Tamburi di guerra in Niger

 

(Aggiornato alle ore 22,55)

La progressiva escalation della crisi tra la giunta golpista del Niger e alcune nazioni vicine riunite nella Comunità’ Economica dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWAS) sembra scivolare verso la guerra.

Nonostante gli appelli al negoziato molti elementi sembrano rendere probabile l’intervento militare in Niger delle forze di alcuni stati membri dell’ECOWAS, sostenuti potenzialmente dalla Francia che non intende perdere il controllo anche del Niger dopo essere stata estromessa militarmente, politicamente ed economicamente da Mali, Burkina Faso e Centrafrica.

Il 18 agosto il commissario dell’ECOWAS per gli Affari politici, della sicurezza e della pace, Abdel-Fatau Musah, parlando a margine della riunione dei capi di Stato maggiore dell’organizzazione ad Accra (Ghanas), ha detto che l’ECOWAS “è’ pronta” ad intervenire militarmente in Niger per reinsediare il presidente Mohamed Bazoum e che la forza multinazionale può contare sugli eserciti di “tutti i suoi membri”, fatta eccezione per Capo Verde ed i governi golpisti di Mali, Burkina Faso e Guinea. Nazioni peraltro sospese dall’ECOWAS ma che si sono dette pronte a difendere il Niger e il suo nuovo governo guidato dal generale Omar Thiani.

Musah ha dichiarato che i capi di stato maggiore dell’ECOWAS hanno concordato la data dell’invasione del Niger, ma non l’hanno resa pubblica. Le ipotesi più credibili prevedono una forza d’intervento di circa 25 mila uomini composta da circa 18/20 mila nigeriani affiancati da contingenti a livello reggimento di Benin, Costa d’Avorio e Senegal con possibili contributi minori da altre nazioni aderenti all’organizzazione.

I movimenti registrati in queste ore in diversi aeroporti della regione inducono a ritenere che l’attacco verrebbe sferrato dal confine settentrionale di Nigeria e Benin per puntare direttamente su Niamey dove la giunta ha fatto confluire recentemente reparti militari schierati solitamente nell’area di Agadez e nel settore caldo della lotta ai gruppi insurrezionali jihadisti ai confini con Mali e Burkina Faso.

A completare il quadro che potrebbe anticipare un attacco, oggi l’Unione Africana ha annunciato di aver sospeso il Niger dai propri organismi e “valuterà le implicazioni” di un’eventuale azione militare da parte dell’ECOWAS.

Media africani riferiscono che forze nigerine sono schierate nella città di Gaya, situata sul confine con Benin e Nigeria. Il Niger dispone di circa 30 mila militari in buona parte addestrati negli ultimi anni dai contingenti militari presenti a Niamey statunitensi (1.100 militari), francesi (1.500) e italiani (350 ora ridotti a circa 250) e le sue forze armate sono state potenziate prima del golpe del 26 luglio con armi, droni armati, mezzi blindati e velivoli forniti da Turchia, Italia, Francia ed Egitto

Come Analisi Difesa ha già evidenziato sottolineando il rischio di un “effetto boomerang” dell’intervento militare dell’ECOWAS, i golpisti sembrano riscuotere ampi consensi tra la popolazione e negli ultimi giorni si sono registrate a Niamey alcune manifestazioni a sostegno della giunta

Il 20 agosto diverse migliaia di manifestanti hanno intonato slogan contro la Francia e l’ECOWAS mentre ieri, in un’altra manifestazione contro le ingerenze francese e straniere, è stato chiesto di smantellare la base statunitense di Agadez impiegata da aerei cargo C-130 e C-17 e droni armati MQ 9 Reaper (nella foto sopra) per le operazioni contro i jihadisti.

Tra i manifestanti sventolavano anche la bandiera russa e lo stendardo della PMC Wagner, anche se non vi sono riscontri circa la presenza russa a Niamey e Mosca non si è schierata a sostegno dei golpisti.

La Base Aerea 201 di Agadez (nella foto sotto durante una tempesta di sabbia) è la seconda più grande installazione militare statunitense in Africa dopo quella di Gibuti. Finora la giunta nigerina non ha mai mostrato ostilità nei confronti della presenza militare statunitense e italiana mentre a fine agosto scade l’ultimatum di 30 giorni per il ritiro delle truppe francesi che la giunta ha chiesto pochi giorni dopo il golpe denunciando il trattato di cooperazione militare con Parigi.

Il 18 agosto il comandante della componente aerea dello US Africa Command (con sede a Stoccarda, in Germania), generale James Hecker, ha riferito che gli Stati Uniti stanno facendo piani precauzionali per evacuare due basi chiave di droni e antiterrorismo in Niger (Niamey e Agadez) se diventasse necessario e tale pianificazione include la ricerca di nazioni alleate nelle regioni sahariane e del Sahel “con cui potremmo forse collaborare e poi spostare i nostri assetti”.

