L’accordo Ue sui migranti potrebbe non essere un buon affare per l’Italia

 

 

Il 10 giugno i ministri dell’Interno dei Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto un primo accordo per la ridistribuzione dei migranti illegali che arrivano via mare, con l’obiettivo di alleviare il peso sui soliti punti di approdo: Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro.

La ricollocazione dei richiedenti asilo verrà attuata su base volontaria dagli stati della Ue che accetteranno di ospitare i clandestini sbarcati sulle coste dei partner mediterranei, ma chi rifiuta di accoglierne dovrebbe venire obbligato dalla UE a pagare cifre non meglio definite per contribuire allo sforzo finanziario dei cosiddetti “Paesi di primo arrivo”.

In pratica i paesi del Gruppo di Visegrad e altre nazioni potranno rifiutarsi di accogliere clandestini giunti in Italia, Grecia o Spagna ma saranno tenuti a contribuire al loro mantenimento. Un piano che è già stato annunciato più volte in passato ma che non ha mai dato frutti concreti, e del resto viola il diritto di ogni nazione di accogliere chi vuole all’interno dei suoi confini.

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Al momento sono 12 i membri della UE che hanno dato disponibilità ad accogliere, tra i quali Francia, Germania, Italia e Lussemburgo e la maggioranza ha approvato l’accordo in linea di principio.

Il ministro dell’interno tedesco, Nancy Faeser, ha detto che anche Bulgaria e Romania aderiscono precisando che “solo due o tre nazioni si sono dichiarate contrarie”. Tra questi certamente l’Austria, che rifiuta il principio della ridistribuzione, ma anche Polonia e Ungheria, mentre Olanda e Belgio si sarebbero dichiarati indisponibili ad accogliere richiedenti asilo ma pronti a contribuire in modo diverso.

“Nei prossimi giorni la presidenza francese e la Commissione europea organizzeranno un incontro della piattaforma di solidarietà per dare espressione concreta a questo storico accordo”, ha annunciato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson.

Secondo alcune anticipazioni di fonte francese si tratterà di circa diecimila richiedenti asilo all’anno ma da quanto trapela il numero non è stato ancora deciso e il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, non ha infatti voluto confermarlo. Un numero troppo limitato, che suddiviso tra i 5 stati europei mediterranei interessati ai flussi di sbarco (in crescita) significa 2 mila ridistribuiti.

Numero che potrebbero aumentare tenendo conto che gli arrivi di immigrati illegali crescono soprattutto in Italia e a Cipro (dove i clandestini entrano dal confine terrestre con la parte dell’isola sotto controllo turco) mentre a Malta e in Grecia arrivano pochi clandestini grazie ai respingimenti attuati da Atene e agli accordi che due anni or sono La Valletta ha stipulato con Libia e Turchia.

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Anche se dall’Italia venissero ridistribuiti 4 o 5 mila clandestini all’anno non si tratterebbe certo di una soluzione, considerato che alle ore 8 del 15 giugno erano sbarcati via mare in Italia dall’inizio dell’anno 22.178 clandestini (dato del ministero dell’Interno) destinato a salire già in queste ore a causa dei 200 sbarcati a Lampedusa e dei 416 raccolti dalla nave Sea Eye-4 della omonima Ong e che verranno sicuramente sbarcati in Italia.

Erano 18.117 alla stessa data dell’anno scorso e 5.637 nel 2020 ma appena 3.186 nel 2019, all’epoca del governo giallo-verde con Matteo Salvini al Viminale.

Mantenendo la stessa media che si registra oggi, che vede un incremento di circa il 25 per cento rispetto allo scorso anno, è facile prevedere possano sbarcare entro fine dicembre sulle nostre coste circa 83 mila clandestini contro i 67.040 del 2021, i 34.154 mila del 2020 e gli 11.471 del 2019.

In termini strategici poi la disponibilità alla ridistribuzione a cui aderiscono anche i paesi europei di maggior richiamo per i clandestini perché dotati di un welfare più robusto (Francia, Germania, Belgio….) costituirà un ulteriore fattore attrattivo per i flussi migratori illegali.

 

Incentivo a flussi in crescita

Un numero crescente di clandestini vorrà sbarcare in Italia o negli altri stati mediterranei puntando poi a farsi trasferire in nord Europa, e i trafficanti potranno vendere “biglietti” a prezzi più alti mettendo a frutto l’opportunità offerta dalla UE.

I flussi peraltro sono già da tempo in crescita in tutto il Mediterraneo come ha evidenziato il 16 maggio il rapporto quadrimestrale di Frontex, registrando tra gennaio e aprile un repentino incremento dei flussi illegali diretti in Europa lungo tutte le rotte. In totale si tratta di 57.800 ingressi irregolari, secondo calcoli preliminari che solitamente risultano più bassi (anche molto più bassi) rispetto a quelli definitivi o registrati dai singoli stati come vedremo più in basso per l’Italia.

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Con i dati a sua disposizione Frontex registra comunque un incremento del 69% rispetto ai primi quattro mesi dello scorso anno ma la percentuale di crescita nel solo mese di aprile è ancora più alta, 79% con 15 mila ingressi. A scanso di equivoci, Frontex precisa che in questi numeri non sono inseriti i rifugiati che fuggono dall’Ucraina nella UE (oltre 6 milioni).

L’accoglienza degli ucraini sta creando però pericolosi e arbitrari parallelismi. Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo ha detto che “dobbiamo sapere che, se possiamo accogliere milioni di ucraini, possiamo anche prenderci cura di migliaia di persone che non vengono dall’Ucraina, ma dal sud, ma soffrono delle stesse condizioni e hanno un’altra lingua e religione. Se non lo gestiamo, credo, non avremo mai credibilità”.

