Kiev rivela i “segreti” delle armi ricevute dall’Italia

 

 

(aggiornato alle ore 23,55)

Mentre l’Italia proroga fino alla fine del 2023 il decreto ereditato dal Governo Draghi che copre la fornitura di armi italiane all’Ucraina, appare sempre più imbarazzante, oltre che inutile, la segretezza imposta sulla quantità e tipologia di armi e munizioni fornite alle forze armate ucraine.

Già in passato erano emerse immagini, dichiarazioni e precisi indizi dagli organi ufficiali di Kiev che evidenziavano armi e mezzi donati da Roma e surplus dell’Esercito Italiano. In altri casi sono state fonti militari russe o le milizie filorusse del Donbass a mostrare armi e munizioni occidentali e anche italiane divenuti “preda bellica” dopo la conquista di postazioni ucraine sul campo di battaglia.

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Da queste fonti e da indiscrezioni di stampa sono quindi emerse molte indicazioni circa armi e mezzi forniti: semoventi da 155mm Pzh-2000 e M109, cingolati M113, veicoli 4×4 Lince, missili anticarro Milan, mitragliatrici MG e M2, mortai da 120 mm con relative munizioni, kit sanitari….

Le frequenti rivelazioni hanno reso ormai un “segreto di Pulcinella” la consistenza degli aiuti militari all’Ucraina che l’Osservatorio Mil€x stima abbiano raggiunto con i 5 pacchetti finora consegnati un valore di oltre 450 milioni di euro.

Cifra ricavata dalle valutazioni derivanti dal valore dichiarato delle cessioni e dal contributo italiano all’European Peace Facility (lo strumento europeo con cui gli invii di armi all’Ucraina avranno copertura finanziaria).

Solo negli ultimi giorni un video-reportage del Corriere della Sera ha mostrato mortai italiani da 120 mm risalenti agli anni ’60 (sembrerebbe trattarsi dei mortai Modello 63) ma con sistemi di puntamento addirittura del 1947, come riferisce un militare ucraino il cui commento è: “speriamo di cambiarli presto con mortai più efficaci” anche perché dall’Italia non sarebbero arrivate le relative munizioni.

Del resto tutta Europa sta fornendo a Kiev anche avanzi di magazzino, mezzi e armi stoccati da decenni nei depositi da un lato perché si tratta di armi ancora operative e comunque efficaci in quel tipo di conflitto, dall’altro probabilmente perché si tratta del modo più rapido per aiutare immediatamente gli ucraini liberandosi al tempo stesso di munizioni scadute ed armi e mezzi ormai superati: equipaggiamenti il cui smantellamento e smaltimento avrebbe costi elevatissimi con le regole europee.

Più moderni gli obici da 155 mm FH-70 di cui tanto si parlò in Italia nei mesi scorsi proprio per la fornitura di alcuni esemplari (almeno una ventina secondo alcune indiscrezioni), inviati a Kiev anche da altri eserciti di stati membri della NATO, ma nei giorni scorsi documentati chiaramente come fornitura dell’Italia da social ucraini.

Le ultime immagini diffuse via Twitter (e che illustrano questo articolo) mostrano però con ragionevole certezza gli obici forniti dall’Italia insieme ai veicoli da traino, gli autocarri 6×6 Iveco Astra SM 66.40 mentre in precedenza erano apparse immagini di obici FH-70 donati dall’Estonia e trainati da autocarri 6×6 MAN Kat 1.

Degli obici italiani impiegati in Ucraina ha diffuso un video con intervista agli artiglieri anche il quotidiano Repubblica.

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Nelle scorse settimane il vice premier ucraino Olga Stefanishyna ringraziò pubblicamente l’Italia in un’intervista per gli obici semoventi donati (Pzh-2000 e M109), notizia che era stata già anticipata nel giugno scorso dal premier olandese Mark Rutte in un’altra intervista.

Nei giorni scorsi l’ambasciata russa a Roma ha attribuito a un Lince donato dall’Italia alle forze ucraine l’immagine di un veicolo 4×4 danneggiato in prima linea: si trattava in realtà di un MLS Shield costruito in Italia da Teknè e acquistato nell’estate scorsa in 11 esemplari da un’organizzazione ucraina legata all’ex presidente Petro Poroshenko.

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Al di là del dibattito politico circa l’invio di armi all’Ucraina e la postura di Roma nel conflitto in atto, appare ora più che mai inaccettabile che i contribuenti vengano a sapere da fonti straniere o dai social legati alle forze armate ucraine o russe ciò che le istituzioni nazionali pretendono di mantenere invano segreto.

“La maggioranza dei Paesi che ha inviato armi all’Ucraina non ha pubblicato una lista” in merito – ha detto oggi pomeriggio in un’intervista a RAI 3 il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “E’ stata una scelta del governo Draghi, questo esecutivo dovrà decidere cosa fare ma mi sembra difficile compiere una scelta diversa. Sarebbe come insultare il governo precedente. E’ comunque un’idea che va presa dal governo e dal Consiglio dei ministri. Se ci sarà la necessita di un sesto decreto affronteremo il tema in Consiglio”.

@GianandreaGaian

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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