Cyber Crime: il Rapporto 2023 della Polizia Postale  

 

(Adnkronos) – Nel 2023 sono stati 16.325 i casi trattati di truffe online, un 6% in più rispetto lo scorso anno, con 3.571 persone indagate e 137.202.592 euro complessivi sottratti. E’ quanto emerge dal Report 2023 dell’attività della Polizia Postale e delle Comunicazioni e dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica. Nell’ambito delle competenze della Polizia Postale il Report evidenzia l’intensificazione dell’attività di prevenzione attraverso il monitoraggio attivo della rete e un’articolata attività di contrasto alle attività predatorie online (oltre 3.500 le persone denunciate), in particolare nel settore dell’e-commerce.

In relazione alle truffe sul web, anche nel corso del 2023, il report sottolinea un significativo incremento degli illeciti legati al fenomeno del falso trading online (3.360 i casi trattati, 188 le persone denunciate per un totale di 109.536.088 euro di profitti illeciti), con l’aumento del numero di portali che propongono programmi speculativi, apparentemente redditizi e l’utilizzo di tecniche molto sofisticate per contattare le vittime. L’attività investigativa, qualora la denuncia sia tempestiva, prevede l’immediata attivazione dei canali di Cooperazione Internazionale di Polizia, con la richiesta del blocco urgente delle somme versate e l’effettuazione di accertamenti sui flussi finanziari, che normalmente sono destinati all’estero.

In ambito di cooperazione internazionale per la prevenzione e contrasto del cyber terrorismo il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, precisa il Report, costituisce il punto di contatto italiano della rete Europol IRU – Internet Referral Unit, coordinata dal Centro ECTC di Europol (European Counter Terrorism Center) – per il monitoraggio dei contenuti terroristi online e partecipa, insieme agli operatori di polizia di altri paesi agli Action Day, azioni ad alto impatto per la rimozione di contenuti illegali, che in tale ambito vengono promossi con notevoli risultati operativi.

Il continuo e vertiginoso incremento dell’utilizzo delle piattaforme di comunicazione online, social network e applicazioni di messaggistica istantanea, ha determinato parallelamente un considerevole incremento, ad una platea pressoché illimitata, di qualsiasi tipo di contenuti propagandistici riconducibili al terrorismo, sia di matrice islamista, sia formazioni di estrema destra (neonazismo, neofascismo, tifoserie strutturate, suprematismo), formazioni di estrema sinistra (movimenti di lotta armata, anarchici, insurrezionalisti, antagonisti), formazioni separatiste.

In tale ambito viene garantita dagli specialisti della Polizia Postale sia l’esecuzione di una costante attività di monitoraggio investigativo della rete e dei canali di messaggistica istantanea, per l’identificazione e il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei responsabili della diffusione dei contenuti illeciti, sia un costante scambio informativo con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e con le Agenzie di Intelligence, competenti in materia di contrasto al terrorismo.

Nell’ambito del contrasto al fenomeno del cosiddetto cyberterrorismo e, in generale, dell’estremismo in rete gli investigatori della Sezione Cyberterrorismo hanno concorso alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di eversione e terrorismo, sia a livello nazionale che internazionale, posti in essere attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e di comunicazione telematica.

L’attività di monitoraggio del web effettuata dalla Specialità ha permesso di riscontrare in primis come la diffusione di contenuti propagandistici jihadisti, nel corso del tempo, abbia subito un sensibile peggioramento qualitativo, determinato sia dalla scomparsa del Califfato, sia dalle perdite di tecnici e social media manager cui era devoluto l’incarico di gestire la propaganda, nonché per l’utilizzo sempre più frequente algoritmi ed impiego di intelligenza artificiale sulle principali piattaforme web, per la scansione (e rimozione) dei contenuti pubblicati dagli utenti.

 

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