La rivolta della Wagner e gli obiettivi di Prigozhin

 

(aggiornato alle ore 14,50)

Alla fine Evgeny Prigozhin ha “saltato il fosso”. Dopo mesi di crescenti dissidi con i vertici militari e del ministero della Difesa il capo della società militare privata (PMC) Wagner si è posto alla testa di un ammutinamento che punta dichiaratamente a ottenere un cambio ai vertici della Difesa di Mosca.

Un “golpe” che destabilizza governo e forze armate russe nel momento più delicato, mentre è in corso la (per ora) fallimentare controffensiva ucraina al culmine di quasi 500 giorni di guerra.

La sera del 24 giugno Prigozhin ha accusato il ministero della Difesa di aver bombardato una base della Wagner (notizia smentita da Mosca) e ha promesso di portare il ministro Sergei Shoigu a rispondere delle sue responsabilità circa la guerra in Ucraina.

“Le divisioni del ministero della Difesa, o meglio le reclute che sono state inviate per fermare il nostro cammino, si sono fatte da parte. Se qualcuno cercherà di fermarci, distruggeremo tutti” ha detto Prigozhin in un messaggio audio sul suo canale Telegram, Prigozhin ha annunciato che i suoi combattenti si stavano dirigendo a Rostov, dove si trova il quartier generale del Distretto militare meridionale, della 58a Armata e il comando della Operazione Militare Speciale” in l’Ucraina.

Nel giro di dieci ore i contractors della PMC Wagner hanno bloccato il centro di Rostov e dalla notte si sono diffuse notizie di movimenti di colonne in movimento nelle regioni di Rostov e di Voronezh, dove il governatore, Alexander Gusev, ha reso noto che l’esercito sta prendendo “le misure militari necessarie” per contrastare la rivolta di Wagner. Sembra che elicotteri da attacco abbiano attaccato una colonna della PMC Wagner in deposito di carburante in cui i ribelli intendevano rifornirsi.

La risposta di Mosca non si è fatta attendere.  Il Servizio Federale di Sicurezza (FSB), ha reso noto che è stato aperto un fascicolo per incitamento alla ribellione armata. Anche se Prigozhin non attacca direttamente il presidente Putin le sue parole sono di fatto un appello all’insurrezione contro i vertici del Paese, e pongono le basi per una guerra interna alla Federazione.

Il ministero della Difesa ha lanciato un appello ai contractors del gruppo Wagner, chiedendo di “tornare ai punti di dislocazione permanente” e non ascoltare le esortazioni alla ribellione armata contro i vertici dell’esercito da parte di Evgeny Prigozhin. “Vi hanno trascinato con l’inganno in azioni avventuristiche, a partecipare a una insurrezione armata. Il ministero chiede atteggiamenti “ragionevoli” ovvero di entrare in contatto con le strutture del dicastero o con le forze dell’ordine: “garantiamo a tutti l’incolumità”.

A Mosca è stato dichiarato il “regime di operazioni antiterrorismo”, ha reso noto il Comitato nazionale antiterrorismo. La stessa misura è stata presa per la regione di Voronezh dove sono segnalati movimenti di convogli del gruppo Wagner.

Nella notte, il generale Sergey Surovikin (nella foto sotto) – sino allo scorso ottobre comandante delle operazioni militari russe in Ucraina e considerato il militare più vicino al leader della Wagner – ha lanciato un appello a Prigozhin a fermarsi: “il nemico non aspetta altro e prima che sia troppo tardi, bisogna obbedire alla volontà e agli ordini del presidente, fermare i convogli (…), risolvere i problemi solo con mezzi pacifici”, ha dichiarato, affiancato dal vice capo di stato maggiore Vladimir Alekseev.

Benché anche a Mosca sia stato dichiarato lo stato di allarme mobilitando in diverse regioni della Russia la Guardia Nazionale (Rosvgardia) si cerca di risolvere il “golpe wagneriano” senza battaglie tra militari e contractors.

Prigozhin ha incontrato a Rostov-sul-Don il vice ministro della Difesa russo Yunus-Bek Evkurov e il vice capo di stato maggiore Vladimir Alekseev come conferma un video diffuso stamattina da un canale Telegram che fa capo al gruppo Wagner.

Prigozhin ha affermato che fino a quando “non avrà” il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov e il ministro della Difesa Sergei Shoigu, i suoi mercenari “bloccheranno la città di Rostov” e “andranno a Mosca” nonché di aver preso il controllo di tutti i siti militari a Rostov e di disporre di 25mila combattenti.