Del resto i venti di guerra hanno indotto alcune nazioni a sgomberare le proprie sedi diplomatiche. Il 20 agosto il Regno Unito ha annunciato l’evacuazione di tutto il personale diplomatico dell’ambasciata a Niamey per ‘motivi di sicurezza. ”Abbiamo ritirato temporaneamente il personale britannico dal Niger. La nostra ambasciata adesso sta lavorando da remoto”, si legge in una nota del ministero degli Esteri britannico. Il Belgio in pochi giorni ha evacuato 130 dei suoi cittadini e rappresentanti di altri Paesi dell’Ue dal Niger grazie a un aereo da trasporto militare A400M.

Pur non essendo nota la data pianificata per l’attacco al Niger, sembra evidente che i vertici militari dell’ECOWAS (nigeriani) abbiano dato un certo preavviso agli occidentali per evacuare il Niger.

Anche la giunta nigerina si prepara al peggio. Il generale Tiani ha sconsigliato l’ECOWAS dallo scatenare un attacco, avvertendo che un’operazione militare straniera in Niger non sarebbe una “passeggiata nel parco”. Il 19 agosto ha preso il via a Niamey il reclutamento della milizia popolare Volontaires pour la Défense du Niger (nell’immagine sotto), a cui secondo la giunta avrebbero già aderito in 50 mila dichiarando l’intenzione di arruolarsi.

Dopo Nazioni Unite, Stati Uniti, Unione Europea, Russia, paesi africani anche esterni all’ECOWAS come Algeria e Ciad, la Turchia si è detta ieri contraria a un intervento militare che porterebbe “instabilità in molti paesi africani”, come ha detto Recep Tayyp Erdogan.

“Non reputo giusta la decisione dell’ECOWAS di intervenire militarmente in Niger. Dopo questa decisione, Mali e Burkina Faso hanno avvertito che un tale intervento militare in Niger equivarrebbe a dichiarare loro guerra. Un intervento militare significherebbe diffondere instabilità in molti paesi africani”, ha de4tto Erdogan aggiungendo che “la Turchia, continuerà a sostenere il popolo del Niger, un paese amico e fratello”.

Una dichiarazione che rafforza la penetrazione di Ankara in Africa e la giunta nigerina dopo l’annuncio del generale Tiani che il periodo di transizione gestito dai golpisti non supererà i tre anni. “La nostra ambizione non è quella di prendere il potere”, ha dichiarato Tiani in un discorso televisivo, aggiungendo che il periodo di transizione “non può superare i tre anni”.

Il 19 agosto una delegazione dell’Ecowas ha incontrato a Niamey il presidente deposto Mohamed Bazoum alla presenza del primo ministro nominato dalla giunta golpista, Mahamane Lamine Zeine, e di un altro membro della giunta stessa. Il giorno precedente Zeine aveva avuto colloqui con una delegazione delle Nazioni Unite guidata da Leonardo Santos Simão, rappresentante speciale del Segretario generale per l’Africa Occidentale e il Sahel.

“Dobbiamo innanzitutto ascoltare le autorità e il loro punto di vista, in modo da poter lavorare insieme per trovare un modo per far tornare il Paese alla normalità e alla legalità costituzionale il più rapidamente possibile. Siamo convinti che questo sia sempre possibile attraverso il dialogo”, ha dichiarato Simão al termine dell’incontro.

II 19 agosto delegazioni militari di Mali e Burkina Faso si sono recate a Niamey per discutere una strategia congiunta di fronte alla minaccia di un intervento militare dell’ECOWAS. “Il Burkina Faso si sta preparando al fatto che le forze dell’ECOWAS possano lanciare un’operazione militare in Niger, ha detto Kassoum Coulibaly, ministro della Difesa del Burkina Faso in un’intervista all’agenzia di stampa russa RIA Novosti.

“Prevediamo un’aggressione militare e in ogni caso siamo pronti, sosterremo il Niger” ha detto aggiungendo che il Burkina Faso è pronto anche a ritirarsi dall’ECOWAS. Choguel Kokalla Maiga, primo ministro del governo di transizione del Mali ha sottolineato che l’ECOWAS cesserebbe di esistere se invadesse il Niger.

Vi sono poi forti rischi di sommosse interne alle nazioni che dovessero far parte con i propri eserciti della forza d’intervento dopo che manifestanti sono scesi in piazza a Kano, la più grande città del nord della Nigeria, contro una possibile invasione del Niger.

