Disfatta europea nel Sahel: anche il Niger caccia la Ue e si schiera con Mosca
(aggiornato alle ore 23,55)
La giunta militare al potere in Niger dallo scorso luglio ha annunciato il 5 dicembre di voler porre fine a due missioni dell’Unione Europea per la sicurezza e la difesa. Il ministero degli Esteri nigerino ha denunciato l’accordo siglato da Niamey con l’Ue riguardante la missione EUCAP Sahel Niger, attiva dal 2012 e volta a sostenere “le forze di sicurezza interne, le autorità nigerine e gli attori non governativi” e ha inoltre annunciato il “ritiro del consenso concesso per il dispiegamento di una missione di partenariato militare dell’Ue in Niger (EUMPM)”, varata nel febbraio scorso “su richiesta delle autorità nigerine” (all’epoca guidate dal presidente Mohamed Bazoum poi deposto) per “sostenere il Paese nella lotta al terrorismo”.
Il Niger continua così il processo di emancipazione dall’Occidente anche in termini di difesa e sicurezza avviato con la cacciata dell’ambasciatore e delle forze militari francesi che dovrebbe completarsi nelle prime settimane del 2024, anche se non è sfuggito a nessuno che l’annuncio della cacciata delle missioni Ue è stato reso noto lo stesso giorno in cui a Niamey è giunta in visita una delegazione russa, guidata dal vice ministro della Difesa, Yunus-Bek Yevkurov, che ha sottoscritto accordi per il “rafforzamento” della cooperazione militare tra i due paesi.
Un vero e proprio “schiaffo” alla Europa anche perché si tratta della prima visita ufficiale di un esponente del governo russo in Niger dal golpe del 26 luglio scorso. Il vice ministro della Difesa russo è stato ricevuto dal leader della giunta, il generale Abdourahamane Tian e al termine dell’incontro le due parti hanno firmato dei documenti “nell’ambito del rafforzamento” della cooperazione militare, stando a quanto riferito dalle autorità nigerine.
La fine dell’alleanza G-5 Sahel
Lo scorso 2 dicembre, il Niger, insieme al Burkina Faso, ha annunciato anche il proprio ritiro dalla forza congiunta G5 Sahel, creata nel 2014 per migliorare il coordinamento nella lotta contro il terrorismo e finanziata dall’Ue, seguendo quanto già fatto lo scorso anno dal Mali. Gli altri due membri del G5 Sahel sono Mauritania e Ciad che ieri hanno accettato lo scioglimento dell’organizzazione G5 Sahel “”prendendo nota e rispettando la sovrana decisione” di Niger e Burkina Faso di imitare il Mali.
In un comunicato congiunto, Ciad e Mauritania hanno dichiarato che “implementeranno tutte le misure necessarie in linea con la convenzione che fonda il G5, in particolare l’articolo 20”, secondo cui l’alleanza può essere sciolta con la richiesta di almeno tre Stati membri. L’alleanza G-5 Sahel non ha mai ottenuto successi nella stabilizzazione regionale ma il suo scioglimento evidenzia il tracollo dell’influenza francese ed europea in questa regione.
La risposta della Ue
L’Unione Europea “si rammarica” della decisione presa dalla giunta militare del Niger di denunciare l’accordo che stabilisce la base giuridica per lo spiegamento della missione europea EUCAP Sahel Niger e della Missione EUMPM Niger e “ne trarrà le necessarie conseguenze operative”, si legge in una dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell.
“In undici anni di presenza in Niger, Eucap Sahel Niger ha sostenuto, su richiesta delle autorità, le forze di sicurezza interne nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione irregolare. Contava su una forza lavoro di circa 130 gendarmi e agenti di polizia messi a disposizione dagli Stati membri dell’Ue per svolgere la sua azione. La missione EUCAP Sahel Niger ha formato più di 20 mila elementi delle forze di sicurezza interna e ha contribuito attivamente allo sviluppo della strategia di sicurezza interna nazionale del Niger.
