Gli ultimi aggiornamenti sulla guerra tra Israele e Hamas
Nel dodicesimo giorno dall’inizio del conflitto sul fronte meridionale le forze di Difesa Israeliane (IDF) continuano a tentare di smantellare le capacità militari e logistiche di Hamas e a colpire i vertici dell’organizzazione islamica palestinese. Sono stati uccisi Aymen Nofal, comandante della divisione centrale di Hamas a Gaza, e Osama Mazini, capo del Consiglio della Shura e responsabile dei prigionieri e delle attività terroristiche di Hamas. Ieri le IDF hanno reso nota l’uccisione anche di Muhammad Awdallah, comandante del sistema missilistico anticarro della Brigata della città di Gaza di Hamas e Akram Hijazi, ufficiale delle unità navali di Hamas e trafficante di armi.
Nelle ultime 48 ore gli aerei da combattimento israeliani hanno colpito più di 200 obiettivi definiti come centri di comando, avamposti e infrastrutture militari nelle aree di Rafah, Jabalya e Khan Yunis e Zeitoun, distretto meridionale di Gaza già occupato da Tsahal durante le operazioni del 2008-2009. Attaccate decine di basi e postazioni di Hamas e Jihad islamica Palestinese (PIJ), diversi tunnel e una filiale bancaria utilizzata per finanziare attività terroristiche.
Le IDF continuano a sollecitare gli abitanti di Gaza a spostarsi a sud della Striscia, oltre il Wadi Gaza. In questi giorni la Marina israeliana continua ad appoggiare le operazioni di terra con attacchi mirati a colpire una lista di obiettivi, incluse le postazioni e i depositi di armi. Distrutti numerosi comandi e postazioni di lancio, compreso il centro di comando di Ali Qadi, uno dei comandanti delle forze “Nukhba” eliminato diversi giorni fa.
Il lancio di razzi da Gaza contro il sud di Israele è continuato anche in questi giorni raggiungendo il numero di oltre 7.000 dall’inizio delle ostilità. con sirene che suonano a Tel Aviv, Gerusalemme, Rishon Le’Tzion, Be’er Sheva e in tutto il sud del Paese. La mobilitazione di centinaia di migliaia di riservisti e di un vasto sforzo logistico, indica che le IDF continuano a prepararsi per attuare un’ampia gamma di piani offensivi. Diversi battaglioni di riserva sono stati mobilitati per difendere le comunità che vivono nell’area circostante la Striscia di Gaza.
Nelle ultime ore, nella notte tra il 19 e il 20 ottobre le IDF hanno colpito oltre cento obiettivi nella Striscia di Gaza e ”sono stati distrutti armi e beni dei terroristi che si trovavano nella moschea del quartiere di Jabaliya che veniva usata come punto di osservazione.
La droga del Jihad
Un giornalista della tv Canale 12, Nir Dvori, ha raccontato di aver appreso da fonti militari che i terroristi penetrati in territorio israeliano il 7 ottobre avevano almeno in parte assunto il Captagon, nota anche “droga del Jihad”, già utilizzato dalle milizie dello Stato Islamico.
“Tracce di quella droga – ha riferito il reporter – sono state trovate fra quanti sono stati presi prigionieri. Pillole di Captagon sono state recuperate anche nelle tasche di quelli rimasti sul terreno”. L’esercito israeliano non ha commentato ufficialmente queste informazioni. Di certo nessuno è rimasto stupito. In Israele è noto che il commercio di Captagon è fiorente in Siria ed in Libano. A gennaio sei chili di Captagon furono scoperti al posto di blocco di Tarkumia, fra la Cisgiordania meridionale ed Israele. Dunque non è una sorpresa che la cocaina dei poveri, come è chiamata da queste parti, si sia diffusa anche a Gaza.
