Gli ucraini attaccano ma non sfondano: il bilancio di oltre tre settimane di controffensiva (AGGIORNATO)

 

(aggiornato alle ore 21,00)

Il ministero della Difesa russo ha ordinato la smobilitazione dei reparti della compagnia militare privata Wagner che verrà privata di mezzi, armi pesanti e veicoli da combattimento che verranno trasferiti ai reparti Wagner alle unità delle Forze Armate Russe.

Del resto, Putin ha sottolineato che gli equipaggiamenti della compagnia militare provata (PMC) Wagner sono stati completamente forniti dallo Stato. “Il mantenimento della Wagner era a carico dello stato: da maggio 2022 a maggio 2023 le autorità hanno pagato alla milizia più di 86 miliardi di rubli (circa 923 milioni di euro) per stipendi e pagamenti di incentivi. Spero che nessuno abbia rubato ma ci occuperemo di tutto”, ha assicurato Putin riferendosi ai leader di Wagner.

Operazioni di “repulisti” dei vertici della Wagner sarebbero in atto anche nelle nazioni in cui la PMC russa è attiva, almeno da quanto reso noto dal canale televisivo saudita Al-Hadas secondo cui la polizia militare russa ha arrestato il capo della Wagner ad Al-Suwaida, nel sud della Siria, insieme a tre “comandanti di alto livello” nella base aerea di Hmeymimim, sede anche del comando delle forze russe in Siria. La polizia ha perquisito anche gli uffici della Wagner a Deir ez-Zor, Hama e Damasco.

Iniziative che sembrano indicare un ampio ricambio dei vertici della PMC oppure l’inglobamento completo delle sue diverse attività sotto il controllo di strutture pubbliche o di altre organizzazioni di fiducia del Cremlino.

La crisi interna alla Russia determinata dall’ammutinamento di una parte dei contractors della PMC Wagner, pur con tutti gli aspetti ancora oscuri da chiarire, è durata troppo poco per influenzare le operazioni militari in ucraina e soprattutto per demoralizzare le truppe russe che da oltre tre settimane fronteggiano con successo la controffensiva ucraina sviluppatasi dal 4 giugno su tre direttrici nel fronte meridionale di Zaporizhia (anticamera della Crimea) e nella regione di Donetsk con furiosi attacchi nelle aree di Marinka, Avdiivka e Bakhmut, fino al mese scorso teatro delle offensive russe.

A prezzo di perdite molto elevate, come sottolineano diverse fonti russe e anche alcune non ufficiali ucraine (incluse quelle sentite da diversi media internazionali), le truppe di Kiev non sono riuscite a sfondare le munite linee difensive russe presidiate dai migliori reparti dell’esercito russo che si difende e contrattacca contando su una netta superiorità aerea e nella guerra elettronica che ha permesso finora di neutralizzare gran parte dei droni ucraini.

Le battaglie in corso sono molto cruente come rivelano anche diversi video apparsi su alcuni social come quelli che vi proponiamo qui sopra e qui sotto (immagini molto crude).

 

Il Fronte di Zaporizhia

Dalle immagini di fonte russa che illustrano questo articolo i russi continuano a distruggere sui campi minati, negli scontri diretti, e con l’artiglieria ingenti quantitativi di mezzi e armamenti forniti dall’Occidente agli ucraini. Soprattutto sui fronti pianeggianti di Zaporizhia, adatti alla manovra di unità meccanizzate ma dove gli ucraini attaccano linee difensive ben strutturate in profondità e protette da campi minati.

Su questo fronte, nonostante l’impegno di diverse brigate meccanizzate nei settori del villaggio di Pyatikhatki, Orikhiv e nel cosiddetto “saliente di Veremevsky”, dove la regione di Zaporizhia confina con quella di Donetsk, le truppe ucraine non sono riuscite a penetrare la prima delle tre linee difensive erette dai russi a protezione delle rive del Mare d’Azov e della Crimea.

Il flop ucraino sembra essere determinato dall’impiego di molte unità di coscritti, benché equipaggiate con le ultime dotazioni belliche occidentali. ma soprattutto dalla necessità di attaccare forze nemiche ben schierate su un terreno scoperto e in molti casi massicciamente minato, senza un idoneo supporto aereo.

Le forze ucraine hanno espugnato alcuni villaggi disabitati nella “zona grigia”, o “terra di nessuno”, che si estende davanti alla prima linea di difesa russa, il cui controllo però non è consolidato e in molti casi viene ogni giorno conteso.

Il 26 giugno i russi hanno ammesso che gli ucraini sono riusciti ad avanzare fino alla prima linea di difesa delle truppe di Mosca nel settore di Orikhiv e hanno espugnato almeno una parte del villaggio di Rovneopol dopo aspri combattimenti all’avamposto Vremyevsky mentre nessun successo ucraino aveva conseguito l’attacco ucraino contro Urozhaynoye e Novodonetskoye.

