Munizioni nordcoreane ai russi: la guerra in Ucraina rinsalda i rapporti tra Mosca e Pyongyang

 

Gli Stati Uniti sono “preoccupati” per il possibile invio di armi alla Russia da parte della Corea del Nord, da impiegare nel conflitto in Ucraina. Lo ha detto il 3 agosto coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale USA, John Kirby, durante un briefing con la stampa. “Le informazioni in nostro possesso indicano che Mosca sta cercando di rafforzare la cooperazione con la Corea del Nord sul piano militare” ha detto facendo seguito a quanto dichiarato il giorno prima dal portavoce del Pentagono, generale Pat Ryder.

“La Russia mantiene relazioni con la Corea del Nord. Certamente, abbiamo visto in passato che la Russia ha tentato di ottenere munizioni da Paesi come la Corea del Nord. Non ho aggiornamenti da fornire oltre a quanto abbiamo già detto a questo proposito. Ma di nuovo, questo evidenzia le difficoltà in cui si trova la Russia nel rifornire e rimpinguare le sue riserve di munizioni”.

Il tema dei rapporti militari tra Mosca e Pyongyang è tornato alla ribalta negli Stati Uniti dopo la visita di tre giorni del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu in Corea del Nord.

Una visita che per Washington aveva l’obiettivo ottenere forniture di armi da usare nella guerra in Ucraina. “La Russia è alla disperata ricerca di sostegno, di armi, ovunque possa trovarle, per continuare a perseguire la sua aggressione contro l’Ucraina”, aveva detto il segretario di Stato Anthony Blinken ricordando che anche l’Iran ha fornito molti droni alla Russia.

Gli sviluppi sui campi di battaglia ucraini non sembrano in realtà indicare carenze da parte russa né di munizioni d’artiglieria, né di missili, droni o munizioni circuitanti mentre la visita di Shoigu ha avuto in realtà una dimensione ben più vasta e forse più politico- strategica che militare in senso stretto, anche se il ministro russo ha assistito alla muscolare parata per il Giorno della Vittoria, il 70° anniversario dall’armistizio che ha segnato la fine della guerra di Corea del 1950-1953 e ha visitato una mostra espositiva con il meglio della produzione di armi e munizioni nordcoreane.

Il valore politico della visita di Shoigu è del resto ben rappresentato dal fatto che ha incontrato per ben due volte il leader nordcoreano Kim Jong-un.

Il 27 luglio, secondo le notizie riportate da Voice of Korea, Kim e Shoigu hanno parlato di “questioni di reciproco interesse nel campo della difesa e della sicurezza nazionale”. Hanno affrontato “previsioni e opinioni sul contesto di sicurezza a livello regionale e internazionale” e hanno “raggiunto un consenso di vedute”. Secondo il resoconto del colloquio fornito dall’agenzia di stato KCNA, Kim è convinto che Russia e Corea del Nord condividano la necessità di battersi per “difendere la loro sovranità”, gli “interessi di sviluppo” e per raggiungere “la giustizia e la pace internazionale” di fronte alla “prepotenza e all’arbitrarietà degli imperialisti”.

A suggellare l’importanza dell’incontro vanno aggiunti due “dettagli”: si è trattato del primo incontro ufficiale per Kim (di cui si abbia notizia) con un ospite straniero dall’inizio della pandemia di Covid-19 e il capo dello stato nordcoreano ha incontrato personalmente per due volte un ospite non dello stesso rango ma che riveste “solo” l’incarico di ministro della Difesa, seppure di una grande potenza.

Shoigu aveva già incontrato il suo omologo nordcoreano, Kang Sun Nam, annunciando che la Russia intende “rafforzare la cooperazione militare con la Corea del Nord”. Nel secondo incontro con Kim Jong-un, Shioigu ha consegnato un messaggio di ringraziamento del presidente Vladimir Putin per “l’incrollabile sostegno” della Corea del Nord in merito al conflitto in Ucraina.

Per celebrare il 70 anniversario della fine della guerra di Corea Kim Jong-un ha invitato la delegazione russa guidata da Shoigu e una dalla Cina guidata da Li Hongzhong, membro del Politburo; un chiaro segnale di come la contrapposizione con l’Occidente per il conflitto ucraino stia ricompattando le alleanze asiatiche di Mosca con le due maggiori potenze militari continentali.

