La difesa del mare italiano nel nuovo “Piano del mare”
L’Italia marittima può finalmente veder riflesso il suo profilo nel nuovo “Piano del Mare” (di seguito, il Piano) redatto dal Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (CIPOM) del Ministero del Mare, di recente pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
E’ così terminato un lunghissimo periodo, iniziato nel dopoguerra, in cui la nostra marittimità è stata spesso percepita e vissuta in modo frammentario, depotenziando le capacità del Paese ed inducendo ad assumere posizioni rinunciatarie. Nonostante questo, in tanti anni di disinteresse della politica e dell’opinione pubblica per quella che potremmo definire la Nazione marittima, i suoi valori fondanti si sono preservati.
Come dice la nota di accompagnamento al Piano, la risorsa mare “rappresenta una delle più importanti fonti di crescita economica e di prosperità per l’Italia e per Unione europea. La nostra Nazione, circondata da più di 7.500 chilometri di coste (di cui 3.850 insulari) e da circa 155.000 chilometri quadrati di acque marittime territoriali, può vantare una posizione strategica nel Mare Mediterraneo e, più in generale, nell’ambito del c.d. Mediterraneo allargato”.
Se a queste cifre si aggiungono i circa 500.000 chilometri quadrati di Piattaforma continentale e sovrastante Zona Economica Esclusiva (ZEE) si ha un’idea chiara dell’ampiezza dei propri spazi marittimi di giurisdizione che il Paese ha il diritto/dovere di valorizzare e proteggere nell’ambito della più generale tutela degli interessi marittimi nelle aree di proiezione geostrategica come il Mediterraneo allargato.
Il Ministero Difesa, con la Marina, ha svolto sino ad oggi un ruolo, tanto apprezzabile quanto poco conosciuto, in questo campo che attiene in primis alla libertà di navigazione nelle vie internazionali di traffico di interesse nazionale ma che comprende anche altro. Alla Marina è infatti attribuito, secondo il Codice dell’Ordinamento Militare, oltre alla “polizia dell’alto mare“ attuata in applicazione delle norme di diritto del mare, il servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche, compresa quella di pesca, sottoposte alla giurisdizione nazionale nelle aree situate al di la’ del limite esterno del mare territoriale” nonché la “la sorveglianza per la prevenzione degli inquinamenti delle acque marine”.
Una nuova competenza della Difesa si è aggiunta da poco: secondo lo stesso codice, “La Marina militare promuove le attività per la valorizzazione delle potenzialità e della competitività del settore della subacquea nazionale, per la promozione delle connesse attività di ricerca e tecnico-scientifiche (…).
A tale fine (…) è istituito e disciplinato il Polo nazionale della subacquea”. La sfida sarà ora, come dice il Piano, far sì che il costituendo Polo, sulla base delle determinazioni del Governo, su proposta del Cipom, ampli a tutte le minacce asimmetriche che incombono sugli spazi marittimi nazionali, a cominciare da Piattaforma continentale e Zee, l’azione di controllo già svolta dalla Marine Militari nei confronti del solo traffico sottomarino militare. Su quali siano queste minacce, non è necessario argomentare troppo: basti pensare al fatto che un danneggiamento a cavi elettrici e di telecomunicazione od a condotte di idrocarburi può oggettivamente mettere in crisi la vita e l’economia di un qualsiasi Paese come l’Italia.
L’azione dello Stato sul mare, come immaginata nel Piano, va oltre il controllo degli spazi subacquei ed assume valenza più generale ed istituzionale. Il Cipom diviene infatti il punto di riferimento per contrastare tutte le minacce marittime -attinenti Difesa e Sicurezza- all’integrità dello Stato, alla liceità delle attività svolte negli spazi di giurisdizione nazionale (compresa la Zona contigua) ed al libero uso del mare. A questo fine, il Piano prevede la realizzazione di “un quadro aggiornato della situazione marittima, da condividere a livello interforze, interagenzia e interministeriale, a beneficio di tutte le amministrazioni e nel rispetto delle loro diverse competenze [che] avrà il suo naturale riferimento nel CIPOM. Le modalità di implementazione del Dispositivo interministeriale sono decise in ambito di Governo”.
Mappa: La Piattaforma continentale italiana (Fonte ex Mise) i cui limiti potrebbero coincidere, a certe condizioni, con quelli della futura ZEE.
Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf