Verso l’escalation della crisi in Niger

 

(aggiornato alle ore 2,00)

Due notizie nelle ultime ore hanno contribuito a rilanciare l’escalation della crisi in Niger, dove si fa sempre più concreta l’ipotesi di un intervento militare di alcune nazioni circostanti riunite sotto la bandiera dell’ECOWAS (Comunità economica dell’Africa Occidentale).

Nelle ultime ore la giunta golpista di Niamey ha intimato di lasciare il Niger entro 48 ore all’ambasciatore francese, Sylvain Itte, a cui sono state ritirate le credenziali per essersi rifiutato di rispondere positivamente all’invito “per colloqui” del ministero degli Esteri della giunta attuale e in seguito alle azioni della Francia contro gli interessi nigerini.

Parigi ha risposto che i “golpisti del Niger non hanno l’autorità di intimare all’ambasciatore francese di lasciare Niamey confermando di non riconoscere neppure come interlocutori gli esponenti della giunta al potere dal 26 luglio. “La Francia ha preso conoscenza della richiesta dei golpisti”, fa sapere il Quai d’Orsay. Ma la richiesta viene respinta da Parigi: “I golpisti – scrive il ministero degli Esteri – non hanno l’autorità per fare una simile richiesta, perché il gradimento dell’ambasciatore può provenire solo dalle autorità legittime elette nigerine”.

Il braccio di ferro tra Niamey e Parigi è destinato a farsi più duro nei prossimi giorni quando a inizio settembre scadranno i 30 giorni concessi per lasciare il Niger (come da trattato bilaterale Francia Niger) ai 1.500 militari francesi presenti nella nazione del Sahel. Richiesta respinta dalla Francia che non riconosce la legittimità dell’a giunta.

Poche ore dopo l’agenzia di stampa francese France Press (AFP) ha reso noto che la giunta nigerina aveva ordinato anche all’ambasciatore tedesco Olivier Schnakenberg di lasciare il Paese entro 48 ore e che la stessa richiesta era stata recapitata anche agli ambasciatori della Nigeria e degli Stati Uniti, tutti con le stesse motivazioni adottate per intimare il rimpatrio all’ambasciatore francese.

Poco prima delle 2 del mattino di oggi, 26 agosto, sono state smentite le richieste di espulsione agli ambasciatori di Germania, Stati Uniti e Nigeria sostenendo che si basavano su dichiarazioni definite non autentiche dalle autorità di Niamey.

“I post precedenti in cui si affermava che agli ambasciatori tedesco, nigeriano e statunitense in Niger era stato ordinato di lasciare il Paese si basavano su dichiarazioni che sono state successivamente dichiarate non autentiche dalle autorità. Tali post verranno eliminati” ha precisato l’agenzia France Presse su Twitter.

Nella confusione di queste ore va ricordato che Francia, Germania e Stati Uniti schierano in Niger contingenti militari, come l’Italia che però al momento non sembra aver ricevuto richieste dalla giunta nigerina.

Nella giornata di ieri il generale Abdourahmane Tchiani, (nella foto sotto) ex capo della Guardia presidenziale ora alla testa della giunta militare che ha deposto il presidente in carica Mohamed Bazoum, ha autorizzato le autorità di Burkina Faso e Mali a intervenire militarmente nel territorio nigerino “in caso di aggressione”.

Nei giorni scorsi Mali e Burkina Faso avevano offerto supporto militare al Niger in caso di attacco da parte della forza d’intervento guidata dalla Nigeria di cui l’ECOWAS ha autorizzato l’approntamento per ripristinare il governo legittimo a Niamey annunciando di aver stabilito (ma senza rivelarlo) il giorno in cui dare il via all’attacco al Niger.

Secondo un comunicato congiunto Niger, Mali e Burkina Faso hanno concordato di “concedersi reciprocamente agevolazioni per l’assistenza in materia di difesa e sicurezza in caso di aggressione o attacco terroristico”. Le tre nazioni del Sahel guidate da giunte militari hanno deciso di stabilire un quadro di consultazioni che consenta il coordinamento per “far fronte alle varie situazioni e sfide a cui sono esposti”.

L’impressione è quindi che il nuovo governo nigerino si appresti a far fronte a un attacco consolidando l’intesa militare con le due nazioni alleate confermando il pugno di ferro nei confronti della Francia.

Foto AFRICOM e TV Niger

 

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