Verso la caduta di Bakhmut e Marinka, in attesa della controffensiva ucraina
(aggiornato alle 23,55)
Le unità della compagnia militare privata (PMC) Wagner hanno sfondato ieri le linee di difesa ucraine nei quartieri occidentali di Bakhmut, ultimo parte dell’area urbana a restare sotto il controllo delle forze di Kiev. Secondo fonti della PMC Wagner confermate da fonti militari ucraine i russi avrebbero conquistato l’area del Collegio industriale (attaccando oggi le postazioni ucraine presso la Scuola n.12) e quella dello stabilimento di lavorazione della carne lungo la via Čajkovskij.
Questa mattina le forze russe hanno annunciato di aver conseguito progressi nel quartiere di Khromovsky, dove si registrano aspri combattimenti intorno all’ufficio postale come nel quartiere residenziale intorno alla strada Vyzvolyteliv Donbasu caratterizzato da alti palazzi e aree industriali nell’ovest della città.
I russi continuano a perseguire l’obiettivo di premere da nord, est e sud per chiudere l’accerchiamento delle ultime unità ucraine rimaste in città, probabilmente solo un paio di brigate che difendono gli ultimi quartieri occidentali della città rimasti sotto il controllo di Kiev.
Poche le notizie sulla battaglia apparse negli ultimi giorni sui media occidentali, elemento che potrebbe confermare le gravi difficoltà delle truppe di Kiev anche se restano da verificare le percentuali sul controllo del territorio a Bakhmut (Artemovsk per i russi) diffusi da Wagner il 27 aprile che attribuivano agli ucraini il controllo di appena l’8 per cento della città mentre un altro 8 per cento è conteso e l’84 per cento è saldamente sotto controllo russo (nella mappa qui sotto).
Fonti russe questa mattina valutavano che solo il 6 per cento dell’area urbana fosse in mani ucraine mentre in serata il comandante delle forze terrestri ucraine, il generale Oleksandr Syrsky, avrebbe riferito al presidente Volodymyr Zelensky che i suoi uomini controllano appena il 5 per cento della città ed è impossibile far affluire riserve e rifornimenti.
Duri scontri anche più a sud, nel settore di Avdiivka, dove gli ucraini avrebbero lanciati alcuni contrattacchi nel tentativo di respingere i russi che minacciano di raggiungere l’Autostrada 20 il cui controllo isolerebbe la guarnigione ucraina che difende il centro abitato.
Sempre nella regione di Donetsk Quasi del tutto in mano alle truppe russe sarebbe invece la cittadina di Marinka, teatro da mesi di apri combattimenti. Secondo fonti russe citate dall’agenzia Ria Novosti le forze di Kiev controllano ancora posizioni in alcuni quartieri ma avrebbero ridotto le attività in questo settore spostando truppe e mezzi verso altre aree (nella mappa qui sotto la situazione sui fronti di Donetsk) della regione dove il ministero della Difesa russo ha reso noto nel bollettino di ieri di aver effettuato 7 sortite aeree e di aver eliminato 575 militari ucraini, 2 carri armasti, 3 veicoli da combattimento, 12 veicoli, 3 pezzi di artiglieria semoventi e trainati e 2 radar campali AN/TPQ-50.
Oggi il bollettino dello stato maggiore ucraino ha riferito di aver ucciso nelle ultime 24 ore su tutti i fronti 470 militari russi distruggendo, 3 carri armati, 3 veicoli da combattimento e 3 pezzi d’artiglieria (secondo questa fonte sarebbero 190.510 i soldati russi rimasti uccisi dall’inizio della guerra).
Circa le perdite in questa fase del conflitto il leader della PMC Wagner ha affermato in un’intervista rilasciata il 13 aprile che nel corso del conflitto i suoi contractors hanno eliminato in battaglia 38mila militari ucraini dei quali 32mila nel settore di Soledar/Bakhmut e gli altri presumibilmente nella battaglia dello scorso anno a Popasna.
Nei giorni successivi Prigozhin ha valutato in 500 al giorno le perdite ucraine a Bakhmut (100/200 caduti e 300/400 feriti) aggiungendo che in media la PMC Wagner registra circa 60 perdite giornaliere tra morti e feriti, di più nei momenti in cui numeri cui ha registrato carenza di munizioni di artiglieria.
La continua pressioni esercitata da gennaio dai russi in diversi settori del fronte avrebbe determinato un rateo crescente di perdite ucraine che le stime fornite dal ministero della Difesa Russo valutano in 6.600 morti in gennaio, 11.000 in febbraio, 14.600 in marzo e oltre 15.000 in aprile, mese in cui i dati sono incompleti. Come sempre i numeri sulle perdite forniti dai belligeranti restano non verificabili da fonti neutrali.