“Durante la settimana, a seguito del miglioramento della posizione operativa e dell’allineamento della linea del fronte, l’area dei territori liberati è stata aumentata di 17 chilometri quadrati e dall’inizio dell’offensiva l’area liberata a sud è di 130 chilometri quadrati”, ha scritto il 26 giugno su Telegram il viceministro della Difesa ucraina Hanna Malyar.

Gran parte di questi territori restano però contesi e in ogni caso si tratta di una superficie pari, solo per fare un esempio, a quella del comune di Carpi in provincia di Modena.

Il vice ministro Malyar è attualmente la figura più esposta mediaticamente in questa controffensiva tra i vertici ucraini, tenuto conto che da ormai un mese non appare in pubblico in circostanze documentabili come attuali né il capo di stato maggiore della Difesa, generale Valery Zaluzhny, né il capo dei servizi segreti militari (GUR), maggior generale (a soli 37 anni) Kirylo Budanov.

Personaggi ben noti e protagonisti anche sul fronte mediatico del conflitto, che i russi sostengono di aver ucciso o gravemente ferito con bombardamenti missilistici di precisione: Kiev nega ma da tempo i due non appaiono in pubblico.

 

Il Fronte di Donetsk

Progressi ucraini si registrano anche nel settore di Bakhmut dove a nord e a sud della città le truppe di Kiev hanno progressivamente eroso parte dei salienti russi che si erano spinti verso ovest durante gli attacchi della PMC Wagner alla città.

Le truppe di Kiev avrebbero guadagnato negli ultimi due giorni qualche centinaio di metri portandosi a circa un chilometro dalla periferia del centro abitato espugnato in maggio dagli uomini del Gruppo Wagner e difeso oggi dalle truppe scelte dei paracadutisti russi, protagonisti negli ultimi giorni di efficaci contrattacchi.

Il 26 giugno il ministero della Difesa russo ha riferito di aver respinto una decina di attacchi ucraini intorno a Bakhmut mentre fonti non ufficiali riferivano che l’esercito russo attaccava nei settori di Veseloye e Krasnoye mentre le truppe ucraine premevano su Kurdyumovka e Kleshcheyevka.

Il giorno successivo il vice ministro ucraino Malyar ha riferito che a Bakhmut l’offensiva ucraina “è in corso da 4 giorni” e sta comportando avanzate quotidiane ai fianchi della città pur senza essere riusciti a penetrarvi.

L’area intorno a Bakhmut e ai suoi sobborghi, infatti, “ha un sistema ben sviluppato di fortificazioni ingegneristiche e una vasta rete di roccaforti” che “era stato preparato dalle nostre autorità militari e locali per la difesa”, ma che ora “sono occupate dal nemico” ha detto Malyar aggiungendo che “ci vorrà ancora un po’ di sforzo e di pazienza per liberare queste terre”.

Nel pomeriggio di oggi lo stato maggiore ucraino ha riferito di un’avanzata verso sette insediamenti nell’area di Bakhmut aggiungendo che l’offensiva delle truppe russe a Lyman, Avdiivka e Mariinka viene contenuta.

In serata i canali Telegram militari russi riferivano che proprio ad Andiivka le forze ucraine stanno concentrando truppe nell’area di Novokalinovo, Krasnogorovka e Veseloye per riprendere il controllo di posizioni precedentemente perdute.
Si tratterebbe di circa 20.000 uomini con 80 carri armati (due battaglioni corazzati) e fino a 400 veicoli da combattimento di tutti i tipi appoggiati da fino a 270 pezzi di artiglieria e mortai.

Il rapporto definisce le brigate ucraine schierate nel settore di Andiivka: 36a di fanteria marina, 44a e 55a di artiglieria, 110a  meccanizzata, 27a di artiglieria lanciarazzi dotata di MLRS 9K57 Uragan con il supporto di un sistema radar controbatteria statunitense AN/TPQ-37 attivato nell’area di Zhelannoye.

 

Fronte di Luhansk/Kharkiv

Più a nord lungo il confine tra le regioni di Luhansk e Kharliv sono stati i russi ad assumere l’iniziativa guadagnando terreno nei settori di Kupyansk e Lyman, dove gli ucraini hanno annunciato il 26 giugno di averne fermato l’offensiva. Lo stesso giorno i russi rivendicavano di aver guadagnato terreno nella foresta di Serebryanskoe, settore di Svatovo-Kremennaya ed erano all’attacco nell’area di Berestovoye e Belogorovka.

