Addestramento al combattimento aereo: cosa cambia per le società di “aggressor” privati
Dopo aver rappresentato una delle branche più innovative, accattivanti e remunerative dei Servizi Aerei a Contratto (Contract Air Services o CAS) degli ultimi anni, la fornitura di squadroni Aggressor o Red Air privati per l’addestramento e le esercitazioni delle forze aeree statunitensi e dei paesi NATO pare aver recentemente subito importanti contraccolpi.
Il contratto della società Draken International con l’USAF Weapons School di Nellis è scaduto il 4 giugno 2022 senza essere rinnovato, mentre il 65° Aggressor Squadron, riattivato il 9 giugno scorso, è stato dotato esclusivamente di aerei F-35A, ritenuti gli unici in grado di replicare le minacce aeree più avanzate per l’addestramento dei piloti statunitensi.
Dopo che diverse compagnie private hanno investito massicciamente nell’acquisto e ricondizionamento di aerei militari di seconda mano di 3° e 4° generazione da impiegare come “aggressori” oggi si registra la conclusione di diversi contratti in giro per il mondo.
Si può, dunque, parlare dell’inizio di un declino del business degli squadroni privati destinati a simulare le firze aeree nemiche per addestrare i piloti da combattimento, oppure si tratta solo di una rimodulazione del loro ruolo?
Gli squadroni “Aggressori” delle FFAA americane
Con il termine “Aggressor”, “Adversary”, ADAIR o Red Air vengono indicati quei velivoli e relativi equipaggi che, durante esercitazioni e wargames, affrontano i piloti militari americani – Blue Air – nei dogfights (duelli aerei), nel ruolo delle forze nemiche.
Gli “aggressori” delle forze armate statunitensi nascono grazie all’Ault Report – Air-to-Air Missile System Capability Review o Valutazione della Funzionalità del Sistema Missilistico Aria-Aria – della US Navy e al Project Red Baron dell’USAF: due serie di dettagliati rapporti sulla guerra aerea nel Vietnam del Nord con l’obiettivo di dare una spiegazione e ovviare al drastico peggioramento delle prestazioni dei piloti americani nei combattimenti aerei.
Durante la Guerra di Corea, infatti, il rapporto di abbattimenti dei piloti dell’USAF era di 10:1 sui nordcoreani e cinesi mentre in Vietnam lo stesso è sceso ad un preoccupante 2,5:1. E’ emerso, sostanzialmente, che gli americani erano scarsamente addestrati a combattere a corto raggio contro aerei e tattiche dissimili: mancavano, in altre parole, del cosiddetto DACT o Dissimilar Air Combat Training.
Inoltre, è stato riscontrato che la loro percentuale di sopravvivenza aumentava considerevolmente dopo le prime 10 missioni. Perciò, attraverso l’utilizzo di “aggressori”, da allora in poi i piloti americani sarebbero stati sottoposti a quella decina di determinanti esperienze operative, in ambiente sicuro e monitorato.
La prima adozione formale del DACT è avvenuta nel 1968 da parte del nascente programma TOPGUN della US Navy, con velivoli A-4 Skyhawk che simulavano i MiG-17 sovietici. Nel 1972 è stata la volta dell’USAF con l’istituzione del 64th Fighter Weapons Squadron a Nellis, Nevada e con la creazione delle imponenti esercitazioni annuali Red Flag a partire dal 1975.
Dai primi aerei T-38 Talon e Northrop F-5, ritenuti eccezionali piattaforme addestrative da un crescente numero di squadroni “aggressori”, sia della Marina che dell’Aeronautica, si è arrivati nel 1977 al lancio del Programmai Constant Peg con la costituzione del 4477th Test and Evaluation Squadron dell’USAF, ribattezzato Red Eagles e formato da aerei di fabbricazione sovietica: MiG-17, 19, 21, 23, 27 e 29. Nel 1985 se ne contavano ben 26, tra cui anche Chengdu J-7 cinesi, copia del Mig 21.
L’introduzione di nuovi aerei di 4a generazione da parte dell’URSS, la fine della Guerra Fredda e tagli al bilancio hanno portato allo scioglimento delle Red Eagles nel 1990.
Stessa sorte toccata anche ad altri squadroni dato che l’addestramento con “aggressori” realistici non sembrava più rientrare nelle priorità di Washington. In realtà, le improrogabili ed elevate necessità addestrative a cui far fronte hanno comunque spinto a cercare tra i privati specifiche soluzioni.
