Ritorna (in sordina) la guerra dei gasdotti? (AGGIORNATO)
Dopo l’eclatante distruzione dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico nel settembre 2022 e i tentativi ucraini di colpire sui fondali del Mar Nero il Turk Stream che porta in Turchia e successivamente in Europa il gas russo, nelle ultime settimane diverse vicende di portata più limitata hanno visto minacciati gasdotti in Europa.
Il 29 gennaio il governatore regionale di Belgorod, Vjacheslav Gladkov ha annunciato che un drone ucraino ha danneggiato un gasdotto. Nel villaggio di Tishanka, nel distretto di Volokonovskyj.
Il 23 gennaio la società statale energetica dell’Ucraina Naftogaz ha accusato i bombardamenti russi di aver causato danni al gasdotto situato a Kharkiv l’attacco mentre il giorno precedente Mosca aveva accusato Kiev di essere responsabile dell’incendio scoppiato al terminal di gas della società russa Novatek, nel porto di Ust-Luga (nella foto) vicino a San Pietroburgo dove si è sviluppato un grave incendio a 30 chilometri dal confine con l’Estonia, sul Mar Baltico. Il terminal è il più grande esportatore di gas liquefatto della Russia ed era collegato anche al Nord Stream 2.
L’attacco è stato rivendicato dall’intelligence militare ucraino che ha attribuito i danni provocati all’impatto di un drone. “Il colpo é stato preciso. Ha scatenato un grande incendio, che é ancora in corso. I russi sono stati costretti a evacuare i dipendenti”, ha riferito la fonte. Novatek, il più grande esportatore russo di gas liquefatto, ha comunicato che a a causare il rogo e’ stato un “fattore esterno”. “Lì viene lavorato il carburante, che, in particolare, va all’esercito russo. Un attacco riuscito a questo terminal non solo causa perdite economiche al nemico, privandolo dell’opportunità di trarre profitto dalla guerra in Ucraina, ma complica anche in modo significativo la logistica del carburante per l’esercito russo”, ha aggiunto.
In Germania invece la Procura federale tedesca sta indagando sui “sospetti di sabotaggio” dopo che sono stati scoperti dei fori praticati in un nuovo tubo di distribuzione del gas che fornisce la fonte di energia alla rete nazionale tedesca: un atto di sabotaggio scoperto a novembre dello scorso anno ma reso pubblico in gennaio. La causa esatta del danno o la motivazione dietro un tentativo di sabotare le importazioni di energia della Germania non è nota, ma lo Schleswig-Holsteinische Zeitungsverlag ha riferito che la società energetica olandese-tedesca Gasunie ha confermato il danno.
Il tubo di 35 miglia è destinato a fornire il gas portato in Germania a bordo di navi metaniere, che viene raffreddato allo stato liquido per un transito sicuro in mare e rigassificato una volta raggiunta la costa della nazione cliente e poi convogliato a terra. In questo caso, un terminale GNL galleggiante riceve e rigassifica il GNL a Brunsbüttel sul fiume Elba e lo manda a terra, ed è proprio questo tubo che trasporta il gas verso la rete nazionale ad essere stato perforato più volte. L’indagine è stata presa in carico dalla Procura federale, sottolineando la serietà con cui viene trattato il potenziale caso di “sabotaggio”.
Come ha riferito l’Agenzia di Stampa Parlamentare (AGENPARL), all’inizio di quest’anno il terminale è stato consegnato alla Deutsche Energy Terminal GmbH (DET). È possibile che il sabotaggio possa essere collegato alla guerra Ucraina-Russia che ha reso necessaria in primo luogo la costruzione dei nuovi terminali GNL, e il Times ha evidenziato anche che sono stati oggetto di “pesanti” proteste anche da parte degli attivisti verdi. Molte nazioni europee importano GNL, ma allo scoppio della guerra in Ucraina la Germania non aveva un proprio terminale di importazione di GNL e l’impianto di rigassificazione di Brunsbüttel è uno dei tanti che verrà costruito rapidamente per superare questa situazione.
Foto Novatek
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