Gli incrociatori cinesi Type 055 classe Renhai
Il processo di ammodernamento, rinnovamento e potenziamento delle Forze Armate cinesi è come se non finisse mai di stupire e la rincorsa di Pechino verso l’obiettivo fissato dallo stesso Segretario Generale del Partito Comunista Cinese nonché Presidente della Repubblica, Xi Jinping, e cioè disporre di un “World-Class Military” entro la metà del secolo , appare sempre più a portata di mano e anche con largo anticipo.
Una valutazione che diventa tanto più forte quanto più si guarda a una delle direttrici principali del processo appena menzionato: l’attenzione di Pechino verso la propria Marina (People’s Liberation Army Navy o PLAN). Un dato che dovrebbe far riflettere soprattutto rispetto alle ripetute rassicurazioni da parte del regime Comunista Cinese sulla natura esclusivamente difensiva del proprio strumento militare.
A colpire sono i ritmi vertiginosi di crescita della PLAN stessa. All’inizio del secolo si stima che fossero poco più di 100 le navi in servizio con un qualche “valore” operativo”; anche se le unità davvero moderne, per caratteristiche/capacità, erano ancora (molte) meno. Proprio a partire dai primi anni 2000 ebbe inizio la fase di espansione: grazie alle proprie capacità cantieristiche sempre più sviluppate, cominciarono a scendere in mare decine di unità di ogni tipo ogni anno. Tanto che le ultime stime proiettano la PLAN sul livello di 400 piattaforme in servizio intorno alla metà di questo decennio. Unità navali che, dato ancora più importante, potranno essere considerate tutte moderne.
Ora, per quanto certi numeri da soli non siano in grado di restituire il livello di efficacia/efficienza di una Marina Militare (anche rispetto al più “classico dei confronti, quello cioè con la US Navy) è comunque evidente la crescita c’è stata, è stata di dimensioni davvero importanti, realizzata in breve tempo con forti incrementi qualitativi e non sembra registrare rallentamenti.
Cenni storici
La Cina iniziò lo sviluppo di una nuova classe di cacciatorpediniere identificati come “055” addirittura nei primi anni 70. Già allora a questa unità si volevano conferire capacità superiori a quelle all’epoca in servizio nella PLA, tanto che gli studi durarono diversi anni fino a quando nel marzo del 1976 fu dato il via libera al programma di sviluppo vero e proprio.
Che però, fin da subito ebbe a scontrarsi con una serie di difficoltà tecniche non indifferenti, la più importante delle quali era rappresentato dall’incapacità di produrre impianti di propulsione, cioè turbine a gas, adeguati alle caratteristiche delle piattaforme di grandi dimensioni immaginate.
Ma quelli non furono gli unici problemi visto che, in generale, all’epoca era tutta l’industria di Pechino (cantieristica e non solo) a soffrire di una pesante arretratezza.
Il programma proseguì dunque stancamente per alcuni anni e, nonostante i tentativi di acquisire tecnologie all’estero, nei fatti venne cancellato intorno al 1983.
Non è un caso infatti che per lungo tempo tutte le piattaforme di questo tipo dovettero affrontare problemi simili con il risultato pratico costituito da classi formate da numeri ridottissimi di unità. La prima di queste fu la classe Type 052 Luda, di fatto, i primi 2 “destroyer” moderni della PLAN, entrati in servizio a metà circa degli anni 90 che poterono contare su molti equipaggiamenti di origine Occidentale, prima del blocco imposto dopo i fatti di Piazza Tienanmen.
A questi seguì il singolo Type 051B Luhai, una unità quasi sperimentale e sulla quale erano già presenti gli effetti dell’embargo Occidentale per le sue molte deficienze di base. Le difficoltà erano talmente pesanti che la Cina si trova costretta ad acquistare da Mosca 4 cacciatorpediniere classe Sovremenny (Project 956 le prime 2 unità e 956-EM le seconde 2) nei primi anni 2000.
Quest’ultimo acquisto, effetto del riavvicinamento tra Russia e Cina, fu un passaggio importante perché consenti a Pechino l’accesso a vari sistemi e tecnologie fondamentali per lo sviluppo della propria Marina, in particolare, nel settore delle turbine a gas per la propulsione navale.
