Israele prepara l’attacco alla Striscia di Gaza

 

(Aggiornato alle ore 18,10)

Potrebbe scattare già nelle prossime ore l’attacco dell’esercito israeliano alla Striscia di Gaza e con ogni probabilità la priorità verrà attribuita all’area settentrionale e alla città di Gaza dove sarebbero concentrate la gran parte delle rampe e dei depositi di razzi che vengono lanciati contro il territorio israeliano.

Lo si evince dall’ammassamento di truppe ai confini di questa regione della Striscia e dall’appello di Gerusalemme alla popolazione palestinese a lasciare le proprie case e a dirigersi verso Khan Younis e la parte meridionale della Striscia.  Molte migliaia di persone hanno lasciato stamane le proprie abitazioni a Gaza City e si stanno dirigendo a sud. Fonti locali riferiscono che chi non dispone di mezzi di trasporto sta procedendo a piedi con qualche bagaglio in mano. Sarebbero 423mila gli sfollati interni nella Striscia di Gaza secondo dati diffusi nelle ultime ore dall’OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli Affari umanitari), con “aumento del 25% in 24 ore”, e circa due terzi hanno trovato riparo in scuole gestite dall’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Secondo il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, sarebbero circa 1,1 milioni le persone che dovrebbero spostarsi nel sud della Striscia. “L’organizzazione lancia un forte appello affinché si annulli qualsiasi ordine di deportazione per i residenti nel nord della Striscia di Gaza per evitare una situazione catastrofica”.

Il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, ha affermato che gli abitanti di Gaza devono “restare saldi e rimanere nella loro terra” mentre sono crescenti le richieste al Cairo di consentire un passaggio sicuro ai civili in fuga da Gaza. L’unica via d’uscita praticabile per la fuga è attraverso il valico di frontiera di Rafah tra Egitto e Gaza. La presenza di profughi palestinesi nel Sinai costituirebbe una grave sfida umanitario e di sicurezza per i Cairo che deve già fare i conti con la branca dello Stato Islamico presente in Sinai.

Il bilancio delle vittime questa mattina era salito a 1.537 i palestinesi morti nell’offensiva israeliana, di cui 500 bambini e 276 donne secondo quanto riferito dal Ministero della Salute di Hamas.  I feriti sarebbero 6.612, tra cui 1.644 bambini.

Le autorità di Gaza hanno reso noto che i bombardamenti aerei hanno ucciso anche 13 ostaggi, inclusi alcuni stranieri, catturati nei giorni scorsi dalla milizia islamista in territorio israeliano. Notizia smentita però da Israele che nega anche di aver impiegato contro i civili ordigni al fosforo bianco, come denunciato da  Human Rights Watch .

Hamas ha definito “guerra psicologica” l’avvertimento arrivato da Israele agli abitanti e ha chiesto agli abitanti del territorio palestinese di ignorare l’avvertimento di Israele. Del resto Hamas, come moltissimi movimenti insurrezionali, non si è mai fatto scrupolo di utilizzare i civili come scudi umani e la loro morte come strumento di propaganda per esercitare pressioni sull’opinione pubblica internazionale.

Un portavoce militare israeliano ha riferito questa mattina che i miliziani di Hamas usano i tetti delle case di Gaza per il lancio di droni e che le forze aeree di Israele hanno colpito decine di questi luoghi di lancio. “Questa – ha detto – è un’ulteriore prova che Hamas usa deliberatamente edifici civili a scopo militare”.

L’Aeronautica israeliana ha riferito su X (ex Twitter) di aver sganciato 6mila bombe su Gaza dall’inizio dell’offensiva il 7 ottobre e di aver ucciso centinaia di miliziani di Hamas e danneggiato molte infrastrutture del movimento islamico. Il numero di ordigni impiegato (curiosamente uguale a quello dei razzi palestinesi lanciati finora contro Israele secondo fonti di Gerusalemme), di fatto mille al giorno, lascia intendere la violenza degli attacchi aerei israeliani ma se un simile rateo di impiego dovesse prolungarsi i pur ampi arsenali israeliani di bombe aeree potrebbero presto ridursi sotto la soglia critica con il rischio che vengano chiesti rifornimenti urgenti agli Stati Uniti.

Gli intensi raid aerei nel nord e nel centro di Gaza registrati nelle ultime ore sembrano essere propedeutici a un massiccio attacco terrestre per il quale sarebbero già stati mobilitati circa 300 mila militari. Il via libera all’operazione è stato subordinato alla messa in sicurezza di tutti i territori israeliani che avevano subito la penetrazione in forte delle milizie di Hamas il 7 ottobre scorso.

