Gli elicotteri russi dell’Iraq potrebbero finire in Ucraina
Secondo alcuni dati pubblicati negli Stati Uniti, l’Esercito iracheno starebbe vivendo una grave carenza di pezzi di ricambio per gli elicotteri di fabbricazione russa Mil Mi-17 a causa del conflitto in Ucraina e delle relative sanzioni imposte dall’occidente alla Russia.
«A causa della guerra in Ucraina la capacità dell’IACC (Iraqi Army Aviation Command) di accedere ai pezzi di ricambio per i loro elicotteri Mi-17 è limitata in quanto vi sono restrizioni sull’acquisto di parti di fabbricazione russa» – afferma un rapporto del Pentagono citato dal portale The Drive.
Pertanto, sulla base di questi presupposti, l’Aviazione dell’Esercito iracheno prevede di sostituire la flotta di Mi-17 con 20 elicotteri multiruolo della famiglia Bell 412: nel dettaglio 4 Bell 412EPX (di produzione giapponese) e 16 Bell 412M, anche se non è ancora stato ufficialmente comunicato un termine perentorio in tal senso.
Al contempo l’Esercito iracheno vuole anche acquistare 15 nuovi elicotteri da attacco leggero Bell 407M per sostituire parte della sua attuale flotta di Bell 407 e 15 nuovi elicotteri da addestramento Bell 505 per sostituire i vecchi elicotteri da addestramento Bell 407 e OH-58.
In realtà i problemi con i componenti dell’Aeronautica irachena sono iniziati ben prima della cosiddetta Operazione Speciale in Ucraina: già nel 2021, per questi stessi motivi, non solo l’aereo d’attacco Sukhoi Su-25 ma anche i droni d’attacco cinesi CH-4 si sono rivelati completamente inabili alle missioni.
Non è da escludere tuttavia che nelle condizioni attuali gli Stati Uniti possano anche incoraggiare le autorità di Baghdad non solo ad abbandonare gli aerei di fabbricazione russa ma anche trasferirli in Ucraina sulla falsariga di quanto accaduto con i Mi-17 afghani.
Anzi, considerando l’inventario iracheno i mezzi a disposizione di un trasferimento verso Kiev potrebbero essere estremamente appetibili vista la provenienza sovietico-russa di tali mezzi.
Secondo il FlightGlobal 2023 l’IACC disporrebbe di ben 41 Mi-8/171 (non si sa tuttavia quanti di questi operativi, ma comunque pur sempre ottimi per un’eventuale operazione di cannibalizzazione), 23 elicotteri d’attacco Mil Mi-35M “relativamente nuovi” considerando che il loro acquisto è avvenuto dopo l’invasione americana nel 2003 e infine 21 aerei d’attacco Sukhoi Su-25 intensamente impiegati, al limite dell’eccesso, nel 2014-2017 contro i miliziani dello Stato Islamico.
Tutti mezzi comunque normalmente in uso a Kiev e di pronto impiego senza bisogno di riqualificazioni o addestramento.
L’Aeronautica Militare irachena dispone inoltre secondo il suddetto database di 17 moderni elicotteri d’attacco Mi-28N/UB, tuttavia il loro trasferimento alle Forze Armate ucraine (che non hanno mai utilizzato l’elicottero russo) sarebbe reso arduo dall’impossibilità di addestrare gli equipaggi e dalle enormi difficoltà nel reperire ricambi e componenti.
Da un lato gli iracheni potrebbero certamente trarre un vantaggio dall’alienazione di questi velivoli considerando che i problemi di manutenzione non sono certo recenti e pertanto non faranno altro che peggiorare; inoltre la flotta operativa diminuirà progressivamente anche quando altri esemplari verranno smantellati per ottenerne i pezzi di ricambio.
D’altra parte il Bell 412, sebbene possa trasportare missili guidati, ha una capacità di carico molto inferiore rispetto al Mi-17. Inoltre il trasferimento di velivoli iracheni all’Ucraina potrebbe venire ostacolato dalle forze filo-iraniane e dell’opposizione, come i sostenitori dell’ayatollah Muqtada al-Sadr.
Tuttavia, l’esempio dei tentativi di ottenere il ritiro dei velivoli di produzione russa dalle forze armate irachene dimostra chiaramente il desiderio degli Stati Uniti di raccogliere ovunque equipaggiamenti da trasferire in Ucraina.
Washington attua proposte simili ad altri stati, come in America Latina, dove ci sono velivoli sovietici distribuite tra Perù, Argentina, Colombia, Ecuador, Messico e Brasile senza chiaramente contare i tradizionali alleati di Mosca come Cuba, Nicaragua e Venezuela).
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.