L’ audizione dell’ammiraglio Cavo Dragone al Senato

 

 

“Il sostegno all’Ucraina ha creato problemi a tutte le nazioni del cosiddetto Gruppo di Contatto, preoccupate per l’abbassamento del livello delle scorte che non ha superato la soglia di allarme delle necessità operative ma ci siamo avvicinati molto a quel limite”.

Il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha impostato all’insegna della più schietta concretezza l’audizione del 23 marzo alla Commissione Difesa ed Esteri del Senato sulle linee programmatiche del proprio mandato (a questo link il video integrale dell’audizione).

L’ammiraglio ha ricordato che abbiamo vissuto gli ultimi 20 anni pensando di dover affrontare la lotta al terrorismo, guerre asimmetriche e peacekeeping, ma oggi non possiamo permetterci di attendere tre anni per ottenere dall’industria un sistema d’arma o 20 mesi per il munizionamento.

“Questo tema è oggetto di grande attenzione e di tavoli tecnici anche presso la Ue per mettere in comune le capacità e avere maggiori capacità di ripianamento delle scorte”.

Cavo Dragone ha proposto una più intensa integrazione dell’industria nazionale del sistema di Difesa con una maggiore produzione di sistemi d’arma e munizionamento da immagazzinare, nella speranza di non doverli usare, che da un lato potrebbe allungare i tempi del ritorno degli investimenti aumentando però la certezza delle commesse e le riserve di equipaggiamenti.

“I tempi di ri-approvvigionamento dei materiali non sono attualmente quelli che noi vorremmo nell’ambito di una realtà che si è manifestata recentemente in modo così brutale”.

Riferendo poi circa l’impegno delle forze armate l’ammiraglio ha dichiarato che “per la prima volta dal dopoguerra, il dispositivo militare nazionale è dispiegato in un arco geografico di una ampiezza senza precedenti: dalla regione artica e dal baltico verso sud, attraverso il fianco est dell’Alleanza fino ai Balcani, dal Golfo Persico verso ovest attraverso il Corno d’Africa e il medio oriente, il Mediterraneo, il nord Africa e il Sahel fino al golfo di Guinea.

Al momento circa 8mila donne e uomini delle Forze Armate sono impegnati in tutte le aree comprese in questo arco geopolitico, la cui stabilizzazione potrebbe richiedere l’ampliarsi della nostra attuale proiezione di sicurezza”.

“Dall’inizio del mio mandato i punti nevralgici del Mediterraneo allargato sono meta delle mie missioni all’estero: Turchia Iraq e Kurdistan, Libano, Kosovo, Kuwait, Giordania, Bahrein, Emirati arabi uniti, Libia, Pakistan. Recentemente ho ricevuto la visita del mio omologo dell’Arabia Saudita e questa settimana quella del generale al Haddad, capo di Stato maggiore della Difesa del Governo di unità nazionale di Tripoli. Prossimamente mi recherò a Tel Aviv, al Cairo e ad Algeri.

La domanda di sicurezza dello spazio mediterraneo è esplosa. L’insicurezza è davvero ai massimi livelli – ha ribadito Cavo Dragone- e il quadro complessivo tende al peggioramento, perché i già citati riflessi della crisi ucraina, la postura assertiva di Paesi come l’Iran e delle milizie proxy della Russia si sono intensificate ad ampio spettro, così come l’attività di gruppi terroristici di matrice jihadista in Sahel, provocando un costante innalzamento della tensione.

Dalla prospettiva dei Paesi partner – ha aggiunto Cavo Dragone – la politica militare é un prezioso e insostituibile canale di dialogo e collaborazione, che viene percepito come il battistrada di un sistema Paese, capace di proporre non solo addestramento o assetti militari, ma anche modelli organizzativi moderni, supporto strategico, di ricostruzione delle istituzioni e cooperazione industriale dall’elevato contenuto tecnologico.

La Difesa vuole essere percepita come un ponte per il dialogo a tutti i livelli, una porta di accesso per l’Europa, una presenza non invadente, equilibrata e costruttiva. Questo approccio è la chiave di volta di una nostra stabile collocazione strategica nel complesso universo Mediterraneo.