Il 27 aprile è emerso che i russi avrebbero trasferito decine di veicoli corazzati e sistemi di artiglieria dalla Crimea a un’area non specificata del Donbass. “Le truppe russe potrebbero trasferire attrezzature militari per sostenere le operazioni offensive russe in corso nella regione di Donetsk o in altre aree del fronte, preparandosi a una possibile controffensiva dell’ucraina” valuta il think-tank statunitense Institute for the Study of the War (ISW).
La controffensiva
Circa la controffensiva ucraina e i suoi obiettivi si moltiplicano riserve e perplessità sussurrate in forma anonima ai media da fonti militari e diplomatiche evidenziate sull’ANSA da Mattia Bernardo Bagnoli che riporta la preoccupazione che si ripongano fin troppe aspettative sulla capacità dell’Ucraina di chiudere la partita entro l’estate. “Dobbiamo essere cauti – spiega un’alta fonte diplomatica alleata – a non trasformare la controffensiva nel momento definitivo del conflitto: è molto probabile che Kiev non otterrà un successo strategico.”
Anche il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg in diverse occasioni si è detto “fiducioso” che le forze armate ucraine possano ottenere risultati concreti sul campo ma, allo stesso tempo, ha ricordato che le guerre sono per loro natura “imprevedibili”.
“Nell’emergenza l’unità (dell’Occidente – NdR) non è mancata ed è rimasta compatta sino ad ora, il che è già un miracolo”, nota un diplomatico occidentale. “Però è innegabile che ci siano spinte centrifughe. Se lo scenario è quello della stagnazione, di una guerra di tipo Ottocentesco, l’unità e la solidarietà diventano più complicate”.
Un terzo diplomatico ha detto all’ANSA che “gli ucraini hanno presentato piani militari convincenti, con la possibilità di arrivare a una vittoria strategica, non tattica. Magari non si tradurrà in una riconquista completa ma limiterà le capacità logistiche dei russi e potrebbe forzare un cambiamento nelle posizioni del Cremlino. Investire tutte le nostre speranze sulla controffensiva ucraina di primavera, magari attendendosi una svolta prima del summit Nato di Vilnius, è il regalo migliore per Putin”, avverte la fonte. “Cosa accadrà se gli ucraini non sfondano? Mosca vince. No, la controffensiva non può che essere un pezzo della guerra, non la resa dei conti finale”.
Tra le valutazioni emerse in questi giorni tra gli analisti sentiti dalla CNN vi sono elementi che potrebbero ridimensionare le aspettative circa la controffensiva ucraina e le sue possibilità di successo, al momento inficiate soprattutto dalle condizioni ambientali caratterizzate da piogge e fango.
Tra questi l’assenza di sorpresa poiché dopo mesi di annunci i russi si aspettano un attacco in forze (che Evgheny Priogozhin si attende per il 15 maggio) e hanno costruito linee difensive fortificate, ostacoli anticarro, postazioni e campi minati posti in profondità a difesa dei territori sotto il loro controllo dalla riva sinistra del Dnepr a Kherson fino alla regione di Zaporizhia e poi nel Donbass (Donetsk e Lugansk) fino a lambire a nord la regione di Kharkiv e il confine russo.
Inoltre l’Ucraina non sembra disporre di uno strumento aereo in grado di appoggiare dall’aria un’azione offensiva su vasta scala considerando la penuria di elicotteri e di aerei da combattimento dopo che è emerso che buona parte dei Mig 29 giunti recentemente a Kiev da Polonia e Slovacchia non sarebbero operativi.
Al contrario i russi schierano un buon numero di elicotteri d’attacco Mi-35, Ka-52 e Ka-58 oltre agli aerei da attacco Su-25 e soprattutto stanno impiegando in modo sempre più intenso le bombe guidate (nella foto sotto) lanciate dai velivoli da combattimento da alta quota e da decine di chilometri dal fronte. Del resto, come trattiamo più avanti in questo articolo, gli ucraini hanno crescenti difficoltà a sostenere le capacità di difesa aerea missilistica.
