La battaglia per Gaza  (AGGIORNATO)

 

(Aggiornato alle ore 23,00)

La puntata offensiva israeliana che ha cominciato a concretizzarsi nella notte tra il 27 e il 28 ottobre ha rappresentato l’avvio dell’occupazione della Striscia di Gaza o in ogni caso della grande operazione terrestre tesa a strapparne il controllo alle milizie di Hamas. Dopo tre giorni di attacchi reiterati e di continuo afflusso di rinforzi nella Striscia appare chiaro che le iniziali smentite di Gerusalemme avevano l’obiettivo di ingannare Hamas e forse anche l’opinione pubblica araba e occidentale circa le reali intenzioni dei vertici israeliani.

L’attacco ha puntato inizialmente a conseguire il controllo di un’area di 6 chilometri quadrati nel nord della Striscia, profonda fino a tre chilometri lungo la costa: posizioni da cui gli israeliani si sono spinti dal 29 ottobre fino alla periferia di Gaza City.

Il 30 ottobre il portavoce militare israeliano Daniel Hagari ha ammesso che “ulteriori forze sono entrate nella Striscia. La nostra attività lì è destinata solo ad intensificarsi. Stiamo portando avanti un’operazione di terra estesa. Fanteria, genieri e forze corazzate si muovono verso i terroristi, che prendono posizione nel tentativo di attaccarci. Poi li prendiamo di mira dal cielo”.

Che la grande offensiva terrestre abbia preso decisamente il via, nonostante nei giorni scorsi molte fonti israeliane lo escludessero, lo dimostrano anche le dichiarazioni del vertice politico.

“Siamo entrati nella terza fase della guerra con l’esercito che avanza in maniera misurata ma molto potente all’interno della Striscia” ha detto il premier Benyamin Netanyahu in apertura del consiglio dei ministri. “La prima fase – ha spiegato – era stata quella del contenimento, la seconda un martellamento dal cielo che continua ancora ed ora, invece, l’estensione della penetrazione via terra nella Striscia.

I tank Merkava IV (i primi esemplari dei nuovi Merkava V Barak sono stati consegnati il mese scorso all’esercito) delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono stati avvistati il 30 ottobre sulla strada Salah al Din, uno degli assi centrali della striscia di Gaza, che collega Gaza City, a nord, con Khan Yunis, a sud, come ha riferito l’emittente israeliana “i24 News”, secondo cui i carri armati sono stati avvistati all’incrocio di Netzer, uno snodo strategico all’interno dell’enclave. La notizia sembra indicare un piano teso a tagliare in due la Striscia separando il centro-sud dal nord e dalla città di Gaza dove convergono gli sforzi militari di Israele. La mattina del 30 ottobre si sono registrati violentissimi combattimenti strada per strada tra militari israeliani e miliziani di Hamas nei sobborghi della città.

Il ministero degli Interni di Gaza (emanazione di Hamas) ha riferito oggi che le forze israeliane sono entrate nel nord-ovest di Gaza City, nel quartiere di al-Karama, e sulla strada Salah al-Din Street puntando a raggiungere la strada costiera al-Rasheed “mentre cercano di dividere la parte settentrionale della Striscia di Gaza da quella meridionale”.

Fonti palestinesi hanno riferito che una colonna di veicoli blindati con la Stella di David è stata presa di mira dai mortai delle Brigate Al-Quds mentre penetrava nell’area di Sudaniya, nel quadrante nord-ovest della Striscia. Secondo fonti vicine all’esercito nei combattimenti in corso “molti terroristi sono stati uccisi”.

L’IDF ha riferito che due militari israeliani sono morti durante l’operazione di terra condotta aggiungendo che altri due sono rimasti feriti nello stesso contesto e che le famiglie dei caduti sono state informate: sale così a 317 il numero dei militari israeliani caduti in questo conflitto.

Secondo il ministero della salute di Gaza, retto da Hamas, almeno 8.525 palestinesi, tra cui 3.542 bambini, sono stati uccisi dai raid israeliani dal 7 ottobre a oggi. Il portavoce del ministero Ashraf Al-Qudra aggiunge anche che l’esercito israeliano ha colpito 130 medici e paramedici mentre 15 ospedali e 32 ambulatori sono ormai fuori servizio.

