Il report di Mediobanca sull’industria della Difesa
L’ Area Studi Mediobanca ha esaminato i conti annuali di oltre 240 multinazionali industriali mondiali suddivise per comparto, con ricavi complessivi per 12,3mila miliardi di euro nel 2022 e capitalizzazione di 22,3mila miliardi a fine 2022, pari al 23% del valore complessivo delle borse mondiali.
L’analisi contiene inoltre un approfondimento sui trenta principali gruppi mondiali della Difesa con ricavi individuali superiori a 1,5 miliardi di euro, di cui 15 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Europa e cinque in Asia. La presentazione è disponibile per il download sul sito www.areastudimediobanca.com
Riportiamo qui sotto il brano del comunicato di Mediobanca relativo al settore della Difesa (elaborazioni ASM su dati SIPRI-Stockholm International Peace Research Institute).
La spesa globale per la difesa ha superato per la prima volta i $2mila miliardi nel 2021 (+0,7% sul 2020 e +12% sul 2012, in termini reali), raggiungendo il massimo storico di $2.113mld (2,2% del PIL globale), pari a $5,8mld al giorno. Il 37,9% fa capo agli Stati Uniti ($801mld), seguiti da Cina con il 13,9% ($293mld), India (3,6%), Regno Unito (3,2%) e Russia (3,1%); l’Italia è undicesima con l’1,5% del totale mondo ($32mld, pari a $88mln al giorno).
La classifica cambia se si considera l’incidenza sul PIL: primi posti per i Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, con la Russia in 11esima posizione (4,1%), gli Stati Uniti in 15esima (3,5%), l’Ucraina in 19esima (3,2%), la Cina in 63esima (1,7%) e l’Italia in 76esima (1,5%, era 1,4% nel 2012 e 2,1% nel 1988).
Come richiesto dalla NATO nel 2014, l’Italia sta gradualmente innalzando la propria spesa nella difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del PIL entro il 2028. I cittadini che spendono maggiormente per la difesa del proprio Paese sono Qatar, Israele, Stati Uniti e Kuwait con più di 2mila dollari pro-capite nel 2021; i $530 a persona dell’Italia (pari a $1,5 al giorno) rappresentano circa il doppio della media mondiale ($268) e il 17% in più della Russia.
La quota di spesa pubblica dedicata alla difesa è più elevata in Bielorussia, Qatar, Oman e Arabia Saudita con oltre il 20%, mentre l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica con il 2,6%, inferiore alla media mondiale del 6,2% che invece è superata da Russia (10,8%), Stati Uniti (8,3%) e Ucraina (7,8%).
Priorità sicurezza e focus sulle multinazionali della Difesa: i conti e la Borsa
Con l’invasione dell’Ucraina e la guerra ai confini dell’Europa, lo scenario mondiale è cambiato accrescendo l’esigenza di sicurezza. Gli effetti di questa mutata percezione si riflettono nei bilanci delle multinazionali della Difesa considerate e nelle loro quotazioni in Borsa: nel 2022 gli investimenti sono cresciuti a una velocità più che tripla rispetto ai ricavi e i titoli azionari hanno realizzato i rendimenti più elevati.
Nel 2022 il giro d’affari aggregato dei trenta gruppi mondiali con prevalente specializzazione nella Difesa è stato di €432mld, di cui €316mld si stima siano generati esclusivamente dallo stesso comparto (+4,0% sul 2021 e +10,5% sul 2019). Il panorama è dominato dai player statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Nel 2023 è atteso un ulteriore incremento dei ricavi del +6% sul 2022, per l’aumento dei budget nazionali in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche.
Gli Stati Uniti, con i loro 15 big, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che, con Fincantieri e Leonardo, conta per il 21% del giro d’affari europeo e per il 4,7% di quello mondiale (l’incidenza dei ricavi generati dalla Difesa nel 2022 è stata pari all’83% per Leonardo e al 32% per Fincantieri).
I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della Difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (€57,5mld), Raytheon Technologies (€37,1mld), Boeing (€35,6mld), Northrop Grumman (€29,5mld) e General Dynamics (€25,9mld). In ottava posizione si colloca Leonardo (€12,2mld) e in 23esima Fincantieri (€2,4mld).
