Haftar rinnova gli accordi con la Russia, Austin consolida le intese in Africa

 

L’incontro a Mosca tra Vladimir Putin e il comandante dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), feldmaresciallo Khalifa Haftar, il 28 settembre sembra confermare i legami tra la Russia e la Cirenaica consolidatisi dopo la firma di un accordo di cooperazione militare nel 2016 e con l’invio di contractors della compagnia militare privata Wagner (un tempo oltre 2.000 uomini, oggi circa 1.500) nell’ex colonia italiana. Putin e Haftar “hanno discusso della situazione in Libia e nella regione in generale”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Giunto a Mosca il 27 settembre, Haftar è stato ricevuto dal vice ministro della Difesa Yunus-bek Yevkurov (nella foto sotto), inguscio e di fede musulmana che aveva incontrato il leader libico già due volte nelle ultime sei settimane a Bengasi il 22 agosto e il 17 settembre.  Haftar ha incontrato anche il ministro della Difesa, Sergei Shoigu con cui secondo indiscrezioni avrebbe discusso dell’addestramento ed equipaggiamento dell’LNA.

Il rinnovato appoggio della Federazione Russa (che ha inviato ingenti aiuti umanitari dopo l’alluvione a Derna) rafforza Haftar e sembra coincidere con la riorganizzazione della presenza degli uomini della Wagner che vede nella Libia e nelle sue basi aeree (al-Khadim e Jufra) hub logistici di grande rilevanza per sostenere i contingenti schierati in Mali, Repubblica Centrafricana, Burlkina Faso e forse Sudan.

All’apparenza quindi i tentativi degli Stati Uniti di convincere Haftar (che possiede anche il passaporto americano) ad allontanarsi da Mosca e a contribuire a costituire un governo unico per tutta la Libia sembrano essere falliti. Il 21 settembre Haftar aveva ricevuto a Bengasi il comandante dello US Africa Command (AFRICOM), generale Michael Elliott Langley, “per discutere dell’importanza di formare un governo nazionale democraticamente eletto, riunificare l’esercito libico e salvaguardare la sovranità libica, rimuovendo i mercenari stranieri”, secondo quanto riferito dall’ambasciata degli Stati Uniti in Libia.

Con Langley (che ha fatto affluire in Cirenaica ingenti aiuti umanitari per gli alluvionati di Derna) c’era anche l’inviato della Casa Bianca per la Libia, l’ambasciatore Richard Norland che lo scorso luglio Haftar aveva accusato di ingerenza negli affari libici.

La pressione di Washington su Haftar non è solo rivolta a incentivare la soluzione dell’infinita crisi della Libia divisa in due entità distinte ma anche e forse soprattutto a scongiurare il rischio che la Russia ottenga l’accesso per la sua flotta a una base navale in Cirenaica (Bengasi o Tobruk), tema discusso a quanto pare anche nei due incontri estivi tra Haftar e Yevkurov.

Due giorni prima dell’arrivo di Haftar a Mosca il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin era giunto alla base di Camp Lemionnier, a Gibuti, la più importante installazione militare statunitense nel continente africano, prima delle tre tappe di un tour africano che ha toccato anche Kenya e Angola.

A Nairobi Austin ha siglato un accordo di cooperazione che prevede l’addestramento dei soldati kenyani e un programma di assistenza finanziaria e tecnica della durata di cinque anni che rafforza i legami già consolidati nell’ambito della lotta alle formazioni jihadiste sia per la sicurezza interna del Kenya sia nella vicina Somalia dove statunitensi e kenyani combattono insieme alle forze di Mogadiscio contro le milizie di al-Shabaab.

“Il governo degli Stati Uniti apprezza profondamente la nostra partnership con il Kenya nel contrastare al-Shabaab ed è grato al Kenya per la sua leadership nell’affrontare le sfide alla sicurezza nella regione e nel mondo. Voglio anche ringraziare oggi il ministro per la disponibilità del Kenya a prendere in considerazione la possibilità di guidare una missione multinazionale di assistenza alla sicurezza ad Haiti”.

Tema già trattato da Analisi Difesa in cui la disponibilità di Nairobi sembra legata esplicitamente alle forti pressioni di Washington che è pronta a finanziare la missione ad Haiti con 100 milioni di dollari.

L’importanza del viaggio di Austin è rappresentata non tanto dalle tre nazioni visitate quanto dal fatto che si tratta della sua prima visita in Africa da quando ha assunto l’incarico nel gennaio 2021. In Kenya il capo del Pentagono Austin ha incontrato il presidente William Ruto e ha visitato la base statunitense di Manda Bay, a Lamu, prima di partire per l’Angola,

Se Gibuti e Kenya sono stretti alleati degli Stati Uniti e ospitano basi militari americane, l’Angola è invece una nazione tradizionalmente legata alla Russia nel settore della Difesa anche se negli ultimi tempi, come ha detto Austin in un discorso all’Archivio Nazionale di Luanda trasmesso dalla tv angolana, gli Stati Uniti stanno approfondendo la cooperazione con l’Angola “sulla modernizzazione militare, sulla formazione nella sicurezza marittima e sulla preparazione medica”.

“Ci impegniamo a lavorare insieme ancora più strettamente sul mantenimento della pace, sul clima, sull’intelligence e sullo spazio, quindi sono qui in Angola per rafforzare questa partnership solida ed equa”, ha detto Austin, primo ministro della Difesa statunitense a visitare l’Angola.

Foto: Libya Update, Ministero della Difesa del Kenya, US DoD e Anadolu

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