I droni navali violano la base della flotta russa a Sebastopoli

 

 

Un attacco condotto alle prime luci dell’alba di oggi con droni aerei e navali contro la base della Flotta del Mar Nero a Sebastopoli potrebbe avere provocato danni a 4 unità,  incluse la fregata Admiral Makarov (classe Admiral Grigorovic e ammiraglia della Flotta del Mar Nero, nella foto sotto), una nave per operazioni anfibie e il dragamine Ivan Golubets (classe Natya, nella seconda foto sotto).

Il governatore della regione di Sebastopoli, Mikhail Razvozhaev, ha dichiarato che l’attacco di questa mattina alla base navale è stato il più “massiccio” dall’ inizio dell’operazione militare speciale. “Il nemico ha cercato di colpire le infrastrutture della Flotta del Mar Nero. Tutti i velivoli senza pilota sono stati individuati e distrutti”, ha dichiarato il governatore.

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“Nessuna struttura della città è stata colpita. La situazione è sotto controllo”, ha aggiunto anche se diverse foto hanno mostrato grandi colonne di fumo svilupparsi all’interno della base.

Secondo il governatore gli attacchi alla baia di Sebastopoli sono iniziati nelle prime ore del mattino, i sistemi di difesa aerea russi hanno distrutto un drone a pilotaggio remoto e un drone navale di superficie, come riporta la TASS.

Razvozhayev ha chiesto su Telegram ai residenti di non pubblicare sui social media i video dell’attacco: “Dovrebbe essere chiaro a tutti che tali informazioni sono necessarie ai nazisti ucraini per capire come è strutturata la difesa della nostra città”, ha detto.

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Un comunicato del ministero della Difesa russo ha reso noto che l’attacco, definito “terroristico”, alle navi della Flotta del Mar Nero e alle navi civili a Sebastopoli ha visto coinvolti 9 droni aerei (UAV) e 7 droni marini di superficie (USV), a quanto pare imbottiti di esplosivo.

Secondo i russi tutti gli UAV sono stati neutralizzati insieme a 4 veicoli navali senza pilota prima che entrassero nella base mentre gli altri 3 sono stati distrutti nella rada interna.

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Al di là dei danni inflitti, l’incursione rappresenta un grande successo in termini militari considerate le difese erette dai russi per proteggere la base e costituisce il primo impiego offensivo reso noto di droni navali destinati a farsi esplodere in un contesto bellico reale che li pone come gli eredi naturali dei “maiali” utilizzati nella Seconda guerra mondiale.

Il governo ucraino non ha rivendicato la paternità dell’attacco e Anton Gerashenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, ha attribuito le esplosioni alla «negligenza» russa pur sottolineando su Telegram che 4 navi della Flotta del Mar Nero, tra cui una nave da sbarco e la fregata Admiral Makarov armata di missili da crociera Kalibr (gli stessi impiegati contro obiettivi ucraini) sono esplose.

Fonti e canali Telegram ucraini hanno però diffuso video ripresi dalle telecamere degli USV che mostrano chiaramente la battaglia scatenatasi nella rada di Sebastopoli, con navi russe che cercano di sfuggire alla minaccia (qui sopra) ed elicotteri che attaccano i droni.

 

Il ruolo britannico

Il ministero di Mosca, dopo aver evidenziato che le navi attaccate della Flotta del Mar Nero sono coinvolte nel garantire la sicurezza del “corridoio del grano” nell’ambito dell’iniziativa internazionale per esportare prodotti agricoli dai porti ucraini, ha puntato il dito contro il supporto britannico alle operazioni navali di Kiev.

“La preparazione dell’attacco terroristico e l’addestramento del personale militare del 73° Centro speciale per le operazioni marittime ucraino sono stati effettuati sotto la guida di specialisti britannici basati nella città di Ochakiv, nella regione di Mykolaiv. I rappresentanti di questa unità della Marina britannica hanno preso parte alla pianificazione, al supporto e all’attuazione dell’attacco terroristico nel Mar Baltico il 26 settembre ai due gasdotti Nord Stream”.

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Il governo britannico ha respinto le accuse russe. “Per sminuire la disastrosa gestione dell’invasione illegale dell’Ucraina, il Ministero della Difesa russo sta ricorrendo a false affermazioni di portata epica”, afferma il ministero della Difesa di Londra su Twitter, aggiungendo: “Questa storia inventata dice di più sulle frizioni all’ interno del governo russo piuttosto che sull’Occidente”.

In realtà che la Royal Navy fornisca supporto e addestramento alla Marina Ucraina è noto da tempo così come è certa la fornitura di droni subacquei.  Il 27 agosto lo stesso Ministero della Difesa britannico aveva reso noto di aver inviato in ucraina 6 Unmanned Underwater Vehicles (UUV) e che decine di marinai ucraini erano stati addestrati al loro impiego mentre è prevista la cessione alle forze navali di Kiev di un paio di cacciamine che verranno radiati dalla Royal Navy .