Il governatore della regione di Rostov, Vasily Golubev, ha lanciato un messaggio alla popolazione chiedendo “a tutti di mantenere la calma e a non uscire di casa salvo necessità. La situazione attuale richiede la massima concentrazione di tutte le forze per mantenere l’ordine – ha scritto su Telegram – le forze dell’ordine stanno facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza dei residenti”.

Ieri sera il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che il capo dello Stato è “al corrente della situazione che si sviluppa attorno al fondatore della compagnia militare privata Wagner e che vengono prese tutte le necessarie misure”.

Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha annunciato che in città sono in corso “misure antiterrorismo”. In relazione alle informazioni in arrivo, riferiscono le agenzie russe, a Mosca vengono prese misure antiterroristiche volte a rafforzare le misure di sicurezza: controlli aggiuntivi sulle strade, possibili limitazioni agli eventi pubblici.

Nella notte sulle strade della capitale sono stati visti e filmati veicoli blindati ma stamattina le agenzie di stato hanno negato il dispiegamento di carri in città. Secondo i media ufficiali, le truppe antisommossa OMON sono in stato di allerta a Mosca, “le autorità statali e le strutture di trasporto sono state prese sotto state poste sotto innalzata protezione”.

Nel primo pomeriggio di oggi fonti locali hanno riferito che elicotteri avrebbero aperto il fuoco contro un convoglio della Wagner sull’autostrada M4 oltre Voronezh in direzione di Mosca mentre nella regione di Lipetsk il governatore ha fatto appello agli abitanti a rimanere in casa ed evitare spostamenti.

 

Strada senza uscita?

Per molti versi è difficile ritenere che il braccio di ferro tra Mosca e Wagner possa ricomporsi, specie dopo che Prigozhin ha attaccato così duramente i vertici russi arrivando a sconfessare le motivazioni dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina che fino alle scorse settimane lo stesso Progozhin aveva difeso come una iniziativa necessaria a proteggere i russi dell’Ucraina.

Fonti di stampa che citano uomini vicini all’amministrazione russa riferiscono che il Cremlino avrebbe cercato di raggiungere un accordo con il leader del gruppo Wagner offrendogli di fare marcia indietro e di spiegare tutti i suoi messaggi insurrezionali come risultato di un hackeraggio e della falsificazione della sua voce, ma Prigozhin avrebbe rifiutato.

Rivolgendosi ieri al popolo russo, Prigozhin ha invitato a non credere a quanto dice la tv di stato, rivelando che sono migliaia i militari russi uccisi nel conflitto con l’Ucraina.

Secondo la testata Fontanka, nel tardo pomeriggio di ieri, tra le sei e le sette, Prigozhin si trovava a San Pietroburgo. Stando a ricostruzioni diffuse dalla testata Meduza, negli uffici di Wagner nella città baltica hanno fatto irruzione agenti delle forze di sicurezza recuperando 4 miliardi di rubli in contanti racchiusi in scatoloni.

Ieri è stato avviato un procedimento penale su iniziativa dell’FSB confermata dalla Procura generale russa in cui Prigozhin viene accusato di istigazione alla rivolta armata. Del resto Prigozhin stava attuando da due settimane una costante escalation di attacchi e dichiarazioni contro i vertici russi che cominciavano a coinvolgere anche il Cremlino.

 

Il discorso di Putin

“Mi rivolgo a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti nell’avventura criminale della rivolta armata”. Vladimir Putin si è rivolto questa mattina alla nazione e direttamente agli uomini della PMC Wagner chiedendo loro di “mettere fine alla partecipazione a queste azioni militari. Tutti quelli che hanno preso le armi contro le forze armate sono dei traditori”, ha continuato Putin. “Noi stiamo fronteggiando un tradimento, i responsabili saranno condotti davanti alla giustizia” aggiungendo che “siamo stati colpiti alle spalle”, è un “tradimento della causa per cui stiamo combattendo, qualsiasi rivolta interna è un colpo grave per il nostro popolo e la nostra Russia, le nostre azioni per difenderci da questa minaccia saranno molto dure”.

Putin ha sottolineato che “difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno”, da “interessi personali, ambizioni smisurate che hanno portato al tradimento del paese”, frase che allude a Prigozhin, il cui nome non è mai stato pronunciato dal presidente.

Grande amico del presidente russo nella cui ombra ha guadagnato una fortuna, Prigozhin è noto anche come “lo chef di Putin” per le sue attività nel campo della ristorazione.

“Mi rivolgo ai cittadini russi, agli eroi che combattono al fronte, mi rivolgo anche a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti in questa avventura criminale”, ha detto Putin, “chiedo di smettere queste azioni criminali”.

“Chi ha organizzato l’insurrezione armata ne risponderà. Ripeto: qualsiasi insurrezione interna è un colpo alla Russia e al suo popolo” e chi si è messo su questa strada “sarà inevitabilmente punito”.