In Niger vi sono forze pronte a sostenere un attacco militare straniero. Hassoumi Massaoudou, ex ministro degli Affari eteri del Niger attualmente in esilio, in un’intervista a “Repubblica” ha affermato che non ci sono alternative all’intervento militare poiché la giunta golpista “ha chiuso la porta a ogni tentativo di negoziato.

“Definirei l’operazione militare un intervento di polizia, non una guerra contro il Niger,  un’operazione militare molto rapida di contro-golpe. L’esercito nigerino non si batterà per difendere i golpisti: il nostro esercito si batte per la patria non per gli interessi di un gruppo di delinquenti” ha detto Massaoudou aggiungendo che “Burkina Faso e Mali non potranno realisticamente offrire alcun sostegno” alla giunta di Niamey.

Rhissa Ag Boula, ex ministro ed ex ribelle tuareg, ha annunciato l’intenzione di riprendere le armi per allontanare dal potere la giunta militare dopo il golpe dello scorso 26 luglio contro il presidente Mohamed Bazoum e dopo il fallimento del tentativo di mediazione dell’ECOWAS.

Un comunicato del “Consiglio di resistenza per la Repubblica”, guidato dallo stesso Rhissa Ag Boula, manifesta appoggio all’ECOWAS nell’obiettivo di estromettere dal potere i golpisti e valuta sia necessario avviare le “ostilità” contro “i nemici della pace e della tranquillità sociale”. Rhissa Ag Boula si è mostrato determinato ad avviare “un’azione militare” per garantire il ritorno della stabilità politica in Niger e ha indicato nei militari gli “unici responsabili” delle conseguenze che può comportare il golpe.

Il rischio di una guerra tra due opposti schieramenti degli stati membri dell’ECOWAS sta già favorendo la destabilizzazione regionale. Dopo gli attacchi dei giorni scorsi delle milizie di al-Qaeda contro truppe nigerine nella regione dei tre confini, Niamey ha reso noto che il 20′ agosto  12 uomini della Guardia Nazionale sono stati uccisi nel pomeriggio del 20 agosto in un’imboscata tesa da presunti miliziani jihadisti vicino ad Anzorou, nella regione sud occidentale di di Tillaberi. Nello scontro la Guardia Nazionale nigerina avrebbe inferto pesanti perdite aghli insorti.

Jihadisti all’offensiva anche in Mali dove hanno circondato Timbuktu bloccando tutte le strade” di accesso alla città settentrionale ai margini del Sahara, ha detto all’Agenzia France Presse un parlamentare locale chiedendo di mantenere l’anonimato.

“Non passa niente tra Timbuktu e il sud”, ha aggiunto la fonte, precisando che anche i collegamenti lungo il vicino fiume Niger sono stati interrotti. “Tutto è costoso a Timbuktu perché i prodotti non arrivano più in città. I jihadisti hanno bloccato le strade. È davvero difficile”, ha detto un funzionario del municipio, che a sua volta ha chiesto l’anonimato. Il proprietario di una stazione di servizio ha affermato che gli aumenti dei prezzi stanno mettendo la popolazione a dura prova.

“Un litro di benzina è passato da 845 franchi CFA (circa 1,40 dollari) a 1.250 franchi CFA in una settimana”, ha detto. All’inizio di agosto, messaggi sui social media attribuiti a un comandante del Gruppo per il Sostegno all’Islam e i musulmani (GSIM) affiliato ad Al Qaeda, affermavano di aver “dichiarato lo stato di guerra” nella regione di Timbuktu in concomitanza con il ritiro delle truppe della missione MINUSMA delle Nazioni Unite (allontanata dalla giunta militare di Bamako) dalle basi di Ber e Goundam, vicino a Timbuktù trasferite all’esercito maliano.

Secondo Olayinka Ajala, Senior lecturer in Politics and International Relations cella Leeds Beckett University “i gruppi terroristici potrebbero quindi approfittare del conflitto e trarre vantaggio da una situazione in cui gli eserciti che in precedenza combattevano fianco a fianco contro ribelli come Boko Haram e ISWAP si stanno combattendo l’un l’altro.

L’esempio della Siria e il modo in cui l’ISIS è emerso rapidamente nella regione dà un’idea di ciò che potrebbe accadere. La maggior parte della popolazione nigerina vive nella parte meridionale del paese vicino ai confini con Nigeria, Benin, Burkina Faso e Mali. Questi paesi subirebbero un afflusso di profughi, destabilizzando ulteriormente stati già fragili. Una guerra tra l’esercito nigerino e l’ECOWAS incoraggerebbe i trafficanti di esseri umani e porterebbe più africani ad approfittare del caos per dirigersi a nord, verso l’Europa”.

Una minaccia che dovrebbe preoccupare anche l’Italia.

@GianandreaGaian

Foto: US DoD, Forze Armate del Niger,  TV Niger, Twitter e Peoples Dispatch

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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