L’Occidente fa la “colletta” per dare carri armati all’Ucraina mentre i russi avanzano

 

 

(Aggiornato alle ore 23,55)

La consegna di carri armati occidentali all’Ucraina si è sbloccata dopo settimane di dibattiti e polemiche politiche tra le diverse nazioni alleate e interne ai paesi aderenti alla NATO.

La consegna da parte della Germania di 14 carri armati Leopard 2A6 all’Ucraina, annunciata da Berlino, si aggiunge a un numero analogo di Challenger 2 britannici mentre il contributo di una dozzina di nazioni europee che impiegano i Leopard 2 dovrebbe consentire di trasferire a Kiev circa un’ottantina di questi tank con cui equipaggiare 2 battaglioni corazzati.

Il terzo battaglione di una ipotetica brigata corazzata composta da tank occidentali verrà probabilmente costituito con i 31 carri M1 Abrams che gli Stati Uniti hanno messo a disposizione e dai 14 Challenger 2 britannici (una compagnia). Gli Abrams, come i Challenger 2 e i Leopard 2, verranno accompagnati da alcuni carri porta munizioni e recupero per il traino sul campo di battaglia dei mezzi rimasti danneggiati.

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che il trasferimento di questi mezzi militari non vuole essere “una minaccia contro la Russia” ma un modo per “aiutare l’Ucraina a difendere la sua sovranità”.

L’addestramento degli ucraini all’impiego dei carri armati occidentali prenderà il via nelle prossime settimane. John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha dichiarato che la decisione è stato uno sforzo sia diplomatico che militare che era “in preparazione da diverse settimane”. Kirby ha dichiarato alla Cnn: “C’è stata molta diplomazia nell’annuncio di oggi. La decisione che avete visto oggi, sia da parte della Germania che degli Stati Uniti, è arrivata attraverso molte, molte discussioni con i tedeschi e con i nostri alleati per diverse settimane”.

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Kirby ha anche detto che probabilmente il Pentagono impiegherà “settimane, non mesi” per finalizzare un piano di addestramento per i tank. Direi che probabilmente ci vorranno settimane, non mesi, prima di definire i dettagli e iniziare a mettere in atto l’addestramento” anche se alla CNN lo stesso Kirby ha ammesso che per avere gli Abrams operativi in Ucraina occorreranno “molti mesi”.

”I Leopard sono ottimi carri armati e ce ne sono molti nel continente europeo. Siamo grati che i tedeschi contribuiscano immediatamente con 14, e che lavoreranno con alleati e partner per avere 60 carri armati… E saranno in grado di essere sul terreno in Ucraina più velocemente degli Abram”.

Diversi Abrams sono già presenti in Europa con le forze statunitensi e sono in consegna all’esercito polacco ma per giungere alla consegna dei mezzi corazzati alle truppe di Kiev e a raggiungere la piena operatività potrebbero occorrere diversi mesi.

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“L’Ucraina deve essere pronta a rispondere ad una nuova offensiva russa, una volta che le condizioni metereologiche saranno migliorate con l’arrivo della primavera”, ha detto Kirby, aggiungendo che gli Stati Uniti devono essere pronti a continuare a sostenere l’Ucraina “ancora per un certo periodo di tempo”.

In realtà però i russi sono già all’offensiva almeno su un paio di fronti e la storia insegna che la stagione invernale, ghiacciando il terreno, lo rende adatto alle offensive meccanizzate. Semmai la stagione più ardua in cui manovrare con forze pesanti è, oltre all’autunno piovoso, l’inizio della primavera quando l’Ucraina si trasforma in un mare di fango, come hanno riscontrato i russi un anno or sono all’inizio dell’operazione militare speciale.

 

I Leopard 2 tedeschi

Sarebbero 12 le nazioni alleate interessate alla fornitura di Leopard 2 con il via libera di Berlino. La consegna dei Leopard 2A6, attualmente nei depositi della Bundeswehr è “storica, giusta, necessaria, ma non piacevole “ha detto il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius (nella foto sotto), perché “riduce le riserve delle forze armate tedesche pur senza intaccarne la capacità operativa”.

