Il “fronte di Kaliningrad” e il rischio di coinvolgimento della NATO nel conflitto
Si aggiunge un nuovo “fronte” alla guerra in Ucraina e al braccio di ferro tra Russia e Occidente: quello di Kaliningrad, l’ex Prussia orientale dal 1945 territorio russo e dalla fine dell’URSS énclave russa situata tra Polonia e Lituania, entrambi membri della NATO, senza un collegamento territoriale con il territorio della Federazione.
Un “fronte” aperto dalla decisione lituana di impedire l’accesso nel territorio russo ai treni che trasportano alcune tipologie di merci che rientrano tra quelle poste sotto embargo dall’Unione Europea pari a circa il 50 per cento di quelle che la Russia trasferisce nell’énclave, inclusi, carbone, acciaio e materiali di costruzione. “Provocazioni ostili” per Mosca che minaccia “azioni volte alla difesa dei propri interessi”.
Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha dichiarato che il governo applica le sanzioni decise dalla UE, come ha confermato l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell.
La Lituania ha esteso ieri il blocco anche alle merci trasportate dai camion, come riferisce l’agenzia Interfax citando le società di autotrasporti: le autorità doganali lituane hanno bloccato il confine con la Bielorussia provocando in breve tempo una coda di mezzi.
“La restrizione al transito delle merci si applica anche al trasporto su strada che passa attraverso la Lituania. Questi carichi, come quelli ferroviari, possono essere trasportati solo via mare al momento”, si legge nel comunicato delle autorità russe di Kaliningrad.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (nella foto sopra), ha definito l’iniziativa lituana “senza precedenti e illegale”. La disputa non è solo commerciale poiché non riguarda esclusivamente merci che da Kaliningrad verrebbero esportate all’estero ma anche quelle destinate all’oblast (regione)appartenente alla Federazione Russa e impone a Mosca di valutare la possibilità che UE e NATO cerchino di “strozzare” il piccolo territorio pieno di basi militari, missilistiche, aeree e navali, o di “prenderlo in ostaggio” come ha denunciato il presidente della commissione Affari internazionali della Duma, Leonid Slutsky.
I confinanti polacchi e lituani sono tra i più accesi sostenitori del fronte anti-russo in Europa e il comando militare e della Flotta russa del Mar Baltico, che a Kaliningrad ha il suo quartier generale, hanno annunciato che terranno presto manovre militari con l’evidente intenzione di mostrare i muscoli.
Il governatore della regione, Anton Alikhanov, ha avvertito che potrebbe reagire ostacolando il trasporto delle merci lituane nel Baltico. “Se si guarda la mappa – ha affermato – si vede che i Paesi baltici, i loro porti e il loro sistema di trasporti non possono fare a meno della Russia”.
Vilnius ha fornito spiegazioni all’incaricato d’affari russo Sergey Ryabokon, con una nota in cui si legge che “l’informazione diffusa dai rappresentanti russi secondo cui la Lituania ha vietato il transito nella regione di Kaliningrad è stata confutata. I passeggeri e le merci che non sono soggette al regime di sanzioni dell’Ue continuano a essere trasportati attraverso il territorio della Lituania da e verso la regione. Per quanto riguarda questo transito, la Lituania non ha introdotto alcuna restrizione unilaterale, individuale o aggiuntiva e sta applicando in modo coerente le sanzioni dell’Ue, che hanno periodi transitori e date di entrata in vigore differenti”.
Il blocco imposto dalla Lituania alle merci dirette all’exclave russa di Kaliningrad può essere arginato “rapidamente reindirizzando sulle navi” le merci ha riferito ieri il ministro per lo sviluppo delle infrastrutture della regione di Kaliningrad, Yevgeniya Kukushkina, citato dall’agenzia di stampa russa Tass. Kukushkina sostiene che circa il 30 per cento delle importazioni di merci di Kaliningrad era stato colpito dalla decisione lituana ma “questo volume può essere reindirizzato rapidamente sulle navi”.