Oggi la Federazione russa gode del chiaro sostegno dell’Iran attraverso la fornitura di apparati militari tra cui i droni, mettendo in luce come Mosca e Teheran stiano riuscendo ad aggirare le sanzioni occidentali loro imposte”. L’ammiraglio ha sottolineato che la Russia è sostenuta “dall’Iran e dalla Corea del Nord, oltre all’appoggio politico della Siria e di alcuni Paesi africani, quali Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana, dove Mosca vede capitalizzato il proprio impegno, apparentemente in senso contrario rispetto a un costante allontanamento dal Cremlino dei Paesi ex sovietici, il cosiddetto estero vicino russo.

Nel continente africano, sovrapposti ai negativi effetti della pandemia Covid, ritroviamo quelli ancora più impattanti della crisi ucraina – ha aggiunto – in seguito ai quali certi Paesi sono divenuti altrettanti focolai di tensione e di instabilità.

Qui si colloca una minaccia di alto profilo strategico e militare, poiché dalla stabilità di questo quadrante, prioritario per l’Italia, dipende la sicurezza dei nostri confini e del nostro approvvigionamento energetico. Come Difesa, consapevoli della necessità di protezione delle infrastrutture per il trasporto, l’energia e le comunicazioni, abbiamo avviato un piano per potenziare la salvaguardia delle reti e delle arterie strategiche che attraversano il Mediterraneo, a partire dai gasdotti del Canale di Sicilia.

Con decisione posso asserire che la guerra in Ucraina ha accentuato le responsabilità dell’Italia, non solo sul fronte dell’alleanza, ma soprattutto per la stabilità del Mediterraneo e del Mediterraneo allargato, ove le Forze Armate devono poter essere all’altezza delle sfide alla sicurezza nostra e della comunità internazionale”.

A questo proposito “la disponibilità di adeguate risorse umane, sia militari che civili, costituisce il primo requisito affinché le Forze Armate possano affrontare con successo l’evidente ampliamento dei propri compiti istituzionali. E’ necessario compiere altri passi necessari alla luce delle nuove sfide che ci attendono” ha detto l’ammiraglio.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa ha segnato un momento di cesura e al tempo stesso di accelerazione di dinamiche che impongono anche al nostro Paese un rafforzamento della politica di difesa e sicurezza. Il vertice Nato di Madrid a giugno scorso ha sottolineato come la concorrenza strategica sia destinata a crescere velocemente nei prossimi anni, alla luce del mutato scenario geopolitico, per la spinta competitiva sviluppata contemporaneamente da Russia a Cina.

Le recenti dichiarazioni della Cina di voler rafforzare il suo ruolo all’interno di un mondo multipolare e la sua proposta di pace per l’Ucraina devono far riflettere. Tanti paesi, fra cui Cina e India, hanno assunto una posizione di non allineamento, rappresentando un universo che dobbiamo raggiungere e convincere della bontà delle nostre ragioni sulla crisi ucraina.

Di fronte a questa grave minaccia alla sicurezza internazionale, l’Unione europea ha reagito con determinazione, non solo sul piano dell’assistenza politica e militare all’Ucraina, ma anche facendo avanzare il processo di integrazione nel settore della politica di sicurezza e militare.

Oggi, finalmente, abbiamo concretamente il tema della costituzione di una forza militare europea – ha sottolineato – nell’ambito della bussola strategica. La sovranità nazionale è un tema di elevata sensibilità, ma dobbiamo concepire gli sviluppi della difesa europea come ulteriore arricchimento delle capacità di difesa dell’Occidente nel suo insieme, soprattutto dei suoi valori fondamentali, in una prospettiva integrata con l’Alleanza Atlantica, però qui c’è ancora molta strada da fare”.

Rilevanti le valutazioni espresse dall’ammiraglio Cavo Dragone circa la necessità di accelerare la produzione industriale di prodotti per la Difesa.

A questo link il video dell’audizione

Foto: Difesa.it

 

 

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