Gli esiti incerti della visita di Macron in Cina
All’incirca un paio di anni fa, l’analisi sui Global Trends 2040 del National Intelligence Council, l’ente governativo statunitense che coordina le varie agenzie di intelligence, evidenziava tra i possibili scenari del prossimo ventennio quello di un nuovo ordine mondiale basato sulla unione delle forze di Unione Europea e Cina, che sarebbero portate a cooperare sul piano economico e pure sulle sfide climatiche e securitarie, emarginando o comunque ponendo in secondo piano gli Stati Uniti che verrebbero esclusi da intese comuni.
Nulla di nuovo dunque sul fronte delle derive delle sfide globali, ma certamente nessuno poteva prevedere che sotto le vesti dell’«autonomia strategica» di Macron questo scenario doveva presentarsi in tempi ravvicinati e in termini così eclatanti.
Il tema della «autonomia strategica» dell’Europa non è nuovo per il presidente francese che lo ha esplicitato sin dal 2017 in un celebre discorso alla Sorbona all’esordio del primo mandato presidenziale. Qui il progetto era per un’Europa sovrana, unita e democratica, dove nel prendere atto – in quel momento storico – di “un graduale e inevitabile disimpegno degli Stati Uniti” e di “un fenomeno terroristico duraturo il cui progetto è quello di frantumare le nostre società libere” era necessario concepire una capacità di difesa autonoma dell’Europa, in ogni caso “complementare alla NATO”.
Uno shock diplomatico
Dopo il clamore delle posizioni espresse da Macron nel corso della visita al presidente Xi Jinping, un vero e proprio shock diplomatico si è scatenato dopo l’intervista rilasciata in aereo, durante il viaggio di ritorno, alle testate Les Echos, France Inter e Politico. “L’Europa deve resistere alle pressioni di diventare vassalli dell’America, dice Macron” ha titolato proprio la redazione europea dell’autorevole testata americana.
Macron rivolge testualmente l’invito agli europei a «non lasciarsi coinvolgere in crisi che non sono le nostre, ostacolando così la costruzione della propria autonomia strategica». E aggiunge: nel nostro interesse far precipitare la crisi di Taiwan? No ».
Da qui tutta la sequela di concetti con i quali ha inteso proporre (in termini dunque ben diversi da quelli presentati alla Sorbona nel 2017) la sua idea di autonomia strategica: gli Stati dell’Unione Europea non possono autorappresentarsi come «vassalli degli Stati Uniti», e piuttosto l’Unione europea deve costituire un «terzo polo» di fronte alla sfida egemonica tra Cina e Stati Uniti.
Per Macron è perciò necessario «non entrare in una logica di blocco contro blocco. Al contrario, dobbiamo non dipendere dall’altro… per una sorta di riflesso di panico». Altri passaggi hanno riguardato la necessità per l’Europa di concentrarsi sul rafforzamento della difesa e di ridurre la dipendenza dalla «extraterritorialità del dollaro USA».
Le reazioni tra Europa e Stati Uniti
Antoine Bondaz, ricercatore della Fondation pour la recherche stratégique ha lanciato il tweet: «Il timing della dichiarazione è catastrofico (…) Macron fa il gioco di Pechino (…) cosa che riduce la deterrenza taiwanese e americana e accresce il rischio di un conflitto».
Il premier polacco Mateusz Morawiecki è stato caustico: «Invece di costruire un’autonomia strategica distaccata dagli Stati Uniti, propongo un partenariato strategico con loro». In Germania dall’Spd, partito del cancelliere Scholtz, il referente per la politica estera Metin Hakverdi ha evidenziato che sarebbe un grave errore una divisione in Occidente sui rapporti con Pechino: «Questo indebolisce la nostra comunità di valori occidentale», ha detto, aggiungendo che «nei confronti della Cina, l’Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti devono sempre cercare di agire insieme, e non essere divisi».
Dagli Stati Uniti il senatore repubblicano Marco Rubio è stato tra i più espliciti: «L’Europa, compresa la Francia, quanto alla propria difesa, è stata fortemente dipendente dagli Stati Uniti per 70 anni».
E ha aggiunto: «Stiamo spendendo molti soldi dei nostri contribuenti per la guerra europea… se di fatto Macron parla a nome di tutta l’Europa, e la loro posizione ora è che non hanno intenzione di scegliere da che parte stare tra Stati Uniti e Cina rispetto a Taiwan, forse anche noi dovremmo scegliere da che parte stare… Forse dovremmo dire che ci concentreremo su Taiwan e sulle minacce che arrivano dalla Cina, mentre voi, signori, occupatevi dell’Ucraina e dell’Europa».
Le precisazioni dell’Eliseo
C’era già quanto bastava perché l’Eliseo intervenisse con una lunga nota ufficiale per correggere il tiro. Meritano attenzione i passaggi cruciali del comunicato:
- Il presidente della Repubblica ha spesso affermato che la Francia non si trova in una posizione di equidistanza tra Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti sono nostri alleati, condividiamo valori comuni.
- La posizione francese su Taiwan è costante: sosteniamo lo status quo e manteniamo gli scambi e la cooperazione con Taiwan, che è un sistema democratico riconosciuto.
