Le ultime operazioni contro i jihadisti nel Sahel

 

Il 10 luglio alcuni miliziani appartenenti al gruppo dello Stato islamico nel Grande Sahara (EIGS) sono stati uccisi nel corso dell’operazione congiunta tra le forze di Parigi e di Niamey Munatare 4 nell’area di Goroul, in Niger, nella cosiddetta “zona dei tre confini” con Burkina Faso e Mali.

Lo ha riferito Radio France International ripresa in Italia dall’agenzia Nova. Nel settore di Dolbel, che fa parte della prefettura di Bankilaré, sono stati catturati due capi terroristi, sui quali le autorità del Burkina Faso avevano posto una taglia: si tratta taglia, nell’ambito dell’operazione congiunta Munatare 4. Abou Maryam è stato arrestato il 6 luglio nel villaggio di Ingra, Sita Ousseini invece è stato catturato non lontano dalla città di Tera.

Nella stessa regione il 15 luglio un poliziotto e 4 civili sono stati uccisi in “un attacco terroristico”. Lo ha riferito l’Esercito del Niger, precisando che l’aggressione è avvenuta venerdì’ pomeriggio contro “un gruppo di paramilitari che scortavano un convoglio” vicino al confine con il Burkina Faso. Nell’attacco in 19 persone sono rimasti ferite, tra cui 7 ufficiali, 5 soldati e 7 civili mentre “due terroristi sono rimasti uccisi”.

Situazione della sicurezza difficile anche nel nord est del Mali dove secondo Human Rights Watch da gennaio 2023 i gruppi jihadisti si sono macchiati di “omicidi”, “stupri” e “saccheggi” su larga scala “costringendo migliaia di persone a fuggire”.

“La sicurezza si è fortemente deteriorata a causa degli scontri tra due gruppi estremisti islamici armati”, lo Stato Islamico nel Grande Sahara e il Gruppo per il Sostegno dell’Islam e dei Musulmani (JNIM), legati ad al Qaeda, che cercano di controllare le rotte di rifornimento e di aumentare la propria influenza, ha spiegato l’organizzazione per i diritti umani.

“I gruppi armati islamisti stanno attaccando brutalmente i civili e contribuiscono ad alimentare un’emergenza umanitaria su larga scala”, ha dichiarato Ilaria Allegrozzi, ricercatrice sul Sahel dell’ong.

Human Rights Watch ha dichiarato di aver documentato otto attacchi tra gennaio e giugno, sei nella regione di Gao e due nella regione di Menaka, nel nord-est, dove l’EIGS sta espandendo da mesi la sua influenza.

Secondo HRW, questi attacchi hanno ucciso “centinaia” di persone e costretto in migliaia a fuggire dalla zona. L’ong ha riportato testimonianze raccolte dai suoi investigatori che descrivono combattenti armati di “fucili d’assalto” e “lanciagranate” e vestiti in abiti civili o in tuta con turbanti identificabili. Parlavano diverse lingue locali (Tamashek, Fulfulde, Songhai e Hausa), oltre all’arabo, e a volte sventolavano la bandiera dello Stato Islamico, secondo i racconti.

Il Mali, retto da una giunta militare che ha cacciato i militari francesi ed europei e sta allontanando i caschi blu dell’ONU, ha negato il 13 luglio di aver rilasciato due leader dell’EIGS in cambio di ostaggi maliani caduti nelle mani dei jihadisti.

“Come sarebbe possibile combattere il terrorismo e liberare terroristi?”, ha dichiarato ai media un portavoce delle forze armate smentendo il rilascio dei due jihadisti. Secondo l’emittente RFI (ripresa da Agenzia Nova) due alti dirigenti dell’EIGS sono stati rilasciati la scorsa settimana dalla giunta guidata dal colonnello Assimi Goita. I nomi dei due principali leader jihadisti, Oumeya Ould Albakaye e Dadi Ould Cheghoub, sono stati confermati da diverse fonti di sicurezza e diplomatiche maliane.

Albakaye, capo del ramo saheliano dello Stato Islamico a Gourma in Mali e Oudalan in Burkina Faso, era stato arrestato dalle forze francesi dell’operazione Barkhane nel giugno 2022 prima di essere consegnato alle autorità di transizione maliane.

Il suo nome era circolato tra i potenziali successori di Adnan Abou Walid Al Sahraoui, emiro del gruppo, ucciso dall’esercito francese. Per quanto riguarda Dadi Ould Cheghoub, meglio noto come Abou Dardar, è stato arrestato sempre dai militari francesi dell’Operaztion Barkhane nel giugno 2021.

Il confronto tra RFI e il governo maliano non deve sorprendere: da quando la giunta militare ha espulso le forze francesi e internazionali aumentando la cooperazione con la Russia le tensioni tra Bamako e Parigi sono all’ordine del giorno anche sul delicato fronte dell’informazione.

Curiosa l’attuale polemica sull’eventuale liberazione dei due jihadisti in cambio di ostaggi maliani considerato che Dardar era stato già arrestato e poi liberato una prima volta nell’ambito del rilascio di prigionieri jihadisti dell’ottobre 2020, scambiati con la liberazione dell’ostaggio francese Sophie Petronin e dell’ex premier maliano Soumaila Cissé.

Secondo fonti della sicurezza maliana citate da RFI sarebbero in corso trattative tra governo e insorti per consentire alle autorità di transizione di svolgere le attività elettorali nelle aree controllate dallo Stato Islamico (soprattutto nella regione centrale di Me’naka) e di dispiegare truppe nel nord-est da cui stanno ritirandosi i caschi blu della missione MINUSMA.

Ancora fonti di RFI rilevano il rischio di un’intesa di circostanza tra la giunta del Mali e l’EIGS contro i qaedisti del JNIM.

Foto: Operation Barkhane Ministero della Difesa Francese e Ministero Difesa del Niger

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