Si rafforza la penetrazione russa in Africa Centrale e Sahel (AGGIORNATO)

 

Mosca continua a perseguire successi in Africa. Dopo il rinnovo dell’accordo di cooperazione militare del 2015 con l’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar le forze russe potrebbero avere libero accesso a una base aerea (Benina o al-Khadim, peraltro già utilizzate per i movimenti dei contractors del Gruppo Wagner) e una navale (Bengasi o Tobruk), la Repubblica Centrafricana ha offerto alla Russia di costruire una base militare e ha già assegnato un terreno ad hoc speciale a questo scopo, come ha dichiarato a metà gennaio Fidèle Ngouandika, Consigliere del Presidente della Repubblica Centrafricana (CAR).

“Vorremmo che la Federazione Russa costruisse la sua base militare in Repubblica Centrafricana, il governo ha già messo a disposizione un terreno a Beringo, a 80 chilometri dalla capitale Bangui, dove c’è un aeroporto internazionale.” Il consigliere ha precisato che il terreno che il Paese ha fornito alla Russia per la base militare è dotato di caserme e, una volta predisposte le infrastrutture, potrà ospitare 10.000 soldati militari russi che avrebbero il compito di addestrare e istruire i militari locali.

Superfluo aggiungere che una base di queste dimensioni, dotata di una lunga pista aeronautica ed in grado di ospitare un così elevato numero di militari rappresenterebbe un hub strategico per gli interventi militari e di sicurezza russi in Africa soprattutto tenendo conto della posizione geografica strategica della Repubblica Centrafricana e delle numerose nazioni africane che mantengono rapporti militari e di sicurezza con la Federazione Russa.

“Ci auguriamo che l’esempio dato qui in Africa Centrale venga seguito da tutti i Paesi del continente affinché l’Africa sia forte e militarmente indipendente” ha detto il consigliere presidenziale centrafricano ricordando l’intervento di Mosca con consiglieri militari e contractors del gruppo Wagner che ha permesso al governo di Bangui di respingere l’offensiva dei ribelli Seleka.

In precedenza, l’ambasciatore della Repubblica centrafricana in Russia, Leon Dodonu-Punagaza, aveva fatto una dichiarazione simile riguardo alla possibilità di ospitare una base militare russa.  “La questione della creazione di una base militare russa nella Repubblica Centrafricana è in discussione tra i ministeri della Difesa dei due paesi. Si sta scegliendo il luogo per il futuro dispiegamento del personale militare russo”, ha dichiarato l’ambasciata russa nella Repubblica Centrafricana.

Il 18 gennaio la Direzione principale dell’intelligence militare ucraino (GUR Ucraino) ha rivelato che l’esercito russo sta formando squadre di “istruttori militari” da schierare nei Paesi africani, con personale reclutato in Russia e nei territori ucraini controllati da Mosca, in particolare in Crimea, con l’obiettivo è integrare in una struttura militare (una sorta di Comando Africa russo?) le operazioni gestite dal ministero della Difesa e quelle finora assegnate al Gruppo Wagner (nella foto sopra) in Africa sia di addestramento che di combattimento. Il GUR ucraino ritiene che i russi cerchino in particolare di reclutare riservisti specializzati nella manutenzione dei sistemi di difesa aerea, veicoli civili, sistemi d’arma ed unità navali.

In gennaio la CAR ha rinnovato anche gli accordi di cooperazione militare con la confinante Uganda con cui il governo di Bangui ha cooperato per far cessare la rivolta dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) rimpatriando gli ex miliziani dai campi di Zemio e Mboki.

La penetrazione russa sembra decisamente consolidarsi anche nel Sahel dove l’alleanza tra le giunte militari golpiste di Niger, Mali e Burkina Faso guarda sempre più decisamente a Mosca (ma anche a Pechino e Ankara) per rafforzarsi militarmente e ottenere garanzie di sicurezza.

Secondo quanto riferito dal giornale russo Kommersant, una nuova forza denominata Afrikansky Korpus e destinata a rimpiazzare la Wagner incorporandone i reparti in Africa, ha schierato in questi giorni i primi cento uomini in Burkina Faso, e presto se ne aggiungeranno altri duecento: il Canale Telegram Africa Initiative ha diffuso le immagini dell’arrivo di questo reparto a Ouagadougou a bordo di un aereo da traporto IL-76 (nella foto sotto).

Oltre ai militari, la Russia ha inviato in Burkina Faso una folta delegazione interministeriale per discutere di accordi economici e 25.000 tonnellate di grano donate come parte delle 200.000 tonnellate promesse nel luglio 2023 dal presidente Vladimir Putin a sei nazioni africane.

