La controffensiva ucraina in stallo  

 

Dopo dieci giorni di attacchi su più fronti la tanto attesa controffensiva ucraina sembra per il momento segnare il passo, arenatasi sulle postazioni avanzate russe nelle regioni di Zaporizhia e Donetsk, contraddistinte da avamposti e campi minati intervallati da piccoli villaggi trasformati in fortilizi che cambiano spesso di mano.

Gli attacchi ucraini si sono sviluppati in realtà su tutto il fronte a partire da Kupyansk (tra le regioni di Kharkiv e Lugansk) scendendo a sud nei settori di Bakhmut, Marynka, Avdiivka e Ugledar (regione di Donetsk) per poi svilupparsi con maggiore intensità nel Saliente di Vermetsky (tra le regioni di Zaporizhia e Donetsk) e lungo tutta la pianura che si spinge a ovest fino al Bacino del Dnepr svuotatosi dopo il crollo della Diga di Nova Kakhovka.

Come avevamo anticipato all’inizio della controffensiva, quest’ultimo settore è considerato dagli analisti russi prioritario per gli ucraini, russi, mentre sugli altri fronti la pressione delle truppe di Kiev avrebbe il compito di guadagnare qualche chilometro di territorio ma soprattutto di impegnare le riserve russe per impedirne il trasferimento a sud.

Per ora l’attacco ucraino si è sviluppato nel punto in cui i russi si aspettavano l’offensiva nemica e anche nei tempi in cui l’avevano prevista, cioè a ridosso del summit NATO di Vilnius in cui l’11 e il 12 luglio gli alleati valuteranno la situazione militare e decideranno se e come sostenere la campagna ucraina tesa a riconquistare tutti i territori in mano ai russi inclusa la Crimea.

Un elemento che conferma la natura soprattutto “politica” di questa controffensiva ucraina, più volte preannunciata e scatenata nei settori in cui i russi hanno preparato poderose linee di difesa protette da campi minati e artiglieria.

Il focus dell’offensiva è al momento il settore di Zaporizhia/Sud Donetsk, le cui pianure ben si prestano a vaste manovre offensiva con mezzi corazzati e da dove, sfondando le linee russe, gli ucraini potrebbero puntare su Melitopol e i porti di Mariupol e Berdyansk separando la Crimea dal Donbass e spezzando in due il fronte russo (vedi mappa qui sotto).

In questo settore dopo giorni di furiosi attacchi gli ucraini non hanno conseguito successi rilevanti: i russi sono stati costretti a lasciare gli avamposti e a cedere il controllo di qualche piccolo villaggio ma le loro linee tengono lungo le quattro direttrici dell’attacco ucraino, particolarmente intenso nel settore di Orhekov.

Dalle informazioni che filtrano dai blogger militari russi le truppe scelte di Mosca della 42a divisione motorizzata della Guardia, la brigata fucilieri di Marina del Baltico e le milizie di Donetsk hanno svolto un ruolo rilevante nel fermare i primi attacchi degli ucraini che hanno lasciato sul terreno molte decine di mezzi corazzati forniti dall’Occidente e almeno 3mila tra morti e feriti.

Le immagini della colonna di cingolati americani Bradley e carri armati tedeschi Leopard 2 bloccati dalle mine e poi distrutti o danneggiati dall’artiglieria russa sono state ampiamente utilizzate da Mosca per motivare le truppe al fronte e dimostrare ancora una volta che la Russia combatte indirettamente contro la NATO e l’Occidente di cui l’Ucraina è solo una marionetta.

Il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu è stato mostrato dalla televisione di Stato mentre decorava con la “stella d’oro dell’Eroe della Russia”, la più alta onorificenza militare nazionale, i soldati che hanno distrutto 4 Leopard e 5 Bradley nella battaglia del 9 giugno.

Gli ultimi report riferiscono di ben 16 Bradley distrutti dei 106 consegnati nei mesi scorsi dai depositi dell’US Army. Il 13 giugno Mosca ha reso noto di aver catturato per la prima volta sul fronte ucraino alcuni Leopard 2 e Bradley. “Carri Leopard e veicoli da combattimento Bradley. Ora sono i nostri trofei” ha scritto il ministero della Difesa russo su Telegram, mostrando video filmati con il cellulare in cui compaiono diversi veicoli militari danneggiati.

