Una nuova legge per arruolare più stranieri nelle forze armate statunitensi
I problemi di reclutamento nelle forze armate degli Stati Uniti si fanno sempre più pressanti. I dati indicano che solo il 24-27% dei giovani tra i 18 e i 24 anni soddisfa i requisiti psico-fisici per l’idoneità al servizio militare, e ancora meno ragazzi e ragazze mostrano un reale interesse per servire in armi la nazione. A fronte di questa situazione, un nuovo disegno di legge sta cercando di espandere il pool di potenziali reclute, aprendo le porte a non cittadini che hanno vissuto nel paese per almeno cinque anni.
Presentato da Tammy Duckworth, senatrice democratica dell’Illinois (nella foto a lato) e veterana della guerra in Iraq, il disegno di legge, denominato “Enlist Act”, punta a mitigare le difficoltà di reclutamento nelle forze armate con uno dei sistemi più antichi: l’arruolamento degli stranieri.
Duckworth, ex pilota di Black Hawk dello US Army rimasta ferita con la perdita di entrambe le gambe, ha annunciato la sua proposta sostenendo che offrire ai residenti di lungo termine, in possesso di qualifiche spendibili, “l’opportunità di servire il paese che hanno imparato ad amare”, rappresenta un modo concreto e sensato per migliorare lo stato di prontezza dell’apparato militare.
Se approvato, il disegno di legge includerebbe tra le potenziali reclute non solo coloro che sono protetti dal programma Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA), immigrati irregolari giunti negli Stati Uniti da bambini, ma anche residenti con uno status di protezione temporanea e soggetti con una domanda per un visto d’immigrazione già approvata. Questi soggetti potrebbero arruolarsi, purché soddisfino i requisiti specifici della forza armata in cui desiderano arruolarsi.
Allo stato attuale, è già possibile per i non cittadini residenti (alien residents) arruolarsi, ma devono possedere un permesso di residente permanente, noto anche come green card, oltre ad essere in grado di parlare, leggere e scrivere fluentemente in inglese. Già nel 2008, il Dipartimento della Difesa avviò un’iniziativa per espandere il reclutamento a determinati stranieri residenti, in possesso di competenze mediche, linguistiche e altre abilità richieste. Il programma, chiamato Military Accessions Vital to the National Interest, fu poi sospeso nel 2017.
Da allora, quasi tutte le forze armate americane, hanno riscontrato un crescente deficit tra gli obiettivi di reclutamento e i numeri effettivi di arruolamenti. Secondo la senatrice Duckworth, di fronte a questa sfida senza precedenti, il disegno di legge “Enlist Act” potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza, ampliando il pool di candidati e aiutando le forze armate a colmare i propri ranghi in diminuzione.
L’appetibilità per i potenziali candidati, sarebbe la possibilità per i militari arruolati sotto la sua egida, di diventare cittadini naturalizzati al termine del contratto di impiego, un’opportunità già esistente per i militari stranieri, attraverso un processo che però non ha sempre funzionato regolarmente. Alcuni validi veterani infatti, sono stati tagliati fuori dal processo di naturalizzazione a causa dell’accavallarsi di policy contrastanti da parte delle diverse amministrazioni che si sono succedute.
Anche se in passato proposte legislative simili non hanno guadagnato sufficiente consenso tra i membri del Congresso, Duckworth si è detta fiduciosa riguardo alle possibilità del suo disegno di legge. Ha dichiarato di aver sviluppato la proposta con un ampio contributo dei repubblicani e di aver consultato i leader delle commissioni del Senato per la giustizia, la sicurezza nazionale e le forze armate.
La proposta di legge ha poi trovato un sostenitore di peso nella figura del generale Charles Brown (nella foto a lato), attuale capo di stato maggiore dell’USAF candidato a diventare il prossimo capo di stato maggiore della Difesa sostituendo il generale Mark Milley.
Durante un’audizione al Senato, Brown ha espresso il suo sostegno alla misura, sottolineando l’importanza di offrire a coloro che amano il paese e desiderano servirlo, l’opportunità di farlo, se idonei.
Il progetto “Enlist Act” rappresenta un tentativo di affrontare le sfide ormai sistemiche del reclutamento negli Stati Uniti, ma è evidente la portata emergenziale di misure del genere. Infatti seppur utile, lo sforzo ad arruolare più stranieri appare come un palliativo. Non si può non prendere atto che, negli Stati Uniti oggi, la prospettiva per un giovane di andare a combattere per il proprio paese non è affatto allettante.
La grande spinta patriottica sull’onda emotiva del post 11 settembre, è completamente arrestata, la società americana è cambiata ed è oggi fortemente divisa e polarizzata. Infine vent’anni di costose (in termini economici ed umani) operazioni in Afghanistan conclusesi con un ritiro poco onorevole di certo non hanno migliorato l’appeal delle forze armate tra i giovani.
Il problema, concludendo, non riguarda però solo gli Stati Uniti, dai risultati di un sondaggio del 2017 di Gallup International, emerge che in Europa, con la notevole eccezione della Finlandia, la situazione è tutt’altro che rosea e, di questi tempi, la cosa è anche poco rassicurante.
In Russia ieri il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che eleva di cinque anni il limite massimo di età per la permanenza nella riserva militare. In base al documento legislativo, che entrerà in vigore nel gennaio 2024 e avrà una validità di 4 anni, gli uomini che hanno concluso il servizio militare obbligatorio potranno essere mobilitati come riservisti (nella foto sotto) fino a 40, 50 o 55 anni in base alla categoria di appartenenza.
Aumentano da 35 a 40 anni per soldati, marinai, sergenti; da 45 a 50 anni per sottufficiali e marescialli; da 50 a 55 anni per gli ufficiali fino a capitano mentre per gli alti ufficiali il limite di età per ammissibile alla mobilitazione passerà da 60 a 65 anni.
La legge prevede anche la possibilità di arruolare fino all’età di 52 anni cittadini stranieri con permesso di soggiorno permanente in Russia.
Foto US DoD, US Army, Tammy Duckworth e Gian Micalessin
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Riccardo CatalanoVedi tutti gli articoli
Ideatore e amministratore di Narrazioni Strategiche, è copywriter, editor e consulente di comunicazione. Militare dell'Aeronautica in congedo, ha prestato servizio presso il Centro Intelligence Interforze dello Stato Maggiore Difesa. Dopo un decennio in divisa, ha lasciato la carriera militare per trasferirsi nel Regno Unito, dove ha avviato la libera professione nel campo della comunicazione. Dal 2013 cura anche la pubblicazione di info-prodotti e documentazione tecnica in ambito sicurezza, storia, tecnologia e sport.