Le forniture militari da Iran, Pakistan e forse Corea del Nord ai belligeranti in Ucraina
Iran, Corea del Nord e Pakistan sembrano essere coinvolti, anche se non quanto l’Occidente, nella fornitura di armi e munizioni ai belligeranti nel conflitto tra Russia e Ucraina. Pyongyang ha più volte smentito le notizie di fonte statunitense circa l’invio di armi e munizioni in Russia.
“Non abbiamo mai esportato armi o munizioni in Russia prima d’ora, non abbiamo in programma di esportarle (in futuro)”, ha dichiarato il 212 settembre un funzionario del Dipartimento generale degli equipaggiamenti del ministero della Difesa nordcoreano, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Korean Central News Agency (KCNA).
Il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca aveva affermato all’inizio di settembre che la Russia era impegnata a negoziare l’acquisto dalla Corea del Nord di sistemi d’arma e munizioni: secondo il consigliere per la sicurezza nazionale John Kirby, i presunti accordi avrebbero potuto “letteralmente includere milioni di munizioni, razzi e proiettili d’artiglieria”.
Nella replica ufficiale diffusa ieri da KCNA, Pyongyang “mette in guardia” gli Stati Uniti dal formulare “affermazioni sconsiderate” e avverte al contempo che Pyongyang si riserve “il diritto di esportare sistemi militari”.
Il 23 settembre gli Stati Uniti hanno ribadito di ritenere ancora attendibili le informazioni d’intelligence a loro disposizione secondo cui la Russia starebbe negoziando l’acquisto di ingenti quantitativi di armi dalla Corea del Nord, con l’intenzione di destinarle allo sforzo bellico in Ucraina.,
“Tutto ciò che intendo dire è che confermiamo le informazioni che avevamo fornito in precedenza”, ha affermato Pat Ryder, portavoce del Pentagono.
Pur in assenza di conferme è difficile ritenere che Mosca sia interessata ad acquisire parte dei datati armamenti e mezzi in dotazione con le forze di Pyongyang che però potrebbe invece in teoria assicurare rifornimenti di munizioni per obici da 152 e 122mm, lanciarazzi campali multipli e armi leggere prelevati dai suoi giganteschi depositi in parte nascosti in caverna e necessari ai russi per sostenere una guerra prolungata a intensità crescente e che senza dubbio vede un elevato consumo di munizioni.
Joseph Dempsey dell’Istituto internazionale per gli studi strategici (IISS), ha descritto la Corea del Nord, con il suo enorme arsenale di circa 20.000 pezzi di artiglieria, “la più grande fonte di munizioni di artiglieria legacy compatibili all’esterno della Russia, compresi gli impianti di produzione nazionale per ulteriori forniture”.
Confermato invece anche da evidenze fotografiche l’impiego da parte russa su vasta scala di almeno un centinaio di munizioni circuitanti (o droni kamikaze) di origine iraniana Shaed 136 forniti a Mosca o più probabilmente prodotti su licenza in Russia col nome di Geran 2. Il ministero della Difesa russo ha recentemente ammesso che l’industria nazionale non è in grado di offrire alcune tipologie di droni/UAV/munizioni circuitanti che rispondano pienamente ai requisiti militari.
Il colonnello Igor Ischuk, durante la tavola rotonda dal titolo “Prospettive per lo sviluppo di tecnologie per i veicoli senza pilota nella Federazione Russa” ha affermato che “la maggior parte dei droni aerei prodotti in Russia non soddisfa i requisiti tattici e tecnici del Ministero della Difesa”.
Una motivazione che spiegherebbe il ricorso ai velivoli iraniani, specie tenuto conto che l’Aeronautica di Teheran si doterà presto di almeno 24 caccia Sukhoi Su-35, possibile contropartita per i Geran 2.
Paradossale notare che l’Ucraina quest’anno abbia ricevuto munizioni da paesi extra-europei non meglio precisati incluso un numero non specificato di armi di fabbricazione iraniana tra cui fucili d’assalto cinesi di tipo 56-I e mortai HM-19 da 82 mm come segnala un articolo di War Zone.
Le prime prove di munizioni di fabbricazione iraniana sono emerse solo all’inizio di settembre 2022. Come documentato dal sito Oryx, i proiettili di artiglieria erano di tipo OF-462 da 122 mm per l’obice D-30 anche se è improbabile che queste munizioni e molte altre armi di fabbricazione iraniana giunte alle forze armate ucraine siano frutto di forniture ufficiali dall’Iran.
Più probabile appartengano a spedizioni di armi dirette nello Yemen a sostegno degli insorti Houthi e poi sequestrate dalle navi militari occidentali e dei loro alleati arabi.
Lo scorso agosto sono giunte in Ucraina anche munizioni d’artiglieria ad alto esplosivo calibro 122mm per gli obici D30 di produzione pakistana (almeno 50mila proiettili) trasportate in buona parte da un velivolo C-17 Globemaster III della Royal Air Force con 15 voli dagli aeroporti di Cluj in Romania o dalla base RAF di Akrotiri a Cipro alla base pakistana di Nur Khan.
La cooperazione militare tra Pakistan e Ucraina è di lunga data e ha visto alla fine degli anni ’90 la fornitura a Islamabad di 320 carri armati T-80UD costruiti dal Kharkiv Machine Building Design Bureau.
Le forniture di munizioni all’Ucraina sarebbero state favorite dalle pressioni di Londra e Washington che hanno ricambiato la disponibilità di Islamabad con l’accesso a nuovi prestiti finanziari e con la fornitura di un pacchetto per l’ammodernamento e il supporto logistico alla flotta di caccia F-16 pakistani.
Secondo fonti ucraine riprese negli Stati Uniti il maggior fornitore di armi all’Ucraina sarebbe però proprio la Russia a causa delle ingenti quantità di materiali e mezzi caduti nelle mani delle forze ucraine nelle recenti offensive nella regione di Kharkiv.
Alcuni analisti di intelligence intervistati dal Wall Street Journal sostengono che la rapida avanzata dell’Ucraina nella regione di Kharkiv in settembre abbia permesso all’Ucraina di appropriarsi di un’enorme quantità di armi pesanti russe. A queste si aggiungono le armi prese durante la ritirata della Russia dalla capitale e da altre parti dell’Ucraina settentrionale lo scorso aprile.
Secondo queste stime, basate però per lo più su fonti ucraine o filo-ucraine, finora le forze di Kiev hanno catturato almeno 460 carri armati russi, 92 obici, 448 veicoli da combattimento di fanteria, 195 veicoli blindati e 44 lanciarazzi campali. Mezzi in parte reimpiegati nei ranghi delle forze ucraine e in parte utilizzati come miniere di pezzi di ricambio.
Poche settimane dopo l’avvio della “operazione militare speciale”, Vladimir Putin decretò che armi, mezzi ed equipaggiamenti ucraini caduti nelle mani delle forze russe (incluse le forniture occidentali) venissero assegnate alle milizie alleate del Donbass.
Foto: Ministero Difesa Ucraino e KCNA
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