I russi a Bakhmut: missili Kinzhal contro il bunker della difesa aerea ucraina?
Dopo essere penetrati nei giorni scorsi nei quartieri orientali di Artemovsk/Bakhmut, i contractors della compagnia militare privata (PMC) Wagner hanno iniziato l’assalto alla grande infrastruttura industriale metallurgica AZOM, nel nord della città e che include un ampio settore sotterraneo simile a quello della Azovstal di Mariupol.
Immagini diffuse oggi dalla PMC Wagner (qui sotto) mostrano combattenti russi nello stabilimento Vostokmash, nel settore nord della ziona industriale AZOM. L’11 marzo Yevgeny Prigozhin ha annunciato in un video registrato dal tetto di un edificio vicino alla linea di battaglia che i suoi reparti si trovavano a 1.200 metri dal centro amministrativo della città.
Il 12 marzo una ulteriore avanzata dei reparti d’assalto del Gruppo Wagner ha dimezzato tale distanza riducendo l’area fortificata nel centro città difesa strenuamente dagli ucraini.
Bakhmut non è stata ancora del tutto circondata, forse perché i russi puntano a consentire alle truppe ucraine barricate nei quartieri occidentali (8/10 mila militari molti dei quali della Difesa Territoriale) di ritirarsi abbandonando i mezzi pesanti lungo le strade di campagna in gran parte coperte di fango oppure perché Mosca mira ad ampliare i progressi a nord e sud di Bakhmut per tentare di scardinare l’intera linea difensiva del nemico.
Il 12 marzo i contractors russi hanno preso il controllo del villaggio di Orekhovo-Vasilevka e spingendosi fino a Zaliznyanskoye, 15 chilometri a nord di Chasov Yar, località che costituisce la retrovia del fronte di Bakhmut e Seversk e per questo è stata pesantemente fortificata dagli ucraini e che le forze russe potrebbero puntare a circondare come sembrano indicare le notizie di fonte russa che riportano puntate offensive in direzione di Krasnyy (Ivanivske) e Stupochek a sud e di Novomarkiv a nord.
L’ampliamento delle ali settentrionale e meridionale dello schieramento russo potrebbe anche avere lo scopo di prendere ai fianchi un eventuale contrattacco ucraino che percorresse il corridoio che conduce da ovest a Bakhmut.
Un contrattacco di cui riferiscono anche fonti militari di Kiev dopo che l’acceso dibattito tra i vertici politici e militari ucraini sembra essersi risolto a favore del presidente Volodymyr Zelensky che non intende cedere la città e ha ordinato di inviarvi rinforzi per lanciare un contrattacco mentre il generale Zaluzhny, alla testa delle forze armate di Kiev, da tempo sembra premere per la ritirata da un settore che in questi ultimi mesi ha visto sacrificare le migliori brigate dell’esercito.
Con l’evidente obiettivo di mostrare compattezza, Zelensky ha ufficializzato oggi la decisione di continuare a difendere Bakhmut a seguito di un incontro con i comandanti militari.
La Presidenza ha reso noto che “dopo aver considerato l’operazione difensiva nella direzione di Bakhmut, tutti i membri…hanno espresso una posizione comune per continuare a tenere e difendere la città”. Una posizione che arriva dopo che l’analista militare ucraino Oleh Zhdanov ha messo in guardia contro una simile tattica. “Potremmo perdere qui tutto ciò che volevamo usare per le controffensive”, ha detto in un’intervista.
Anche Prigozhin ha sottolineato in più occasioni che le forze ucraine tenteranno una controffensiva dal nord di Bakhmut: “Per noi è importante che le forze regolari coprano i nostri fianchi. Se i fianchi sono coperti, tutto sarà in ordine” riferendosi al ruolo delle truppe regolari inviate da Mosca a rinforzo agli uomini della Wagner.
Fonti non ufficiali sia ucraine che russe riferiscono che Kiev sta concentrando oltre 50 mila militari e alcune migliaia di volontari stranieri (per lo più polacchi) per rinforzare le linee difensive in tutto il settore tra Seversk, Chasyv Yar e Bakhmut o per lanciare un consistente contrattacco lungo tutto il fronte di Donetsk.
Si tratterebbe di 20 brigate (di cui 3 di artiglieria e 2 corazzate con tank polacchi PT-91 Twardy derivati dai T-72), molte a ranghi incompleti e composte per lo più da coscritti con pochi giorni di addestramento basico. In previsione di questo contrattacco diverse unità russe sarebbero state mobilitate per difendere il fronte.