Al di là degli aspetti economici e commerciali la crisi di Kaliningrad viene però interpretata da Mosca come una minaccia alla sicurezza del territorio azionale.
Il 21 giugno è giunto nella città di Kaliningrad (l’ex tedesca Koenigsberg, patria del filosofo Immanuel Kant) il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev per presiedere una riunione sulla sicurezza mentre a Mosca è stato convocato al ministero degli Esteri l’ambasciatore dell’Unione europea, Markus Ederer, che ha incassato le proteste russe.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto che le restrizioni al transito delle merci destinate a Kaliningrad aggravano la situazione della sicurezza alimentare. “Vorrei sottolineare che non si tratta solo di consegne dalla Russia al territorio dei paesi dell’Ue”, ha affermato Zakharova, rimarcando che le merci che attraversano la Lituania per entrare a Kaliningrad vengono poi esportate in tutto il mondo.
Non si può quindi escludere che il fronte di Kaliningrad possa surriscaldarsi tenuto conto che la Lituania è uno stato membro della NATO e un attacco al suo territorio imporrebbe a tutta l’alleanza di intervenire in soccorso in base al noto Articolo 5 del Trattato Atlantico.
Il dipartimento di Stato americano ha ribadito l’impegno di Washington nei confronti dell’articolo 5 del Trattato istitutivo della Nato, in cui si afferma che un attacco a un membro dell’Alleanza è’ un attacco a tutti. “La Lituania è un membro della Nato e gli Usa sono al suo fianco. Il nostro sostegno è blindato”, ha detto il portavoce Ned Price.
Il presidente della Commissione del Consiglio della Federazione per la protezione della sovranità, Andrey Klimov, ha affermato che l’Unione europea deve correggere la situazione, “altrimenti la Russia avrà mano libera per risolvere la questione del transito con qualsiasi mezzo”.
Klimov accusa la NATO di aver spinto la Lituania al blocco delle merci commettendo “un’aggressione diretta contro la Russia”, che potrebbe “costringerla a ricorrere all’autodifesa”.
I russi mantengono nell’énclave circa 30 mila militari per metà della Marina che vi schiera una trentina di unità navali e sottomarini convenzionali tipo Kilo con una brigata di fanti di Marina e batterie missilistiche da difesa costiera mentre l’Aeronautica dispone di una settantina di aerei ed elicotteri inclusi Sukhoi Su-27, Mig 31 e Sukhoi Su-24 dislocati per lo più nella base aerea di Chkalovsk (nella foto sopra) e l’Esercito una brigata motorizzata rinforzata con reggimenti indipendenti e una brigata di artiglieria.
La difesa aerea dell’énclave include armi a lungo raggio come i sistemi S-300 e S-400 (nella foto d’apertura) mentre le capacità offensive sono incentrate su un reggimento missili dotato di vettori balistici tattici Iskander M (nella fioto qui siotto) equipaggiabili con testate nucleari.
Il 22 giugno Mosca ha avvertito l’Occidente di non tirare in ballo l’attivazione dell’articolo 5 della Nato. “Vorrei mettere in guardia gli europei contro pericolosi giochi retorici sul tema del conflitto”, ha detto il viceministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, citati dai media russi.
Anche il premier estone Kaja Kallas ha esortato a non sottovalutare le capacità militari russe. “Ho sentito voci secondo le quali i russi non sarebbero più una minaccia perché starebbero esaurendo le loro risorse militari. Quindi non penso che dovremmo sottovalutarli nel lungo termine”.
L’Estonia, che condivide un confine di 294 chilometri con la Russia potrebbe temere eventuali tensioni nel caso la crisi a Kaliningrad dovesse aggravarsi e i russi percepissero una minaccia al loro territorio nazionale.
Immagini: Ministero Difesa Russo, BBC e TASS
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.