Dura la risposta del fondatore della PMC Wagner. “Abbiamo combattuto e combattiamo ancora. Tutto il gruppo Wagner. E nessuno intende andare a costituirsi perché’ non vogliamo che il Paese viva ulteriormente nella corruzione, nell’inganno e nella burocrazia”, ha dichiarato Prigozhin in un messaggio audio pubblicato sul suo canale Telegram. “Il presidente Vladimir Putin si sbaglia profondamente parlando di tradimento, perché noi siamo patrioti”.

Al fianco di Putin è sceso in campo il vicepresidente del consiglio russo di sicurezza, Dmitry Medvedev. “Ora la cosa più importante per sconfiggere il nemico esterno ed interno, che è affamato e vuole fare a pezzi la nostra patria, e per salvare il nostro stato è radunarsi attorno al presidente, al comandante supremo delle forze armate del paese. La divisione e il tradimento sono la via per la più grande tragedia, una catastrofe universale. “Non lo permetteremo. Il nemico sarà sconfitto, la vittoria sarà nostra”.

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, in passato d’accordo con Prigozhin nel criticare i vertici della Difesa di Mosca, ha annunciato la partenza di propri combattenti per sedare la rivolta dei “wagneriani”.

“Faremo di tutto per preservare l’unità della Russia e proteggere la sua statualità”, ha detto Kadyrov, che ha espresso il suo pieno sostegno al presidente Vladimir Putin e ha fatto appello ai combattenti affinché non si lascino provocare. “Qualunque obiettivo vi venga dato, qualunque sia la promessa che vi viene fatta, la sicurezza dello stato e la coesione della società russa sono sopra a tutto in un momento simile”, ha aggiunto Kadyrov, che ha annunciato la sua disponibilità a prendere misure severe per reprimere la ribellione.

 

La legge sulle PMC

Il tradimento di Prigozhin potrebbe dipendere da molte circostanze oltre all’ambizione personale. Non si può escludere che abbia qualche ragione per ritenere che le forze armate o parte di esse lo seguiranno nell’avventura ma l’ipotesi pare improbabile.

Meglio ricordare del resto che uno scenario di golpe o anarchia militare in Russia costituirebbe in serio pericolo per la sicurezza globale considerando le 6.500 testate nucleari presenti ella federazione di cui 1.500 di pronto impiego.

Qualcuno arriva a ipotizzare che Prigozhin possa essersi “venduto” a Kiev o agli Stati Uniti per destabilizzare la Russia sul piano politico e soprattutto militare per facilitare la controffensiva ucraina fino ad oggi inconcludente, ma forse la causa dell’0inasprirsi delle tensioni tra Wagner e Mosca è attribuibile alla legge sulle PMC annunciata il 10 giugno dal ministero della Difesa russo che impone a tutte le “formazioni volontarie”, come il “Gruppo Wagner” di firmare un contratto con il ministero della Difesa russo che le pone sul piano militare sotto il diretto controllo e comando e dei vertici militari russi.

Putin, parlando in televisione il 13 giugno, aveva sostenuto direttamente l’iniziativa, gesto forse considerato da Prigozhin un tradimento da parte del presidente che finora aveva sempre garantito alla PMC Wagner ampia autonomia di manovra sui fronti ucraini come nei paesi africani dove la società difende e tutela gli interessi di Mosca.

Prigozhin aveva detto il 15 giugno che non avrebbe siglato il contratto di cui il ministero della Difesa impone la firma entro il 1° luglio. Al tempo stesso però Prigozhin si era detto fiducioso di poter trovare un accordo che lasciasse a Wagner l’autonomia pur accordando ai suoi combattenti i benefici e le garanzie sociali riservati ai soldati e alle loro famiglie.

Prigozhin avrebbe accettato solo di porre i suoi uomini agli ordini diretti del Cremlino ma non del ministero della Difesa.

Il fallimento di queste trattive, in cui Prigozhin forse contava sull’intervento di Putin ( che invece non c’è stato) per garantire uno status speciale a Wagner anche considerando che Wagner ha operato per molti anni nell’interesse di Mosca pur senza che vi fosse una legge che consentisse l’istituzione di PMC.

Il 13 giugno Prigozhin ha accusato il ministero della Difesa russo di aver tentato due volte di “distruggere” la Wagner. “Non stiamo parlando solo di qualche interferenza, stiamo parlando di distruzione fisica e intenzionale. Sia allora che adesso”, ha spiegato Prigozhin, secondo cui il tentativo più recente di colpire la Wagner risale alla battaglia per il controllo di Bakhmut, quando, a suo dire, la Difesa russa avrebbe “cercato di chiudere” i paramilitari nella città “senza armi”.