Pistorius ha aggiunto che saranno necessari circa tre mesi perché i carri armati siano operativi in Ucraina precisando che prima dell’invio dei carri armati a Kiev sarà necessario addestrare le forze ucraine mentre la consegna agli ucraini dei tank avverrà “tra fine marzo e inizio aprile”.

In contemporanea o quasi con l’arrivo dei carri armati britannici Challenger 2, che secondo il sottosegretario alla Difesa britannico, Alex Chalk dovrebbero arrivare in Ucraina tra circa due mesi:  “l’intenzione è di far sì che la data sia la fine di marzo”, ha detto intervenendo oggi alla Camera dei Comuni.

Pistorius ha precisato oggi che l’addestramento delle truppe ucraine sui veicoli da combattimento Marder inizierà nei prossimi giorni, mentre quello per i Leopard inizierà “un po’ più tardi”.

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Una previsione ottimistica, almeno se si pretende che gli ucraini siano in grado di impiegare al meglio in battaglia i Leopard 2 in termini combat ma anche del necessario supporto logistico.

Allarmate le reazioni negli ambienti militari tedeschi: il presidente dell’Associazione della Bundeswehr (organizzazione indipendente che rappresenta gli interessi di 200.000 soldati e riservisti attivi e in pensione), Andre Wuestner, sostiene che la fornitura di carri avrà un impatto negativo sulla capacità di difesa della Germania che “da febbraio distribuisce armi e munizioni” all’Ucraina.

L’Esercito Tedesco ha uno stock di 320 Leopard 2 nelle versioni A5, A6 e A7Plus: (nella foto sotto) di questi forse la metà sono operativi, il 25 per cento in manutenzione/aggiornamento e il restante 25 per cento nei magazzini.

In aggiunta Rheinmetall dispone di uno stock di 139 Leopard, 88 Leopard 1A5 e 51 Leopard 2A4. Di questi ultimi 29 sono in fase di approntamento per essere consegnati aglio eserciti di Slovacchia e Repubblica Ceca che in cambio hanno ceduto agli ucraini i loro vecchio carri di tipo sovietico T-72 e altri mezzi corazzati.

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I restanti 22 Leopard 2A4 potrebbero venire riportati in condizioni operative in un anno ma a fronte di un notevole investimento come almeno una parte degli 88 Leopard 1 A5, presenti in un centinaio di esemplari anche nei depositi dell’azienda Flensburger Fahrzeugbau GmbH: si tratta di carri armati dismessi dall’Esercito Tedesco 20 anni or sono.

“Alcuni di questi carri armati sono rimasti fermi per dieci anni, sono ammuffiti all’interno”, ha spiegato ancora il Ceo di Rheinmetall, Armin Papperger, aggiungendo che per renderli di nuovo operativi i tank devono essere completamente smontati e puliti e che questo processo richiede mesi. “Non so come la gente pensi che io possa finire una cosa del genere in una settimana. Se non è stato ordinato nulla per oltre 20 anni e l’aspettativa è che la consegna avvenga domani, allora semplicemente non funziona. Sfortunatamente, alcuni in politica non lo capiscono”, ha affermato.

Del resto l’intero dibattito sulla consegna dei tank occidentali all’Ucraina riveste più un significato politico interno all’Occidente che una reale prospettiva militare.

Non saranno 120 carri occidentali di tre modelli diversi (Leopard 2, Abrams e Challenger 2), che si aggiungono ai 4 tipi di tank russo/sovietici già in uso presso l’esercito ucraino a influire in modo decisivo sul conflitto quando scenderanno in campo, tra alcuni mesi.

La loro presenza, al di là della qualità indiscussa dei mezzi, renderà ancora più caotico l’incubo logistico che vive l’esercito di Kiev costretto a impiegare oltre 160 tipologie diverse di armi pesanti e mezzi corazzati e blindati di origine russo/sovietica e Occidentale. Temi peraltro di cui Analisi Difesa si è già occupata più volte.

