Crescono le tensioni tra Ungheria e Ucraina

 

Escalation della tensione tra l’Ucraina e le nazioni della Mitteleuropa. Dopo il braccio di ferro con la Polonia sull’esportazione di grano ucraino e la fornitura di armi e la vittoria del partito SMER-SD di Robert Fico nelle elezioni in Slovacchia è l’Ungheria ad assumere toni sempre più duri nei confronti di Kiev ma anche delle politiche di UE e NATO.

Il 25 settembre il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha affermato che Budapest “non ha fretta” di ratificare la richiesta della Svezia di aderire all’Alleanza Atlantica e che “niente minaccia la sicurezza della Svezia” e l’Ungheria quindi non ha “nessuna fretta” di ratificare la sua adesione alla NATO. Posizione comune a quella della Turchia che non ha ancora ratificato la richiesta di Stoccolma perché chiede in cambio il supporto svedese per l’adesione di Ankara alla Ue e la chiusura dei rapporti con le organizzazioni indipendentistiche curde.

Nello stesso contesto Orbán ha duramente criticato il governo guidato dal presidente Volodymyr Zelensky, affermando che l’Ungheria “non sosterrà l’Ucraina su nessuna questione internazionale” fino a quando non saranno ripristinati i diritti linguistici di una consistente minoranza ungherese nella regione occidentale della Transcarpazia. Anche sulla UE e sull’esportazione di cereali ucraini Orban non ha usato mezzi termini dichiarando che l’Ungheria è stata “ingannata” dal piano dell’UE.

“Bruxelles ha affermato che senza il grano ucraino, una grave carestia minacciava i paesi africani”, ha detto Orbán. “Dopo che il transito attraverso il Mar Nero è stato reso impossibile dalla guerra, l’Ungheria ha aperto, su richiesta di Bruxelles, un corridoio di transito solidale in modo che il cibo potesse arrivare in Africa dall’Ucraina e attraverso l’Ungheria. Diciamolo chiaro: ci hanno ingannato”. Orbán ha sottolineato dunque che il grano ucraino, più economico, ha inondato i mercati ungheresi, creando un eccesso di offerta che ha danneggiato la sua industria agricola. Insieme alla Slovacchia e alla Polonia, l’Ungheria ha istituito il 15 settembre il divieto di importazione di 23 prodotti agricoli ucraini, ma continuerà a consentirne il trasferimento su altri mercati attraverso il suo territorio.

Al parlamento, Orban ha poi affermato che non verranno estradati gli ucraini obbligati al servizio militare arrivati in Ungheria, come richiesto da Kiev a tutte le nazioni europee che ospitano rifugiati. “Decine di migliaia di rifugiati dall’Ucraina hanno trovato sicurezza e casa in Ungheria. Gli ungheresi e gli ucraini della Transcarpazia sono ugualmente benvenuti – ha detto il premier -. I rifugiati della guerra hanno trovato sicurezza in Ungheria: donne, bambini e uomini. L’Ungheria non si atterrà alla richiesta del governo ucraino e non rimanderemo nessuno in Ucraina con la forza”.

Il 29 settembre Orban ha messo in guardia Bruxelles dall’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina alla UE. “È opportuno avviare negoziati con un Paese in guerra? Non conosciamo le dimensioni del territorio a causa della guerra in corso, né la dimensione della sua popolazione dato il flusso di profughi”, ha dichiarato in un’intervista radiofonica aggiungendo che “senza conoscere questi parametri sarebbe una decisione senza precedenti”.

Il giorno successivo Orban ha espresso sul suo profilo X (Twitter) entusiastiche congratulazioni a Robert Fico (nella foto sopra i due leader mitteleuropei) per l’affermazione alle elezioni parlamentari slovacche. “È sempre piacevole lavorare con un patriota. Non vedo l’ora!”.

Il 3 ottobre il ministro degli Esteri ungheresi Peter Szijjarto (nella foto sotto) ha criticato l’approccio dell’Unione Europea al conflitto in Ucraina e le sue conseguenze.

“Posso dire che il mondo fuori dall’Europa guarda già con ansia la fine di questa guerra, perché non capisce molte cose. Non capisce, per esempio, come sia possibile che quando la guerra non è in Europa, l’Unione Europea, guardando dall’alto con fantastica superiorità morale, invita le parti alla pace, sostiene i negoziati e la fine immediata della violenza, ma quando c’è una guerra in Europa, l’Unione Europea fomenta il conflitto, fornisce armi e chiunque parli di pace viene immediatamente stigmatizzato”, ha detto Szijjarto in un’intervista al quotidiano Magyar Nemzet.

Secondo il ministro altre nazioni non capiscono perché l’Europa abbia “reso questo conflitto globale” e perché le persone che vivono in Asia, Africa e America Latina devono pagarne le conseguenze a causa della crescente inflazione, dei prezzi dell’energia e dell’instabilità delle forniture alimentari. Szijjarto ha quindi aggiunto che la posizione dell’Ungheria sulla questione è trattata con “grande rispetto” al di fuori dell’Ue, cosa che ha potuto constatare più di una volta durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Szijjarto ha inoltre respinto le accuse di presunta interferenza della Russia nelle elezioni parlamentari in Slovacchia ed ha accusato Bruxelles di avere etichettato come “spie russe” tutti i politici che non seguono la corrente principale liberal europea.  “Quando un politico patriottico o una famiglia politica che mette al primo posto gli interessi nazionali e si oppone alla corrente liberale di Bruxelles vince le elezioni o almeno ha la possibilità di partecipare alle elezioni, Bruxelles inizia immediatamente a esercitare pressioni, attacchi ed etichette”, ha detto Szijjarto al quotidiano ungherese Magyar Nemzet.

L’Ungheria si è costantemente opposta alle sanzioni sulle risorse energetiche russe e all’invio di armi all’Ucraina, vietato dal voto del parlamento di Budapest,

Foto Governo Ungherese e Twitter

 

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