Gli effetti di questa svolta non tardarono così ad arrivare, dato che intorno al 2005 vennero immesse in servizio le due unità Type 052B Luyang I e le altrettante Type 051C Luzhou: (nella foto sotto) unità cioè sempre più moderne anche se ancora caratterizzate dalla presenza di sistemi vitali di origine russa.
La vera prima svolta, sempre in quel periodo, arrivò con i cacciatorpediniere della classe Type 052C Luyang II. La contemporanea installazione di un radar Active Electronically Scanned Array (AESA) con antenne piane fisse e di un sistema di lancio verticale (Vertical Launching System, VLS) per missili superficie-aria rappresentò un passo in avanti importante; dimostrato dal fatto che, nonostante un lungo intervallo di tempo tra la costruzione delle prime 2 unità rispetto alle successive 4, i Luyang II sono i primi cacciatorpediniere a essere replicati in diversi esemplari.
Mentre il programma Type 052C volgeva al termine, a partire dal 2012 fecero la loro prima comparsa i nuovi Type 052D Luyang III, ulteriore importante evoluzione, caratterizzati da maggiori dimensioni e un armamento più “robusto” dovuto anche al maggior numero di lanciatori verticali per i missili (VLS).
Un solo elemento per capire l’importanza di quest’ultimo progetto: i ben 37 esemplari previsti (secondo le ultime informazioni), molti dei quali già in servizio. C’è un dato dunque che emerge quale filo conduttore di quanto fin qui descritto e cioè una evidente crescita nelle capacità e nelle dimensioni dei vari cacciatorpediniere che si sono succeduti con una certa gradualità.
E in questo contesto che si inserisce la pressoché improvvisa comparsa dei cacciatorpediniere Type 055 con i quali si assiste proprio a quel salto in avanti davvero importante fin qui mai completamente realizzato. Al punto da far nascere subito anche la diatriba se considerarle ancora nella categoria dei cacciatorpediniere o se farle salire in quella degli incrociatori.
Questione non proprio marginale e che, a parere di chi scrive, si dovrebbe risolvere a favore della seconda. Confortato in questo anche dal fatto che la stessa NATO nonché l’Office of the Secretary of Defense (OSD) degli Stati Uniti hanno adottato esattamente la classificazione di incrociatore lanciamissili (ovvero, CG), associandogli inoltre l’identificativo di classe Renhai.
E del resto, caratteristiche complessive e capacita operative sono proprio quelle tipiche di questo specifico tipo di piattaforma. Sulla genesi di questo programma si sa poco, aspetto peraltro comune a tutti i programmi militari cinesi…
Indicativamente, si presume che alla fine del 2009 il progetto abbia avuto il via libera definitivo, con la costruzione della prima unità affidata al cantiere Jiangnan Shipyard di Shangai che dovrebbe aver avuto il via nel 2014.
Ovviamente, il tutto avviene nella massima riservatezza; fino a quando nei primi mesi dello stesso 2014, compare presso il centro di sperimentazione navale di Wuhan il “mock-up” della sovrastruttura di una unità di superficie. Tutto lascia intendere che quel modello sia in scala 1:1, dunque rappresentativo delle dimensioni non solo della sovrastruttura stessa ma anche della piattaforma.
E così che, viene rivelato il progetto degli incrociatori Type 055 con la prima unità varata il 28 giugno 2017 (Nachang “pennant number” 101), poi immessa in servizio nella North Sea Fleet a partire dal gennaio 2020.
A oggi è prevista la costruzione di 8 Type 055, equamente divisi tra gli stessi Jiangnan Shipyard e i cantieri Dalian Shipbuilding Industry Company (di Dalian).
Nel frattempo, tutte le unità sono già state varate (l’ultima, il 30 agosto 2020) mentre già 7 di esse sono anche entrate in servizio (in ordine cronologico: 101 Nanchang, 102 Lhasa,105 Dalian, 103 Anshan, 106 Yan’an, 104 Wuxi e 107 Zunyi).
L’ultima (108 Xianyang) lo sarà prima della fine del 2022. Uguale perfetta suddivisione anche nell’assegnazione di questi incrociatori alle diverse flotte della PLAN: 4 assegnati alla “North Sea Fleet” mentre gli altri 4 alla “South Sea Fleet”.