Fonti della PMC Wagner riferiscono che il contrattacco ucraino avrebbe preso il via questa mattina anche se non si può escludere che tale controffensiva, di cui riferiscono anche fonti di Kiev, sia in realtà un inganno per indurre i russi a concentrare forze regolari in supporto al Gruppo Wagner in questo settore.
Va però rilevato che in russi stanno continuando ad avanzare, lentamente ma con continuità, in tutti i fronti mentre la volontà ucraina di concentrare le forze disponibili sul settore di Bakhmut costituisce da sola un successo per Mosca che da nove mesi impone al nemico il sacrificio di moltissimi reparti per sostenere una linea difensiva il cui valore militare non vale probabilmente il sacrificio che l’esercito ucraino sta compiendo.
Concentrare le forze su Bakhmut sottrae risorse a possibili contrattacchi ucraini in altre aree e assicura a Mosca la capacità di mantenere l’iniziativa. In quest’ottica prolungare la battaglia è nell’interesse di entrambi i belligeranti: Kiev può vantare il successo simbolico di non aver ceduto la città-roccaforte nel Donbass e Mosca può continuare ad avanzare moderatamente su tutti i fronti al riparo da controffensive ucraine.
Al di là delle cifre gonfiate dalle rispettive propagande (e da quella dei paesi della NATO, Gran Bretagna soprattutto) circa le difficoltà e le perdite inflitte al nemico, è lecito ritenere che gli ucraini soffrano perdite consistenti e crescenti sul fronte di Donetsk dovute non solo alla difficile situazione tattica nel settore di Bakhmut ma anche alla penuria di munizioni e allo scarso addestramento di molti reparti gettati recentemente nella mischia.
I russi denunciano che rinforzi e munizioni sarebbero giunti a Bakhmut a bordo di convogli di veicoli con le insegne della Croce Rossa, poi rientrati nelle retrovie ucraine con a bordo feriti.
Il consueto bollettino quotidiano attribuito all’intelligence britannico ma verosimilmente curato dagli esperti di propaganda (INFO Ops) e operazioni psicologiche (PSY Ops) rivela invece oggi che nelle ultime settimane “la carenza di munizioni per l’artiglieria russa è probabilmente peggiorata, tanto che in molte zone del fronte è in vigore un razionamento estremamente stringente delle munizioni”. Secondo l’analisi, “la Russia ha quasi certamente fatto ricorso al rilascio di vecchie scorte di munizioni precedentemente classificate come non utilizzabili”.
Tali carenze dovrebbero però imporre a chi ne soffre la rinuncia ad azioni offensive per perseguire meno ambiziosi obiettivi difensivi che richiedono un minore consumo e usura di armi e munizioni. I russi, al contrario, continuano a premere si tutti i fronti.
Le difficoltà ucraine
Non mancano poi indizi di un progressivo logoramento delle forze ucraine di fronte al prolungarsi del conflitto.
Canali non ufficiali ucraini riferiscono di un crescente scontento dei reparti militari costretti a sacrificarsi inutilmente nella battaglia di Bakhmut mentre nei giorni scorsi erano circolate voci di militari ucraini ritiratisi dalla città attraverso i campi senza aver ricevuto l’ordine di ripiegare. Sui canali Telegram ucraini e russi circola un video di 4 militari di Kiev che disarmati e con una bandiera bianca muovevano verso le linee russe uccisi dai loro commilitoni. Vero o falso che sia di certo non contribuirà a innalzare il morale dei militari di Kiev.
Delle difficoltà crescenti degli ucraini si è occupato ieri un ampio reportage del Washington Post in cui sui evidenzia che la qualità delle forze militare ucraine, un tempo considerata un punto di forza sostanziale rispetto alla Russia, si è degradata in un anno di guerra poiché le perdite in morti e feriti hanno ridotto il numero di veterani esperti sul campo di battaglia. Molti funzionari ucraini dubitano della capacità di Kiev di organizzare la tanto attesa offensiva primaverile.
L’analisi, del Washington Post sottolinea che secondo le stime di “funzionari statunitensi ed europei, fino a 120mila soldati ucraini sono stati uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione della Russia, rispetto ai circa 200mila da parte russa. Mosca ha un esercito molto più numeroso e una popolazione circa tre volte più grande alla quale attingere per richiamare i coscritti. L’Ucraina mantiene il massimo riserbo sul numero delle sue vittime, anche ai suoi più fedeli sostenitori occidentali”.
In realtà è molto più probabile che le perdite russe siano largamente inferiori a quelle subite dagli ucraini ma, come scrive il WP, “cifre a parte, l’afflusso di coscritti inesperti, introdotti per colmare le perdite, ha modificato il profilo delle forze ucraine che soffrono anche di una carenza di munizioni di base, dai proiettili di artiglieria alle bombe di mortaio, secondo il personale militare sul campo”.
