La Russia sviluppa un drone kamikaze a turbogetto e attrezza le basi per gli UAV

 

La società Unmanned Vehicles Group basata nella regione di Ural ha sviluppato il primo drone kamikaze russo propulso a reazione. Il progetto è stato presentato in occasione della recente mostra degli equipaggiamenti militari tenutasi presso il Centro Panrusso delle Esposizioni (VDNKh) di Mosca: si tratta del prototipo della munizione circuitante (o drone kamikaze) FPV K-5, il primo velivolo russo del genere con propulsione a getto.

«Abbiamo utilizzato in questo UAV la propulsione a reazione per ottenere maggiore velocità – ha dichiarato lo sviluppatore all’agenzia RIA Novosti – inoltre l’UAV è dotato di intelligenza artificiale e visione artificiale pur lavorando nell’ambito delle tracce termiche e d’immagine. Ma in particolare, nel prossimo futuro verrà utilizzata la possibilità di regolare il sistema inerziale che eliminerà completamente l’uso dei canali radio.»

Secondo l’azienda sarà sufficiente che l’operatore porti le munizioni vaganti nell’area di destinazione e il sistema di bordo punterà autonomamente il drone su un obiettivo specifico.

Il drone è dotato di un piccolo turbogetto che gli consente di coprire una distanza fino a 90 chilometri, la velocità massima del dispositivo raggiunge i 400 km/h, mentre la velocità di crociera è di 200 km/h; mentre il carico utile è di 6 chili. Componenti e produzione del drone, ad eccezione del motore, sono russi. Il drone verrebbe lanciato da una catapulta a schieramento rapido da terra o tramite razzo a propellente solido.

Secondo Ural Unmanned Vehicles, il dispositivo è ora in fase di test. Entro la fine dell’anno si prevede di completarli e presentare una linea di velivoli a pilotaggio remoto sia in versione da ricognizione che d’attacco con vari carichi utili.

In tema di UAV  il Ministero dei Trasporti della Federazione Russa a comunicare pochi giorni fa che le prime basi per UAV/UCAV negli aeroporti di Yamal e Chukotka saranno costituite entro il 2024.

Secondo il documento sono già stati individuati i primi 9 insediamenti i cui aeroporti saranno dotati di un’infrastruttura unificata di comunicazione, navigazione e sorveglianza per supportare i voli dei droni.L’elenco include inoltre le località di Anadyr, Beringovskij, Kanchalan, Markovo, Salechard, Salemal, Panayevsk, Pitlyar e Lopkhari.

Il Ministero dei Trasporti determinerà i parametri tecnici e finanziari dei progetti per attrezzare i siti di in questi insediamenti nel 2023. Entro il 2030 invece, si prevede che tali basi per droni saranno attrezzate in ben 290 aeroporti.

Ieri il presidente Vladimir Putin ha affermato che l’industria russa dei droni potrebbe presto valere 1 trilione di rubli (12,25 miliardi di dollari) una volta messo in atto un piano per aumentare la produzione.  Alla fine dello scorso anno Putin aveva affermato che la Russia doveva aumentare la sua produzione di veicoli aerei senza pilota (UAV) e creare infrastrutture per il loro impiego diffuso in applicazioni militari e civili.

Foto RIA Novosti

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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