Ritorno alla coscrizione: il “modello scandinavo”
L’evoluzione degli scenari internazionali sta portando in Europa ad una rinnovata percezione del rischio di un possibile conflitto convenzionale prolungato, di tipo simmetrico tra pari, ossia tra entità statuali tradizionali, con caratteristiche, ampiezza e pericolosità ben diverse dalle “operazioni di pace” cui le opinioni pubbliche occidentali sono state abituate da oltre vent’anni.
La guerra in corso in Ucraina, tra le molte lezioni fornite, ha evidenziato in modo drammatico la perdurante importanza della dimensione quantitativa nelle operazioni militari, un fattore numerico che solo in parte può essere rimpiazzato dalla superiorità tecnologica, vera o presunta che sia.
Tali considerazioni stanno dando vita nel continente ad un ampio dibattito sulla rinnovata attualità della coscrizione obbligatoria (abbandonata o sospesa quasi ovunque dopo la fine della Guerra Fredda), quale unico strumento in grado di garantire alle forze armate, ed in particolare agli eserciti, una consistenza numerica adeguata alle nuove minacce, assicurando l’esistenza di un’ampia riserva di mobilitazione addestrata.
Accanto a tali motivazioni esterne legate alla crisi internazionale il dibattito viene alimentato in molti Paesi anche da cause endogene, in genere legate al “calo delle vocazioni”, ossia alla crescente difficoltà incontrata da molte forze armate professionali nel reperire un numero sufficiente di volontari da arruolare, con conseguente cronica sottoalimentazione delle unità attive e gravi carenze in diversi ruoli chiave.
In alcune nazioni europee la riduzione degli organici così generata sta divenendo grave, complici non solo le tensioni con la Russia ed il rischio di un confronto militare diretto con Mosca ma anche problematiche sociologiche, economiche e politiche più complesse.
Nella generalità dei casi le ipotesi allo studio sul ripristino della leva che animano il dibattito non sembrano però riguardare un semplice ritorno al servizio generalizzato del passato, quello che era destinato a dare vita ad eserciti di massa composti quasi esclusivamente da coscritti, ma proporrebbero forme innovative e selettive di coscrizione obbligatoria, destinate ad integrare ed affiancare le attuali forze professionali con una componente di supporto e di riserva, da mobilitare in caso di necessità.
In buona sostanza quello di cui si avverte l’esigenza in molti Paesi, compresa l’Italia, appare essere un servizio in grado di fornire alle Forze Armate il personale da adibire a mansioni di seconda linea da attivare in caso di crisi o di grave emergenza nazionale, compiti, se vogliamo, analoghi a quelli affidati negli eserciti anglosassoni alle componenti di riserva volontaria professionale, come la National Guard statunitense, il Territorial Army britannico o le analoghe formazioni canadesi ed australiane.
Presso molti osservatori cresce pertanto l’interesse per i modelli di coscrizione obbligatoria rimasti in essere, in forme ed articolazioni differenti, anche nel dopo guerra fredda, con particolare rifermento al “modello scandinavo”, un sistema che si è dimostrato in grado di dare vita a strumenti militari flessibili, capaci di evolversi in tempi brevi per fronteggiare condizioni geo-politiche mutevoli.
Dei quattro Paesi scandinavi tre, Svezia, Norvegia e Danimarca, possiedono forze armate composte in larga parte da professionisti e volontari a lunga ferma ed hanno adottato soluzioni sulla leva per certi versi simili. Risultano pertanto di particolare interesse, presentando caratteristiche che potrebbero essere trasmesse ed adottate, con le dovute specificità, in altre nazioni.
La Finlandia esula invece dalla nostra ricerca per la forma peculiare del proprio modello di difesa, basato su un sistema di coscrizione generale che dà vita, in sostanza, ad un esercito di milizia. Tutti i cittadini di sesso maschile ed età superiore ai 18 anni sono infatti chiamati a prestare, se fisicamente abili, un servizio militare obbligatorio di durata variabile di 165, 255 o 347 giorni, cui si aggiungono, negli anni successivi, diversi brevi richiami destinati a verificare l’efficacia delle procedure di mobilitazione e ad aggiornare le nozioni apprese in precedenza.