Per la Corea del Nord significa ottenere maggiori aiuti economici e tecnologici anche per il proprio apparato militare dalla Russia che in questo modo irrita la Corea del Sud che ha accettato di produrre munizioni d’artiglieria su commessa degli Stati Uniti ma destinati all’Ucraina. Kim e Shoigu hanno espresso il desiderio di “un ulteriore sviluppo della cooperazione e della cooperazione strategica e tattica tra i due paesi nel campo della difesa e della sicurezza”, secondo quanto riferito da KCNA.

Difficile credere che la Russia abbia bisogno di armi nordcoreane anche se l’esercito di Pyongyang dispone di migliaia di carri armati e artiglierie. Semmai sono a russi a poter fornire soluzioni e tecnologie per ammodernare le armi nordcoreane e migliorarne le prestazioni nei campi aeronautico, dell’elettronica, delle armi di precisione, della difesa aerea, della guerra navale, dei mezzi terrestri e dei missili balistici e da crociera.

Nel corso della grande parata e della visita di Shoigu la Corea del Nord ha mostrato i suoi ultimi missili balistici intercontinentali (ICBM), Hwasong-17 e Hwasong-18 e droni da ricognizione e attacco che sembravano copie degli statunitensi RQ-4 Global Hawk e MQ-9 Reaper.

Le accuse occidentali al regime nordcoreano di fornire armi alla Russia sono state più volte respinte da Pyongyang e da Mosca e del resto è evidente che se l’Occidente sostiene con le forniture di armi l’Ucraina è plausibile  che anche gli amici della Russia si mobilitino.

Più che di armi, la Russia potrebbe avere ottenuto da Pyongyang proiettili d’artiglieria calibro 152 mm per far fronte agli elevati consumi imposti da questa guerra. Almeno fino a quando l’industria russa riprendesse la produzione di massa. Del resto l’esercito nordcoreano è uno dei pochi ancora strutturato su ampie masse di uomini, mezzi e artiglierie per combattere una guerra totale contro la Corea del Sud e quindi dispone di ampie riserve di munizioni, soggette a scadenza a diversi anni dalla loro prodizione.

Fin dai primi mesi di guerra gli Stati Uniti accusando la Corea del Nord di fornire munizioni e armi alla Russia senza mai riuscire a provarlo. In luglio su un canale Telegram militare russo è apparsa però l’immagine che pubblichiamo in apertura che ritrae un proiettile di artiglieria calibro 152 mm in dotazione alle forze russe in Ucraina che reca iscrizioni in cinese e coreano.

Non si può quindi escludere che i diversi convogli ferroviari segnalati in movimento dalla Corea del Nord alla Russia dalla ricognizione satellitare statunitense già l’inverno scorso contenessero munizioni d’artiglieria, forse proiettili prossimi a scadere e che i russi hanno impiegato subito dopo in Ucraina.

Con uno dei tanti paradossi del confitto in Ucraina, anche l’esercito di Kiev impiega munizioni prodotte in Corea del Nord contro le postazioni militari russe, come ha riferito il Financial Times. Non è chiaro come le munizioni (razzi da 122 mm) siano finite in mani ucraine ma le fonti militari ucraine sentite dal giornale hanno dichiarato che sono state sequestrate da un “Paese amico” e successivamente consegnate all’Ucraina.

Secondo quanto ha invece riferito il portavoce del ministero della Difesa di Kiev, Yuriy Sak, le truppe ucraine sono riuscite a impadronirsi delle munizioni direttamente dalle forze russe.

Si tratta di razzi da 122 mm prodotti tra gli anni Ottanta e Novanta utilizzati dai lanciarazzi multipli Grad. Più probabile però che tali munizioni siano state fornite agli USA da qualche nazione che le aveva in passato acquisite dalla Corea del Nord. Nei primi anni 2000 la US Navy intercettò alcuni mercantili nordcoreani che trasportavano in paesi del Medio Oriente carichi di armi e munizioni sequestrandone (arbitrariamente) il carico che, immagazzinato per tanti anni, è stato probabilmente oggi fornito all’Ucraina continuamente “affamata” di munizioni.

@GianandreaGaian

Foto: KCNA(Yonhap, Ministero Difesa Russo e Telegram

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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