L’incremento dei ricavi vede primeggiare la turca Aselsan (+75,0% sul 2021), davanti alle tedesche Hensoldt (+15,8%) e Rheinmetall (+13,3%) e alle statunitensi HII-Huntington Ingalls Industries (+12,1%) e Booz Allen Hamilton (+11,8%), tutte in crescita a doppia cifra.
Entrambi i gruppi italiani si distinguono per un incremento superiore alla media: Fincantieri con +8,1% e Leonardo con +4,1%. La redditività appare calante: l’ebit margin medio scende dall’8,0% del 2019 al 7,3% del 2022. Tre società a controllo statale riportano i margini più soddisfacenti: la turca Aselsan (25,2%) e le indiane Hindustan Aeronautics (24,7%) e Bharat Electronics (20,6%).
L’incidenza dei ricavi generati dalla Difesa nel 2022 è stata pari all’83% per Leonardo e al 32% per Fincantieri 3 In rialzo a doppia cifra gli investimenti che sfiorano complessivamente i 12 miliardi di euro (+13,2% sul 2021) e salgono al 2,7% dei ricavi (dal 2,5% del 2021). Il podio per intensità di investimento vede in prima posizione la statunitense BWX Technologies (8,9%), davanti alla turca Aselsan (6,7%) e alle tedesche Hensoldt (5,6%) e Rheinmetall (5,4%).
I gruppi italiani sono ben posizionati, a conferma della loro forza industriale: sesto posto per Fincantieri (4,0%) e 12esimo per Leonardo (3,3%).
La distribuzione di dividendi è aumentata del 5,2% sul 2021, con l’81% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi. Le trenta multinazionali della Difesa hanno occupato oltre 1,3 milioni di persone nel 2022 (+0,4% sul 2019), di cui il 69% in forza ai gruppi a stelle e strisce.
Sul fronte patrimoniale, le società della Difesa registrano un ammontare di mezzi propri equivalente a quello dei debiti finanziari a fine 2022, con entrambe le indiane (Bharat Electronics e Hindustan Aeronautics), a controllo statale, più capitalizzate, seguite dalla francese Dassault Aviation (capitale netto pari a 25,7 volte i debiti finanziari).
Rispetto al 2019, i mezzi propri sono aumentati (+40,6%) più di quelli di terzi (+21,5%). In crescita anche la liquidità (+34,3% sui livelli pre-pandemici), pari al 28,7% dei debiti finanziari a fine 2022. La capitalizzazione delle multinazionali della Difesa si attesta a 736 miliardi di euro a fine 2022, pari allo 0,8% del valore complessivo delle borse mondiali (0,5% a fine 2021). Mediamente la capitalizzazione risulta quattro volte superiore ai mezzi propri, con le italiane fra le meno valorizzate dalla Borsa: Fincantieri quota 1,5 volte il capitale netto e Leonardo 0,6 volte.
A fine marzo 2023 la capitalizzazione aggregata segna 721 miliardi di euro, di cui l’80% in capo ai gruppi a stelle e strisce, con il podio di Borsa occupato dalle tre statunitensi Raytheon Technologies (€131,9mld), Boeing (€117,2mld) e Lockheed Martin (€110,7mld).
Tutte le altre società registrano una capitalizzazione inferiore a 65 miliardi di euro. Nel 2022 il rendimento azionario dei player della Difesa (dividendi inclusi) è pari al +34,6%, ben al di sopra del -11,0% segnato dall’indice azionario mondiale.
Nel primo trimestre 2023 il valore aggregato segna +0,2%, con le migliori performance registrate dalla svedese Saab (+51,7%) e dalle tedesche Hensoldt (+50,2%) e Rheinmetall (+46,3%); quarto miglior rendimento per Leonardo (+34,2%) e ottavo per Fincantieri (+11,6%).
La Borsa e gli investitori sembrano quindi avere apprezzato il rinnovato valore della sicurezza. Ciò è avvenuto nonostante le società della Difesa risentano di una specializzazione penalizzante in termini di ESG. Tuttavia, il mutato contesto geopolitico, il riconoscimento della deterrenza come strumento di conservazione della pace e l’esigenza di tutelare i valori democratici hanno aperto il dibattito sulla riconsiderazione della compatibilità tra sostenibilità e investimento nei capitali delle imprese della Difesa.
Il Report Mediobanca completo in PDF a questo link
Fonte: comunicato Area Studi Mediobanca
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