Guerra ed economia: 72% delle imprese soffrono per rincari energia e materie prime

 

Nel primo trimestre del 2023 la percentuale di imprese sofferenti per i costi dell’energia si conferma molto elevata e pari al 72%. Tale situazione, nel 44% dei casi ha comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, nel 23% si è verificata una riduzione dell’attività di investimento, mentre e poco più di un terzo ha indicato altre conseguenze.

Lo indicano i dati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica resa nota il 29 maggio. La percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale è, invece, diminuita passando dall’8% della scorsa indagine all’attuale 3%. L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e non continua a ripercuotersi su quelli alla produzione. Nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, nel primo trimestre 2023, i prezzi alla produzione sono aumentati in termini tendenziali del 4,2%.

Tali dinamiche hanno un impatto negativo sulla competitività di molte imprese con ricadute sui margini di profitto già condizionati dai costi dell’energia: il 57% delle imprese ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo.

Infine, il 40% delle imprese partecipanti all’indagine sta ancora risentendo degli effetti del conflitto russo-ucraino: il 63% prevede una contrazione dell’attività produttiva mentre il 9% prospetta la riduzione dell’attività di investimento; l’1% corre il rischio di doverla interrompere e nel 25% dei casi.

Secondo l’indagine di Federmeccanica (a questo link la sintesi e il testo completo , la produzione metalmeccanica nei primi tre mesi dell’anno ha registrato un +2,2% nel confronto annuo ma è rimasta stagnante rispetto al precedente trimestre del 2022 e, nel confronto con i principali paesi europei, si è collocata su livelli inferiori. Le ore di cassa integrazione sarebbero aumentate in un anno di oltre il 20%.

I costi sostenuti dalle imprese si sarebbero assestati su un livello di circa 20 punti percentuali superiore a quelli della fase antecedente alla pandemia. E in questo quadro ancora molto incerto si registra “una riduzione della propensione agli investimenti rispetto alle rilevazioni precedenti”, secondo il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis.

(con fonte Adnkronos)

 

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