Il ritiro russo dall’Isola dei Serpenti
Le truppe russe si sono ritirate nella notte del 30 giugno dall’Isola dei Serpenti, isolotto in posizione strategica nel Mar Nero che venne conquistata da Mosca nelle ultime prime ore del conflitto il 24 febbraio scorso.
“Il 30 giugno, in segno di buona volontà, le forze armate russe hanno raggiunto gli obiettivi fissati a Snake Island e hanno ritirato la loro guarnigione”, ha affermato il portavoce del ministero della Difesa russo, aggiungendo che la mossa dovrebbe facilitare le esportazioni di grano dall’Ucraina. . “La Russia non si oppone agli sforzi delle Nazioni Unite per creare un corridoio umanitario per esportare la produzione di grano dall’Ucraina”, ha affermato il generale Igor Konashenkov.
La settimana scorsa la stessa fonte aveva però celebrato i successi russi nel respingere i forsennati attacchi aerei, con droni e missili, messi in atto dalle forze di Kiev che seco do Mosca avrebbero perso in due giorni ben 21 velivoli nel tentativo di distruggere le postazioni russe sull’isola mentre nelle settimane precedenti altre ingenti perdite ucraine avevano caratterizzato il fallito tentativo di riconquistare l’isola.
Ben diversa ovviamente la versione di Kiev che ha reso noto come i russi, dopo il ritiro dall’isola, abbiano inviato velivoli da combattimento Sukhoi Su-30 a colpirla con bombe al fosforo, probabilmente con l’intenzione di bruciare e distruggere gli equipaggiamenti abbandonati dalle truppe in ritirata.
“Incapaci di resistere al fuoco della nostra artiglieria, missili e attacchi aerei, gli occupanti hanno lasciato l’Isola dei Serpenti”, ha scritto su Telegram il comandante delle forze di Kiev, generale Valeriy Zaluzhny, che ha ringraziato “i difensori della regione di Odessa che hanno preso tutte le misure necessarie per liberare una parte strategicamente importante del nostro territorio”.
Zaluzhny rivolge poi un tributo particolare “ai progettisti e ai produttori dell’obice semovente ucraino Bohdana che ha avuto un ruolo importante nella liberazione dell’Isola dei Serpenti” e ringrazia “i partner stranieri per le armi fornite” e “tutti coloro che aiutano a difendere ogni metro di terra Ucraina.
L’obice semovente 2S22 Bohdana da 155 mm su autocarro 6×6 KrAZ-6322 (nella foto sotto) sarebbe stato il protagonista, con l’unico esemplare che pare sia stato finora costruito, dei bombardamenti contro l’Isola dei Serpenti grazie al suo raggio d’azione che raggiunge i 40 chilometri e perfino i 50 impiegando proiettili razzo. L’Isola dei Serpenti si trova a 37,5 chilometri dalle coste ucraine del Mar Nero occidentale, dal Delta del Danubio, a due passi dal confine rumeno.
Il bombardamento missilistico di Sergivka, località turistica balneare 80 chilometri a sud di Odessa, attuato dai russi dopo il ritiro della guarnigione potrebbe indicare una rappresaglia mirata a colpire batterie mobili impiegate per colpire l’isolotto anche se gli ucraini denunciano la morte di soli civili e l’assenza di obiettivi militari.
Al martellamento dell’isola potrebbero aver contribuito anche obici statunitensi M777, missili Harpoon forniti da Danimarca e Stati Uniti e lanciarazzi campali multipli HIMARS o MLRS.
Già il 30 giugno, poco prima del ritiro della piccola guarnigione russa a bordo di due motovedette, Kiev aveva annunciato di aver distrutto un sistema missilistico russo Pantsir sull’Isola dei Serpenti, dopo quello distrutto nei giorni precedenti.
Un terzo Pantsir, o forse un sistema antiaereo Tor M2 russo, era andato perduto con l’affondamento del rimorchiatore Vasily Bekh (nella foto sotto), colpito il 17 giugno da uno o due missili antinave Harpoon. Il ritiro russo cambia notevolmente la situazione nel Mar Nero secondo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky che ammette come “questo non garantisca la sicurezza che il nemico non torni ma limita notevolmente le azioni degli occupanti”.
Secondo il comando meridionale ucraino, al momento della ritirata sull’isola si potevano ancora udire le esplosioni e una fitta coltre di fumo avrebbe testimoniato l’intensità della battaglia. La fonte militare ucraina sottolinea che “la riconquista dell’isola da parte dell’Ucraina indebolisce qualsiasi potenziale piano che la Russia potrebbe avere per un futuro attacco terrestre su quel tratto di costa, divenuto di vitale importanza per le sorti del conflitto”.
In realtà il ritiro russo non significa che l’Isola dei Serpenti venga controllata dagli ucraini e al momento risulterebbe non presidiata.
Anzi, proprio la conformazione e collocazione dell’isolotto, lungo 660 metri e largo 440 a una distanza dalla costa che lo lascia esposto al tiro costiero di missili, razzi campali e obici, oltre che ai raid aerei, favorisce più l’attaccante del difensore poiché l’impossibilità di scavarvi rifugi e postazioni in bunker lascia esposte truppe e armamenti agli attacchi.