“La cosa più preziosa in guerra è l’esperienza di combattimento”, ha detto un comandante di battaglione della 46a brigata d’assalto aereo, identificato con il solo indicativo radio Kupol, in linea con il protocollo militare ucraino.
“Un soldato sopravvissuto a sei mesi di combattimento e un soldato uscito da un poligono di tiro sono due soldati diversi. Come cielo e terra. E ci sono solo pochi soldati con esperienza sul campo”, ha aggiunto Kupol. “Purtroppo sono già tutti morti o feriti”.
Kupol spiega la scelta di parlare al giornale statunitense motivandola con “la speranza di garantire un migliore addestramento delle forze ucraine da parte di Washington” e nell’auspicio “che le truppe ucraine per un’imminente controffensiva abbiano più successo dei soldati inesperti che ora presidiano il fronte sotto il suo comando”.
“C’è sempre speranza in un miracolo”, ha detto. “O sarà un massacro o sarà una controffensiva professionale. Ci sono due opzioni. In entrambi i casi ci sarà una controffensiva”.
Le valutazioni espresse da “Kupol” al Washington Post sembra siano costate all’ufficiale il posto di comandante di battaglione presso la 46a Brigata ucraina: fonti riprese dai blogger Telegram russi riferiscono che è stato obbligato a dimettersi dall’incarico e trasferito a un battaglione addestrativo come vice comandante.
Resta incerto quanto l’aumento degli aiuti e dell’addestramento militare occidentale inciderà su una tale offensiva. Un alto funzionario del governo ucraino citato dal Washington Post definisce il numero di carri armati promesso dall’Occidente “simbolico”. Altri esprimono in privato il timore che i rifornimenti promessi non raggiungano in tempo utile i campi di battaglia.
L’incapacità dell’Ucraina di eseguire la controffensiva finora più volte annunciata potrebbe venire canalizzata da Kiev verso nuove critiche agli Stati Uniti e ai loro alleati europei, in particolare “per aver aspettato troppo a lungo, fino a quando le forze ucraine si erano logorate, per approfondire i programmi di addestramento e fornire veicoli corazzati da combattimento, inclusi Bradley e Leopard”.
L’attuale situazione sul campo di battaglia – osserva peraltro il giornale citando un funzionario statunitense – “potrebbe non riflettere un quadro completo delle forze ucraine, perché Kiev sta addestrando separatamente le sue truppe per l’imminente controffensiva e le tiene deliberatamente lontane dai combattimenti in corso, inclusi quelli per la difesa di Bakhmut”.
Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, assicura che lo stato delle forze ucraine non incide sul suo ottimismo circa una prossima controffensiva. “Non credo che abbiamo esaurito il nostro potenziale”, penso che in ogni guerra arrivi un momento in cui è necessario preparare nuovo personale, che è quello che sta accadendo proprio ora”.
E la situazione per la Russia potrebbe essere peggiore, si legge ancora sul Washington Post, che ricorda come durante una riunione della Nato il mese scorso, il ministro della Difesa britannico Ben Wallace abbia affermato che il 97% dell’esercito russo era già schierato in Ucraina e che Mosca stava subendo “livelli di logoramento da prima guerra mondiale”.
Le valutazioni di Wallace non sembrano però trovare riscontri sui campi di battaglia ucraini dove l’iniziativa è saldamente in mano ai russi dall’inizio dell’anno.
Aleksey Danilov, segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, ha dichiarato a un canale televisivo locale che “un numero crescente di ucraini è favorevole ai negoziati di pace con la Russia. Ce ne sono sempre di più. Questa è una tendenza molto pericolosa quando anche le persone dell’Ucraina occidentale iniziano a parlare di queste cose”.
Nei giorni scorsi il servizio di sicurezza interna ucraino (SBU) ha reso noto di aver bloccato una rete di 26 canali Telegram con oltre 400.000 utenti, che informavano i residenti di sette regioni ucraine (oblast di Ivano-Frankovsk, Cherkassy, Vinnitsa, Chernovtsy, Kiev, Lvov e Odessa) sui luoghi in cui venivano distribuite gli avvisi per la mobilitazione militare.
Il messaggio dell’agenzia riporta che “La SBU ha bloccato 26 canali Telegram che hanno aiutato gli evasori alla leva a evitare la mobilitazione… Prima di tutto, hanno rivelato luoghi effettivi di consegna degli avvisi di leva ai coscritti e hanno suggerito loro di nascondersi peer sottrarsi ai funzionari dell’ufficio di leva”.
