I sottomarini italiani al Qatar e la vicenda delle spie indiane di Israele (aggiornato e rettificato)
(Rettificato e aggiornato alle ore 18.45 dell’8 maggio)
Restano in carcere gli 8 cittadini indiani, tutti ex ufficiali della Marina di Nuova Delhi e dipendenti membri della società indiana con sede in Qatar Dahra Global Technologies and Consulting Services, attiva nel settore della progettazione e consulenza per la Difesa che forniva servizi di addestramento, logistica, addestramento e manutenzione alla Marina del Qatar e consulenza al programma volto a mettere a punto una classe di piccoli sottomarini probabilmente di concezione italiana ma non quelli previsti dall’accordo del 2020 tra Doha e Fincantieri mai concretizzatosi.
Gli indiani sono stati arrestati nell’agosto 2022 con l’accusa di aver fornito a Israele informazioni sulla nuova classe di sottomarini: Dahra Global, che aveva circa 150 dipendenti, è stata chiusa dalle autorità qatarine come il suo sito internet ed entro fine maggio i 75 dipendenti indiani dell’azienda dovranno lasciare il Qatar (secondo il quotidiano pakistano The News International la maggior parte sono ex membri della Marina Indiana).
Degli otto incarcerati (gli ex-ufficiali Navtej Singh Gill, Birendra Kumar Verma, Saurabh Vasisht, Amit Nagpal, Purnendu Tiwari, Sugunakar Pakala, Sanjeev Gupta e il marinaio Ragesh) sei rischiano in teoria anche la pena di morte come ha evidenziato al-Jazira, in base alle leggi del Qatar.
I diplomatici di Nuova Delhi hanno potuto incontrarli ma non sono riusciti a ottenere il loro rilascio poiché le autorità di Doha hanno dichiarato di possedere prove che indicano lo spionaggio a favore di Israele: una prima udienza del processo si era tenuta il 29 marzo e una seconda il 3 maggio in cui il tribunale ha aggiornato l’udienza (come riferisce The Indian Express) senza aver reso noti i capi d’accusa e dopo che l’avvocato difensore ha informato il giudice di non aver ricevuto tutti i documenti e le prove presentate dall’accusa.
Il Qatar ha firmato un memorandum d’intesa (MoU) nel 2020 con Fincantieri per la realizzazione di una classe di sottomarini (i primi per una flotta araba del Golfo Persico) nell’ambito di un programma più ampio che ha visto Fincantieri costruire ben 7 unità della nuova flotta qatarina, una nuova base navale idonea alla manutenzione delle navi oltre a un centro operativo navale realizzato da Leonardo.
I sottomarini per il Qatar avrebbero dovuto essere una versione più piccola (e più adatta ai bassi fondali del Golfo Persico) dei battelli U212 Near Future Submarine, in costruzione per la Marina Italiana ma il MoU del 2020 non è mai stato implementato e Fincantieri ha fatto sapere di non essere coinvolta nel progetto di sottomarini interessato dall’inchiesta che coinvolge Dahra Global .
Un portavoce dell’azienda cantieristica italiana ha dichiarato al giornale indiano Sunday Guardian che Fincantieri non sta producendo alcun sottomarino o unità subacquea in qualsiasi forma per il governo del Qatar: “né Fincantieri né alcuna delle sue controllate stanno costruendo o hanno costruito sottomarini per la Marina del Qatar”.
I battelli subacquei protagonisti della vicenda potrebbero essere le due unità Midget commissionate alla società bergamasca M23 Srl (che controlla anche la GSE di Trieste) di cui era stato reso noto nel 2021 il contratto con il Qatar del valore di 190 milioni di euro come riporta l’articolo del giornale indiano The Print del 19 aprile scorso.
Un contratto che coinvolgerebbe anche la società Cabi Cattaneo, leader nella produzione di mezzi subacquei speciali ad uso degli incursori da installare sui sottomarini MIDGET, come accennato (senza precisare la nazione acquirente) nell’audizione parlamentare del 17 maggio 2021 (minuto 43) dal presidente e amministratore delegato dell’azienda Alberto Villa linkata nell’articolo di The Print del 19 aprile.
Un articolo del Sunday Guardian ha invece evidenziato il 22 aprile come l’incarico di consulenza ricoperto dal Dahra Global sia stato affidato alla società Advanced Services and Maintenance (ASM) che farebbe capo all’omanita Khamis Al Ajmi, ex comandante di squadrone presso la Royal Oman Air Force e che è stato amministratore delegato di Dahra al punto da venire arrestato nell’agosto scorso insieme agli otto indiani dalle autorità del Qatar per venire poi rilasciato nel novembre 2022.
L’aspetto ambiguo della vicenda evidenziato dal Sunday Guardian non riguarda solo il ruolo di al-Ajmi, ma il fatto che ASM, che ha rilevato il contratto annullato a Dahra Global in vigore fino al 2029, abbia affidato le attività di cooperazione con la Marina del Qatar nel programma per i sottomarini a due esperti francesi.
Il caso dello spionaggio a favore di Israele ha inoltre portato il Qatar a rinunciare al tradizionale ruolo di cooperazione con l’India nel supporto e addestramento alla propria Marina sostituendolo con una società, ASM, che impiega personale specializzato omanita, francese e britannico.
Doha News ha evidenziato come “ASM sta rilevando tutte le risorse di Dahra Global ma non è stata fornita alcuna informazione in merito alla possibilità che la neonata azienda porterà avanti il progetto top secret avviato da Dahra”.
Israele non ha commentato la vicenda ma è ovvio che abbia interesse a monitorare ogni sviluppo delle flotte arabe specie nel settore subacqueo dove Gerusalemme gode da sempre di un vantaggio assoluto nei confronti dei paesi del Medio Oriente in cui sottomarini sono presenti solo nelle flotte di Egitto e Iran.
La Marina Pakistana, che dispone di mini sottomarini costruiti dall’Italia, ha rafforzato i legami con il Qatar e nell’agosto scorso, all’epoca degli arresti a Doha, i media indiani avevano accusato il Pakistan di aver diffuso notizie fuorvianti attraverso i social che avrebbero influenzato la decisione qatarina di procedere agli arresti.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.