Londra riferì che si trattava di mezzi per la bonifica di tratti di mare dalle mine e fu la stessa Royal Navy a darne notizia fornendo anche alcune immagini degli UUV (sopra) e dell’addestramento del personale ucraino (qui sotto) precisando che 3 UUV provenivano dalle dotazioni della Royal Navy e altre 3 erano stati forniti da un’azienda privata.

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L’annuncio di Londra fece seguito a quello del Pentagono che in aprile rese nota la fornitura alla Marina Ucraina di droni di superficie (Unmanned Surface Vehicles – USV) per aiutarla a contrastare la flotta russa e garantire la libertà di navigazione.

Il 21 settembre i media russi rivelarono il ritrovamento sulle coste della Crimea, non lontano dalle base navale di Sebastopoli, di un USV non meglio identificato (nelle foto sotto e in apertura diffuse da Rybar).

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Evidente quindi che gli ucraini disponevano dei mezzi subacquei e di superficie per tentare la penetrazione nella munita base della Flotta del Mar Nero mentre è credibile che la missione affidata all’USV poi misteriosamente arenatosi sulle coste della Crimea fosse legata alla ricognizione e alla raccolta di informazioni circa le difese russe.

H.I. Sutton, esperto di questioni navali che cura il sito Covert Shores, valuta molto probabile che gli USV impiegati nell’attacco siano dello stesso tipo di quello trovato nei pressi della base di Sebastopoli in settembre.

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Circa l’accusa di Mosca sulle responsabilità di UUV britannici negli attacchi dinamitardi ai gasdotti del Mar Baltico non sono state al momento presentate prove ma desta perplessità il fatto che, nonostante le esplosioni siano avvenute a ridosso delle coste svedesi, danesi, polacche e tedesche, tutte le inchieste siano state di fatto secretate o “silenziate” e non sia stato consentito alla Russia di partecipare alle commissioni d’inchiesta.

Difficile credere che se fossero emerse prove circa responsabilità russe nel sabotaggio dei gasdotti non sarebbero state divulgate con ampia grancassa da statunitensi ed europei. Al contrario, il silenzio sui rilievi effettuati nei fondali del Baltico e il segreto posto sulle inchieste lasciano ampio spazio all’ipotesi che le responsabilità non siano da attribuire ai russi.

Supposizioni certo, ma dopo l’attacco alla base navale Mosca ha annunciato come rappresaglia la sospensione all’attuazione degli accordi sull’esportazione di prodotti agricoli dai porti ucraini.

 

Stop al grano ucraino

Una decisione motivata con la constatazione che la Russia “non può garantire la sicurezza delle navi civili da carico secco che partecipano alla Iniziativa del Mar Nero (i corridoi per l’esportazione dei cereali – NdR) e ne sospende l’attuazione da oggi per un periodo indefinito. Le istruzioni corrispondenti sono state impartite ai rappresentanti russi presso il Centro di coordinamento congiunto di Istanbul, che controlla il trasporto di cereali ucraini”.

La presidenza di Kiev accusa Mosca di aver «inventato attacchi terroristici» e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha parlato di «un falso pretesto» chiedendo ai russi di «rispettare gli accordi». La Turchia (garante e artefice dell’accordo sul grano), in coordinamento con l’Onu ha avviato i contatti con la Federazione Russa per scongiurare il blocco.

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In Occidente la decisione russa sta già provocando le scontate accuse di voler affamare i paesi in via di sviluppo bloccando l’esportazione del grano ucraino che ha già visto lasciare il Mar Nero oltre 100 navi mercantili.

“Per alcuni carichi, l’UE ha ricevuto fino al 100% del grano ucraino destinato ai paesi bisognosi nel quadro dell’accordo sul grano” ha affermato alla tv Russia 24 il ministro dell’Agricoltura Dmitry Patrushev che ha denunciato come molte navi abbiano scaricato il grano ucraino in paesi occidentali quali Italia, Spagna e i Paesi Bassi.

“Per alcuni carichi la quota giunta ai paesi dell’UE varia dal 60 al 100%. Questi non sono gli stati che stanno vivendo un vero problema alimentare”.

Patrushev ha aggiunto che la Russia è pronta a fornire gratuitamente ai paesi più poveri fino a 500 mila tonnellate di grano, oltre a sostituire completamente la produzione ucraina vendendola a prezzi di mercato. Nei giorni scorsi la Russia ha offerto sempre gratuitamente ai paesi in via di sviluppo 300 mila tonnellate di fertilizzanti.

 

@GianandreaGaian

Foto: Royal Navy, Marina Russa, H.I. Sutton/Twitter

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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