In tutto questo c’è un dato che impressiona non poco: dall’impostazione al varo si calcola siano passati 29 mesi. Appena una decina di anni prima circa, la realizzazione di un cacciatorpediniere Type 052B richiedeva in media 27 mesi, una nave cioè con dislocamento pari a circa la metà e nettamente meno complessa dei Type 055.
Questo per dire quali capacità costruttive abbiano nel frattempo raggiunto i cantieri Cinesi; soprattutto a confronto con quelle dei cantieri occidentali che invece hanno tempi di costruzione sempre più “biblici”.
A puro scopo didascalico, dato che i confronti dal punto di vista finanziario sono difficili da fare per evidenti ragioni, si aggiunga che il costo di un incrociatore classe Renhai è indicato nell’ordine degli 850 milioni di dollari circa.
La piattaforma
Anche il passaggio dedicato alla descrizione di questi cacciatorpediniere/incrociatori risente, inevitabilmente, dei limiti legati alla scarsità di informazioni disponibili. Per quanto riguarda la configurazione generale, emergono chiaramente una serie di caratteristiche distintive.
La (ormai scontata) ricerca di forme che siano più “stealth” possibili, con la massiccia sovrastruttura che occupa tutta la parte centrale della nave e che prevede la caratteristica configurazione della sua parte prodiera che ospita il ponte di comando, la centrale di combattimento e le 4 antenne radar fisse, un altrettanto massiccio “integrated mast”.
Ugualmente distintivi i 2 diversi blocchi di VLS (con quello poppiero che separa proprio la sovrastruttura principale da quella poppiera destinata a fungere da hangar) e la cura ogni possibile fonte di riflessione delle onde radar: coprendo le aree di manovra e le relative attrezzature o celando altri equipaggiamenti ancora; come, per esempio, le imbarcazioni di servizio.
Se dunque a grandi linee si percepisce una certa continuità progettuale con i Type 052C e D è altresì chiaro che i Type 055 ne rappresentano comunque una profonda evoluzione.
Soprattutto in termini di dimensioni, dato che rispetto a questi si registra una crescita di tutti i parametri principali. Sui Type 055 infatti la lunghezza raggiunge i 180 metri, la larghezza massima i 20 metri circa (anche se da fonti Cinesi si tende ad accreditare un valore di 22) e un pescaggio di 6,6. Il tutto per un dislocamento che, a seconda delle fonti interpellate, raggiunge le 12.000 o forse le 13.000 tonnellate (contro le 7.000 e 7.500 dei Tyep 052C e D).
Sempre come riferimento, si ricorda che i DDG-51 della classe Arleigh Burke e i CG della classe Ticonderoga in servizio nella US Navy restano (sia pure di poco) sotto le 10.000 tonnellate di dislocamento.
Piuttosto importante la questione dell’impianto propulsivo, perché da sempre la Cina dimostra di avere delle difficoltà a realizzare in autonomia sia motori diesel, sia turbine a gas (TAG) per applicazioni navali. Sui Type 055 è stato adottato un apparato di propulsione in configurazione COGAG (Combined Gas And Gas) incentrato su 4 turbine a gas CGT-25M prodotte dall’allora China Shipbuilding Industry Corporation (CSIC) 703rd Research Institute e della potenza di 28 MW ciascuna.
Non senza una certa enfasi, Pechino considera questa stessa TAG come la prima prodotta localmente per intero. In realtà, essa non è altro che l’evoluzione delle QC-280, a loro volta una semplice “copia” delle UGT25000 prodotte dall’azienda Ucraina Zorya-Mashproekt; queste ultime acquistate in passato in una decina di esemplari, insieme alla relativa documentazione tecnica.
Da notare che i tecnici cinesi sono riusciti a far evolvere la TAG originale sviluppata in Ucraina passando da 25 a, per l’appunto, 28 MW. A fronte della notevole potenza installata, le prestazioni sono ugualmente importanti, con una velocità massima di almeno 30 nodi; un valore non certo casuale, dato che questi incrociatori sono pensati anche per accompagnare e difendere le portaerei (attuali e future) della PLAN. L’autonomia è indicata (molto approssimativamente) in 5.000 miglia anche se non è chiaro a quale velocità faccia riferimento.