Nel 1994 l’ex pilota dell’USAF Jeffrey Parker fonda la Vortex – successivamente Airborne Tactical Advantage o ATAC –per la fornitura di servizi aerei specializzati con due caccia svedesi Saab 35 Draken ex Aeronautica danese.
Aerei che supporteranno progetti di ricerca e sviluppo della Marina degli Stati Uniti e, nel 1997, simuleranno anche missili da crociera per testare il sistema di difesa aerea imbarcato sulle unità navali americane.
Tanto per citare qualche contratto più recente tra Marina e contractor, l’ennesima prosecuzione dell’ormai ventennale addestramento di suoi piloti e di quelli dei Marines del programma Fighter Jet Services (FJS) nel novembre 2020. Della durata di quasi 5 anni e del valore fino a 441 milioni di dollari, tale contratto è stato stipulato sempre con ATAC, unica società autorizzata dalla scuola TOPGUN.
Oppure quelli con ATAC, TacAir e Phoenix Air per 12 aerei, per testare il funzionamento integrato delle varie unità del gruppo di battaglia della portaerei Theodore Roosvelt, simulando cacciabombardieri e missili antinave il 18 dicembre 2020.
E ancora, il contratto quinquennale firmato con ATAC il 12 agosto 2022 per tre aerei di accompagnamento – Mirage F-1 – per il programma F-35 presso la stazione aeronavale di Fort Worth, Texas. Per quanto riguarda l’USAF, il ricorso agli squadroni “aggressori” privati è decisamente più recente.
Definite disastrose le condizioni delle proprie unità di “aggressori”, l’Aeronautica militare americana si è rivolta a Draken International nel 2015, con un contratto su due tranche – dal 30/11/15 al 19/12/15 e da aprile a fine giugno 2016 – relativo esclusivamente a singole esercitazioni, tralasciando le grandi Red e Green Flag.
Dopo aver supportato con successo il 64° Squadrone aggressore con alcuni suoi A-4 Skyhawk, Draken International ha ottenuto l’estensione del suo incarico a Nellis. L’interesse dell’USAF per i Servizi Aerei a Contratto è andato, così, aumentando considerevolmente.
Tra i più recenti contratti tra USAF e privati segnaliamo il Combat Air Force/Contracted Air Support (CAF/CAS) stipulato il 18 ottobre del 2019 per la fornitura di “aggressori” a sei basi aeree. Un contratto dal valore complessivo di 6,4 miliardi di dollari aggiudicato a sette società: Air USA Inc., ATAC LLC, Blue Air Training, Coastal Defense, Draken International, Tactical Air Support (TacAir) e Top Aces Corporation.
Attualmente, US Navy, Marines e USAF dispongono di vari squadroni “aggressori” interni (VMFT-401 per i Marines, VFC-111, VFC-12 e VFC-13 per la Marina e 18th, 64th e 65th per l’USAF). Tuttavia, il bisogno di molti più “aggressori” di quelli attualmente a disposizione resta cronico.
Perciò negli ultimi anni le società private si sono lanciate in una spasmodica ricerca di aerei militari usati da acquistare e fornire, previo ricondizionamento, come Red Air. Nel 2017 ATAC aveva acquistato dall’Aeronautica francese 63 Mirage F1 con 6 milioni di ricambi e 150 motori Atar 9K50 di riserva per un totale di 25 milioni di dollari.
A marzo 2020 Air USA (che dispone nella sua flotta anche di Mig 29 e Bae Hawk) ha rilevato dall’Aeronautica australiana 46 F/A-18 Hornet, oltre a ricambi ed apparecchiature di prova per oltre un miliardo mentre Top Aces ha comprato 25 Dassault Dornier Alpha Jet nel luglio 2020 con relativi ricambi ed apparecchiature di terra dall’Aeronautica belga e nel dicembre dello stesso anno 29 F-16 dall’Aeronautica israeliana.
Gli ultimi acquisti in ordine di tempo sono sempre quelli della Draken International che a giugno 2021 si è procurata 12 F-16 dell’Aeronautica olandese e, a dicembre, altrettanti da quella norvegese.
“Vecchi” F-35 per il riattivato 65° Squadrone Aggressore
Il 9 giugno 2022 l’USAF ha formalmente riattivato il 65° Squadrone “Aggressor” – 65th Aggressor Squadron o 65th AGRS – presso la base aerea di Nellis, Nevada dopo averlo disattivato nel 2014 a causa di tagli al bilancio.