L’ultimo bollettino russo del 27 giugno rileva attacchi ucraini respinti nell’area di Lyman con attacchi aerei e di artiglieria sulle posizioni delle brigate meccanizzate ucraine 63a e 67a brigata vicino a Chervonaya Dibrova, Chervonopopovka (Luhansk) e Serebryanka (Donetsk) e attacchi russi nel settore di Kupyansk.

Le recenti puntate offensive russe in quest’ultimo settore potrebbero avere l’obiettivo di indurre gli ucraini a trattenervi riserve richieste su altre fronti ma potrebbero anche far parte di un opiano più articolato di Mosca teso a ad assumere il controllo della regione di Kharkiv o di almeno una parte di essa anche al fine di proteggere i territori russi di confine dalle infiltrazioni di sabotatori. Se così fosse nei prossimi giorni l’intero Raggruppamento di forze russe Zapad potrebbe mettersi in movimento.

Resta infatti da comprendere quante riserve possano mettere in campo i russi per rafforzare la difesa nei settori più esposti ma anche per lanciare eventualmente attacchi in profondità che colgano in contropiede il nemico.

 

Il Fronte di Kherson

Negli ultimi giorni un numero limitato di truppe ucraine ha preso piede sulla sponda sinistra del Dnepr nella regione di Kherson, nei pressi dell’imbocco del Ponte Antoniovsky da tempo distrutto.

In quest’area le postazioni russe lungo il Dnepr sono state arretrate dopo l’alluvione provocata dalla distruzione della Diga di Novaya Kaklhovka consentendo agli ucraini di sbarcare con l’impiego di piccole imbarcazioni veloci piccoli reparti di fanteria che avrebbero preso posizione negli edifici abbandonati lungo il fiume.

Qui sarebbero in corso furiosi attacchi russi con artiglieria, aerei ed elicotteri tesi a impedire agli ucraini di consolidare la testa di ponte anche se Kiev non sembra disporre dei mezzi fluviali necessari a trasferire ingenti forze e mezzi oltre il fiume. Del resto il terreno non si presterebbe all’impiego di mezzi pesanti dopo la recente alluvione.

Potrebbe quindi trattarsi di un diversivo ucraino teso a impegnare riserve militari russe che altrimenti potrebbero venire impiegate altrove, inclusi gli elicotteri da attacco schierati nella base di Berdyansk che coprono anche il fronte di Zaporizhia.

Di certo gli ucraini utilizzano la presenza delle proprie truppe sulla sponda sinistra del Dnepr esaltandone il significato simbolico sul piano propagandistico, probabilmente anche in base alla necessità di mostrare il conseguimento di qualche risultato eclatante dopo quasi un mese di controffensiva.

Le notizie provenienti ieri pomeriggio da fonti militari russe non ufficiali riferivano che nell’area del Ponte Antoniovsky sono in atto molti attacchi aerei e di artiglieria che includono le salve del lanciarazzi TOS-1A contro le forze ucraine che cercano di disperdersi nelle case di campagna.

“È davvero difficile per le nostre truppe ora. Ma stanno andando avanti. Con fiducia” ha riassunto Malyar. I russi sembrano ritenere improbabile che in questo settore gli ucraini possano lanciare offensive in forze sia per la costante sorveglianza delle forze di Mosca sui movimenti fluviali sia per le difficoltà a trasferire oltre il Dnepr ingenti forze pesanti anche se la distruzione della diga ha consentito loro maggiore libertà di movimento lungo la sponda sinistra. Valutazione che dovrebbe aumentare i dubbi circa le responsabilità dell’esplosione che ha distrutto la diga, attribuite a Kiev come in Occidente ai russi.

Un ulteriore fronte potrebbe venire aperto tra le regioni di Kherson e Zaporizhia dallo svuotamento del Bacino del Dnepr in seguito alla distruzione della diga di Novaya Khakovka.  Oggi quel terreno non è più coperto dalle acque e potrebbe venire sfruttato dagli ucraini per attaccare sul fianco le linee russe sia a Kherson sia a Zaporizhia ma difficilmente potrebbe venire attraversato da mezzi pesanti e l’area viene costantemente sorvegliata dai russi.

In ogni caso non c’è dubbio che la presenza ucraina sul Ponte Antoniovsky e la minaccia di puntate offensive ucraine attraverso l’ex Bacino del Dnepr costituiscono spine nel fianco dei russi che li costringono a mantenere in quelle aree riserve di pronto impiego per far fronte a ogni eventualità.

Gli ucraini starebbero trasferendo la 93a Brigata dalla regione di Dnepropetrovsk a quella di Kherson dove verrò basata a sud di Davydov Brod e Chkalovo, per portarla al di là del fiume con un’operazione di sbarco fluviale che alcuni canali media sui Telegram si aspettano all’inizio di luglio.

Non a caso nell’imminenza del vertice NATO di Vilnius in cui si farà il punto anche sugli aiuti all’Ucraina e sull’andamento della controffensiva.