Poi ha citato un episodio dell’8 febbraio 2018, quando la Wagner ha subito pesanti perdite in Siria, dove stava combattendo l’Isis, a opera dell’aviazione americana. Secondo Prigozhin gli Stati Uniti avevano avvertito i comandati russi del raid imminente in modo che potessero ritirare i propri soldati ma nessuno aveva avvertito la Wagner. Questi tentativi, ha spiegato Prigozhin, sarebbero motivati dall’invidia del ministro russo della Difesa, Sergey Shoigu, il quale “non sopporta che qualcuno faccia le cose meglio di lui. Vuole che tutti vadano in giro a baciargli i piedi, ma la Wagner non l’ha mai fatto”.

Rivendicazioni e recriminazioni datati, rispolverati oggi probabilmente per indicare il risentimento di Prigozhin per la mancata esenzione dalla firma del contratto con la Difesa e quindi la soppressione dello status esclusivo di cui ha goduto il Gruppo Wagner.

Un risentimento confermato anche con le dichiarazioni dello stesso Prigozhin del 21 giugno in cui ha accusato i vertici di Mosca di ingannare i russi sul corso dell’offensiva in Ucraina, sottolineando i progressi di Kiev: “Stanno ingannando il popolo russo. Enormi aree sono state consegnate al nemico”, ha detto, aggiungendo che le truppe ucraine hanno già cercato di attraversare il fiume Dnipro, sulla linea del fronte. “Tutto questo è totalmente nascosto a tutti. Un giorno la Russia si sveglierà e scoprirà che anche la Crimea è stata consegnata a Kiev”.  

Dichiarazioni rilasciate peraltro poche ore dopo che Vladimir Putin aveva affermato che l’offensiva Ucraina sta fallendo ma soprattutto pochi giorni dopo che lo stesso leader della Wagner aveva confermato che le sue truppe sarebbero tornate al fronte in agosto.

“Ci stiamo riposando e preparando. Il 5 giugno siamo partiti e il 5 agosto, secondo le previsioni, il gruppo Wagner continuerà a svolgere in piena prontezza al combattimento i compiti che erano stati fissati”. Le forze della Wagner hanno lasciato il fronte nella città di Bakhmut negli ultimi giorni di maggio raggiungendo le retrovie nel Donbass da dive in queste ore sono penetrati in Russia.

Evidentemente nelle ultime settimane i rapporti con la Difesa e il Cremlino si sono fatti più tesi e il “pronunciamiento” di Prigozhin sembra quindi anticipare la messa al bando della PMC Wagner e il suo scioglimento per non aver sottoscritto il contratto con la Difesa firmato da almeno otto organizzazioni “volontarie” inclusa la Forza Speciale Akhmat cecena.

Forse anche per questo Prigozhin in un messaggio audio ha affermato che non c’è un “colpo di stato” ma solo una “marcia per la giustizia”. Annunciando che una volta cambiati i vertici della Difesa i suoi uomini torneranno a combattere in Ucraina.

Il tentato golpe di Prigozhin potrebbe mettere in difficoltà la presenza militare russa in diverse nazioni africana, affidata per lo più agli uomini della PMC Wagner (Repubblica Centrafricana, Libia, Mali, Burkina Faso…..) mentre potrebbe  aiutare le forze ucraine a sbloccare un’offensiva finora fallimentare destabilizzando il morale delle forze russe al fronte.

A Orekhov sul fronte Zaporozhye, gli ucraini hanno concentrato ingenti forze e questa mattina, dopo tre settimane di attacchi vani, sembrano essersi incuneate nello schieramento russo vicino a Rabotino.

Dopo essere stati fermati nei settori di Pyatikhatka-Zherebyansky e Kamensky, vicino a Orekhov gli attacchi della fanteria ucraina hanno permesso di espugnare alcune trincee da Novodanilovka a Rabotino sotto la copertura dell’artiglieria. Blogger militari russi riferiscono di un blando fuoco dell’artiglieria russa che sta favorendo la penetrazione ucraina che dalla “zona grigia” degli avamposti dove si è combattuto finora, stanno avvicinandosi alla prima linea di difesa russa, nel centro abitato di Rabotino, protetta da campi minati e munite postazioni difensive.

Contrazioni di forze ucraine vengono segnalate anche nel settore di Bakhmut. per il vice ministro della Difesa ucraina Hanna Malyar, l’attuale situazione in Russia rappresenta un’opportunità che la leadership militare e politica della Russia possa “combattere con noi e autodistruggersi”.

@GianandreaGaian

Foto: PMC Wagner,  RIA-FAN , TASS e Telegram

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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