La lunghezza della ferma iniziale dipende dall’incarico assegnato e dall’idoneità del soggetto a svolgere incarichi di comando e di essere avviato alla formazione specifica per ufficiali o sottufficiali. Ogni anno sono circa 27.000 i coscritti finlandesi arruolati, corrispondenti all’80% di ogni classe maschile di leva, una percentuale tra le più alte al mondo. Come avveniva negli eserciti di massa della guerra fredda a questi numeri corrisponde una paga per il coscritto sostanzialmente simbolica, di pochi Euro al giorno.
Un servizio limitato e selettivo
Interessanti ed innovative le scelte operate dalle altre tre nazioni della regione, che meritano pertanto di essere brevemente illustrate ai fini di una adeguata analisi comparativa. Esse risultano tra l’altro più rispondenti alle necessità di Paesi che, come il nostro, già possiedono uno strumento militare professionale e che affiderebbero ad un’eventuale rinnovata componente di leva solo compiti integrativi e di supporto.
Il carattere distintivo che accumuna i tre modelli di reclutamento è rappresentato dalla selettività. Solo una piccola percentuale dei soggetti costituenti ogni singola classe di leva viene effettivamente arruolata, con preferenza accordata a quanti richiedono volontariamente di prestare servizio.
Questo “obbligo volontario”, un ossimoro nel quale si fondono la generalità potenziale della coscrizione e la sua volontaria adesione, costituisce l’elemento più caratterizzante del sistema in vigore in quei Paesi.
La durata della ferma è generalmente breve, dai quattro ai nove mesi, 12 per la Norvegia, ed è remunerata adeguatamente, raggiungendo, soprattutto in Svezia e Danimarca, livelli di rilievo, a volte in linea con le retribuzioni civili (nel caso danese ad esempio un coscritto percepisce circa 1.500 euro mensili).
Un altro carattere fortemente innovativo presente in questi Paesi è rappresentato dal mutato rapporto tra il singolo e l’istituzione militare, che supera i vecchi stereotipi sulla leva. Il coscritto viene percepito e valutato come un cittadino con pieni diritti, parte di un team inclusivo in cui ciascuno è tenuto a fare la propria parte, pur nella diversità di ruolo, funzione, genere e capacità fisica o professionale. Anche il soldato di leva rappresenta una risorsa importante per la forza armata ed il periodo che trascorre sotto le armi deve costituire un pieno investimento funzionale, tanto per il soggetto che per il reparto nel quale è inserito.
La Norvegia
In Norvegia l’obbligo del servizio militare, mai sospeso, è stato esteso nel 2015 anche alle donne, primo caso in Europa e nella NATO, norma che consente che circa un terzo dei coscritti arruolati sia oggi di sesso femminile.
Il processo di reclutamento è diviso in Norvegia in due fasi. La prima prevede che tutti i cittadini ricevano, al raggiungimento dei 18 anni, un questionario da restituire compilato in cui fornire tutta una serie di dati relativi al proprio stato di salute fisica e mentale, all’eventuale presenza di precedenti penali ed al desiderio o meno di prestare servizio nelle forze armate in qualità di coscritto.
Sulla base delle risposte ottenute dai circa 60.000 giovani di entrambi i sessi che costituiscono una classe annuale di leva ne vengono prescelti circa 17.500, risultati i più motivati e rispondenti alle necessità dell’istituzione. Costoro sono quindi invitati alla seconda fase del processo di reclutamento, che comprende una visita medica, vari test psico-attitudinali ed una serie di prove fisiche cui viene attribuito un punteggio compreso tra 1 e 9. Tali verifiche prevedono livelli di prestazione differenziati per sesso, ma per ottenere le valutazioni più alte i valori da raggiungere sono per tutti quelli maschili.
Alla fine del processo solo circa 8.000 giovani, per due terzi maschi, vengono effettivamente arruolati, una percentuale di circa il 13% dell’intera classe di leva. Dopo qualche tempo i prescelti ricevono la comunicazione ufficiale del reparto al quale sono stati assegnati e della data in cui dovranno presentarsi per iniziare il servizio.
La loro posizione definitiva verrà decisa al termine delle 8 settimane di addestramento di base, un periodo a carattere eminentemente pratico e fisicamente intenso, che comprende molto addestramento all’uso delle armi, tecniche di combattimento e prove fisiche, il tutto finalizzato all’acquisizione di una mentalità tattica orientata alla prontezza operativa.