 

Gli altri fronti caldi

Non mancano le tensioni anche in Cisgiordania, con scontri armati tra palestinesi e forze Israeliane a Jenin. Sono stati registrati scontri armati tra giovani palestinesi e le forze israeliane a Qabatiya, a sud di Jenin.

Tensioni anche al confine col Libano dove un soldato israeliano è stato ucciso e un altro ferito ieri in un attacco missilistico anticarro di Hezbollah al confine l- “Tutti aspettano di sapere cosa farà Hezbollah. Hezbollah conosce le sue responsabilità. Siamo pienamente preparati e monitoriamo gli sviluppi in ogni momento. Parteciperemo a questa operazione secondo i nostri piani e la nostra visione” ha affermato, riferisce l’Orient le Jour, Naim Qassem, numero due del partito armato libanese filoiraniano Hezbollah, parlando alla folla riunita per una manifestazione di sostegno a Gaza nei pressi della moschea Moujtdaba, nella periferia sud di Beirut.

Medioriente: Iran, ci sarà risposta a Israele se continua attacchi Roma, 12 ott. (LaPresse) – “Ci sarà una risposta” a Israele “se continua a commettere crimini di guerra a Gaza”. Lo riporta Al Jazeera citando il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian. “Non possono mettere Gaza sotto assedio totale – dice Amirabdollahian – bombardare i cittadini e commettere crimini di guerra senza aspettarsi alcuna risposta”. Il ministro iraniano Amirabdollahian ha incontrato a Baghdad il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani e venerdì dovrebbe recarsi in Libano. Inoltre ha detto che è necessario “porre fine all’uccisione di bambini e civili in Palestina”.

Ieri mattina una pesante incursione aerea israeliani colpito gli aeroporti internazionali di Damasco e Aleppo, le cui piste sono state danneggiate. L’agenzia di stampa siriana SANA nega vi siano state vittime ma tutto il traffico aereo è stato deviato sull’aeroporto di Latakya, dove i russi hanno una grande base aerea (nella foto sotto).

Nessun commento da Israele che non ha mai rivendicato i raid aerei compiuti su vasta scala contro le milizie scite filo-Iran e i pasdaran di Teheran presenti in Iraq e Siria. I raid sono stati condotti alla vigilia di una visita in Siria del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian e secondo quanto scrive il quotidiano israeliano Haaretz, un aereo iraniano che era già entrato nello spazio aereo siriano è stato costretto a tornare indietro dopo gli attacchi ai due aeroporti. Il volo è della Mahan Air, compagnia sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti per i suoi legami con i Guardiani della Rivoluzione Islamica (i pasdaran) e per il suo coinvolgimento nelle forniture di armi iraniane alla Sirta e a Hezbollah.

I raid aerei israeliani costituiscono un atto di guerra deliberato, motivo per cui Israele non ha mai rivendicato la paternità, come del resto la presenza di truppe e aerei statunitensi sui territori orientali e nei cieli siriani.

Oggi il ministero degli Esteri russo ha definito gli attacchi contro gli aeroporti di Damasco e Aleppo come “una grave violazione della sovranità della Repubblica di Siria e dei principi fondamentali del diritto internazionale”.

 

Il flop dell’intelligence

Nell’acceso dibattito esploso in Israele scirca l’insuccesso dell’intelligence nel comprendere che Hamas stava per attaccare in forze il territorio israeliano è intervenuto ieri un rapporto del sito d’inchiesta Axios che, citando alcune fonti, ha rivelato che la notte del 6 ottobre precedente all’attacco l’intelligence israeliana aveva individuato segnali di attività irregolare fra i miliziani di Hamas a Gaza ma i vertici delle Forze di difesa israeliane (IDF) e dello Shin Bet (Agenzia di sicurezza interna israeliana) decisero di non porre in allarme rosso le forze schierate al confine con la Striscia.

Secondo Axios i segnali individuati sembravano indicare un possibile attacco o una esercitazione considerato il concentramento di forze ma si decise di attendere ulteriori dettagli e approfondimenti. Al briefing sarebbero stati presenti il capo di stato maggiore delle IDF generale Herzi Halevi, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il capo dell’intelligence militare Aharon Halewa. Nei giorni precedenti i servizi di sicurezza egiziani avevano avvisato i colleghi israeliani di aver rilevato la preparazione di qualche iniziativa da parte di Hamas.

Foto: Ministero Difesa Russo, IDF e Telegram

 

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