In collaborazione con le autorità – prosegue la dichiarazione – EUCAP ha svolto un ruolo importante nello sviluppo del concetto di unità mobili, avendo equipaggiato e addestrato sei di queste unità mobili della Gendarmeria, della Guardia nazionale e della Polizia, che comprendono ciascuna 150 elementi d’élite, fornendo apparecchiature ad alta tecnologia, veicoli blindati, dispositivi di comunicazione. Inoltre, Eucap ha ampiamente sostenuto la regione di Agadez grazie ad una filiale decentralizzata. L’EUMPM Niger, lanciata di recente su invito delle autorità, mirava a sostenere l’esercito nigerino nella sua lotta contro il terrorismo.
L’azione delle nostre missioni PSDC (Politica di sicurezza e di difesa comune) si inserisce in un più ampio contributo dell’Unione europea a beneficio delle forze di sicurezza e difesa del Niger che comprende formazione, equipaggiamenti, infrastrutture e linee di comunicazione”, conclude la dichiarazione, ricordando che l’Unione europea ha immediatamente sospeso ogni cooperazione in materia di sicurezza e difesa in seguito al colpo di Stato di luglio.
“L’Unione Europea non riconosce e non riconoscerà le autorità scaturite dal golpe” aveva dichiarato il 29 luglio Borrell annunciando l’immediata sospensione con effetto immediato del budget per gli aiuti e la cooperazione nel campo della sicurezza col Niger.
In effetti la UE non è riuscita negli ultimi quattro mesi ad aprire negoziati concreti con la giunta nigerina per impedire l’uscita di Niamey dagli accordi di cooperazione per la difesa e la sicurezza compromettendo così l’intero ruolo dell’Europa in questa regione strategica per i nostri interessi. Meglio ricordare che in novembre il Niger ha revocato gli inasprimenti di pena approvati nel 2015 per punire il traffico di esseri umani: flussi diretti in Libia e poi in Europa.
Il consolidamento della penetrazione russa
Il successo russo in Niger è quindi anche una diretta conseguenza delle iniziative europee: da un lato va inserito negli accordi di cooperazione militare ed economica che Mosca ha già stretto con le giunte di Mali e Burkina Faso, nazioni che hanno stipulato con il Niger l’Alleanza degli Stati del Sahel, ma dall’altro costituisce una sorpresa tenuto conto che la Russia non ha neppure un’ambasciata a Niamey mentre in Niger restano presenti basi e militari di nazioni della NATO quali Stati Uniti (1.100 militari) e Italia (250 militari).
“Al centro delle discussioni con il vice ministro della Difesa Yevkurov c’è il rafforzamento della cooperazione tra i due paesi nel campo della difesa”, ha affermato in una nota il ministero della Difesa del Niger. Le truppe e soprattutto i contractors russi (della PMC Wagner o di altre compagnie militari private) stanno fornendo un solido contributo alle forze del Mali nella riconquista dei territori caduti in mano ai ribelli Tuareg e alle milizie jihadiste.
Yevkurov è giunto a Niamey nell’ambito della ennesima missione in Africa, inclusa la Cirenaica libica (dove il 2 dicembre ha messo a punto il rinnovo degli accordi di cooperazione militare con il feldmaresciallo Khalifa Haftar) evidenzia la meticolosa attenzione con cui Mosca rimarca il suo crescente impegno in Africa.
Si è trattato del terzo incontro tra il vice ministro e Haftar, dopo quello di fine agosto, in occasione della prima visita di una delegazione della Difesa russa in Libia, e poi quello di settembre, in occasione dell’alluvione che colpì la città di Derna, nell’est del paese. A fine settembre Haftar era poi stato a Mosca, dove era stato ricevuto dal presidente russo Vladimir Putin e dal ministro della Difesa, Sergei Shoigu. Stando a quento riferito dal comando delle forze di Haftar, sabato scorso i colloqui sono stati incentrati sulle “modalità di cooperazione congiunta tra Libia e Russia”.