Infine le forze ucraine mobilitate per la controffensiva sono composte per lo più da reclute poco esperte e addestrate in un contesto sociale che vede sempre più frequentemente arruolamenti forzati e il tentativo di molti giovani di sottrarsi alla chiamata alle armi dopo le pesanti ripercussioni sociali e sul morale della popolazione determinati dalle perdite ingentissime sofferte dalle truppe di Kiev nei “tritacarne” di Soledar, Bakhmut, Marinka, Avdiivka…
Sul tema della controffensiva è intervenuto il 27 aprile il comandante delle forze USA e NATO in Europa, generale Christopher Cavoli, che ha ammesso un ruolo chiave nella meticolosa preparazione della prossima iniziativa militare ucraina pur ammettendo che la Russia oggi dispone di “forze di terra più grandi di quanto fossero un anno fa” e che “le forze aeree russe hanno perso molto poco, circa 80 velivoli. Hanno un altro migliaio di caccia e cacciabombardieri”.
Quanto alla Marina russa, “ha perso una sola nave”, anche se la perdita è stata simbolicamente rilevante (l’incrociatore lanciamissili Moskva, nave ammiraglia della Flotta russa del Mar Nero affondata da un attacco missilistico ucraino ma ispirato e guidato dagli anglo-americani il 14 aprile dello scorso anno).
L’emittente televisiva CNN ha sottolineato che le dichiarazioni di Cavoli forniscono un quadro differente e meno ottimistico rispetto a quello tracciato al Congresso il mese scorso dal capo dello stato maggiore congiunto delle forze Usa, generale Mark Milley.
Quante armi per Kiev
Il generale Cavoli (a destra nella foto sotto con il capo di stato maggiore delle forze armate ucraine generale Valery Zaluzhny) ha dichiarato che “oltre il 98% dei mezzi militari promessi all’Ucraina sono già stati consegnati. “Sono molto fiducioso che abbiamo consegnato il materiale di cui hanno bisogno e continueremo una linea di rifornimenti per sostenere anche le loro operazioni “. Valutazione peraltro non condivisa da fonti governative ucraine che chiedono ulteriori e crescenti aiuti. Finora dall’Occidente sono giunti in Ucraina 6.200 unità di equipaggiamento pesante dal febbraio 2022 inclusi:
- 39 aerei da combattimento Mig 29 e Sukhoi Su- 25
- 44 elicotteri Mi-8/17 ed Mi-24 ma anche 3 Sea King e forse 2 UH-70 Blackhawk
- 575 carri armati T-72, T-55S, Leopard 2, Challenger
- 4.697 veicoli da combattimento ruotati e cingolati di decine di tipologie diverse
- 675 obici d’artiglieria trainati fa 122, 130, 152, 105 e 155 mm D-30, M777, L118 Ligh Guin, M-101, FH-70, M46, Otoi Mod.56, D-20, TRF-1.
- 370 obici semoventi da 122, 152 e 155 mm M-109, Pzh 2000, Krab, 2S1, DANA M2, CAESAR, Zuzana , Archer e AS90
- 125 lanciarazzi campali multipli per lo più di tipo HIMARS, MLRS, MARS 2, e RM-70
Tra le più recenti forniture militari giunte a Kiev si segnalano 20 veicoli da combattimento 6×6 Valuk equipaggiati con lanciagranate da 40mm e mitragliatori da 12,7 mm che secondo il sito sloveno 24Ur sdarebbero stati forniti in segreto con il trasferimento dei mezzi in Polonia tramite un aereo da trasporto statunitense C-17.
Sono giunti in Ucraina almeno 30 obici semoventi da 155mm M109L radiati da tempo dall’Esercito Italiano e di cui 60 esemplari sono stati rimessi in condizioni operative con fondi statunitensi ma secondo fonti militari ucraine citate dal Financial Times nessuno dei primi 20 semoventi sarebbe pronto al combattimento a causa di difetti, avarie e mancate riparazioni non meglio precisati e necessitano di profonde revisioni.
Secondo il quotidiano Repubblica i mezzi fuori uso non sarebbero gli M109L visti transitare a bordo di carri ferroviari nella stazione di Udine a metà aprile e che sarebbero oggi già operativi al fronte, ma dei primi M109L consegnati dall’Italia nell’autunno scorso. Diversi alleati della NATO hanno fornito complessivamente oltre un centinaio di M109 all’Ucraina.
Fonti russe evidenziano le crescenti carenze della difesa aerea ucraina che oltre a disporre di pochi missili negli ultimi giorni avrebbe perduto nella regione di Kherson 2 lanciatori dei sistemi S-300 più altri 2 danneggiati oltre a diversi radar tridimensionali 36D6 e un semovente antiaereo Gepard, colpiti dalle munizioni circuitanti russe Lancet (impiegate soprattutto contro radar, artiglieria e difese aeree) e Geran-2.