Il pessimo “debutto” dei mezzi corazzati occidentali forniti più di recente all’Ucraina potrebbe essere motivato anche dal limitato addestramento degli equipaggi e dalla scarsa esperienza degli ufficiali. Come Analisi Difesa ha più volte segnalato, l’esercito di Kiev ha sacrificato molti reparti di veterani nelle battaglie difensive nella regione di Donetsk (Soledar, Bakhmut, Avdiivka, Marynka….) e diverse fonti militari ucraine avevano messo in luce il rischio di perdere così molti veterani ed esperti combattenti.

Un carrista non si forma in soli due mesi e inoltre il frettoloso addestramento basico degli equipaggi su mezzi corazzati occidentali, così diversi da quelli di tipo russo/sovietico impiegati da Kiev, non sembra aver permesso di creare reparti in grado di combattere nell’ambito di operazioni complesse su vasta scala come quelle in corso.

Non a caso alcuni osservatori russi evidenziano come gli ucraini stiano combattendo meglio sul campo di battaglia con i mezzi corazzati di tipo russo/sovietico rispetto a quelli forniti dagli occidentali.

 

Gli ultimi sviluppi

Poche informazioni filtrano da fonte ucraina ma le ultime notizie fornite dal ministero della Difesa russo ribadiscono che la controffensiva sui fronti di Zaporizhia e Sud Donetsk è stata finora respinta.

Sul Saliente Vremevsky vicino all’insediamento Makarovka attacchi aerei e fuoco di artiglieria del Raggruppamento Vostok hanno respinto ieri gli attacchi di due compagnie di fanteria motorizzata con il supporto di 4 carri armati e 11 veicoli blindati perdendo tutti i tank e 7 veicoli corazzati.

Nella zona di Prechistovka i russi sostengono di aver respinto gli attacchi di 2 compagnie meccanizzate che avrebbero lasciato sul terreno 5 carri armati e 5 veicoli corazzati. Altri 5 tank sarebbero stati distrutti nell’area di Rivnopol. Sul fronte di Zaporozhia gli aerei d’attacco hanno sventato l’assalto di unità della 128a brigata da montagna ucraina nell’area dell’insediamento Zerebryainki.

Informazioni che nessuna fonte neutrale può verificare. I russi valutano le perdite nemiche nella giornata del 14 giugno in 800 militari, 20 carri armati, 19 veicoli da combattimento e 5 pezzi d’artiglieria oltre alla distruzione di un deposito di munizioni di artiglieria della 65a brigata meccanizzata ucraina a Novoandrivka.

Nel tardo pomeriggio del 14 giugno le notizie dal fronte di Zaporizhia emerse dai canali Telegram militari russi indicavano che le riserve messe in campo hanno contrattaccato respingendo gli ucraini su parte del saliente Vremevsky e nei villaggi di Urozhaynoye e Novodonetskoye, dove continuano i combattimenti.

Lo Difesa russa affermava ieri che sono in allestimento nuovi campi minati ammettendo che gli ucraini stanno riorganizzando le forze per rinnovare l’offensiva.

Nel settore del Saliente Vremevsky, che si incunea nelle linee ucraine ed è al centro delle più massicce offensive di Kiev, si combatte duramente per il viaggio di Makarovka più volte passato di mano negli ultimi giorni e ora a quanto sembra in mano ai marines ucraini della 35a brigata.

Nuovi attacchi ucraini si registrano anche nell’area del villaggio di Levadnoe e di Novovarovka-Priyutnoe, con unità esploranti delle brigate 23a e 31a. Negli ultimi tre giorni attacchi ucraini sono stati respinti nei villaggi di Makarovka, Rivnopol e Staromayorsky grazie all’arrivo al fronte di riserve dell’esercito russo affluite lungo la linea Urozhaynoye-Novodonetskoye.

Sul Saliente Vremevsky le forze russe il 13 giugno controllavano di nuovo l’area di Rivnopol, attaccata da formazioni meccanizzate ucraine insieme alla linea Prechistovka – Staromayorskoye che sono state respinte. Feroci combattimenti vengono segnalati anche intorno a Velyka Novoselovka.