Le forze israeliane stanno già facendo i conti con le possibilità tattiche offerte ai miliziani di Hamas dalla sterminata rete di tunnel costruita sotto gli edifici civili a profondità fino a 40-50 metri e che si estende per 400 chilometri di tunnel e alcuni di essi “possono anche essere attraversati da veicoli e motociclette”, come ha detto il 30 ottobre il maggiore generale Mohammad Hossein Baqeri (nella foto a sinistra), capo delle forze armate iraniane (ma proveniente dai ranghi del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, i pasdaran che hanno aiutato Hamas a costruire i tunnel),  nel corso di una conferenza stampa a Teheran.

Dall’inizio della guerra, lo scorso 7 ottobre Hamas e Jihad Islamica Palestinese hanno lanciato contro Israele più di 8 mila tra razzi e colpi di mortaio secondo il rapporto del Centro informazioni sull’intelligence e sul terrorismo ‘Meir Amit’, secondo cui “circa il 10% di questi lanci sono caduti all’interno della Striscia di Gaza”. Negli ultimi giorni, secondo Amit, “i lanci di razzi sono diminuiti in modo significativo.

Netanyahu ha affermato che Israele sta facendo progressi costanti, l’esercito “ha ampliato” il suo raggio di avanzamento via terra nella Striscia di Gaza con passi “misurati e molto potenti” che stanno portando a “progressi sistematici”.

In parallelo – ha detto ancora Netanyahu – continuiamo gli sforzi per liberare gli ostaggi, anche nel corso della manovra terrestre. Proprio quella manovra crea possibilità di ottenere la liberazione e noi non ce la lasceremo sfuggire”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dato il benvenuto alla soldatessa Ori Megidish, salvata la notte tra il 29 e il 30 ottobre da un raid delle forze speciali. Netanyahu si è congratulato con IDF e i servizi di sicurezza interni Shin Bet “per questo risultato importante e commovente, che dimostra il nostro impegno nel riportare a casa tutti gli ostaggi”. In una dichiarazione congiunta, IDF e Shin Bet hanno affermato che il capitano Ori Megidish è in buone condizioni e ha incontrato la sua famiglia. Non sono stati forniti dettagli sull’operazione.

Qui sotto il servizio televisivo di Russia Today all’interno dei tunnel di Hamas a Gaza.

Hezbollah e Houthi

Il premier israeliano ha lanciato un nuovo monito agli Hezbollah che da settimane sono impegnati in attacchi costanti contro l’alta Galilea. ”Voglio dire agli Hezbollah: voi farete l’errore della vostra vita se deciderete di entrare in pieno nel conflitto. Voi subirete – ha precisato Netanyahu – un colpo che non vi potete nemmeno immaginare”.

Per il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, dopo aver sconfitto Hamas nella Striscia di Gaza le IDF dovranno eliminare la minaccia rappresentata da Hezbollah al confine settentrionale di Israele. “Il giorno dopo Hamas, dovremo riflettere su ciò che stiamo portando avanti in questo periodo in Libano. Ciò che abbiamo imparato ci obbligherà ad agire” contro Hezbollah, ha detto Hanegbi al Jerusalem Post.

Il portavoce militare delle milizie Ansar Allah yemenite Houthi, Yahya Saree, ha rivendicato il lancio di missili e droni contro la città israeliana di Eliat rivendicando l’attacco “in difesa della popolazione di Gaza”.

Israele ha fatto sapere di aver abbattuto con un Arrow un missile da crociera, probabilmente un Quds-3 derivato dal Soumar iraniano, e due droni e valuta la possibilità di rispondere all’attacco degli Houthi che minacciano “che continueranno a effettuare attacchi qualitativi con missili e droni fino a quando l’aggressione israeliana non finirà”, si legge in una dichiarazione trasmessa dalla Tv yemenita Al-Masirah in mano ai ribelli.

Il relitto del missile intercettato dalla difesa aerea israeliana è caduto nel vicino territorio giordano (nelle foto qui sotto).  Il 19 ottobre il cacciatorpediniere americano USS Carney, che incrociava nelle acque del Mar Rosso, aveva abbattuto quattro missili da crociera e 14 droni lanciati verso Israele.

 

I timori dell’Egitto e il ruolo del Qatar

Il Cairo lancia un’allerta su probabili operazioni militari israeliane al confine tra la Striscia di Gaza e il Sinai. Il quotidiano “Al-Arabi Al-Jadeed” riferisce che, appellandosi agli accordi di Camp David, il Cairo ha lanciato seri avvertimenti al governo israeliano contro lo svolgimento di operazioni militari di terra all’interno della Philadelphi Route, l’area della Striscia a contatto col confine egiziano.