Cercando un equilibrio tra le valutazioni espresse da Mosca e da Kiev, al di là del suo valore strategico per minacciare e sorvegliare il traffico aereo e navale nel Mar Nero Occidentale, il controllo dell’Isola dei Serpenti richiede probabilmente un numero di perdite in truppe, mezzi, navi, aerei, elicotteri, droni e sistemi missilistici, superiore ai vantaggi che si incassano a controllarlo, almeno in questa fase della guerra.
Meglio non dimenticare che alle perdite russe sofferte sull’Isola e per alimentarne la guarnigione (che includono alcune motovedette e piccoli mezzi da sbarco oltre a diversi sistemi missilistici di difesa aerea) vanno aggiunte quelle sofferte dagli ucraini che hanno sacrificato un gran numero di elicotteri, aerei e droni oltre a decine di militari della fanteria di Marina nel tentativo fallito di riconquistare l’Isola con un assalto elitrasportato.
Secondo l’esperto britannico Justin Bronk del think-tank Royal United Services Institute, per i russi è stato difficile tenere l’isola sotto controllo fin dall’inizio. Gli ucraini l’hanno spesso attaccata con l’aviazione, distruggendo i sistemi militari russi. Mosca doveva continuamente mandare via nave nuovi equipaggiamenti, che venivano attaccati durante la navigazione. Inoltre l’isola è piccola e con un territorio molto scoperto. Ormai era una posizione militare “insostenibile”.
Per il think-tank statunitense Institute for the Study of War, sempre molto sbilanciato nelle analisi a favore della causa di Kiev, il ritiro russo dall’Isola dei Serpenti riduce la pressione su Odessa, ma non basta a far cessare il blocco russo alla navigazione nel Mar Nero.
. “La sconfitta russa sull’Isola dei Serpenti allevierà parte della pressione dalla costa ucraina, grazie alla rimozione delle difese russe antiaeree e i sistemi di missile anti nave sull’isola. Ma il ritiro in sé stesso non metterà fine al blocco navale, perché le forze russe hanno accesso a sistemi anti nave basati a terra in Crimea e nell’oblast di Kherson che possono ancora prendere di mira i cargo ucraini, così come possono farlo le navi rimanenti della flotta del mar Nero”.
Fonti ucraine ritengono che i russi avessero installato sull’isola un centro di ascolto e intercettazione delle comunicazioni rivolto a monitorare Odessa, la regione della Bessarabia e Transnistria ma non sembrano essere emerse conferme in tal senso tenuto conto che è impossibile occultare sistemi d’arma o altre attrezzature sull’isolotto.
Non si può inoltre escludere che il ritiro russo dall’Isola dei Serpenti rappresenti realmente “un gesto di buona volontà” ma non rivolto a offrire garanzie al commercio del grano bensì da mettere in relazione col misterioso messaggio che il presidente ucraino Zelensky avrebbe affidato al presidente indonesiano Joko Widodo affinché lo recapitasse a Vladimir Putin.
Widodo ieri aveva riferito di aver trasmesso a Putin un messaggio da parte di Zelensky, senza rilevarne il contenuto. Kiev però ha smentito. “Per quanto riguarda qualunque messaggio, il presidente dell’Ucraina se vuole rivolgersi a qualcuno lo fa pubblicamente nei suoi appelli quotidiani”, ha dichiarato il portavoce della presidenza, Serghei Nikiforov.
il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, in un briefing ha però precisato che il messaggio del presidente ucraino affidato a Widodo, non era scritto. “Non stiamo parlando di un qualche tipo di messaggio scritto, è l’unica cosa che posso dire su questo argomento”, ha affermato Peskov.
L’impressione, o forse solo l’ipotesi, è quindi che Widodo, lontano dalle dinamiche euro-atlantiche e che ha invitato Zelensky e Putin al G20 di Bali, stia tessendo segretamente contatti tra Mosca e Kiev tesi a portare a qualche sviluppo diplomatico. In questo ambito il ritiro dall’Isola dei Serpenti potrebbe costituire una dimostrazione di disponibilità al dialogo da parte russa.
Qualcosa di simile accadde probabilmente a fine marzo quando da Ankara trapelò che le trattative mediate dai turchi prevedevano il disimpegno militare russo dai dintorni di Kiev, che difatti venne effettuato in pochi giorni.
Meglio poi non dimenticare il potenziale valore politico ed economico dell’Isola dei Serpenti, soprattutto se in futuro venisse ridisegnata la mappa dell’Ucraina. Originariamente infatti l’isola era territorio rumeno, col nome di Insula Serpilor.
Nel 1948. Bucarest ha ceduto l’isola all’Urss, che la usava come base radar. Con l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, il territorio è rimasto sotto la sovranità di Kiev ma nel 2009 una sentenza della Corte di Giustizia internazionale ha assegnato alla Romania l’80% della piattaforma continentale attorno all’isola (ricca di giacimenti di gas e petrolio), lasciando il resto all’Ucraina.
Foto: Wikipedia, Ukrinform, Ministero Difesa Russo, Presidenza Russa e Ukroboromprom
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.