Ben più complicata si presenta l’analisi della capacità di generazione dell’energia elettrica dei Renhai, elemento di certo non trascurabile alla luce del fatto che una simile unità ha sicuramente forti esigenze in tal senso, si pensi solo a quelle dei sensori e in considerazione di possibili evoluzioni future quali ad esempio le armi a energia diretta (laser).
A ogni modo alcune fonti ipotizzano che sui Type 055 siano installate altre 6 TAG prodotte dalla AVIC International, anche se non è chiaro di quale tipo: tra le opzioni più probabili vi sono le QD20 della potenza di 2 MW, con una potenza totale di 12 MW, dunque uguale a quella dei DDG-51 Flight III statunitensi.
Ma c’è anche chi spinge oltre, ipotizzando l’installazione delle QD50 da 5,05 MW che porterebbe a una capacità di generazione elettrica di oltre 30 MW! Dalle immagini e dalle informazioni disponibili emerge poi il dettaglio della convergenza dei gas di scarico delle TAG principali in un’unica struttura che ospita così sia le prese d’aria, sia gli scarichi dei gas opportunamente schermati/raffreddati.
Questo fa quindi capire che le stesse 4 TAG non sono posizionate il locali separati e distanti, a detrimento del livello di sopravvivenza della piattaforma. Anche sul tema dell’equipaggio emergono versioni differenti ma la più accreditata induca oltre 300 mebri.
Il sistema di combattimento, la parte legata ai sensori…
Prima ancora di entrare nel merito dell’analisi dei sensori imbarcati sui Type 055, un breve cenno a quelle che generalmente viene indicato come Combat Data System (CDS). Quel sistema cioè destinato a garantire l’integrazione dei sensori stessi, dei sistemi d’arma, delle contromisure, eccetera; garantendo al tempo stesso un ampio ausilio alle funzioni di Comando e Controllo. Anche in questo caso, ovviamente mancano informazioni di fonte ufficiale.
Solo qualche cenno dunque, sulla base di quanto trapelato da altre di natura ufficiosa che restituiscono il quadro di un CDS allo stato dell’arte, che sarebbe perfettamente in grado di svolgere la sua missione principale, cioè la difesa (soprattutto nei confronti delle minacce aeree e dei missili) nell’ambito di un Carrier Battle Group. Facendosi carico di un certo grado di “rischio”, si può anche provare a sviluppare una ipotesi incentrata sul sistema di combattimento introdotto sui cacciatorpediniere Type 052C e poi adottato anche sulle unità successive più importanti della Marina Cinese: lo H/ZBJ-1.
Il fatto che, in versioni specificamente sviluppate, sia stato installato sulle unità anfibie Type 071 e quasi sicuramente anche sulle Type 075 (con particolari riferimento al comando e controllo di “Task Force” anfibie) e per almeno le prime 2 portaerei Type 001 e 002 (in questo caso, per le funzioni di comando e controllo per le “Task Force” aeronavali) fa legittimamente pensare che esso si trovi anche sui Type 055, magari in una versione appositamente sviluppata per i compiti/le capacità di queste piattaforme.
Sempre da fonti ufficiali cinesi (di certo, interessate!) paragonano per prestazioni il sistema di combattimento con lo statunitense AEGIS in dotazione della US Navy.
Una delle più importanti innovazioni introdotte sugli incrociatori classe Renhai deve essere considerato l’apparato radar principale, considerato il primo apparato cinese ad operare in “dual band”.
Genericamente identificato come Type 346B o H/LGJ-346B, rappresenta un’evoluzione del radar già installato sui Type 052D.
La parte che opera in banda S è dunque composta dalle 4 antenne piane fisse installate sulla sovrastruttura prodiera; è proprio questa la parte “ereditata dall’apparato originale, anche se le dimensioni delle antenne stesse risulterebbero superiori del 40% garantiscono un guadagno nelle capacità di scoperta per le quali si possono ipotizzare valori di gran lunga superiori ai 400 chilometri anche nei confronti di bersagli “stealth”.