Al 65th AGRS, che dal 2005 al 2014 ha impiegato F-15C/D, verranno assegnati esclusivamente caccia multiruolo di 5a generazione F-35A Lightning II appartenenti ad uno dei lotti iniziali, di cui due esemplari mostrati in una nuova livrea denominata Splinter, nel suo colore grigio opaco, essa ricorda quella dei Su-57 Felon russi o dei Chengdu J-20 Mighty Dragon cinesi.
Il compito di questi F-35, presso la USAF Weapons School e durante le esercitazioni Red Flag, sarà proprio quello di replicare con il maggior grado di realismo possibile dottrina, tattiche e tecnologie delle minacce aeree più avanzate, provenienti attualmente da Russia e Cina.
Il generale Mark Kelly, comandante dell’Air Combat Command ha dichiarato, infatti, che “a causa della crescente minaccia rappresentata dagli sviluppi della Repubblica Popolare Cinese in tema di aerei di 5a e 6a generazione dobbiamo attualmente impiegare parte dei nostri aerei di 5a generazione di stanza a Langley, Elmendorf, Hill, Eielson ed ora anche a Nellis per replicare le capacità avversarie,” ed ha aggiunto “quando le replichiamo, lo dobbiamo fare professionalmente.”
Sulla stessa lunghezza d’onda, come ha riportato un articolo di “The Drive”, il colonnello Scott Mills, comandante del 57th Operations Group per cui “Nellis ha raggiunto un punto di svolta. Ci stiamo focalizzando su minacce e missioni di fascia superiore,” e “l’utilizzo dell’F-35 come aggressore consente ai piloti di addestrarsi contro minacce a bassa visibilità, simili a quelle che gli avversari stanno sviluppando. C’è stata una grande discussione sul prendere degli F-35 ed inserirli in un’unità di aggressori,” spiega Mills “ma il fatto è che abbiamo diversi “vecchi” F-35 che non avranno mai codice di combattimento – prenderemo questi assetti, ridurremo alcune loro capacità, e ne faremo una perfetta replica delle minacce cinesi.”
Durante l’esercitazione Red Flag 21-3, tenutasi a Nellis tra il 19 luglio e il 6 agosto 2021, sono stati impiegati per la prima volta degli F-35 in ruolo “aggressore”, in supporto agli F-16 del 64th AGRS.
In poco tempo i caccia multiruolo hanno avuto la meglio sulle unità dell’USAF, obbligandole a “battersi” duramente per ognuna delle poche vittorie conseguite. Alcuni comandanti hanno immediatamente richiesto di potersi ulteriormente sottoporre a quella tipologia di addestramento avanzato al termine del quale è stato riscontrato un notevole miglioramento di loro tattiche e tecniche.
Aggressori “obsoleti” e contratti inefficaci
Dal 2014 ad oggi a Nellis è rimasto in servizio il 64° Squadrone “Aggressori” coi suoi F-16, affiancati dai velivoli della Draken International.
Ad aprile 2022, tuttavia, l’Air Combat Command ha reso noto di non voler esercitare l’opzione di rinnovo annuale del contratto da 280 milioni stipulato nel 2018 con la società di Lakeland, Florida. Il 4 giugno 2022 è, quindi, giunto a scadenza.
Il colonello Mills ha dichiarato: “abbiamo deciso che avremmo dovuto focalizzarci su quelle capacità di qualità superiore,” e “l’unico aereo in grado di replicare adeguatamente un avversario è l’F-35.”
Il tenente generale David Nahom, vicecapo di stato Maggiore per Piani e Programmi il 17 maggio ha riferito alla Commissione Servizi Armati del Senato che le società private non erano in grado di fornire “aggressori” con capacità apprezzabili per l’addestramento alla base di Nellis o al Joint Pacific Alaska Range Complex in Alaska. Per tale motivo, l’ACC si è adoperato a creare un’unità interna dotata di F-35.
Addirittura, secondo Air Force Magazine, Nahom avrebbe dichiarato: “ciò che stiamo trovando, ora…è che questi contratti non sono molto efficaci per un ambiente addestrativo di livello superiore come Nellis. Ciò che loro – i privati – forniscono non è quello di cui abbiamo bisogno.” Al contrario, essi “fanno un ottimo lavoro con le Unità di Addestramento Formale (Formal Unit Training o FTU), dove insegniamo a…volare”.