- Gli europei hanno i loro interessi e devono perseguirli in modo trasparente e leale con i loro alleati e partner internazionali: un’Europa sovrana è necessaria per l’equilibrio mondiale, che si tratti di commercio, promozione dei nostri valori, rispetto della legge, sviluppo e mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Il quadro comune pertanto è «coinvolgere la Cina ed evitare la frammentazione del mondo», nonché «mantenere un Indo-Pacifico aperto, basato sul rispetto delle regole internazionali e sulla cooperazione di fronte alle sfide globali».
Infine emerge la visione più ponderata dell’Eliseo: «Preservare la stabilità dell’ordine internazionale significa evitare il coinvolgimento della Cina nella guerra in Ucraina e coinvolgerla negli sforzi per negoziare una soluzione duratura. Ciò significa anche prevenire l’aumento dei rischi nello Stretto di Taiwan.
Il Presidente della Repubblica ne ha parlato anche con il Presidente Biden e ha detto chiaramente al presidente Xi Jinping che la questione di Taiwan va affrontata con il dialogo».
L’Europa di fronte alle sfide egemoniche di Russia e Cina
Il tema dei rapporti con gli Usa dovrà essere di certo approfondito, specie sulla nuova linea protezionista dell’economia statunitense adottata con l’IRA, l’Inflaction Reduction Act, la legge che introduce un massiccio pacchetto di sussidi pubblici che potrebbe dirottare oltreoceano gli investimenti delle aziende in Europa, attratte da vantaggi competitivi e da costi inferiori dell’energia: è un dato su cui sarà necessario riaprire il dialogo con gli Stati Uniti.
Quanto ai rapporti Francia- Stati Uniti, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e interessati direttamente all’area dell’Indo-Pacifico, proprio con riferimento a questo scacchiere, che in atto vede la crisi di Taiwan, Parigi si è vista esclusa nelle più recenti iniziative promosse dagli Usa nell’ambito dell’AUKUS (Australia, Regno Unito e Stati Uniti) e del Quad (Australia, India, Giappone e Stati Uniti), specie con riferimento al programma delle commesse per i sommergibili destinati all’Australia.
Di contro occorre interrogarsi se in questo momento storico, in cui da un lato lo stato delle relazioni tra Stati Uniti, Federazione Russa e Cina è ai minimi termini e dall’altro la guerra in Ucraina chiama l’Occidente a mostrare davvero una grande coesione, il disegno dell’«autonomia strategica» di Macron possa rilevarsi velleitaria e improvvida, peraltro al di là di da ogni ragionevole valutazione delle reali esigenze degli altri Paesi europei.
Basta rifarsi alla accoglienza che il presidente Biden ha ricevuto in particolare in Polonia per rendersi conto di cosa significhi il legame che unisce l’Europa agli Stati Uniti in questa fase in cui specie le popolazioni e gli Stati dell’est europeo (a parte il caso controverso dell’Ungheria di Orbàn) sentono viva sulla pelle la minaccia incombente del disegno imperiale di Putin. Altri Paesi europei come la Finlandia e la Svezia hanno abbandonato la loro storica neutralità per aderire alla NATO, unica organizzazione di difesa in grado di esprimere concreta deterrenza di fronte alle attuali minacce all’integrità dell’Europa.
Un Occidente coeso per negoziare la pace
L’ «autonomia strategica» propagandata da Macron per un’Europa emancipata dagli Stati Uniti doveva rassicurare la Cina di Xi Jinping perché questo si ponesse l’obiettivo di fare pressione su Putin per fare cessare la guerra in Ucraina.
Le cronache successive alla visita di Macron in Cina però hanno riportato le notizie sull’ennesima dimostrazione di forza su Taiwan e Xi peraltro non ha dato segnali di voler riparlare della questione ucraina oltre la proposta di pace basata sui controversi 12 punti, né con Putin né con Zelensky.
Putin dal canto suo ha ribadito un niet senza appello alla mediazione di Parigi, nemmeno per ipotizzare una tregua per la Pasqua ortodossa.
Come gli è stato consigliato dagli stessi diplomatici dell’Eliseo, sarebbe meglio che Macron ripensi a promuovere un Occidente meno diviso. Se si guarda solo agli “interessi” di un’Europa chiusa in sé stessa e disposta cedere sui principi e le regole del diritto internazionale si rischia di accettare un futuro lasciato in balìa delle pretese di chi sa solo ricorrere alla forza.
In questo scenario, in cui l’Europa deve convergere su scelte fondamentali, anche all’Italia potrebbe ora spettare un ruolo per rilanciare – recuperando pure lo smarrito Macron – una leadership europea convinta dei valori dell’euro-atlantismo e per questo capace di negoziare la pace grazie alla forza di un Occidente più coeso.
Foto Xinuha
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Maurizio Delli SantiVedi tutti gli articoli
Membro della International Law Association, dell'Associazione Italiana Giuristi Europei, dell'Associazione Italiana di Sociologia e della Société Internationale de Droit Militaire et Droit de la Guerre - Bruxelles. Docente a contratto presso l'Università Niccolò Cusano, in Diritto Internazionale Penale/Diritto Internazionale dei Conflitti Armati e Controterrorismo, è autore di varie pubblicazioni, tra cui "L'ISIS e la minaccia del nuovo terrorismo. Tra rappresentazioni, questioni giuridiche e nuovi scenari geopolitici", Aracne, 2015. Collabora con diverse testate italiane ed europee.