Secondo fonti egiziane il governo “ha avvertito in anticipo che operazioni militari nella zona costituirebbero una violazione dell’accordo, cosa che l’Egitto non permetterà, soprattutto alla luce del fatto che non ha accettato l’idea dell’ingresso di terra in modo positivo, a causa delle sue implicazioni per la sicurezza nazionale egiziana”. Sempre la fonte egiziana riferisce che il Cairo ha anche respinto le scuse di Israele per l’incidente che la settimana scorsa ha coinvolto una postazione egiziana, una torre di guardia di frontiera colpita accidentalmente da tank israeliano che stava operando nei pressi di Kemer Shalom. Secondo l’Egitto non si tratterebbe di un errore ma di una provocazione.

L’Egitto ha inoltre annunciato che aprirà il valico di Rafah per consentire ai palestinesi feriti di essere curati negli ospedali egiziani per la prima volta dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Lo hanno riferito i media citando fonti palestinesi ed egiziane. “Le squadre mediche saranno presenti domani al confine per esaminare i casi provenienti da Gaza non appena arriveranno e determinare gli ospedali in cui saranno inviati”, ha detto all’agenzia France Presse un funzionario medico della città egiziana di El Arish. Il Canale 12 israeliano ha riportato che l’Egitto sta costruendo un ospedale da campo con struttre in prefabbricati lungo il confine (nella foto qui sotto).

Il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi ha detto oggi che Israele auspica che Il Cairo apra il suo confine per consentire ai feriti di essere curati nell’ospedale di Rafah insieme agli ospedali da campo che possono essere allestiti sul lato egiziano del confine. Hanegbi ha anche affermato che diversi paesi hanno ascoltato la richiesta del primo ministro Benjamin Netanyahu di inviare navi che attraccheranno al largo delle coste di Gaza e fungeranno da ospedali nella piccola area sud-occidentale della Striscia che Israele ha designato come zona sicura.

L’Egitto finora si è astenuto dal permettere ai civili di Gaza di uscire attraverso il suo confine, limitando il passaggio agli aiuti umanitari che entrano a Gaza attraverso il valico di Rafah.

Anche l’Italia potrebbe inviare nel Sinai egizianbo un ospedale da campo per curare i feriti palestinesi.  “Un altro C-130 dell’Aeronautica Militare Italiana con la seconda tranche di aiuti umanitari per Gaza è atterrato all’aeroporto di Al Arish e si sta procedendo allo scarico del materiale. Nel frattempo stiamo organizzando la possibilità di portare a Gaza un ospedale da campo” ha scritto su X il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Il direttore Mossad, David Barnea, è stato in Qatar per parlare di ostaggi: colloqui positivi e costruttivi, ma che non avrebbero portato ad una vera svolta secondo quanto riferisce la pubblicazione on line Axios. Incontrando alti funzionari di Doha, Barnea ha discusso della possibilità di garantire il rilascio degli oltre 235 cittadini israeliani e stranieri presi in ostaggio e portati a Gaza durante l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Il Qatar è attualmente il principale mediatore tra Israele e Hamas ed il principale punto di riferimento dell’amministrazione americana.

Sul Wall Street Journal, l’ambasciatore del Qatar negli Stati Uniti, Meshal bin Hamad Al Thani, denuncia una campagna di disinformazione contro Doha. Al Thani ricorda che “l’ufficio politico di Hamas in Qatar è stato aperto nel 2012 su richiesta di Washington per stabilire linee indirette di comunicazione con Hamas”.

L’ambasciatore ritiene che la falsa narrativa sui rapporti tra Doha ed Hamas descritta dai media crea ostacoli agli sforzi di mediazione e mira a far deragliare i negoziati: tutti i fondi trasferiti negli anni dal Qatar a Gaza sono avvenuti “in pieno coordinamento con Israele, gli Usa e le agenzie dell’Onu come il Wfp e il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente”. Di tutt’altro avviso Israele, convinto le decine di milioni di dollari trasferiti alla Striscia di Gaza abbiano rafforzato Hamas e le sue capacità.

In serata il ministero degli Esteri del Qatar ha avvertito che “l’espansione degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza per includere obiettivi civili, come ospedali, scuole, centri abitati e rifugi per sfollati, è una pericolosa escalation nel corso degli scontri, che mina la mediazione” da parte dello Stato del Golfo. Il Qatar invita la comunità internazionale ad “assumersi le proprie responsabilità morali e legali” per proteggere i palestinesi e garantire che Israele rispetti il diritto internazionale.

Foto IDF e Telegram

 

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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