Altre formazioni ucraine sarebbero tenute in riserva per sostenere questa operazione nelle regioni di Odessa e Nikolaev insieme a diverse unità del genio che effettuerebbero continue esercitazioni di posa di ponti di barche sul fiume Ingulets in vista di un più impegnativo dispiegamento sul Dnepr dove il successo dell’offensiva ucraina dipenderebbe dalla capacità di realizzare ponti e di trasferire rapidamente sulla riva sinistra armi, truppe, mezzi e munizioni pur senza disporre di un’efficace e costante copertura aerea.

Secondo le indiscrezioni lo sbarco della 93a brigata potrebbe avvenire nell’area di Oleshki oppure nei pressi di Novaya Kakhovka e di Lvovo è considerata una possibile opzione per l’attraversamento con diverse operazioni di disturbo attuabili da forze speciali e forze leggere nelle isole situate più a ovest.

 

Il bilancio

Secondo quanto dichiarato da Kiev sono state impiegate finora solo un terzo delle brigate disponibili per la controffensiva: se fosse vero sarebbero disponibili ancora molte forze per continuare l’attacco sui fronti citati o per aprirne altri.

Pochi i dettagli resi noti dalle fonti ufficiali ucraine: Zelensky ha parlato ieri di avanzata su più fronti e il bollettino di oggi del ministero della Difesa annuncia che i caduti russi dal 24 febbraio 2022 avrebbero superato i 227.000.

Anche Putin ieri, parlando ai militari al ministero della Difesa, ha fornito numeri sulle perdite ucraine sofferte dal 4 giugno, quando ha preso il via la controffensiva, pari a 259 carri armati e 780 veicoli da combattimento.

“Solo nel settore di Orekhov, che il nemico considera la principale direzione di attacco, solo negli ultimi sette giorni il nemico ha perso 280 pezzi di equipaggiamento, di cui 41 carri armati e 102 veicoli da combattimento”, ha detto il presidente.

Nei giorni scorsi erano emersi da fonti non ufficiali dati più circostanziati che valutavano i mezzi perduti (distrutti, danneggiati o catturati dai russi) dagli ucraini tra il 4 e il 22 giugno pari a 250 carri armati (di cui 18 Leopard 2), circa 600 veicoli da combattimento di cui una sessantina di fornitura occidentale, circa 430 veicoli e quasi 300 pezzi d’artiglieria di cui una cinquantina di produzione occidentale, 42 lanciarazzi campali, 2 batterie di missili antiaerei, 10 aerei, 7 elicotteri e 264 droni.

Come sempre è impossibile confermare o smentire tali numeri così come gli altri forniti dai belligeranti.

Quanto ai primi bilanci della controffensiva di Kiev, come hanno confermato fonti militari occidentali e americane alla CNN, negli ambienti NATO cresce la delusione per i risultati della controffensiva ucraina che “non è all’altezza delle aspettative su nessun fronte”, come ha sintetizzato una fonte. Un funzionario occidentale parla della “vulnerabilità” degli ucraini rispetto alle mine disseminate sul territorio e della “competenza” dei russi nella difesa.

Secondo le valutazioni occidentali, le linee di difesa russe si sono dimostrate ben fortificate, complicando il lavoro delle forze ucraine, e i russi sono riusciti a ostacolare i blindati ucraini con attacchi missilistici e mine, oltre ad aver dispiegato in modo più efficace la forza aerea. Tuttavia le fonti avvertono che si tratta ancora delle fasi iniziali della controffensiva ed evidenziano come Usa e alleati “restino ottimisti” sulle possibilità di successo delle forze ucraine a cui Washington sta fornendo un ulteriore pacchetto di aiuti del valore di 500 milioni di dollari.

Forniture che includono 30 veicoli cingolati da combattimento di fanteria M2 Bradley (IFV) e 25 veicoli ruotati da combattimento M1126 Stryker per rimpiazzare le perdite subite in battaglia, munizioni per gli MLRS HIMARS e i sistemi di difesa aerea Patriot nonché missili anticarro Javelin e missili terra-aria Stinger.

A conferma di un crescente scetticismo nei confronti della possibilità che il contrattacco ucraino consegua rilevanti successi il segretario generale della NATO, Lens Stoltenberg, ha ribadito nei giorni scorsi il concetto che la controffensiva deve permettere a Kiev di riconquistare alcuni territori per poter negoziare da una posizione meno sfavorevole con Mosca.

In attesa di eventuali sviluppi sui fronti bellici, sembra che dell’opzione di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia si parli sempre meno anche alla NATO.

@GianandreaGaian

Foto:  Telegram, Twitter, Rudenko, RVvoenkory, Ministero Difesa ucraino e Ministero Difesa russo.

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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