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Inoltre la sofisticazione dei tank occidentali (che potrebbero aumentare se anche la Francia decidesse di inviare una quindicina di Leclerc), i loro elevatissimi consumi di carburante e gli equipaggi da 4 militari invece dei 3 previsti nei carri di concezione russa rischiano di renderne ancora più complesso l’impiego. Tenuto anche conto che pesano 15/20 tonnellate in più dei tank di tipo russo/sovietico e che un gran numero di ponti sui numerosissimi corsi d’acqua dell’Ucraina non reggerebbero al loro passaggio.

Limiti di cui sembra esserne consapevole anche Volodymyr Zelensky. “Quando l’esercito russo, che ha migliaia di carri armati, è contro di noi, nessun paese risolve il problema decidendo di offrire 10 carri armati, 20 carri armati, 50 carri armati”, ha dichiarato il presidente ucraino un’intervista al canale televisivo tedesco ARD aggiungendo però che “la fornitura di carri armati motiva le forze armate ucraine”.

Invece il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, si è detto convinto che i Leopard 2 “in questo momento critico della guerra possono aiutare l’Ucraina a difendersi e a vincere”.

 

I Leopard 2 europei

Tra i paesi UE e NATO che parteciperanno alla “colletta” per fornire carri armati all’Ucraina Finlandia e Spagna non si sono ancora espresse circa tempi e numeri di un eventuale contributo.

Helsinki schiera 139 Leopard A4 (nella foto sotto) e altri 100 nella versione A6 e ha confermto di volerne inviare alcuni a Kiev mentre la Spagna dispone di 347 Leopard 2 dei quali 239 nella versione E prodotta in Spagna dall’azienda Santa Barbara nello stabilimento di Alcala de Guadaira (Siviglia) e 108 nella versione A4 (in pessime condizioni di manutenzione e per oltre metà non recuperabili) acquisiti in Germania tra i quali Madrid vorrebbe prelevare alcuni esemplari da fornire all’Ucraina.

Il ministro della Difesa, Margarita Robles, ha precisato oggi che occorre valutare quali carri tra gli A4 che si trovano attualmente immagazzinati e “in disuso da molto tempo” a Saragozza “possono essere messi nell’adeguato stato di funzionamento. “Abbiamo già riscontrato la piena collaborazione dell’industria per vedere quali sono in condizione di essere messi a posto” ha aggiunto il ministro spiegando che l’invio dei tank “dovrà essere accompagnata da personale che conosca la manutenzione necessaria e come vanno condotti”.

Lisbona è disposta a offrire 4 dei suoi 37 Leopard 2A6, secondo quanto riportati dal quotidiano Correio da Manha che cita fonti “ben informate” mentre l’Olanda è pronta a comprare i suoi unici 18 tank Leopard 2, anch’essi nella versione A6) presi in leasing dalla Germania per poi regalarli all’Ucraina.

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La Polonia, che ha esercitato pressioni fortissime su Berlino per ottenere il via libera alla consegna dei tank a Kiev, fornirà come la Germania 14 dei suoi 249 Leopard 2A4e A5 oltre a 60 OT-91 Twardy (versione polacca aggiornata dei T-72) ma ha già anticipato che chiederà il risarcimento del costo dei mezzi all’Unione Europea che ha appena stanziato altri 500 milioni di euro per gli aiuti militari all’Ucraina .

“Faremo richiesta di rimborso all’Unione Europea, sarà un’altra prova di buona volontà” ha annunciato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in conferenza stampa. La Norvegia potrebbe inviare all’Ucraina 8 dei 36 carri armati Leopard 2A4 che ha disposizione (altri 16 sono nei magazzini) dopo averli acquistati di seconda mano dall’Olanda 22 anni or sono.

