USA, Russia e Cina: la “battaglia” delle esercitazioni in Asia

 

 

La Cina parteciperà all’esercitazione militare congiunta Vostok-2022, a cui prenderanno parte anche India, Bielorussia, Tagikistan, Mongolia e altri Paesi aderenti alla Shanghai Cooperation Organization (SCO) e che si svolgerà a fine mese sul territorio orientale della Federazione Russa.

Benché pianificata da molto tempo l’esercitazione Vostok è la prima di questo tipo a venire organizzata nell’ambito della Shangai Cooperation Organization negli ultimi quattro anni (dalle esercitazioni Vostok 2018) e raccoglie molte attenzioni non solo a causa del conflitto in Ucraina ma anche per le sempre più strette relazioni tra Mosca e Pechino.

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Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha manifestato il proprio apprezzamento per “la posizione espressa da Vladimir Putin” in merito alla visita a Taiwan della speaker della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, definita dal presidente russo una “provocazione attentamente pianificata”.

Vostok 2022 non ha “nessun legame con l’attuale situazione internazionale e regionale”, ha voluto precisare il ministero della Difesa cinese spiegando che le esercitazioni hanno “l’obiettivo di approfondire la cooperazione tra gli eserciti dei Paesi partecipanti, migliorare il livello di collaborazione strategica e rafforzare la capacità di risposta a varie minacce alla sicurezza”. Le attività militari addestrative congiunte tra gli stati membri dello SCO sono aumentate in modo significativo negli anni.

La Vostok 2022 costituisce inoltre simbolicamente una risposta alle esercitazioni congiunte Regional cooperation 22 tenutesi dal 10 al 20 agosto in Tagikistan tra le forze armate degli Stati Uniti e quelle delle repubbliche centrasiatiche post-sovietiche Kirghizstan, Tagikistan e Uzbekistan oltre a Mongolia e Pakistan.

L’’ambasciatore Usa a Dushanbe, John Pommersheim (nella foto sotto), ha definito le esercitazioni “un’opportunità senza precedenti di rafforzare le relazioni con i partner nella regione” come ha riportato l’agenzia di stampa Nova.

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Regional Cooperation 22 si sviluppa nel centro di addestramento di Fakhrabad ed è essenzialmente un’esercitazione multinazionale e interforze (forze aeree e terrestri) per posti comando in cui il Central Command statunitense promuove la cooperazione nella pianificazione di operazioni congiunte in scenari simulati al computer.

L’attività non ha provocato reazioni ufficiali a Mosca a notizia non e’ passata inosservata a Mosca dove analisti e media hanno evidenziato che il Tagikistan ospita 7mila militari russi che ne garantiscono di fatto la sicurezza anche lungo i confini afghani.

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Secondo Aleksander Mikhailov, capo dell’Ufficio di analisi politico-militare, citato da Nova, “in Tagikistan abbiamo la 201a Base Militare, che ha occhi per vedere e orecchie per sentire. Non escludo che Dushanbe stia conducendo manovre con gli americani con il segreto consenso di Mosca, con l’obiettivo di monitorare da vicino il potenziale tecnologico e militare delle forze statunitensi e il modus operandi della loro intelligence”.

Un’ipotesi alla quale non crede Andrej Serenko, direttore del Centro per gli studi di politica afgana, che in un’intervista al portale “News.ru” ha osservato che, dal punto di vista tagiko, l’avvicinamento agli USA è funzionale alla necessità di tenere sotto controllo le minacce provenienti dall’Afghanistan.

Rispetto al conflitto in l’unico governo della regione centro-asiatica a schierarsi apertamente con Mosca è stato quello del Kirghizstan, il cui presidente, Sadyr Japarov, ha giustificato l’intervento militare con la necessità del Cremlino di proteggere la minoranza russa nel Donbass. Kazakhstan e Uzbekistan si sono dichiarati neutrali, mentre Tagikistan e Turkmenistan non hanno mai preso ufficialmente posizione sulla guerra.

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Il presidente kazakho Tokayev ha fatto sapere durante il forum economico di San Pietroburgo di metà giugno che il suo governo rispetterà le sanzioni varate dagli Stati Uniti contro l’economia russa e che non riconoscerà l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e di Luhansk.

Per rappresaglia la Russia ha bloccato l’esportazione di petrolio da parte del Kazakhstan attraverso l’oleodotto transcaspico CPC, provocando alle casse statali di Nur-Sultan un danno quantificato in almeno 500 milioni di dollari. Nei giorni scorsi, invece, l’ambasciata uzbeca a Mosca ha fatto sapere ai suoi cittadini che ci saranno “serie conseguenze” per quanti decideranno di unirsi alle forze russe in Ucraina.

Comunicato che è giunto dopo che l’emittente televisiva russa “Betta” ha dato notizia di un leader della diaspora uzbeca nella regione di Perm, Jahongir Jalolov, che aveva invitato i suoi connazionali a costituire il battaglione uzbeco di volontari “Tamerlano” da inviare in Ucraina in aiuto alle truppe russe.

Foto: Ministero della Difesa Russo, PLA, SCO e US CENTCOM

 

 

 

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