E così la Weapons School, le esercitazioni Red Flag e i reparti di stanza adibiti ai test operativi e valutazioni che avevano congiuntamente richiesto oltre 9.000 sortite di “aggressori” all’anno, hanno dovuto bruscamente rinunciare ai Mirage F1, agli L-159 Honey Badger e agli A-4 Skyhawk di Draken International; un considerevole gap in attesa dell’operatività dei 17 F-35 e 3 F-22 previsti per il 65th AGRS.
Rimpiazzi che secondo il colonello Mills inizieranno ad arrivare tra il 2023/24: “l’obiettivo è quello di renderli pienamente operativi nell’autunno del 2024”. E’ un passo lento per attivare capacità che l’Air Force ha dichiarato di non poter trovare altrove.
Più ottimista il tenete colonnello Brandon “Napalm” Nauta, nuovo comandante del 65° che conta di raggiungere la Capacità Operativa Iniziale entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo, senza più necessitare del supporto di altre unità.
Nel frattempo, per rispondere all’elevata richiesta di “aggressori” a Nellis si sta procedendo ad aumentare il numero di F-16 assegnati al 64th AGRS, affiancando al già esistente mix di versioni (Block 25 e 32) esemplari (Block 42) riassegnati dal recentemente dismesso 24th Tactical Air Support Squadron, potenzialmente da sottoporre a diversi piani di aggiornamento.
Qualche considerazione
Gli Stati Uniti soffrono da tempo di una considerevole carenza di “aggressori” per l’addestramento al combattimento dei propri piloti.
Da sempre all’avanguardia nell’impiego di unità Red Air interne, gli americani si sono rivelati pionieri anche nel ricorso a squadroni “aggressori” privati rispetto ad altri alleati, soprattutto europei, decisamente più cauti nei riguardi di questa nuova tipologia di supporto.
Jeffrey Parker, presidente della società ATAC, qualche anno fa definiva il settore un business che stava “letteralmente esplodendo”, mentre il generale Hawk Carlisle dell’Air Combat Command ribadiva che per i prossimi 15-20 anni l’Air Force avrebbe aumentato considerevolmente l’utilizzo di contractors in funzione di aggressori.
Dal 2015 al 2020 le forze armate statunitensi hanno speso circa 8 miliardi di dollari in contratti per aerei e personale che simulassero le formazioni nemiche in varie attività addestrative. Tuttavia, il mancato rinnovo del contratto di Draken International a Nellis e l’inquadramento di soli F-35 nel 65° AGRS sembrano rappresentare una considerevole inversione di tendenza.
Lo zoccolo duro di molte flotte private è ancora costituito da vecchi “aggressori” di 4a se non addirittura di 3a generazione e ciò impedisce un adeguato addestramento ad affrontare minacce di 5a generazione.
Secondo un report del General Accounting Office del dicembre 2021, mentre la US Navy continuerà ad impiegare contratti con società private per specifiche occasioni addestrative e come risorsa supplementare all’occorrenza, l’USAF prevede di terminare l’impiego di “aggressori” a contratto entro il 2030, implementando e potenziando altre soluzioni addestrative.
Tra queste, la riattivazione di diversi squadroni interni, nonché l’eventuale e futura adozione di “aggressori” con e senza equipaggio.
Attraverso droni, per esempio, l’USAF potrebbe simulare, economicamente ed in massa, aerei di 5a generazione. Pertanto, ha recentemente aggiudicato alla società Blue Force Technologies un contratto iniziale da 9 milioni per sviluppare aggressori a pilotaggio remoto.
Nell’ambito del programma Bandit, l’azienda dovrà presentare entro i prossimi 12 mesi concezione e sviluppo e test a terra del motore del proprio drone, Fury.
In caso di esito positivo le verrebbe assegnato un contratto supplementare per la realizzazione di fino a quattro prototipi, il primo dei quali dovrebbe essere in grado di volare entro un paio di anni, con l’obiettivo finale di avere un operatore che controlli più velivoli.
Pur con prestazioni aerodinamiche simili a quelle dei moderni caccia di 5a generazione, Fury non sarà impiegato per combattimenti aerei ravvicinati, bensì per simulare ingaggi di aerei a bassa visibilità, “oltre il raggio visivo” essendo progettato con una sezione radar equivalente ridotta.