Anche la Danimarca sarebbe disposta ad offrire alcuni dei suoi 44 Leopard 2A7 all’Ucraina dopo aver già promesso a Kiev tutta la sua artiglieria composta da 19 obici semoventi francesi CAESAR. Il Canada invierà quattro dei suoi circa 80 carri armati Leopard 2A4 e A6 in Ucraina “nelle prossime settimane” ha detto il ministro della Difesa canadese Anita Anand, lasciando aperta la possibilità di inviare altri Leopard in futuro.

Il rischio di “disarmo” europeo determinati dagli aiuti inviati all’Ucraina non è irrisorio in termini di artiglieria, carri armati e munizioni tenuto conto del numero limitato di mezzi pesanti disponibili nei diversi eserciti.

 

Le reazioni

Le reazioni russe alle notizie dell’invio dei tank europei e statunitensi all’Ucraina non si sono atte attendere. “Andranno in fiamme come il resto”, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov deplorando che la situazione in Europa e nel mondo “è estremamente tesa” a causa delle politiche occidentali. “Al momento non ci sono prospettive per una soluzione diplomatica del conflitto”, ha aggiunto.

L’Occidente “sopravvaluta il potenziale che (i carri armati) potrebbero dare all’esercito ucraino”, ha aggiunto Peskov probabilmente riferendosi alle difficoltà addestrative e logistiche che gli ucraini affronteranno nel gestire tali mezzi. In ogni caso Mosca ha tutto l’interesse ad accusare l’Occidente di provocare un’escalation e di voler colpire la Russia, tema utile anche a cementare il consenso patriottico intorno a un conflitto percepito ormai come una “guerra patriottica” contro tutto l’Occidente.

Soddisfazione a Kiev dove però si chiedono centinaia di carri occidentali, non poche decine”. L’ex ambasciatore ucraino in Germania, ora viceministro degli Esteri del governo di Kiev, Andriy Melnyk, considera un via libera di Berlino alla consegna di tank solo “un primo passo” al quale dovranno seguire forniture di aerei da combattimento Tornado ed Eurofighter, navi da guerra e sottomarini.

“Ho parlato oggi con il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. Dobbiamo anche aprire la fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina, è importante: dobbiamo anche espandere la nostra cooperazione nell’artiglieria, dobbiamo entrare nella fornitura di aerei per l’Ucraina. E questo è un sogno. E questo è il compito. Un compito importante per tutti noi”. ha detto ieri il presidente Zelensky.

Il governo ucraino ha del resto sempre chiesto a NATO e Occidente ogni tipologia di armi anche se la fornitura di sottomarini e aerei da combattimento quali Tornado tedeschi, Eurofighter Typhoon della prima tranche  ed F-16 olandesi radiati o in procinto di esserlo con l’arrivo degli F-35 appare una prospettiva al momento irrealistica anche se non possono venire ignorate valutazioni di mercato.

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Lockheed Martin ha dichiarato al Financial Times di essere pronto a soddisfare la richiesta di F-16 da parte di Paesi terzi che possano decidere di trasferire i propri caccia a Kiev. L’amministratore delegato Frank St John, ha dichiarato che ci sono “molte discussioni in corso sul trasferimento di caccia F-16 da Paesi terzi” all’Ucraina. St. John ha precisato che l’azienda non è direttamente coinvolta in queste trattative ma che è “pronta ad aumentare la produzione di F-16 a Greenville (South Carolina)” per poter rifornire al meglio i Paesi che scelgono di trasferire i loro aerei da combattimento all’Ucraina.

Di fatto l’azienda statunitense si candida a rimpiazzare in tempi ragionevoli con nuovi F-16 le forze aeree che cedessero agli ucraini i velivoli più vecchi in dotazione. Iniziative simili sono state assunte dagli Stati Uniti che hanno fornito il proprio surplus alle forze armate dell’Est Europa che hanno ceduto equipaggiamenti di tipo sovietico all’Ucraina.

Washington coglie così l’opportunità di mettere le mani sul mercato europeo approfittando anche delle difficoltà economiche, finanziarie ed energetiche degli alleati le cui industrie della Difesa devono fronteggiare limitate capacità e alti costi produttivi. In ogni caso i tempi sarebbero molto lunghi e i costi elevatissimi se si volessero riconfigurare le forze aeree ucraine su velivoli da combattimento occidentali, anche se di seconda mano e “spendibili”.