Secondo i rapporti, i canali Telegram hanno informato i residenti degli oblast di Ivano-Frankovsk, Cherkassy, Vinnitsa, Chernovtsy, Kiev, Lvov e Odessa sulla redazione dei coscritti.
A conferma delle gravi difficoltà delle forze ucraine il 12 marzo il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha detto di non aspettarsi a breve la fornitura di aerei da parte degli alleati sottolineando che “il problema numero uno è la mancanza di munizioni”.
Gli altri fronti
Nelle ultime 24 ore ameno 6mila rinforzi del Gruppo Wagner sarebbero giunti a Bakhmut dalla Crimea e da Mariupol secondo fonti locali riprese dal think-tank americano ISW ma se a Bakhmut lo sforzo offensivo maggiore è sostenuto dalla società militare privata Wagner, le forze regolari russe sono all’offensiva in diversi altri settori.
Nelle foreste intorno a Kremennaya stanno completando l’eliminazione della unità ucraine penetrate nei fitti boschi nei mesi scorsi per attaccare la roccaforte russa sul fronte di Lugansk. A nord e a sud l’offensiva ha portato i russi a pochi chilometri da Kupyansk e Lyman, roccaforti che le forze di Mosca dovettero abbandonare l’anno scorso durante la ritirata dalla regione di Kharkiv.
Lungo i confini russi con questa regione le truppe di Mosca mantengono una forte e ostentata presenza che potrebbe anticipare una nuova offensiva verso la città di Kharkiv o avere il solo obiettivo di minacciarla obbligando gli ucraini a concentrare qui forze militari che potrebbero diversamente venire impiegate per la difesa di Kupyansk.
Russi all’attacco anche a Vuhledar e lungo il fronte che corre nei sobborghi occidentali della città di Donetsk, nel settore di Andivka.
Gli obiettivi dei missili ipersonici Kinzhal
L’ultimo massiccio attacco missilistico russo contro obiettivi e infrastrutture ucraine ha visto l’impiego di ben 6 missili ipersonici Kinzhal, definito “gesto della disperazione” dalla propaganda ucraina subito rilanciata da molti media in Europa e in Italia.
Il lancio di queste e altre armi avrebbe avuto come obiettivo diverse installazioni militari ucraine (e del resto armi simili sono destinate a bersagli estremamente paganti) incluse le batterie missilistiche di difesa aerea, soprattutto quelle di NASAMS e IRIS-T che potrebbero essere andate quasi tutte distrutte e soprattutto un bunker sotterraneo nella regione occidentale di Lviv (Leopoli) in cui militari di paesi NATO lavoravano al fianco degli ucraini al coordinamento della difesa aerea.
Fonti russe riferiscono che un Kinzhal avrebbe colpito un bunker che si estendeva fino a 80 metri di profondità e che ospitava il centro di comando e controllo della difesa aerea in cui i russi presumono si trovassero fino a 300 militari inclusi 40 ufficiali stranieri di nazioni aderenti alla NATO.
Anche se né Kiev né fonti occidentali hanno meglio specificato quali obiettivi siano stati colpiti dai 6 Kinzhal lanciati dai russi è impossibile al momento verificare la notizia dell’attacco al comando sotterraneo mentre un indizio della perdita di alcuni assetti per la difesa aerea (4 lanciatori per missili da difesa aerea IRIS-T forniti dalla Germania e dei 4 lanciatori del sistema NASAMS forniti da USA e Norvegia) sembra giungere da Oslo, che ha annunciato il 12v marzo che invierà altri due lanciatori.
In attesa di conferme circa la prossima consegna di un lanciatore per missili Aster del sistema SAMP/T offerto congiuntamente da Italia e Francia, aumentano le voci di un ripensamento statunitense circa la fornitura di missili terra-aria Patriot, considerati non efficaci contro i missili e i droni-kamikaze di Mosca e che forse Washington non intende esporre agli attacchi russi.
Il ministro della Difesa norvegese Bjorn Arild Gram ha incontrato a Kiev il presidente Zelensky e il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov con i quali Gram ha discusso anche di addestrare in Norvegia piloti ucraini destinati a volare sugli F-16. Francia e Gran Bretagna invece addestreranno congiuntamente i marines di Kiev “aiutando l’Ucraina ad avere un decisivo vantaggio sul campo di battaglia e a vincere la guerra”, ha detto il premier britannico Rishi Sunak.
Foto Ministero Difesa Russo, Ministero Difesa Ucraino, Telegram e PMC Wagner
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.