Troppe ombre su guerra e attacchi ai gasdotti

 

Vorrei avere maggiore trasparenza sulle informazioni relative alla guerra in Ucraina e sul caso del gasdotto sabotato nel Baltico, perché è un nodo fondamentale per il futuro europeo.

Riassumiamo: l’arma di pressione di Putin verso l’Europa è (era) il gas che vendeva (centellinandolo e a caro prezzo) trasportandolo soprattutto attraverso i 2 gasdotti del Baltico e – con i guadagni realizzati – di fatto la Russia finanziava la guerra in Ucraina.

Secondo alcune voci il premier russo sarebbe stato così stupido da far introdurre nei due gasdotti (uno fermo per manutenzione, l’altro già bloccato dalla Germania a pochi mesi dall’inaugurazione sotto forte pressione politica di Washington) dei robot che – con 500 kg di esplosivo ciascuno! – li avrebbero evidentemente percorsi per centinaia di chilometri e – arrivati vicini alla costa danese – avrebbero fatto esplodere i due gasdotti dall’interno (!) bloccando per mesi le forniture.

Mi sembra che se proprio Putin voleva interrompere il flusso di gas poteva semplicemente chiudere o ridurre il rubinetto alla partenza (come fa da tempo) o ancor più facilmente bloccare anche il vecchio gasdotto che passa per l’Ucraina, tra l’altro privando così il “nemico” anche di una bella fetta di diritti di transito e danneggiandolo direttamente, tanto che adesso la Russia dovrà pure pagarsi le riparazioni, oltre ad aver buttato via gas per decine di milioni di euro. Verità o fake news?

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Resta l’altra possibilità – ben più logica  –  ovvero che dietro ai sabotaggi ci sia  invece la “manina” statunitense, magari con la manovalanza della vicina Polonia, per distruggere economicamente  la Russia, ma anche – di fatto – indebolire ulteriormente l’Europa togliendo al nemico russo ogni possibilità politica di pressione energetica e  mettendo contemporaneamente in crisi anche la “concorrenza” industriale europea, oltre a far guadagnare ancora di più chi specula sul prezzo del gas togliendo dal mercato il concorrente russo, mentre l’UE è incapace di darsi una linea di azione comune.

Avanzare questa seconda ipotesi trasforma però chi la sostiene in un potenziale “filo Putin” perché si ammetterebbe che USA e NATO usano l’Europa come dei burattinai, la danneggerebbero volontariamente senza averne il permesso sostenendo una guerra parallela (non autorizzata) lontano dal fronte. Insomma, incrinerebbero pesantemente la loro immagine “buonista” e di strenui “difensori della libertà”.

Sta di fatto che anche per questo episodio l’Europa è intanto economicamente stremata, l’energia è in mano alla speculazione più folle mentre ovviamente si approfondisce il solco tra Russia e UE, con evidente vantaggio strategico per gli USA.

Intanto gli americani sommergono l’Ucraina di aiuti militari: 1,1 MILIARDI di forniture belliche solo questa settimana. Se poi la Russia, incalzata dalle armi USA, accenna alla tremenda possibilità di usare il nucleare “tattico” la NATO minaccia Mosca di ulteriori rappresaglie, ma intanto moltiplica appunto gli invii di armi convenzionali (ma modernissime) a Zelensky che ha addirittura firmato un decreto che vieta per legge qualsiasi trattativa di pace.

Ma è utile per l’Europa sostenere questa posizione in un modo totalmente acritico ed assistere ad un crescendo della crisi senza tentare – o almeno proporre – uno straccio di piano di pace?

Inoltre, siamo sicuri che in Ucraina tutti la pensino come il loro presidente?

Perché a Kiev non esistono più elezioni, parlamento, opposizione: nessun media occidentale riesce (o vuole) darci un’idea onesta su che fine abbiano fatto i parlamentari ucraini contrari a Zelensky, né se una parte degli ucraini non vorrebbe almeno discutere una qualche forma di armistizio, o anche solo una breve tregua umanitaria.

Guerra, guerra forever: non sono d’accordo, ma a Kiev (come a Washington e a Bruxelles) piace così, dove a parlare sono sempre e solo i “falchi” e a guadagnare l’industria bellica, con l’informazione che ovviamente ci va dietro.

A parte ogni scrupolo morale, ma agli europei – intesi come semplici cittadini, non i ricchi vertici della UE – conviene davvero che le cose continuino in questo modo?

Foto: Guardia Costiera Svedese e Sky News

 

Marco ZaccheraVedi tutti gli articoli

Laureato in Economia Aziendale all'Università Luigi Bocconi e in Storia delle Civiltà all'Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, è giornalista pubblicista e dottore commercialista. La lunga carriera politica in Alleanza Nazionale e Popolo delle Libertà lo ha portato a ricoprire diversi incarichi tra i quali consigliere regionale in Piemonte, membro della Camera dei deputati in cui ha fatto parte della commissione Esteri e Difesa, presidente della delegazione italiana alla UEO di Parigi e componente del Consiglio d'Europa a Strasburgo, e sindaco di Verbania. Autore di numerose opere tra cui Diario Romano (2008) e Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam e immigrazione (2018). Impegnato nelle associazioni di volontariato e per la cooperazione internazionale, nel 1981 ha fondato i Verbania Centers, attivi in diversi paesi dell'Africa ed in America del Sud.

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