“L’ultima guerra contro l’Europa”: le prossime presentazioni a Vigonza e Monfalcone
Giovedì 11 maggio l’appuntamento con l’autore e direttore di Analisi Difesa è alle ore 19 a Vigonza (Padova), presso la Sala Polivalente del Castello dei Peraga in via Arrigoni 1.
Sabato 13 maggio la presentazione si terrà invece alle ore 18 a Monfalcone presso il Bistrò 9 Girasoli, in Viale San Marco 44 a Monfalcone (Gorizia).
La guerra in Ucraina sta modificando radicalmente gli assetti e gli equilibri del Vecchio Continente. L’Ucraina è devastata dal conflitto e comunque vada sul campo di battaglia la Russia ne uscirà indebolita mentre l’Europa perderà il suo primato economico e ha cessato di esistere come soggetto geopolitico con aspirazioni di autonomia strategica, relegata al ruolo di vassallo sempre più debole degli Stati Uniti.
In attesa di sviluppi militari o diplomatici che definiscano il possibile esito del conflitto tra russi e ucraini, è già possibile ipotizzare chi siano gli sconfitti e i vincitori nella guerra iniziata nel 2014 ma allargatasi a uno scontro convenzionale su vasta scala a partire dal 24 febbraio 2022.
Comunque vada a finire sui campi di battaglia tra gli sconfitti vi sarà l’Ucraina che uscirà in ogni caso devastata in termini economici, occupazionali, di distruzioni belliche, di impatto sociale dei tanti morti e feriti e forse anche di perdite territoriali.
Non si può escludere neppure che l’Ucraina cessi di esistere, stritolata dalle pretese russe a est e dagli “appetiti” della Polonia a ovest, che secondo alcuni, in caso di collasso bellico di Kiev, potrebbe tentare di assumere di nuovo il controllo di quei territori occidentali un tempo parte integrante dello stato polacco.
Come spesso accade nei conflitti, entrambi i contendenti rischiano di uscirne perdenti o gravemente indeboliti. Per questo anche la Russia pagherà in ogni caso un prezzo elevato a causa della rottura delle relazioni con l’Occidente e con un’Europa di cui la Federazione Russa è in realtà parte integrante sul piano storico, sociale e culturale.
Già costretta a guardare soprattutto all’Asia per le relazioni geopolitiche e per l’export di energia, la Russia “orfana” dell’Europa rischia un più stretto e meno tranquillizzante abbraccio della Cina la cui potenza economica e demografica sovrasta la Russia, certo lo stato più esteso del mondo ma con appena 150 milioni di abitanti e un PIL fino a ieri inferiore a quello dell’Italia.
Tra gli sconfitti di questo conflitto c’è sicuramente l’Europa, costretta a fare i conti con la propria incapacità e irrilevanza geopolitica e con la pochezza della sua classe dirigente, a cominciare dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen.
Un’Europa condannata dalle sue stesse decisioni, anche rispetto alla guerra in Ucraina, a subire una disastrosa crisi economica ed energetica rinunciando agli approvvigionamenti sicuri e a buon mercato di gas e petrolio russo.
Ci siamo colpevolmente disinteressati di risolvere la crisi in Ucraina esplosa nel 2014 lasciandone la gestione in mano agli Stati Uniti che avevano tutto l’interesse, insieme alla Gran Bretagna, a gettare benzina sul fuoco proprio per indebolire un’Europa che, oltre ad essere un competitor economico, puntava a raggiungere una maggiore autonomia strategica e militare. Come negli anni ’90 con la crisi in ex Jugoslavia, la cui gestione venne lasciata dagli europei agli Stati Uniti attraverso la NATO, anche nella guerra in Ucraina gli europei sono semplici comparse.
Il prezzo che l’Europa paga a causa della sua irrilevanza è già altissimo in termini di sicurezza energetica, de-industrializzazione, sicurezza, stabilità sociale e indebolimento militare anche a causa delle ampie quantità di armi e munizioni donate in rapida successione all’Ucraina in base a decisioni politiche spesso aspramente contestate dai vertici militari, consapevoli della pochezza in termini quantitativi degli strumenti militari disponibili.
I vincitori indiscussi di questa guerra, indipendentemente dal suo esito, sono inevitabilmente gli Stati Uniti, tornati a dominare un’Europa che non sarà più la prima potenza economica mondiale e sembra aver rinunciato, anche per timore dei russi, a trovare una propria dimensione strategica e militare indipendente da Washington.
Se dall’estate 2021 la “difesa europea” era tornata in auge (sull’onda dell’umiliante sconfitta in Afghanistan) incentrata sull’autonomia strategica dagli Stati Uniti, oggi si parla di “forze armate europee” complementari o addirittura integrate nella NATO.
Se le due guerre mondiali hanno fatto perdere all’Europa la predominanza strategica e gli imperi coloniali, la guerra in Ucraina rischia di togliere al Vecchio Continente anche la supremazia economica faticosamente riconquistata negli ultimi decenni grazie anche al traino della locomotiva tedesca.
L’impoverimento dell’Europa, che a causa del caro-energia vedrà i suoi prodotti perdere competitività sui mercati globali, costituisce un ulteriore elemento che rischia di imporci il vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti da cui dipendiamo in modo crescente anche per le costose forniture di gas liquido.
Del resto nel novembre 2022 la Federazione di industriali “Business Europe” riunitasi a Stoccolma valutava che «la sopravvivenza dell’industria europea è chiaramente a rischio: si intravedono segni di delocalizzazione della produzione e si teme che in futuro migliaia di imprese chiuderanno, soprattutto PMI».
E gli Stati Uniti, dove le aziende pagano l’energia molte volte meno che in Europa, non ci aiuteranno. L’organizzazione economica evidenziava infatti che «c’è preoccupazione sulle misure che gli Stati Uniti hanno adottato con l’Inflation Reduction Act, che sono misure incompatibili con le regole del WTO, in quanto discriminatorie verso le esportazioni delle imprese straniere».
Su Analisi Difesa, dove sono apparsi molti dei testi che compongono questo volume, già nel marzo 2022 prendemmo in esame sul piano geopolitico e strategico i mutamenti che questo conflitto avrebbe potuto determinare. A un anno di distanza quelle valutazioni si confermano ancora attuali e, purtroppo, realistiche.
Gianandrea Gaiani, giornalista bolognese laureato in Storia Contemporanea, si occupa da 35 anni di difesa, sicurezza, studio dei conflitti e reportage dai fronti di guerra balcanici, africani, medio orientali e centroasiatici. Direttore del web-magazine Analisi Difesa, ha lavorato come reporter e opinionista per diversi quotidiani e periodici e per diverse testate radio-televisive. Autore o coautore di una dozzina di libri, tiene docenze e conferenze presso istituti di formazione militari e università ed è membro della Società Italiana di Storia Militare.
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Autore: Gianandrea Gaiani
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Editore: Il Cerchio
Pubblicazione: Febbraio 2023
Pg 132
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