Lungo tutto il fronte di Zaporizhia i russi combattono lungo la linea degli avamposti puntando a mantenere il controllo (o la riconquista) delle alture, dolci colline che garantiscono la superiorità tattica mentre il genio ucraino punta a bonificare gli ampi campi minati russi per creare corridoi d’accesso per i mezzi corazzati dopo la pessima performance offerta nei giorni scorsi dal reparto meccanizzato che ha lasciato sul terreno molti Leopard 2 e Bradley.

Circa l’afflusso di rinforzi ucraini per alimentare l’offensiva, fonti russe segnalano che sul fronte di Zaporizhia gli ucraini avrebbero già gettato nella mischia otto brigate, sei dell’Esercito (4a Corazzata, la 47a Artiglieria, la 35a e 37a Marines, la 68° Jaeger e la 31a fanteria) e due brigate delle Forze Territoriali (128° e 129 fanteria) ma altre tre dell’Esercito sono in riserva pronte a entrare in azione (1a e 3a brigata corazzata e 82a fanteria d’assalto).

Fonti russe valutano che finora le perdite subite dagli ucraini (7.500 morti e feriti oltre a centinaia di mezzi corazzati e veicoli distrutti, danneggiati o lasciati in mano al nemico) appaia sproporzionato rispetto ai modesti successi rappresentati dalla conquista di villaggi che si trovano sulla linea del fuoco e nella “terra di nessuno” senza però aver sfondato neppure la prima delle linee di difesa russe che attraversano la pianura di Zaporizhia.

“In totale, dal 4 giugno le forze armate ucraine hanno avuto circa 7.500 morti e feriti sulla sola linea di contatto, senza contare il personale militare colpito a causa dell’uso di armi di precisione a lungo raggio russe e dell’aviazione in profondità in territorio ucraino”, ha reso noto il ministero della Difesa russo riferendosi anche ai pesanti bombardamenti aerei, missilistici e di artiglieria che colpiscono le retrovie ucraine per disperdere i concentramenti di truppe e colpire i depositi di munizioni e carburante.

“Le forze armate russe hanno effettuato attacchi con armi ad alta precisione a lungo raggio basate su mare e aria nei luoghi di concentrazione delle riserve delle forze armate ucraine e mercenari stranieri, nonché magazzini di munizioni, armi e attrezzature militari di produzione straniera”, ha riferito il ministero russo aggiungendo che gli obiettivi sono stati raggiunti.

Il 13 giugno la stessa fonte ufficiale aveva riferito di attacchi missilistici sui luoghi di dispiegamento delle riserve delle forze ucraine effettuati con armi ad alta precisione a lungo raggio lanciate dal mare (i missili da crociera Kalibr di cui sono dotati sottomarini e navi della Flotta del Mar Nero) aggiungendo che era stato colpito anche un deposito di munizioni e armi straniere.

La superiorità aerea russa è stata particolarmente rilevante in questi dieci giorni di battaglia nel respingere l’offensiva ucraina con un vasto impiego di bombe guidate, aerei da attacco al suolo Sukhoi Su-25 ed elicotteri da combattimento Ka-52 e Mil 28. Inoltre diversi report riferiscono di un gran numero di droni ucraini “abbattuti” dalle contromisure elettroniche dei sistemi C/UAS russi.

Per contrastare l’offensiva ucraina nella regione di Zaporozhia, sono state dispiegate forze elicotteristiche russe nell’aeroporto di Berdyansk, che ospita almeno 29 elicotteri tra Kamov Ka-52, Mil Mi-8, Mi-24 e Mi-28.

Anche il report quotidiano attribuito all’intelligence britannico segnalava ieri che “nelle ultime due settimane c’è stato un aumento delle sortite aeree tattiche russe, in particolare sull’Ucraina meridionale  in risposta all’intensificazione delle operazioni offensive ucraine, in presenza delle quali le forze aeree russe (VKS) tentano di supportare le truppe di terra con i loro attacchi. Nonostante l’aumento, il tasso di sortite giornaliere della VKS rimane molto inferiore al picco di 300 missioni quotidiane dell’inizio della guerra”.

Il bollettino dello stato maggiore ucraino rivendicava il 14 giugno progressi di alcune centinaia di metri sui fronti di Bakhmut e Zaporizhia nel quadro di feroci battaglie.