La seconda novità è dunque rappresentato da un altro apparato operante in banda X e che con le sue altre 4 antenne fisse installate sullo “integrated mast” in una posizione più elevata, è destinato alla scoperta e al tracciamento di bersagli che volano a bassa quota.
Ricordato che il radar in questione è del tipo Active Electronically Scanned Array (AESA), secondo alcune voci esso farebbe uso della tecnologia GaN (Gallium Nitride – nitruro di gallio) per le sue componenti e, inoltre, farebbe ricorso a un sistema di raffreddamento ad acqua invece che ad aria; tutti elementi in grado di migliorare le sue prestazioni.
Elementi che, se confermati, getterebbero una luce diversa sulle capacità tecnologiche raggiunte in Cina. Un ulteriore elemento di vantaggio di un radar “dual band” è rappresentato dal superamento dei limiti connessi all’apparato originale in cui la posizione delle antenne che operano in banda S è considerata un limite, così come accade in diverse altre unità con apparati simili.
Essendo infatti posizionate relativamente in basso, ne risulta una diminuzione del raggio di scoperta del radar. La possibilità invece di installare le più piccole in banda X, consente di ovviare esattamente a questo difetto assicurando come detto una migliore difesa ravvicinata nei confronti delle minacce che volano a bassa quota. Riservando alle altre 4 più grandi la scoperta, per l’appunto, su grandi distanze.
Quale ultima notazione, per quanto sia evidentemente difficile separare la realtà dalla propaganda, corre comunque l’obbligo di citare notizie di fonte cinese, secondo le quali questo stesso apparato avrebbe capacità di scoprire e tracciare oggetti nello spazio posti in un’orbita bassa. Detto in maniera ancora più chiara, questo significherebbe la possibilità di ingaggiare/colpire satelliti, sempre se associato a sistemi missilistici adeguati.
Ovviamente sui Type 055 sono presenti altri sensori sui quali regna (praticamente) il segreto più assoluto. Sono chiaramente visibili un paio di radar di navigazione e per il controllo del traffico aereo. Con certezza sono poi presenti apparati elettro-ottici, così come sistemi di guerra elettronica (Electronic Counter Measures o ECM, più Electronic Support Measures o ESM), tutto però ancora avvolto dal mistero.
Intanto, rimanendo nel settore delle contromisure ma questa volta “hard-*kill”, si evidenzia la presenza di 4 lanciarazzi a 18 canne Type 726-4 per il lancio di inganni nei confronti di missili antinave. Con lo stesso identico ragionamento applicabile ai sistemi di comunicazione/scambio di dati tattici: anche in questo caso, in particolare sullo “Integrated Mast” si individuano varie antenne riconducibili ad altrettanti apparati, senza però alcuna possibilità di avere alcun ulteriore dettaglio.
Rifacendosi però ad approfondimenti svolti da vari analisti sui Type 052D, appare quanto mai realistico ragionare sulla presenza sia del Joint Service Integrated Data Link System (JSIDLS), sia del Naval Common Tactical Data Link (NCTDL).
A conferma della natura pienamente multiruolo di queste unità si nota la presenza di un sonar a scafo e di un altro apparato a profondità variabile (Variable Depth Sonar o VDS). Per quanto riguarda il sonar a scafo si ipotizza l’installazione di un apparato di origine Russa MGK-335 MSE Platina ad alta/media frequenza, già installato sui Sovremenny e il cui impiego dovrebbe essere poi stato esteso anche ai Type 052D.
Per ciò che riguarda invece il VDS l’ipotesi più probabile appare l’istallazione di un sistema diventato praticamente standard per la PLA Navy e cioè il H/SGJ-206 a bassa frequenza.
… e quella all’armamento
Evidentemente, l’altro elemento distintivo degli incrociatori classe Renhai è la panoplia di sistemi d’arma imbarcati e il primo aspetto che emerge è l’elevato numero di celle dei VLS: ben 112 divise in due blocchi distinti.
Il primo composto da 64 celle e situato a prua, mentre le restanti 48 sono sistemate in un blocco centro-poppiero. Una soluzione che, ovviamente, garantisce una sorta di ridondanza in caso di colpi a bordo e che, non a caso, è tipica di piattaforme simili considerando che proprio il numero di celle installate rappresenta uno dei parametri di confronto.