La durata del servizio, la più lunga in Scandinavia, è di 19 mesi, di cui 12 di ferma iniziale. I restanti 7 mesi sono destinati a successivi richiami addestrativi, partecipazione a grandi esercitazioni o periodi di servizio per particolari crisi o calamità. L’inserimento nelle forze di riserva si protrae fino al raggiungimento dei 44 anni di età.
La ricerca del personale più idoneo e motivato è grandemente agevolata dalle peculiari caratteristiche della società norvegese, dal forte patriottismo, senso civico e di appartenenza che la caratterizzano. L’attuale modello di coscrizione obbligatoria risulta assai popolare tra i vari strati della popolazione e per molti giovani è motivo di orgoglio e prestigio personale essere prescelti per il servizio militare, un valore aggiunto nel proprio curriculum.
La Svezia
Stoccolma aveva abolito il servizio militare obbligatorio nel 2010 ma solo 7 anni dopo lo ha ripristinato a partire dal 2018, per i giovano nati dopo il 1999, in una forma selettiva fortemente inspirata al modello norvegese.
Anche in Svezia, infatti, tutti i cittadini di entrambi i sessi sono tenuti, al compimento dei 18 anni, a completare un formulario on line, rispondendo a quesiti relativi al proprio stato di salute fisica e mentale, al livello di educazione scolastica raggiunto, ai propri interessi e caratteri della personalità. Infine debbono esprimere una valutazione personale sul servizio militare e sull’ipotesi della chiamata alle armi.
Sulla base delle risposte fornite l’amministrazione militare convoca, a fronte di una coorte annuale di quasi 100.000 giovani, circa 13.000 possibili candidati, prescelti per la loro motivazione e potenziale interesse al mondo militare. Da questi verranno tratti i circa 4.000 che saranno effettivamente arruolati (circa il 4% del contingente, per oltre quattro quinti maschi).
A tutti viene offerta la possibilità di aderire volontariamente e di servire in uno specifico ruolo, se fisicamente idonei. Tutto il processo mira a ridurre al minimo il numero dei giovani costretti a svolgere il servizio militare contro il proprio volere, obiettivo oggi sostanzialmente raggiunto ma che potrebbe allontanarsi nel prossimo futuro se, come pare, sotto la spinta della crisi internazionale il numero degli arruolati dovesse salire gradualmente fino a 10.000.
La durata della ferma varia tra 9 e 12 mesi, sulla base dello specifico incarico prescelto o assegnato, con la possibilità di ulteriori brevi richiami di aggiornamento, fino all’età di 47 anni.
La Danimarca
La legislazione danese prevede un servizio militare obbligatorio di durata compresa tra 4 e 12 mesi, dal quale sono escluse al momento le donne, che possono però arruolarsi su base volontaria anche se recenti prese di posizione di esponenti del governo fanno pensare ad una prossima parificazione di genere anche in questo settore.
Attualmente tutti i cittadini maschi debbono presenziare, al raggiungimento dei 18 anni, al “Giorno della Difesa”, nel quale viene loro illustrato il sistema militare del Paese e le possibilità di impiego, anche stabile, che esso offre.
Tutti sono quindi sottoposti ad una visita medica che li dividerà in tre categorie: fisicamente abili al servizio, parzialmente abili o inabili. Per questi ultimi il processo si conclude senza ulteriori obblighi di leva, mentre gli appartenenti alle prime due categorie partecipano a quella che è sostanzialmente una lotteria, e si vedono assegnato un numero.
Su un totale annuale di circa 36.000 giovani fisicamente abili o parzialmente abili, i primi 8.000 estratti sono potenzialmente soggetti alla coscrizione, mentre gli altri, in tempo di pace, non verranno richiamati.
Gli elementi risultati parzialmente abili possono comunque scegliere di non essere arruolati, anche se inseriti tra i primi 8.000, mentre i soggetti abili sono tenuti obbligatoriamente a prestare il servizio militare, generalmente di soli 4 mesi, se il numero di volontari risultasse insufficiente a coprire le necessità delle forze armate.
Infatti, nonostante il carattere formalmente obbligatorio del servizio di leva, la quasi totalità dei coscritti danesi ha scelto volontariamente di essere arruolato, indipendentemente dal numero ricevuto nel “Giorno della Difesa”.
