I Leopard svizzeri che vuole la Germania non verranno ceduti all’Ucraina
La Germania non invierà in Ucraina i carri armati svizzeri Leopard 2 fuori servizio se Berna accetterà di inviarli a Berlino. Lo ha detto il 3 marzo un portavoce del ministero della Difesa tedesco. “Esistono normative contrattuali esistenti e valutate”, ha spiegato il portavoce in conferenza stampa rispondendo ad una domanda sull’argomento. Il ministero della Difesa svizzero ha confermato in precedenza di aver ricevuto una richiesta dalle sue controparti tedesche per consentire a Rheinmetall AG di acquisire almeno una parte dei 96 carri armati Leopard 2 che l’Esercito Svizzero ha radiato dal servizio dei 230 in dotazione.
La richiesta precisava che i carri armati non sarebbero stati inviati in Ucraina ma sarebbero stati ammodernati per colmare la carenza di tank tedesca e di altri alleati della Nato e dell’Ue che hanno ceduto carri armati all’Ucraina o intendono rafforzare la propria componente corazzata.
La Germania non è riuscita negli ultimi mesi a indurre Berna a fornire scorte di munizioni da 35 mm per i cannoni antiaerei dei semoventi Gepard che Berlino ha fornito all’Ucraina.
La Germania del resto ha chiesto alla Svizzera anche di poter acquistare i più vecchi Leopard 1, carri che l’Esercito Elvetico non ha mai impiegato ma che la società RUAG ha acquistato in 96 esemplari in Italia dopo che erano stati radiati dal servizio.
L’azienda tedesca Rheinmetall, che già dispone di quasi un centinaio di Leopard 1, vorrebbe ora rimetterli in condizioni operative per fornirli all’Ucraina che con i circa 190 tank di questo tipo promessi da Berlino conta di costituire 6 battaglioni corazzati.
Berma ha però respinto la richiesta in base al principio di neutralità confermato il 6 marzo dal Consiglio degli Stati che, appellandosi alla necessità di preservare la credibilità della Svizzera e la sua neutralità, ha respinto – 23 voti a 18 e 2 astenuti – una mozione del “senatore” Thierry Burkart (PLR) che intendeva modificare le attuali disposizioni di legge circa la cessione di armi all’estero.
La mozione del presidente del PLR è la risposta alla richiesta di vari Stati europei – come la Germania la Danimarca o la Spagna – al Consiglio federale di poter riesportare verso l’Ucraina materiale bellico acquistato in Svizzera.
Secondo Burkart, e con lui numerosi esponenti del suo partito e diversi del Centro, un allentamento non contravverrebbe al diritto della neutralità e permetterebbe di rafforzare la base tecnologica e industriale della Svizzera. “Diversi paesi cui abbiano negato la riesportazione – ha spiegato – ci hanno fatto intendere che, in futuro, potrebbero rivolgersi altrove per rifornirsi di armi”. La mozione serve anche a preservare la nostra industria e, di riflesso, a rendere credibile la nostra neutralità armata, ha aggiunto.
Nonostante queste valutazioni la Svizzera nel 2022 ha battuto il record di export di materiali per Difesa con 955 milioni di franchi, il 29% in più rispetto al 2021. Il dato è stato reso noto dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), sottolineando che è il risultato più elevato degli ultimi 40 anni con un più 6 per cento rispetto al precedente primato registrato nel 2020 (901,2 milioni di franchi).
Secondo il rapporto La Confederazione ha ceduto prodotti militari a 60 paesi tra i quali il miglior cliente è Il Qatar (213,4 milioni di franchi), seguito dalla Danimarca, dalla Germania, dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti. Un quarto delle vendite ha interessato veicoli blindati, seguono le munizioni e armi di diverso calibro.
(con fonte ATS)
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