Si ricorda che solo gli incrociatori della classe Ticonderoga della US Navy (con 122 VLS) e i cacciatorpediniere KDX-II Batch I della Marina Sudcoreana (con 128 VLS) superano i Type 055 cinesi. Sennonché, i primi lasceranno il servizio nei prossimi anni, mentre i caccia Sudcoreani sono solo 3 mentre sulla seconda serie di unità sono state poi compiute scelte diverse.
La loro caratteristica principale è che si tratta di lanciatori cosiddetti “universali” (installati per la prima volta sui Type 052D), nel senso che possono essere effettuati lanci di missili in modalità sia “a caldo”, sia “a freddo”. Ma ci sono anche altri 2 aspetti di non poco conto: il primo è rappresentato dal loro diametro, indicato in 0,85 metri (significativamente maggiore dei simili sistemi Americani Mk. 41 e anche Mk. 57 PVLS).
Il secondo, sempre di carattere dimensionale, è rappresentato dalla lunghezza: per quanto infatti manchino conferme ufficiali, appare molto probabile che tutte le celle imbarcate siano della versione più lunga delle 3 prodotte. Si parla di 9 metri, da confrontare ancora con i sistemi americani, che si fermano a poco meno di 8 metri.
Entrambi gli aspetti garantiscono già oggi di imbarcare missili dalle notevoli dimensioni e, al tempo tesso, margini di crescita futuri.
Missili che nella fattispecie sono rappresentati in primo luogo dagli HHQ-9B per la difesa aerea, ultima versione (entrata in servizio con i caccia Type 052D) degli ordigni “navalizzati” della famiglia HQ-9. Quest’ultima, a sua volta, viene considerata una sorta di copia/evoluzione del sistema di origine Russa S-300.
Non è ovviamente dato sapere quanti di questi missili siano imbarcati, così come non è dato sapere con esattezza se, sempre per la difesa da minacce aeree (velivoli e/o eventualmente anche missili), siano presenti altri sistemi. Date le sue caratteristiche, l’HHQ-9B è il classico ordigno destinato all’ingaggio di bersagli a grandi distanze: logica vorrebbe dunque che esso fosse implementato da un sistema destinato all’ingaggio di obiettivi su quelle medie.
In effetti, alcune indicazioni in questo senso ci sono e alcune fonti ipotizzano l’imbarco dei missili HHQ-16B, versione per l’impiego navale del sistema HQ-16 anch’esso derivato dai sistemi di origine russa Buk. Ultimo dettaglio, ancora una volta, avvolto dal mister: il possibile impiego di missili con compiti ABM (Anti-Ballistic Missile) e ASAT (Anti-Satellite).
Si parla dell’HQ-26, considerato in Occidente come una sorta di equivalente del missile Americano (e Giapponese) RIM-161 Standard Missile SM-3 e degli HQ-19 e SC-19, anch’essi immaginati in funzione ABM e ASAT.
Per rimanere in tema di missili e VLS è da evidenziare anche la scelta di non utilizzare i classici contenitori-lanciatori per ordigni antinave/”land attack”. Sui Type 055 questi ultimi sono ospitati dai VLS stessi. Anche in questo caso, per mancanza di informazioni dirette, si possono fare solo delle ipotesi peraltro attendibili.
Nel dettaglio, i Renhai dovrebbero utilizzare i missili antinave JY-18, da diversi osservatori considerati una sorta di “copia” dell’ordigno Russo Klub/Kalibr o comunque a esso largamente ispirato. Ancora più significativa poi la presenza dei missili “land attack” CJ-10 non solo per le loro caratteristiche in termini di gittata/potenza distruttiva ma, anche perché riflette la crescente importanza attribuita dalla PLA Navy a queste armi.
Indiscrezioni circolate poi in ambienti militari riferiscono anche dello sviluppo di una versione antinave, identificata come YJ-100: anche questa potrebbe dunque trovare posto sui Type 055 stessi, garantendo un “braccio lungo” oltre 1.500 chilometri. Il ragionamento su questo argomento non può certo essere considerato concluso senza aver affrontato il tema delle armi ipersoniche, nuova frontiera cioè nel campo della missilistica.
