Il mistero dei carristi tedeschi uccisi su un Leopard 2 ucraino – (AGGIORNATO)
(aggiornato alle ore 23,59)
La notizia è stata per ora diffusa e rilanciata quasi esclusivamente da fonti e media russi. Le forze armate di Mosca hanno rilevato sul relitto di un carro armato Leopard 2 distrutto con un missile anticarro in un’area non meglio precisata del fronte di Zaporizhia che l’equipaggio era integralmente composto da 4 carristi tedeschi. Lo ha riferito all’agenzia di stampa russa RIA Novosti il comandante di un plotone di esploratori (reparti da ricognizione) russo, presentato con il nome di battaglia di Legend.
“Quando abbiamo distrutto il Leopard ci siamo spostati verso il mezzo bruciato” e “abbiamo scoperto che l’autista del carro armato era gravemente ferito, mentre gli altri erano morti. L’autista quando è tornato in sé e ci ha visto, ha iniziato a gridare in tedesco nicht schießen (non sparate)”, ha detto il comandante del gruppo. Il conduttore del carro armato “ha detto più volte che non era un mercenario, ma un soldato della Bundeswehr e che l’intero equipaggio” era composto da tedeschi, ha aggiunto il graduato russo spiegando che il prigioniero aveva perso molto sangue ed era gravemente ferito ed è morto qualche minuto dopo aver dichiarato il grado e il reparto di appartenenza. Legend ha aggiunto che il militare tedesco prima di morire “ha detto che amava moltissimo suo figlio e sua moglie e che si era pentito di aver accettato di venire qui”.
La notizia non ha suscitato inizialmente nessuna reazione in Germania né da parte dei media né dalla politica. Nella tarda mattina di oggi una portavoce del ministero della Difesa di Berlino ha comunicato all’Agenzia Nova che i militari della Germania “non prendono parte a operazioni di combattimento in Ucraina”.
I russi del resto non hanno diffuso video o foto del Leopard distrutto e dei membri dell’equipaggio né hanno mostrato i loro documenti mentre nessun vertice politico o militare russo ha sfruttato la notizia per denunciare l’escalation del coinvolgimento delle nazioni aderenti alla NATO nel conflitto.
In Occidente c’è chi ipotizza si tratti di una falsa notizia, diffusa per ridurre l’attenzione sul bombardamento missilistico ucraino del comando della Flotta del Mar Nero colpita dagli ucraini provocando un disperso secondo fonti russe e ben 9 morti, inclusi due ammiraglia, e 16 feriti secondo gli ucraini.
Inoltre, i russi potrebbero voler premere sull’opinione pubblica tedesca evidenziando i rischi di un maggiore coinvolgimento diretto nel conflitto per scoraggiare il governo di Berlino a concedere all’Ucraina i missili da crociera Taurus. che si aggiungerebbero agli SCALP francesi e agli Storm Shadow britannici impiegati a bordo dei velivoli da combattimento Sukhoi Su-24M.
Di certo nella guerra tra le contrapposte propagande, l’assenza di fonti neutrali rende difficile comprendere quanto ci sia di vero nelle notizie diffuse.
L’ipotesi che equipaggi di militari volontari tedeschi (o di altre nazionalità) conducano in battaglia carri Leopard 2 non si può escludere innanzitutto perché molte migliaia di volontari internazionali (oltre 20 mila dall’inizio dell’attacco russo nel febbraio 2022) hanno combattuto e combattono al fianco di Kiev contro i russi. Sul sito internet del ministero della Difesa ucraino c’è una sezione apposita con tanto di modulo da compilare per candidarsi a far parte della Legione Internazionale: richiesti un’età compresa tra 18 e 60 anni, buona salute e forma fisica mentre precedenti esperienze militari e di combattimento valgono come titoli privilegiasti per venire arruolati.
I limiti mostrati dai carristi ucraini, addestrati sui carri tedeschi per sole 8 settimane, sono del resto emersi fin dalle nelle prime fasi della controffensiva ucraina e potrebbero aver indotto la Germania o altre nazioni che dispongono di carristi esperti su questo tipo di tank ad affiancare le forze di Kiev in battaglia.
Non è neppure da escludere la presenza di “consiglieri militari” di nazioni aderenti alla NATO, militari che affiancano soprattutto i comandi ucraini e che avrebbero già registrato perdite considerevoli in alcuni attacchi missilistici russi contro bunker e altre sedi di comandi militari ucraini. Anche in quei casi le notizie diffusa da Mosca non ebbero né risposte dagli organi ufficiali né eco mediatica in Occidente.
Quanto al ruolo della Germania, a inizio di settembre il generale di divisione Christian Freuding, ufficiale delle forze corazzate a capo dello staff di pianificazione e comando per gli aiuti militari all’Ucraina, ha dichiarato che Berlino è pronta a sostenere l’Ucraina per il prossimo decennio, anche se il conflitto con la Russia si trascina, con l’obiettivo di riconquistare tutti i territori perduti. Al Forum Yalta European Strategy (YES), Freuding ha sottolineato che Berlino sta lavorando per “accelerare” e “coordinare meglio” il suo sostegno all’Ucraina.
Tutti questi elementi non avvalorano le dichiarazioni di un militare russo non identificato circa i 4 carristi tedeschi rimasti uccisi sul fronte di Zaporizhia. Ammettendo che quanto rivelato dai russi sia vero sarebbe plausibile anche che una vicenda del genere, politicamente molto spinosa per Berlino e la NATO, venga gestita attraverso canali riservati dai servizi d’intelligence russi e tedeschi con l’obiettivo di mantenerla a basso profilo e recuperare senza troppo clamore i corpi dei militari uccisi. Se così stessero le cose Mosca avrebbe l’opportunità di chiedere in cambio contropartite sostanziose.
Se invece si trattasse di una montatura messa in scena dalla propaganda russa allora Berlino non avrebbe difficoltà a smentirla screditando fonti e media russi.
Ieri il ministero Difesa russo ha reso noto che altri due carri armati ucraini Leopard 2 sono stati distrutti sul fronte di Kupyansk, tra le regioni dui Luhansk e Kharkiv, insieme a 2 obici semoventi 2A65 Msta-B.
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.