“Questo genere di anfetamine mettono la persona in una situazione psicologica simile a quella dei pazienti maniacali, provocando un senso di onnipotenza – ha spiegato all’ANSA Fabrizio Schifano, professore di farmacologia clinica e primario psichiatra dell’università dell’Hertfordshire. Questo ha senso perché per una persona è molto difficile riuscire a compiere azioni del genere in una situazione normale. Oltre al senso di invincibilità ci sono altri effetti utili per i terroristi – ha sottolineato l’esperto -. Le anfetamine o simili lavorano rilasciando noradrenalina e dopamina, aumentano la vigilanza e la resistenza alla fatica”.
Nel suo servizio Canale 12 ha ricordato che negli anni passati anche i terroristi dell’Isis hanno fatto ricorso al Captagon: non solo in Medio Oriente, ma anche in clamorosi attacchi in Europa. Quella droga fu trovata nella casa di uno degli attentatori di Parigi e nel sangue di terroristi che hanno colpito in Tunisia.
L’attacco all’ospedale al-Ahli
Il 17 ottobre, alle 18:59 ora locale è stato poi colpito l’ospedale Al-Ahli di Gaza City, causando 471 vittime secondo fonti palestinesi (tra 100 e 300 secondo l’intelligence statunitense).
Hamas ha immediatamente incolpato Israele sostenendo che si era trattato di un attacco aereo deliberato. Un video di 20 secondi circolato sui social media che mostra l’esplosione è stato però la prima prova significativa sull’incidente. Le riprese in diretta della rete Al-Jazeera andate in onda alle 19:00 ora locale mostrano, infatti, la scia del razzo che si alzava nei cieli sopra Gaza; probabilmente lanciato dalla PIJ dal cimitero retrostante l’ospedale, il razzo lampeggia due volte prima di cambiare drasticamente direzione e cadere a terra per poi esplodere.
Israele ha reso noto che dall’inizio delle operazioni ben 450 razzi lanciati dalla Striscia di Gaza sono caduti per malfunzionamenti sul territorio palestinese: del resto molti di questi ordigni vengono prodotti in officine “artigianali” situate in gran parte nel sottosuolo.
In altri filmati emersi sui canali dei social media, che mostrano quella che sembra essere la stessa esplosione da diverse angolazioni e distanze, si puoi sentire il sibilo di un proiettile in arrivo, seguito da un’esplosione e da un enorme incendio. Parte importante delle prove è il cratere, completamente diverso da quelli causati dai bombardamenti israeliani, e la mancanza di frammenti di un missile, prova fondamentale per identificare l’origine del proiettile.
Infine, le IDF hanno rilasciato una registrazione di quella che sembra essere una conversazione intercettata tra due militanti di Hamas in cui si riconosce che l’ospedale è stato colpito da un proiettile sparato dalla Jihad Islamica Palestinese.
Il fronte libanese
Al confine con il Libano le IDF rispondono agli attacchi di Hezbollah contro siti civili e militari israeliani. Martedì pomeriggio, missili anticarro sono stati lanciati verso il territorio israeliano vicino al Kibbutz Yiftah e a Metula con l’uccisione di 4 miliziani che tentavano di infiltrarsi dalla Blue Line che segna il confine tra Libano e Israele.
Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, ha dichiarato il 16 ottobre che “se le operazioni militari delle forze israeliane nella Striscia di Gaza dovessero andare avanti e non si dovesse trovare una soluzione politica, non sarebbe da escludersi l’apertura di altri fronti del conflitto”.
Il Pentagono ha risposto mettendo in allerta due mila militari in vista di una possibile escalation della crisi. Il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, ha innalzato il livello di allerta per il personale e per un numero di unità attraverso un ordine di preparazione al dispiegamento. I militari devono essere in grado di “rispondere rapidamente all’evoluzione della situazione di sicurezza in Medio Oriente”. Gli Stati Uniti avevano già annunciato nei giorni scorsi l’invio nella regione di una seconda portaerei (la Gerald Ford è già nel Mediterraneo Orientale e la Dwight D. Eisenhower è in arrivo), con l’obiettivo di “scoraggiare azioni ostili contro Israele” in vista dell’operazione di terra che lo Stato ebraico si prepara a condurre nella Striscia di Gaza.