Nel 2022 tutti i 4.616 cittadini che hanno completato il servizio di leva lo avevano scelto volontariamente, con una quota femminile di circa il 27 per cento. La situazione potrebbe però cambiare radicalmente se il personale da arruolare ogni anno dovesse aumentare in modo consistente. Nel Paese è infatti in corso un dibattito tra le forze politiche che potrebbe portare nei prossimi anni il numero dei coscritti a 15.000.
Terminato l’addestramento di base e congedati, i militari di leva sono assegnati per cinque anni ad una specifica unità della riserva, cui dovranno presentarsi in caso di mobilitazione.
Il dibattito in Italia
Nel nostro Paese il dibattito sulla rinnovata attualità della leva ritorna periodicamente, di solito con affermazioni estemporanee, propagandistiche o demagogiche, prive di un concreto progetto innovatore. Ne è stato un esempio la cosiddetta “mini naia” attuata nel 2010 e poi sostanzialmente abbandonata, un breve servizio volontario privo di ogni significato addestrativo ed operativo: non è di questo che ha bisogno il Paese. Parimenti le Forze Armate non dovrebbero farsi carico del ruolo di educatore sociale, né garantire ai giovani quanto famiglie ed istituzioni scolastiche non hanno saputo trasmettere. Non è questo il suo ruolo.
Quello di cui si avverte semmai la necessità è una riserva addestrata destinata ad integrare in casi di emergenza l’esercito professionale, supportandolo in compiti di seconda linea. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto introducendo un servizio di leva limitato e selettivo, fortemente innovatore rispetto ai modelli del passato e di breve durata, orientato alla sola formazione militare di base e che privilegi gli aspetti tattici dell’addestramento rispetto a quelli formali.
Nel caso specifico i compiti che potrebbero essere assegnati a tali forze includerebbero:
- Costituzione di reparti di fanteria leggera con compiti di sicurezza del territorio e delle installazioni vital.
- Supporto alle unità operative professionali per compiti di seconda linea, quali protezione delle retrovie, difesa di siti ed installazioni, gestione di emergenze e di prigionieri
- Eventuale concorso alla costituzione di ulteriori unità a livello plotone/compagnia per potenziare battaglioni/reggimenti già in essere
- Fornitura di complementi e rincalzi.
Tra i modelli scandinavi illustrati quello che meglio potrebbe adattarsi a tali necessità è quello danese, basato su piccoli numeri di soggetti sostanzialmente volontari, adattato alle peculiarità della società italiana. A vent’anni dalla sospensione della leva non esistono infatti più le strutture incaricate della prima ricezione del personale e delle valutazioni mediche e psico-attitudinali.
Sarebbe pertanto opportuno stabilire a priori i soggetti potenzialmente sottoposti all’obbligo mediante un’estrazione a sorte casuale, pubblica e verificabile. Successivamente solamente costoro affronterebbero la vera selezione nelle strutture attualmente in essere, eventualmente solo leggermente potenziate.
Per costituire una riserva di circa 20.000 uomini e donne mobilitabili all’emergenza potrebbe essere sufficiente arruolare ogni anno non più di 4.000 coscritti, da iscrivere nei ruoli della riserva per 5 anni. A costoro andrebbe garantito, a compensazione dell’obbligo cui il Paese li ha sottoposti, un trattamento economico analogo a quello riservato ai Volontari in Ferma Iniziale triennale. Tale retribuzione, unita alla breve durata del servizio, dovrebbe garantire un’alta percentuale di “coscritti volontari”, sia uomini che donne.
Foto: British Army, Esercito Danese, Esercito Norvegese, Esercito Svedese ed Esercito Italiamo
Leggi anche:
Si riapre il dibattito sulla Riserva ma il Progetto di Legge esiste dal 2021
In Germania si apre il dibattito sul ripristino della coscrizione obbligatoria
VFI e VFT: l’evoluzione dell’arruolamento dei volontari di truppa dell’Esercito Italiano
Londra guarda alla Scandinavia e apre al ritorno della leva militare
L’Esercito ha bisogno di una Riserva per far fronte a emergenze come il Coronavirus
La guerra in Ucraina ci obbliga a ripensare il nostro strumento militare
La Grecia estende a 12 mesi il servizio di leva nell’Esercito
Un Servizio di Difesa Nazionale per far fronte alle emergenze interne
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.