi la campagna nei Balcani la fece posticipare al 22 giugno) proprio pe evitare il fango della prima primavera.
I russi, che certo ben conoscono l’ambiente ucraino, avrebbero attaccato proprio ora, nonostante ben conoscessero questa limitazione, per ragioni tutte da valutare: non si può escludere che abbiano voluto anticipare una grande offensiva ucraina tesa a riconquistare i territori in mano ai filorussi a Donetsk e Luhansk.
Kiev ha sempre negato di aver predisposto un simile piano di cui i russi hanno invece mostrato il documento di pianificazione recuperato, a dire di Mosca, in un comando ucraino espugnato nel Donbass. Anche in questo caso risulta difficile separare, su ambo i lati della barricata, gli aspetti credibili o verosimili dalle ricostruzioni propagandistiche.
Foto: UK MoD, Ministero Difesa Russo, Institute for the study of the war (mappe), TASS e Twitter
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.