Gli sforzi cinesi in questo campo sono noti benché ma chino molti dettagli.
Escludendo, per motivi legati alle loro dimensioni, l’impiego di Anti-Ship Ballistic Missile (ASBM) attuali e futuri di diverso tipo (e cioè DF-21D e DF-26 o uno specifico adattamento del DF-17), gli ultimi sviluppi riferiscono del recente lancio di prova da un Type 055 dell’YJ-21, considerato proprio un ASBM ma sulle cui caratteristiche/capacità resta fitto il mistero.
L’ultimissima nota su questi VLS riguarda il possibile impiego di dell’arma antisommergibile YU-8, ordigno concettualmente simile all’’ASROC statunitense quindi con un razzo che trasporta un siluro nelle vicinanze dell’obiettivo, poi ingaggiato dal siluro stesso. Per quanto mai chiarito davvero, l’ordigno trasportato dovrebbe essere il APR-3E di produzione russa.
In funzione antisom sui Type 055 è segnalata la presenza di 2 impianti lanciasiluri trinati Type 7424B per gli ordigni di tipo leggero da 324 mm YU-7 o per la versione più recente YU-11. La rassegna dell’armamento prosegue poi con 2 sistemi dedicati alla difesa di punto: il lanciatore con 24 missili HHQ-10 e il cannone a 11 canne rotanti da 30 mm H/PJ-11, il primo posizionato sul cielo dell’hangar a poppa e il secondo subito dietro il blocco prodiero di VLS.
Infine, ma non per ordine di importanza, il pezzo di artiglieria principale H/PJ-45 (o H/PJ-38 secondo altre fonti) da 130/70 mm. Ennesimo sistema di (lontana) origine Russa, impiegato per compiti antinave e per il tiro contro-costa. Qualche dubbio anche sui due velivoli imbarcabili e ospitati nell’hangar di poppa. Le navi dispongono di un singolo “spot” per le operazioni con gli elicotteri e un sistema RAST (Recovery, Assist, Secure, and Traverse).
Le dimensioni e le caratteristiche complessive dei Type 055 rendono possibile l’impiego sia degli elicotteri Harbin Z-9 che dei Changhe Z-18F, questo non senza però aver tralasciato ipotesi in merito all’imbarco dei più recenti Harbin Z-20F.
Conclusioni
Nel tumultuoso processo di sviluppo della PLA Navy l’arrivo degli incrociatori Type 055 non può in nessun modo essere sottovalutato. Prova ne sia che proprio in Cina il loro arrivo sia stato salutato con grande enfasi.
Con gli analisti navali pronti a paragonarlo a momenti storici come la comparsa della corazzata Dreadnought. Sottolineandone in particolare gli aspetti legati alle dimensioni, che consentono di imbarcare sensori più potenti nonché una grande quantità/varietà di armi, di garantire importanti margini di crescita capacitiva e, al tempo stesso, maggiori capacità di sopravvivenza.
In questo senso, sempre da parte cinese non si perde certo occasione per evidenziare la raggiunta “parità” con la US Navy rispetto a piattaforme come gli Arleigh Burke; soprattutto rispetto ai profili operativi principali e cioè capacità di difesa aerea dei gruppi di battaglia (tipicamente su portaerei ma anche anfibi), oltre alla “proiezione di potenza” (intesa come capacità di attacco a lungo raggio).
Un altro tema importate è quello del futuro di questa classe di nuovi incrociatori; a partire dai suoi numeri finali. A oggi sono 8 ma non pochi analisti si sono sbilanciati sul fatto che presto potrebbe essere ordinato un secondo “batch” sempre di 8 unità.
E questo secondo lotto di unità, indicativamente identificata come Type 055A, potrebbe essere caratterizzata dall’arrivo di un “Integrated Electric Propulsion (IEP) system”, una soluzione che oltre a garantire una maggiore flessibilità a livello di piattaforma, consentirebbe anche di immaginare il futuro imbarco di armi a energia diretta (cioè, laser) e/o “rail gun”otre a possibili ulteriori evoluzioni in fatto di sensori e sistemi d’arma.
Immagini: China Maritime Report, US Naval War College, Wikipedia, South China Morning Post, China Defence Today e Naval Post
Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli
Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.