“Sul fronte di Bakhmut c’è stata un’avanzata fra i 200 e i 500 metri, a Zaporizhzhia di 300-350 metri”, ha detto su Telegram il vice ministro della Difesa, Hanna Maliar, sottolineando che i soldati di Kiev avanzano nel corso di battaglie feroci, nelle quali i russi hanno la superiorità aerea e di artiglieria. “I combattimenti continuano vicino ai villaggi di Makarivka, Novodanylivka e Novopokrovsk”.

I russi, dice ancora Maliar, hanno perso ieri una batteria di artiglieria, due sistemi di guerra elettronica, un sistema missilistico anti aereo, un sistema radar e 10 mezzi di trasporto.

Le fonti russe riconoscono che il comando nemico ha ancora riserve sufficienti per continuare lo sforzo offensivo il cui obiettivo resta evidentemente quello di spezzare il territorio ucraino controllati dai russi separando il Donbass dalla Crimea.

 

L’offensiva nella regione di Donetsk

Le elevate perdite subite dagli ucraini non sembrano imporre a Kiev di desistere dall’offensiva: i russi segnalano il concentramento di altre forze nemiche tra le regioni di Zaporizhia e Donetsk. Del resto in quest’ultimo settore gli ucraini premono lungo tutta la linea che va, da sud a nord, da Ugledar a Bakhmut.

Qui le truppe ucraine stanno attaccando i russi a Marynka e Avdiivka, la prima ornai quasi del tutto espugnata dalle truppe di Mosca recentemente rinforzate dai ceceni della Forza Speciale Akhmat mentre la seconda è da tempo quasi circondata dalle avanzate russe a nord e a sud del centro abitato.

Nell’eterno campo di battaglia di Bakhmut gli ucraini avrebbero conseguito il successo finora più rilevante, cioè la riconquista del villaggio di Blahodatne da parte della 68a brigata Ranger, a nord di Bakhmut con un progresso di meno di un chilometro e mezzo sulla prima linea del fronte.

Anche in questo settore gli ucraini sembrano voler eliminare o quanto meno ridurre i salienti del fronte determinati dalle avanzate russe dei mesi scorsi a nord e a sud di Bakhmut e Avdiivka, salienti che costituiscono trampolini ideali per future offensive russe verso Kramatorsk.

Più a nord, nella regione di Lugansk le forze armate ucraine affermano di aver distrutto una ‘base di lancio di droni russi vicino alla città di Svatove, secondo quanto riferito dal capo dell’amministrazione militare del Luhansk, Artem Lysohor.

Kiev affermava il 13 giugno di aver ucciso nelle ultime 24 ore 980 soldati russi (i caduti russi hanno superato la poco credibile cifra di 215mila secondo gli ucraini) distruggendo 17 carri armati, 24 veicoli corazzati da combattimento e 19 sistemi di artiglieria.

 

Conseguenze

Il sostanziale flop almeno di questa prima fase della controffensiva potrebbe indurre Kiev ad aumentare gli sforzi poiché in Ucraina è evidente la percezione che in questa battaglia è in gioco soprattutto l’impegno dell’Occidente a continuare a garantire sostegno con armi e munizioni.

Gli Stati Uniti hanno annunciato il 14 giugno un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina del valore di 325 milioni di dollari, in concomitanza con l’incontro tenutosi alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

Secondo il Pentagono l’aiuto comprende missili anticarro Javelin, munizioni per i lanciarazzi campali a lungo raggio M142 HIMARS e 15 veicoli da combattimento Bradley a rimpiazzo delle perdite dei giorni scorsi, proiettili da 155 e 105 mm e missili per i sistemi terra-aria NASAMS.

Washington aveva già stanziato la scorsa settimana un altro pacchetto di assistenza alla sicurezza da 2,1 miliardi di dollari per Kiev contenente difese aeree e munizioni. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, gli Stati Uniti hanno fornito più di 39,7 miliardi di dollari in assistenza militare a Kiev,

Il 13 giugno anche il governo britannico di Rishi Sunak ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da destinare all’Ucraina per altri 92 milioni di sterline (oltre 100 milioni di euro) che permetterà l’invio di armi, munizioni ed equipaggiamenti ma non prima di alcuni mesi.

