Walter Biot condannato a 30 anni per spionaggio

 

 

Il 9 marzo i giudici del Tribunale Militare di Roma al termine di una camera di consiglio durata circa tre ore, hanno decretato la condanna 30 anni di carcere per il capitano di fregata Walter Biot, l’ufficiale di Marina accusato di spionaggio per avere ceduto in cambio di denaro notizie e documenti classificati ad un funzionario dell’Ambasciata russa in Italia. Il militare arrestato in flagranza di reato dai carabinieri del Ros in un parcheggio della Capitale il 30 marzo del 2021, ha consegnato in cambio di 5 mila euro una serie di atti che erano coperti da segreto. Documenti che Biot ha fotografato dal pc del suo ufficio e poi passato in una scheda Sd al rappresentante della sede diplomatica russa.

“Tra i 19 documenti fotografati da Biot ce ne erano alcuni Nato secret – ha detto il pm militare nel corso della requisitoria – riservatissimi, e uno Top secret”. Nel corso del processo davanti ai giudici con le stellette alcuni testimoni hanno riferito che i documenti riguardavano la lotta all’Isis mentre altri mostravano debolezze e criticità dell’Alleanza Atlantica, specie dal punto di vista navale.

Si tratta di ‘falle’ che sarebbero poi emerse proprio durante la crisi in Ucraina e l’invasione russa, ha aggiunto il rappresentate dell’accusa.

Nei confronti di Biot, per il quale la Procura aveva sollecitato la condanna all’ergastolo, sono stati contestati diversi reati: rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete ne’ riservate. Nel procedimento si sono costituite parti civili la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministro della Difesa.

Agli atti dell’indagine ci sono anche tre video del 18, 23 e 25 marzo del 2021 in cui Biot viene immortalato mentre è intento a fotografare dal pc una serie di documenti da consegnare al funzionario russo. Una azione ripresa da una telecamera nascosta e in cui si vede il militare mentre ripone la sim-card in un bugiardino all’interno di una scatola di medicinali e la sistema nello zaino.

Commentando la decisione dei giudici l’avvocato difensore Roberto De Vita ha affermato che “30 anni non sono l’ergastolo. Faremo ricorso in appello, perché questa è la prima tappa di un lungo percorso che poi darà ragione Biot. Il tema è la prevalenza dello Stato di diritto sulle ragioni di Stato. I processi basati su prove segrete non trovano ospizio all’interno dell’ordinamento costituzionale italiano”.

Nei confronti del capitano di fregata procede anche la procura di Roma che, nell’inchiesta della pm Gianfederica Dito, contesta le accuse di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. Un processo attualmente in corso davanti alla Corte d’Assise di Roma. Nel capo di imputazione della giustizia ordinaria si afferma che l’ufficiale si è procurato “a scopo di spionaggio politico notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, o comunque nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”.

(con fonte ANSA)

 

 

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