I dogfight continueranno, quindi, ad essere di esclusiva pertinenza dei piloti degli squadroni “aggressori”, della forza armata o contratto. Sia Marina che Aeronautica hanno dichiarato, infatti, che l’addestramento con aggressori dal vivo è sempre stato e sempre sarà una priorità.
Concretamente, la scadenza del contratto di Draken International ha comportato per l’USAF la perdita di 30-40 aerei “aggressori”, in grado di fornire dalle 18 alle 24 sortite al giorno. Un gap difficile da colmare, sia con l’aumento e aggiornamento della flotta di F-16 del 64th AGRS, che con un 65th AGRS completamente operativo.
Pertanto, esperti del business Red Air ritengono che un fornitore privato tornerà ben presto a Nellis entro due o tre anni al massimo e con caccia di 4a generazione. Nel frattempo la brusca interruzione del contratto a Nellis ha rappresentato una doccia fredda per gli imprenditori attivi in un business così rischioso e che richiede elevati capitali.
Draken International ha annunciato la chiusura della sua struttura operativa in Nevada e il licenziamento di 100 dipendenti a Lakeland, Florida, la maggior parte dei quali si occupava del ricondizionamento di Mirage F-1 da impiegare nelle esercitazioni dell’USAF.
L’obiettivo dell’azienda è concentrarsi sul mantenimento e modernizzazione di altre piattaforme aeree più rispondenti alle nuove esigenze dei committenti istituzionali. Draken International ha comunque rassicurato i propri stakeholders, comunicando un ridimensionamento connaturato alla tipologia del business e alla conclusione di diversi contratti, sia negli Stati Uniti che in Europa e Medioriente.
A metà luglio 2022 ha però annunciato un contratto per il supporto al progetto Red Air Aggressor Training Service (IRAATS) della Royal Air Force britannica. Nello specifico, gli otto aerei L-159E di Draken Europe svolgeranno il ruolo di “aggressori” in quello che per il Regno Unito rappresenta il primo approccio a questa tipologia addestrativa.
Un’interessante e determinante soluzione per la prosecuzione ed evoluzione del business degli aggressori a contratto è l’Advanced Aggressor Mission System (AAMS).
Progetto in cui la società canadese Top Aces ha investito 4 anni di ricerca e sviluppo, l’AAMS consente di replicare economicamente un’ampia gamma di minacce avanzate attraverso aerei di generazione inferiore.
Dotata di un sistema ad architettura aperta, tale tecnologia permette la rapida integrazione di sensori e funzioni per adattarsi a minacce in costante evoluzione e, quindi, di confezionare capacità ad hoc per differenti clienti e piattaforme: radar a scansione elettronica (AESA), casco Scorpion HMCS della Thales con display integrato, comunicazioni Tactical datalink, sistemi IRST di ricerca e tracciamento ad infrarossi, pod da attacco elettronico avanzato, capacità di rilevamento passivo di radio frequenza (RF), simulazione armi ad alta fedeltà ed una serie di funzioni tattiche che coordinano i sopraccitati sistemi, offrendo un ampio spettro di effetti avversari realistici per fornire addestramento efficace contro aerei di 5 generazione, come F-22 e F-35.
Le maggiori opportunità sono rappresentate, quindi, da quei Paesi che stanno aggiornando le proprie flotte aeree, sia con aerei più avanzati di 4a che di 5° generazione come Finlandia e Germania.
Berlino, appunto, collabora dal 2015 con Top Aces per quanto riguarda il suo programma SFZD. Il 1° gennaio 2022 è stato riconfermato il contratto per la base aerea di Wittmund con aerei A-4N Skyhawk dotati di AAMS.
L’aggiornamento di aerei di 4a generazione per rispondere ai più stringenti requisiti dell’Air Force richiederà sforzi massicci, sia in termini di capitali che di tempo per acquisirli e dispiegarli operativamente. Per non parlare del costo unitario per ora di volo significativamente superiore rispetto ad aerei di fascia più bassa, come quelli solitamente impiegati dai contractors in ruoli ADAIR.
La richiesta di “aggressori” privati rimane comunque alta, “ma con le giuste capacità, i giusti aerei e la giusta esperienza”. Una rimodulazione, quindi, più che la fine di un business. Almeno per il momento.
Foto: USAF, Draken, Top Aces e Air USA
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.