Difficile però considerare credibili leader europei che mettono sullo stesso piano chi fugge temporaneamente dal suo paese a causa della guerra con migranti illegali ed economici che cercano di stabilirsi a vita in un altro continente. O ministri che ritengono di poter integrare africani e islamici come integrano oggi (peraltro spesso a fatica) cittadini europei e cristiani come gli ucraini.

Del resto il fatto che le ONG abbiano accolto favorevolmente la notizia dell’accordo europeo affermando che si tratta di un enorme cambiamento rispetto agli ultimi sette anni significa che hanno compreso immediatamente che tale iniziativa ingigantirà i flussi e il relativo business dei soccorsi.

Del resto il periodico rapporto dell’agenzia Ue per le frontiere segnala che tra gennaio e aprile le rotte migratorie più attive verso l’UE sono state quelle dei Balcani occidentali, del Mediterraneo orientale e del Mediterraneo centrale.

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La rotta terrestre dei Balcani occidentali ha rappresentato quasi la metà di tutti i valichi di frontiera illegali con 27.172 attraversamenti illegali, con un aumento del 130% rispetto allo scorso anno. Le principali nazionalità su questa rotta includevano siriani e afghani.

Il numero di rilevamenti sulla rotta del Mediterraneo Orientale è cresciuto a 9.109 arrivi, cioè dell’86% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò è dovuto in particolare al numero costante di arrivi a Cipro pari a oltre i due terzi del totale (6.273, +186 per cento), che ha rappresentato più della metà di tutti i rilevamenti. La maggior parte dei migranti proveniva da Siria, Nigeria e Congo.

Tra gennaio e aprile sono stati registrati 9.300 arrivi illegali sulla rotta del Mediterraneo Centrale, diretti quindi in Italia, circa il 4% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A fine aprile i dati del Viminale registravano però numeri maggiori, 10.453 ingressi di migranti illegali contro i 9.013 dello scorso anno, quindi con un incremento del 16 per cento, il quadruplo di quello registrato da Frontex.
Le principali nazionalità rappresentate su questa rotta sono egiziana, bengalese, tunisina e afghana come conferma anche il Viminale.

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Sulla rotta del Mediterraneo occidentale che punta sulla Spagna il rapporto di Frontex ha segnalato 3.256 migranti illegali sbarcati nel primo quadrimestre, con una crescita del 2 per cento provenienti per lo più da Algeria, Marocco e Mali anche se nei giorni scorsi il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, ha recentemente riconosciuto il calo del 35 per cento dall’inizio dell’anno rispetto ai primi 5 mesi del 2021 degli arrivi di migranti illegali dalla rotta algerina.

Sempre in territorio spagnolo, alle Isole Canarie, la rotta dell’Africa Occidentale ha visto sbarcare 6.521 clandestini con un incremento del 39 percento rispetto allo scorso anno provenienti per lo più da Marocco e Sahel.

Sulla rotta del confine terrestre orientale (quello Bielorusso), Frontex ha registrato 1.683 attraversamenti irregolari, oltre cinque volte di più rispetto allo scorso anno. Le principali nazionalità su questa rotta erano cittadini di Ucraina, Iraq e Bielorussia.
Infine il numero di migranti irregolari che cercano di attraversare il Canale della Manica dalla Francia al Regno Unito utilizzando piccole imbarcazioni, ha continuato ad aumentare registrando circa 12.800 tentativi, con un aumento del 160% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le principali nazionalità su questa rotta provenivano da Afghanistan, Siria e Iran.

 

Movimenti secondari e rischi per l’Italia

Non ci sono quindi molte ragioni per brindare all’accordo di massima raggiunto in ambito UE mentre va inoltre ricordato che i paesi del Sud Europa, in cambio di questa disponibilità ad accogliere chi sbarca sulle loro coste, devono impegnarsi a effettuare la registrazione, di tutti coloro che sbarcano, nell’Eurodac, il database in cui vengono inseriti i dati biometrici dei migranti illegali. L’obiettivo è arginare i movimenti secondari, cioè gli spostamenti non autorizzati ma consueti di clandestini sbarcati nel sud Europa e poi trasferitisi sempre illegalmente in un Paese dell’Europa Settentrionale.

Francia e Germania soprattutto hanno sempre espresso la volontà di rimandare in Italia, Spagna e Grecia quanti hanno raggiunto il loro territorio in questo modo: ora potranno essere rimandati nel Paese di approdo, in attuazione del regolamento di Dublino, e quindi venire rispediti in Italia.

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Se questa norma dovesse avere valore retroattivo, cioè venire applicata anche a quei clandestini che dall’Italia hanno raggiunto il Nord Europa negli anni scorsi, potremmo dover accogliere decine di migliaia di migranti irregolari in cambio di un numero ben più basso di ricollocamenti.

Alla luce di tutte queste valutazioni e in attesa di vedere i dettagli che emergeranno circa l’accordo europeo, i toni entusiastici di Roma appaiono un po’ eccessivi.

“È una giornata importante perché è la prima volta che si parla effettivamente del principio di solidarietà unito al principio di responsabilità. Diversamente da quello che era l’accordo di Malta, qui ne abbiamo parlato nel Consiglio europeo, abbiamo avuto da parte di numerosi Stati l’adesione a questo nuovo meccanismo. Quindi siamo fiduciosi che ci sarà un aspetto positivo anche per le politiche future dell’immigrazione”, ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

In realtà l’unica politica europea che avrebbe potuto risultare pagante, arginando il fenomeno, resta quella basata sui respingimenti e su accordi stringenti e vincolanti con le nazioni da dove salpano i migranti per imporne il rientro e il successivo rimpatrio in cambio di aiuti economici.

(da Nuova Bussola Quotidiana)

Foto Frontex e Marina Militare

 

 

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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