La Danimarca ha annunciato che consegnerà 2.000 proiettili di artiglieria in un nuovo pacchetto di aiuti del valore di circa 250 milioni di corone danesi (33 milioni di euro). Il ministro degli Esteri Lars Loekke Rasmussen lo ha definito “un contributo significativo” ma alla luce degli attuali consumi di munizioni d’artiglieria i 2 mila proiettili rappresentano circa il 20% della necessità giornaliera dell’Esercito Ucraino.

In aggiunta, Norvegia e Danimarca hanno concordato di donare all’Ucraina altri 9.000 proiettili di artiglieria: la Norvegia invierà proiettili e la Danimarca spolette e cariche di lancio, ha precisato il governo di Oslo.

A Berlino, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha avvertito di non poter sostituire tutti i carri armati forniti dal suo Paese all’Ucraina e messi fuori uso durante i combattimenti dei giorni scorsi. Finora Berlino ha fornito a Kiev 18 Leopard 2A6 e ha promesso 110 Leopard 1A5.

La reazione più interessante, perché implica risvolti politici e strategici, l’ha però rilasciata il 13 giugno il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg prima del colloquio con Joe Biden a Washington.

Parlando della controffensiva di Kiev Stoltenberg ha dichiarato che “il sostegno che stiamo fornendo insieme all’Ucraina sta facendo la differenza proprio mentre parliamo perché l’offensiva è iniziata e gli ucraini stanno facendo progressi. Sono ancora i primi giorni ma quello che sappiamo è che più territorio l’Ucraina potrà liberare, più forte sarà la sua posizione al tavolo negoziale”.

Di fatto il vertice della NATO sembra quindi sconfessare o considerare poco credibile l’obiettivo dichiarato a più riprese da Kiev di riconquistare tutti i territori in mano ai russi (Crimea inclusa) ma scommette su un successo limitato ucraino utile ad affrontare meglio negoziati con la Russia.

Stranamente questa dichiarazione, che va in contro tendenza anche rispetto alla narrazione dei leader occidentali ed europei, non ha avuto l’eco che avrebbe meritato.

Specie tenendo conto che ieri Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia non ha mai rifiutato i colloqui che potrebbero portare a un accordo di pace. I rappresentanti di Mosca e Kiev hanno siglato una bozza di accordo a Istanbul nella primavera del 2022 ma gli ucraini “l’hanno semplicemente buttata via dopo, e quella è stata la fine”.

Secondo Putin se i paesi occidentali vogliono davvero che il conflitto finisca, devono solo smettere di fornire armi a Kiev. “Gli ucraini non stanno producendo nulla da soli. Dal giorno dopo vorranno negoziare. Non formalmente ma nella sostanza”.

Oggi il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito che “sosterremo l’Ucraina fino a quando sarà necessario e non accetteremo una pace diktat. Non siamo per il congelamento del conflitto”, ha aggiunto, sottolineando che occorre “ristabilire il principio che le frontiere non si possano spostare con la violenza”.

In termini militari la controffensiva ucraina sembra quindi dipendere dalla sostenibilità dello sforzo bellico, dal confronto di risorse (truppe, mezzi, armi e munizioni) dei due belligeranti. Se dovessero esaurirle prima i russi, gli ucraini potrebbero conquistare parte dei territori su cui puntano anche se a caro prezzo.

Se invece fossero le truppe di Kiev a logorarsi in attacchi che portino a successi solo marginali, saranno i russi a poter cantare vittoria e, qualora avessero a disposizione ampie riserve, contrattaccare per completare la conquista delle quattro regioni annesse con i referendum del settembre scorso (Donetsk, Luhansk, Zaporizhia e Kherson) oggi solo parzialmente sotto il controllo di Mosca.

 

Le dichiarazioni di Putin

il 13 giugno Vladimir Putin ha fornito informazioni anche sulla controffensiva ucraina in corso dal 4 giugno sostenendo che sebbene Kiev stia utilizzando riserve appositamente preparate per questo attacco in quattro direzioni “non ha avuto successo in nessuno dei settori ha subito pesanti perdite.