Dopo Bengasi, la delegazione russa è volata a Bamako, dove è stata ricevuta dal presidente del governo di transizione maliano, il colonnello Assimi Goita, per colloqui “sulle opportunità per rafforzare la cooperazione”. Al termine dell’incontro, il ministro dell’Economia e delle Finanze del Mali, Alousseni Sanou, ha precisato che le discussioni hanno riguardato non solo il settore della sicurezza, ma anche quelli dell’energia e delle infrastrutture.
In un video diffuso dalla presidenza, Sanou ha riferito di colloqui sulla costruzione di una rete ferroviaria per della creazione di una compagnia aerea regionale oltre a uno stabilimento per la lavorazione dell’oro estratto dalle miniere maliane e un memorandum per realizzare una centrale nucleare. Nei giorni scorsi la stessa Alleanza degli Stati del Sahel ha riferito che un’azienda russa, Societe STM, sarebbe in corsa per costruire una linea ferroviaria che colleghi Bamako a Gao, lunga 1.200 chilometri che “sarebbe la prima costruita nel paese dall’indipendenza nel 1960”.
Dopo il Mali, il vice ministro russo si è recato in Burkina Faso paese con cui sono in valutazione investimenti non solo di tipo militare ma anche economico che comprendono anche a Ouagadougou il progetto di realizzare una centrale nucleare.
L’ECOWAS chiude al dialogo col Niger
Anche la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) sembra voler chiudere ogni dialogo con la giunta nigerina. La Corte di giustizia della Comunità si è pronunciata oggi ad Abuja sul ricorso del Niger contro le sanzioni imposte dall’organizzazione regionale in seguito al colpo di Stato del 26 luglio, giudicando “inammissibili” le richieste di Niamey.
Nella sentenza la Corte ha stabilito che le attuali autorità nigerine non sono legittimate ad adire la Corte di giustizia della CEDEAO, avendo preso il potere con la forza e non essendo pertanto riconosciute dallo statuto dell’organizzazione né da tutti i protocolli firmati dal Niger. Gli avvocati dello Stato del Niger avevano sostenuto la gravità della situazione nel Paese e le drammatiche conseguenze delle sanzioni per la popolazione. Oltre al governo altri sette soggetti si sono associati alla richiesta esaminata dal tribunale, tra cui la Compagnia elettrica del Niger o la Camera di commercio.
Pronunciando la sentenza, tuttavia, i giudici hanno ritenuto che anche gli interessi di queste ultime “convergano con quelli dello Stato del Niger, scarsamente rappresentato dai militari”, pertanto anche le loro richieste sono state ritenute irricevibili. Il merito del fascicolo non verrà dunque esaminato. La decisione della Corte costituisce un ulteriore elemento teso a isolare Niamey e che favorirà la penetrazione russa in Niger.
Valutazioni
La debacle franco-europea nel Sahel appare quindi senza precedenti anche se restano incognite circa il futuro della presenza militare di USA e Italia in Niger che la giunta non ha finora annunciato di voler espellere.
In assenza di sviluppi presto a Niamey potrebbero vivere a stretto contatto militari statunitensi, italiani e russi creando un contesto inedito e certo imprevisto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Alcuni osservatori valutano che la giunta nigerina annuncerà l’allontanamento delle forze statunitensi solo dopo il completo ritiro di quelle francesi mentre la missione italiana potrebbe essere indotta al ritiro dall’assenza degli alleati francesi.
In realtà, soprattutto tenendo conto delle difficoltà con cui l’Italia è riuscita e schierare una missione di consulenza e addestramento militare in Niger (ritenuta necessaria anche a varare misure di contrasto all’immigrazione illegale) e alla luce del tanto propagandato Piano Mattei, Roma avrebbe tutto l’interesse a negoziare con la giunta di Niamey un accordo che permetta la continuazione della missione MISIN.
Oggi più che mai è fondamentale che l’Italia si affermi in Africa e nel Mediterraneo come protagonista a livello nazionale, smarcandosi da partner ingombranti ormai detestati in Africa e dal brand Unione Europea considerato fallimentare e inaffidabile in una vasta area dell’Africa.
Foto: Governo del Niger
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.