I rapporti del Pentagono trapelati su alcuni social media nelle scorse settimane riferivano che gli ucraini avevano consumato l’85 per cento dei missili antiaerei di origine sovietica e che in maggio ne avrebbero esaurito le scorte rendendo così indispensabili nuove forniture di sistemi di difesa aerea di produzione occidentale.
il ministro della Difesa ucraino Oleksj Reznikov in un’intervista a RBC Ucraina ha annunciato l’esaurimento delle scorte di missili per i sistemi di difesa aerea di origine sovietica: le scorte di missili si stanno esaurendo e non ne vengono prodotte di nuove. “Abbiamo sistemi sovietici le cui le scorte di missili sono esaurite. Se non sono prodotti nel nostro paese e sono disponibili solo in paesi in cui non possiamo prenderli, allora dobbiamo sostituirli con sistemi di difesa aerea occidentali. È già stato deciso in linea di principio di quali sistemi si tratti e ora dobbiamo aumentare il loro numero e il numero di missili”, ha detto il ministro.
L’indebolimento delle difese aeree di Kiev sarebbe dovuto in parte all’esaurimento delle scorte di missili e in parte all’effetto delle tattiche utilizzate dai russi per individuare e poi distruggere radar e sistemi di lancio dei missili. Vecchi missili da crociera Kh-55 privi di testata esplosiva vengono impiegati come esche per farli ingaggiare dai radar ucraini che vengono poi attaccati con i missili anti-radar Kh-31PD con l’obiettivo di creare dei corridoi nella difesa aerea ucraina in cui far passare missili da crociera aviolanciati Kh-101 o i Kalibr lanciati da navi e sottomarini.
Più recentemente i russi hanno impiegato alcuni droni Geran-2 (derivati dagli iraniani Sahed 136) come esche per poi colpire le batterie ucraine con le munizioni circuitanti (droni kamikaze) Lancet (soprattutto nelle aree vicine al fronte e nelle immediate retrovie considerando che l’autonomia dei Lancet 3 non supera i 110 chilometri) o altri Geran-2 che hanno un’autonomia ben maggiore.
L’incremento degli attacchi russi contro le postazioni e quelli missilistici contro i depositi ucraini nella regione di Kherson avrebbero l’obiettivo di ostacolare la più volte annunciata controffensiva ucraina e hanno indotto le autorità ucraine a mettere a punto piani per evacuare i civili dalle aree più pericolose. Il governatore Oleksandr Prokudin ha fatto sapere di aver ordinato di preparare i mezzi per l’evacuazione del maggior numero di persone.
Nelle ultime ore attacchi missilistici russi hanno distrutto depositi di armi e munizioni nelle retrovie ucraine del fonte di Donetsk con l’obiettivo di impedire agli ucraini di alimentare e sostenere sia la difesa che una eventuale controffensiva. Alla stazione ferroviaria di Kramatorsk sono state distrutte almeno 200 tonnellate di munizioni secondo fonti russe. Più a ovest sono state colpite le stazioni ferroviarie di Pavlograd-1 e Pavlograd-2 nell’omonima cittadina nella regione di Dnipropetrovsk e trasformate in grandi depositi militari che alimentano lo sforzo bellico nella regione di Bakhmut.
L’attacco condotto con missili da crociera aviolanciati su questi e forse altri obiettivi sarebbe stato di grandi dimensioni considerato che in serata sono stati segnalati in volo ben 14 bombardieri Tu-95 in grado complessivamente di imbarcare 112 missili Kh-101 .
Circa le forniture di aerei da combattimento occidentali, che nessuno al momento sembra voler offrire a Kiev, il portavoce dell’aeronautica ucraina, colonnello Yuriy Ignat, ha dichiarato che “diverse dozzine” di piloti ucraini sono già pronti a combattere sui cacciabombardieri F-16.
Gli ucraini stanno invece conseguendo risultati rilevanti, almeno sul piano simbolico, con i droni kamikaze impiegati sempre più vicino a Mosca: almeno 7 velivoli sono caduti o sono stati abbattuti dai russi intorno alla capitale dall’inizio dell’anno. A Sebastopoli (Crimea) almeno due droni kamikaze ucraini hanno colpito un deposito di carburante provocando un incendio estesosi su un’area di un chilometro quadrato. Altri tre velivoli dello stesso tipo sarebbero stati abbattuti dalle difese aeree russe.
Foto: Ministero Difesa Ucraino, Ministero Difesa Russo, PMC Wagner e Telegram
Mappe: Mil Chronicles , ISW e War Mapper
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.