 

Tank non solo occidentali

Continuano intanto gli sforzi, soprattutto di USA e Gran Bretagna, per reperire mezzi e armamenti di tipo russo/sovietico da fornire a Kiev. Almeno 20 carri T-72B (ex bielorussi) sono stati messia disposizione dal Marocco (che ne fornirà in tutto 90/120) e si trovano già negli stabilimenti in Repubblica Ceca per venire revisionati e aggiornati.

Washington cerca armi russe anche in America Latina. Il vertice del Comando Sud delle forze armate statunitensi, generale Laura Richardson aveva chiesto ai paesi latino-americani che ne dispongono di fornire equipaggiamenti compatibili con quelli in uso in Ucraina.  “Sei Paesi della regione hanno equipaggiamenti militari russi. Gli Stati Uniti stanno cercando di incoraggiare questi sei Paesi a donare equipaggiamento militare russo all’Ucraina e sostituirlo con armi americane”.

Scontato per ora il no del Venezuela ma anche dalla Colombia è giunta una risposta negativa. “La Colombia non si schiera con nessuno, è a favore della pace e nessuna arma russa che si trovi in suolo colombiano finirà in Ucraina”, ha affermato il 24 gennaio il presidente Gustavo Petro in una conferenza stampa a margine del vertice della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi a Buenos Aires.  Nella stessa regione anche il Messico ha criticato la consegna di tank occidentali a Kiev ma rispetto a eventuali cessioni di mezzi le argomentazioni di Colombia e Messico hanno un valore e prettamente politico poiché gli eserciti delle due nazioni non schierano equipaggiamenti di rilievo di origine russo/sovietica.

 

Le difficoltà degli ucraini

Con un po’ di malizia non è difficile ipotizzare che la “bolla mediatica” sviluppatasi in questi giorni intorno alle forniture di carri occidentali (in numeri limitati e che vedremo sul campo di battaglia tra diversi mesi) avesse lo scopo di lanciare un messaggio incoraggiante alle forze di Kiev e soprattutto di nascondere all’opinione pubblica occidentale i rovesci e le perdite senza precedenti che stanno subendo (e di cui quasi nessuno parla).

Non sembra certo essere un caso la poca o nulla visibilità che ha avuto in queste ore la ben più importante notizia che gli ucraini hanno ammesso, dopo una settimana, di aver perduto il controllo di Soledar.

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Dopo averlo a lungo negato Serhiy Cherevaty, portavoce del comando orientale delle forze armate dell’Ucraina, ha dichiarato che “per preservare la vita del personale, le forze di difesa si sono allontanate da Soledar e si sono trincerate sulle linee di difesa prestabilite”, ha spiegato aggiungendo che “hanno assolto il compito: non hanno permesso al nemico di sfondare sistematicamente il fronte a Donetsk”.

I russi stanno avanzando oltre Soledar, minacciando direttamente Bakhmut e arrivando a meno di 20 chilometri da Siversk. Secondo diverse fonti militari le truppe di Kiev avrebbero iniziato a ritirarsi anche da Bakhmut onde evitare di venire circondate. L’intera seconda linea difensiva nella regione di Donetsk sembra sul punto di cedere mentre gli ucraini preparano trincee a Kramatorsk e Slovyansk, ultimi baluardi nella regione di Donetsk.

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La notizia prioritaria di questi giorni è che i russi hanno ripreso l’iniziativa e dopo mesi di ritirate e trinceramenti in posizioni difensive sono ripartiti all’attacco guadagnando terreno nel Donbass e nella regione di Zaporizhzhia dove sono arrivati a 40 chilometri dall’omonima città.

@GianandreaGaian

Foto: Bundeswehr, Rheinmetall, KMW, Telegram, Forze Armate Finlandesi e Ministero Difesa Ucraino

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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