Noi abbiamo perdite dieci volte inferiori a quelle delle forze armate ucraine” ha detto nell’incontro con i reporter di guerra e i blogger militari. Secondo Putin le forze armate ucraine hanno perso almeno 160 carri armati e 360 veicoli corazzati. Allo stesso tempo, le attrezzature distrutte dalla Russia costituiscono il 25-30% del totale di veicoli militari trasferiti dall’Occidente a Kiev.

“Ci sono ancora perdite che non vediamo, che sono inflitte da armi di precisione a lungo raggio a concentrazioni di personale e attrezzature. Quindi, in effetti, le perdite ucraine sono ancora maggiori. La Russia ha perso 54 carri armati, ma alcuni di essi potrebbero essere riparati e rimessi in servizio”.

Gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale, pur adattandosi alle mutate circostanze, non cambieranno “e sono di natura fondamentale per noi”. Putin ha anche ammesso che la Russia avrebbe potuto essere “preparata meglio” alla guerra con carenze soprattutto nel settore dei droni, delle munizioni circuitanti (droni-kamikaze) e delle munizioni di precisione.

“Le caratteristiche e la qualità delle armi russe stanno migliorando. L’operazione speciale in Ucraina ha permesso di capire come mettere a punto l’esercito russo in modo che sia il migliore del mondo” ha detto Putin aggiungendo che nell’ultimo anno la produzione delle principali armi è aumentata di 2,7 volte e di dieci volte quelle più richieste.

Quanto agli attacchi al territorio russo lungo i confini ucraini Putin ha riconosciuto che “il problema sarà risolto ma si poteva presumere che il nemico si sarebbe comportato in questo modo e, di conseguenza, potevamo prepararci meglio. E’ necessario rafforzare il confine”.

Inoltre Putin ha sostenuto che il conflitto in Ucraina ha mostrato che nelle forze armate russe c’erano “generali da parquet che si sono dimostrati, per usare un eufemismo, inefficaci” aggiungendo che altri ufficiali più efficienti hanno cominciato a “emergere dall’ombra e vanno promossi”.

In Russia non c’è in questo momento l’esigenza ”di dichiarare la legge marziale come in Ucraina”, ha dichiarato il presidente russo precisando che al momento non c’è la volontà di dare il via a una nuova mobilitazione generale.

Le persone che sono state convocate durante la precedente mobilitazione dovranno essere “rimandate a casa” a un certo punto in un processo incrementale, ma la legge non prevede alcuna tempistica specifica. “Decideremo in base a quanto personale c’è, come si sviluppa la situazione lungo la linea del fronte, quali progressi registra l’Operazione Militare Speciale”.

Da gennaio più di 150.000 russi si sono arruolati nel servizio militare a contratto, 8.500 solo la scorsa settimana. Le persone che si sono arruolate in unità di volontari dovrebbero firmare contratti con il Ministero della Difesa. “Questo è l’unico modo per assicurarsi che ottengano benefici sociali”.

Almeno sette unità militari volontarie private hanno firmato un contratto con il ministero della Difesa russo, come ha confermato il tenente generale Vladimir Alekseev. Il contratto impegna le compagnie di contractors a “eseguire tutti i compiti assegnati dalla leadership politico-militare del Paese”. Lo stesso contratto era stato firmato dalla Forza Speciale Akhmat” cecena ma non verrà firmato dalla della compagnia militare privata (PMC) Wagner, come ha precisato oggi Yevgeny Prigozhin annunciando che “secondo le previsioni, il 5 agosto il gruppo Wagner riprenderà a svolgere in piena prontezza al combattimento i compiti che erano stati fissati” senza indicare in quale settore del fronte.

Putin ha inoltre ricordato che le persone chiamate per il servizio militare obbligatorio non saranno inviate a prestare servizio nell’area delle operazioni militari speciali, comprese le nuove regioni russe annesse. Questi militari saranno però dislocati nelle regioni di confine.

Dopo le rivelazioni del Wall Street Journal secondo cui gli Stati Uniti  (dopo la Gran Bretagna) sarebbero pronti a rifornire Kiev con proiettili all’uranio impoverito, Putin ha affermato che la Russia non si farà trovare impreparata. “Li abbiamo anche noi e ci riserviamo il diritto di utilizzarli come risposta”.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa Russo, Ministero Difesa Ucraino, TASS, Rybar, Institute for the Study of the War e Canali Telegram

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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