Come ha confermato la visita di Biden in Israele gli Stati Uniti inviano aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza ma sono pronti a scendere in campo anche con le armi qualora da Siria, Libano o Iran si verificassero attacchi a Israelei.
La mobilitazione di forze statunitensi nel Mediterraneo Orientale non piace alla Turchia, che ha annunciato un’esercitazione navale che si protrarrà fino al 27 ottobre al largo delle coste di Cipro Nord, la repubblica turco-cipriota riconosciuta solo da Ankara. La scorsa settimana il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva criticato l’arrivo della a portaerei Ford nel Mediterraneo Orientale dopo l’inizio degli scontri in Israele.
Secondo fonti israeliane Hezbollah dispone di circa 130 mila tra missili e razzi inclusi missili anticarro, antiaerei e antinave di costruzione iraniana, russa e cinese. Secondo un rapporto diffuso ai media dal think-tank israeliano Alma Research and Education Center, l’agenzia governativa siriana CERS, Centro Studi e Ricerche Scientifiche, che ufficialmente appare come un istituto di ricerca scientifica civile, è passato sotto il controllo quasi assoluto dell’Iran ed è attualmente gestito dagli Hezbollah libanesi.
Il rapporto del think-tank israeliano afferma che il CERS si avvaleva del lavoro di circa 20 mila tra ufficiali ed esperti siriani nella produzione di armi di ogni tipo, comprese le armi chimiche. Con l’obiettivo di sviluppare e produrre di missili, razzi veicoli aerei senza pilota (UAV), il Centro sarebbe però gradualmente passato nelle mani dell’Iran. Fondato negli anni ’80, il CERS dispone di diverse strutture in tutta la Siria e secondo il rapporto le scorte di armi lasciate nei siti – siano essi missili, razzi o colpi di mortaio armati con armi chimiche come gas nervino – potrebbero essere trasferite, in caso di guerra con Israele, ad Hezbollah.
Attacchi alle basi USA in Iraq e Siria
Nelle ultime 48 ore tre basi statunitensi in Iraq e Siria sono state attaccate con droni e razzi da milizie scite filo-iraniane. In Iraq le milizie Kataib Hezbollah, che fanno parte delle Unità di Mobilitazione Popolare (PMU, che combatterono e sconfissero lo Stato Islamico) sostenute da Teheran, hanno rivendicato due attacchi contro la base aerea Usa di Al Asad, nella provincia irachena di al-Anbar, e la base aerea di al-Harir, nella provincia curda di Erbil. “Da oggi è iniziata l’operazione di resistenza irachena contro gli statunitensi con l’attacco alle loro basi militari. Gli statunitensi sono i principali partner nell’uccisione della popolazione di Gaza e devono pagare per questo”, ha riferito un portavoce militare di Kataib Hezbollah via Telegram.
Lo US Central Command (Centcom) ha confermato gli attacchi, che avrebbero causato solo “feriti di lievi entità” nella base di al-Asad. “Siamo in uno stato di massima prontezza, monitoriamo da vicino la situazione in Iraq e nella regione. Vogliamo ribadire che le forze statunitensi si difenderanno da qualsiasi minaccia”, ha riferito il Centcom. Il 19 ottobre, tre droni sono stati lanciati contro la base statunitense di al-Tanf, nella Siria meridionale al confine con Giordania e Iraq, due dei quali sono stati abbattuti mentre il terzo ha invece colpito la base, provocando solo danni materiali.
L’attacco è stato compiuto dalle milizie filo-iraniane, secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (ONDUS), organizzazione non governativa con sede a Londra. Due razzi hanno colpito il giacimento petrolifero di Koniko, nella provincia di Deir ez Zor, nell’est della Siria, dove sono presenti truppe americane considerate truppe d’occupazione dal Damasco poiché la presenza di un migliaio di militari in Siria non è stata autorizzata né dalle Nazioni Unite né dal governo siriano. (IT Log Defence)
(con fonti IDF, Alma, Agenzia Nova e ANSA)
Foto: IDF, Alma e US DoD
Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli
Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.