Operativi i droni-kamikaze Shahed/Geran prodotti in Russia
La Russia ha trasferito completamente la produzione di loitering munitions (droni kamikaze iraniani Shahed-136/131 sul suo territorio. Lo afferma l’ampio materiale raccolto dal Conflict Armament Research (CAR), un gruppo indipendente con sede in Gran Bretagna che identifica e rintraccia armi e munizioni utilizzate nelle guerre.
Gli analisti hanno analizzato i relitti di due Geran che hanno attaccato le posizioni ucraine nel luglio 2023 e, sulla base dei componenti ritrovati al loro interno, hanno tratto conclusioni molto interessanti. In primo luogo nei “nuovi” Geran sono stati inseriti ricevitori GPS Komet-M di piccole dimensioni trovati anche nei recenti kit di guida e correzione (in russo noti come UMPK ma in sostanza omologhi degli statunitensi JDAM) applicati alle bombe aeree FAB-500M62, come mostrato sul nostro canale Telegram lo scorso mese.
In precedenza esistevano dati oggettivi sulla presenza di questi componenti russe nei nuovi Geran, che ora sono stati ulteriormente confermati dall’organizzazione britannica. In secondo luogo, a differenza della versione iraniana, nel Geran russo le antenne per la ricezione dei dati dal satellite si trovano all’interno del drone e non all’esterno.
In terzo luogo, anche la cellula dell’UAV stesso e il suo design sono stati modificati: se lo Shahed iraniano aveva un corpo solido con una struttura intercellulare tra i componenti, il Geran russo ha un guscio esterno in fibra di vetro rinforzato con fibra di carbonio intrecciata.
Per il CAR quindi «i componenti interni da noi documentati nell’UAV Geran-2 indicano che la Federazione Russa ha adattato la produzione degli UAV della serie Shahed semplificandone al contempo il funzionamento e combinando nuove soluzioni con quelle esistenti attraverso l’uso dei ricevitori Komet-M che hanno superato i test di combattimento impiegati in altre armi russe. Di conseguenza la Federazione Russa sarà probabilmente in grado di produrre rapidamente più UAV Geran-2 per continuare la campagna in Ucraina…»
Come abbiamo mostrato agli inizi di luglio sul nostro canale Telegram, alcuni indizi forniti da parti di Geran deflagrati su obiettivi ucraini mostravano numeri identificativi dotati di lettere cirilliche (Ы-002, lettera corrispondente alla Y), quando in precedenza tali numeri iniziavano con la lettera M (che in realtà è un carattere comune ad entrambi gli alfabeti latino e cirillico) ma terminavano con una designazione numerica che superava il numero 1000.
Una doppia foto mostrata dal Canale Telegram russo “L’Informatore Militare” e riportata sul nostro canale Telegram esibiva poi ulteriori prove in merito confrontando due esemplari di Geran caduti o abbattuti in tempi differenti: la prima immagine mostrava un esemplare recente mentre la seconda un Geran più vecchio; in quel caso le pinne caudali del nuovo “Geran” (presunto russo) mostravano una struttura segmentata ed erano collegate al telaio principale con viti, mentre la coda dello “Shahed” iraniano è un pezzo unico senza alcuna frazione.
Ricordiamo che secondo dichiarazioni rese dalla Casa Bianca a giugno l’Iran avrebbe fornito materiali alla Russia per costruire un impianto di droni kamikaze Shahed/Geran a est di Mosca.
L’intelligence americana riteneva che l’impianto sito nella regione di Alabuga potesse in realtà iniziare a funzionare dal prossimo anno. La Casa Bianca aveva anche rilasciato immagini satellitari scattate ad aprile di una struttura a diverse centinaia di miglia a est di Mosca, dove si riteneva «altamente probabile che l’impianto venga completato tra la fine del 2023 e gli inizi del 2024».
Foto: Telegram/Informatore Militare
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.