Esercito 4.0: lo sviluppo delle capacità delle forze terrestri

 

 

“Lo scoppio di una guerra convenzionale a poche centinaia di chilometri dai nostri confini ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la rinnovata esigenza di assicurare alla Difesa uno Strumento terrestre credibile, efficace, pronto e, se necessario, in grado di combattere in ambienti in continua evoluzione”: con queste parole si apre il concept paper Esercito 4.0 presentato il 14 settembre a margine del convegno “La difesa aerea ravvicinata e le minacce alla sicurezza globale”, dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, che indica il percorso di sviluppo capacitivo che la Forza Armata dovrà seguire nel prossimo futuro.

Il documento individua, infatti, 5 macro-aree su cui dovranno concentrarsi risorse e impegno nel medio periodo: manovra a contatto, in profondità e nella terza dimensione, difesa integrata e logistica distribuita. Tale sviluppo non potrà prescindere dalla consapevolezza dell’ingresso “prepotente” nella condotta delle operazioni dei nuovi domini cyber e spazio, nonché della combinazione di opportunità e insidie che li caratterizza.

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In particolare, l’Esercito, per adeguarsi ai nuovi scenari, dovrà dotarsi di piattaforme blindate e corazzate, sempre più veloci, potenti e interconnesse, la cui acquisizione non può prescindere dal coinvolgimento dell’industria della Difesa nazionale anche al fine di mantenere un’autorità di progettazione italiana per garantire, unitamente a una capacità produttiva di scala, la necessaria resilienza.

Inoltre, la manovra terrestre necessita di adeguata protezione, non solo da minacce tradizionali, ma anche da quelle provenienti dalla terza dimensione e dai domini spazio/cyber.

Ai sistemi di protezione contro razzi, artiglieria e mortai (C-RAM) dovranno aggiungersi quelli contro i droni (C-UAS, Counter Unmanned Aerial System) e sistemi robotici automatici (RAS), terrestri e aerei, che siano in grado di assolvere funzioni abilitanti del combattimento (esplorazione, scorta, sensore e allarme) “orbitando” attorno a una piattaforma principale che ne permetta il comando e il controllo.

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Per la manovra in profondità, è necessario aumentare il raggio d’azione dei sistemi d’arma (dai 70 ai 150 km) per garantirne l’efficacia anche in aree di operazioni non contigue. Tale capacità potrà essere conseguita non solo attraverso i sistemi lanciarazzi multipli (MLRS) e con l’adozione di munizioni a lunga gittata (guidate e non), ma anche attraverso droni armati, loitering munitions (munizioni circuitanti) e capacità offensive (inabilitanti per il nemico) e difensive di guerra elettronica (EW).

Nella terza dimensione è necessario sfruttare la grande mobilità delle future piattaforme a decollo verticale e delle unità aeromobili e avioportate, fondamentali per garantire il presidio dei cosiddetti key terrain e delle infrastrutture critiche. Oltre all’entrata in servizio del Nuovo Elicottero da Esplorazione e Scorta (NEES) e del Light Utiliy Helicopter (LUH), l’Esercito guarda con attenzione al Future Vertical Lift (FVL), (un programma statunitense) che sfrutta tecnologie d’avanguardia come il rotore contro-rotante e il rotore basculante (tiltrotor) per aumentare velocità, manovrabilità, stabilità e raggio d’azione.

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Importanti novità si prospettano anche per la protezione della forze, da sempre una priorità dell’Esercito. Ai già citati sensori e sistemi di difesa missilistica, infatti, le unità saranno protette dall’integrazione di diversi sistemi controaerei di portata variabile dalla media, con batterie SAMP-T (Sol-Air Moyenne Portée Terrestre) sempre più performanti, alla corta, con il sistema di nuova acquisizione “Grifo” (sviluppato da MBDA Italia, in collaborazione con MBDA UK).

Per alimentare l’intera forza fino alla singola piattaforma, occorre un radicale cambio di approccio per garantire un sostegno di aderenza del tipo “distribuito”, ricorrendo a processi di automazione per il confezionamento, l’indirizzamento e la consegna dei carichi.

Anche in questo ambito la tecnologia RAS può supportare le unità attraverso attività di rifornimento e trasporto autonome nel c.d. “ultimo miglio” del campo di battaglia. Tutte le unità dovranno essere dotate di sistemi predittivi in grado di pianificare manutenzioni e rifornimento, in modo da ridurre tempi e peso logistico dei fermi tecnici.

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Lo sviluppo dell’Esercito 4.0 richiede risorse per la ricerca e lo sviluppo dei sistemi, ma anche un nuovo sistema di reclutamento e formazione del personale. Un maggiore bilanciamento tra doveri da adempiere e diritti da riconoscere, un diverso rapporto tra Quadri e gregari e il crescente arruolamento di ingegneri, specialisti e tecnici, sono gli ingredienti per la Forza Armata del futuro.

“Sarà necessario che la rinnovata attenzione del mondo politico verso la Difesa resti alta, per garantire nel tempo leggi e risorse adeguate”, chiude il paper Esercito 4.0, sottolineando che “le guerre di domani si combatteranno nello spazio multidimensionale, ma alla fine la decisione sarà ancora nella dimensione terrestre”.

Il concept paper è disponibile al pubblico come inserto del numero 3/2022 di Rivista Militare.

Fonte: Stato Maggiore Esercito

 

 

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