Il 16 gennaio Russia e Niger hanno concordato di rafforzare la cooperazione militare, come ha dichiarato il ministero della Difesa russo in una nota diffusa al termine dell’incontro avvenuto a Mosca tra i viceministri della Difesa russi Junus-Bek Jevkurov (a sinistra nella foto sotto, uno “stakanovista” delle missioni in Africa dove si è recato più volte negli ultimi mesi) e Alexander Fomin con il ministro della Difesa del Niger, Salifu Modi.

“Le parti hanno sottolineato l’importanza dello sviluppo delle relazioni russo-nigerine nel settore della difesa e hanno concordato di intensificare le azioni congiunte per stabilizzare la situazione nella regione”, ha affermato il ministero, aggiungendo che intende continuare il dialogo su “aumento della prontezza al combattimento” dell’esercito del Niger. Il ministero non ha fornito dettagli sull’accordo. L’incontro è avvenuto nell’ambito della visita a Mosca del primo ministro Ali Mahamane Lamine Zeine, impegnato in un tour che lo ha portato anche in Turchia, Iran e Serbia.

Il Niger, sottoposto a sanzioni dall’organizzazione economica dei paesi dell’Africa Occidentale (CEDEAO/ECOWAS) e dall’Occidente come Mali e Burkina Faso, ha cacciato le truppe francesi e le due missioni di sicurezza dell’Unione Europea nello stesso giorno in cui ha annunciato un programma di cooperazione militare con la Russia (nella foto sotto)  punta a stringere relazioni economiche e di sicurezza con la Russia e i suoi alleati.

La giunta militare del Niger, guidata dal generale Abdourahamane Tiani, ha preso il potere nel luglio scorso dopo aver spodestato il presidente Mohamed Bazoum con un colpo di Stato, può puntare sul fronte economico a una più proficua collocazione sul mercato dell’uranio fino a ieri ceduto a prezzi stracciati alla Francia.

Le quotazioni dell’uranio sono salite in questi giorni a 106 dollari per libbra, il più alto dal 2007, segnando un rialzo del 14% perché la Kazatomprom, società statale del Kazakistan, il più grande produttore mondiale di uranio, ha dichiarato che non sarà in grado di raggiungere il suo obiettivo di produzione per i prossimi due anni. A questo si aggiunge il declassamento delle prospettive della canadese Cameco a settembre a causa di problemi nelle miniere chiave e del rifiuto degli operatori occidentali di accedere a importazioni dalla Russia.

Non è chiaro se le intese militari russo-nigerine includano l’apertura di una base russa, una prospettiva che fornirebbe garanzie a Niamey contro attacchi esterni ma che vedrebbe uno scenario inedito con i militari russi schierati nei pressi dei contingenti italiano e statunitense.

Intesa sempre più strette anche tra Mosca e il Ciad, ultima nazione del Sahel a continuare a ospitare una robusta presenza militare francese. Ieri il presidente di transizione del Ciad, il generale Mahamat Idriss Déby Itno, è partito per una visita ufficiale in Russia “su invito” del presidente Vladimir Putin.

Il 9 e 10 gennaio era stato in visita a N’Djamena i Generale del Corpo dei Marines Michael Langley, Comandante del Comando Africa degli Stati Uniti (AFRICOM), in visita in Ciad per discutere della collaborazione in materia di sicurezza con i leader militari ciadiani che hanno ricevuto dagli Stati Uniti due aerei da sorveglianza, ricognizione e intelligence Cessna 208B i cui equipaggi sono stati addestrati in America.

Continua inoltre il potenziamento delle forze militari in Mali e Burkina Faso. Bamako ha ricevuto un’altra spedizione di UAV turchi Baykar Bayraktar TB2 (nella foto qui sopra) armati con bombe a guida laser Roketsan MAM-L, saliti ad almeno 17 esemplari (numeri seriali da TZ-01D a TZX-17D). Il 4 gennaio il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Maliana, il generale di brigata Alou Boï Diarra, ha affermato che i recenti attacchi di droni sono stati effettuati per proteggere il paese – l’esercito del Mali pubblica regolarmente filmati di TB2 che effettuano attacchi aerei contro i terroristi – e si è congratulato con i soldati per aver combattuto “una dura battaglia sul campo” contro le milizie jihadiste.

Il Mali è diventato il quinto paese dell’Africa occidentale ad acquisire i Bayraktar TB2 dopo Niger, Burkina Faso, Togo e Nigeria. Il ministro della Difesa, il colonnello Sadio Camara, ha affermato che il Mali ha rigenerato le sue capacità militari negli ultimi tre anni e ha ringraziato Russia, Cina e Turchia per l’assistenza ricevuta. A metà marzo 2023, l’aeronautica militare del Mali ha messo in servizio una serie di nuovi velivoli tra cui gli UAV TB2 dalla Turchia e 9 aerei da addestramento e attacco leggero L-39 dalla Russia.

Le ultime forniture aeronautiche russe hanno riguardato gli L-39, 4 elicotteri Mi-24P, 4 Mi-35 da attacco e 4 Mi-8 (TZ-94H e TZ-95H) e un singolo aereo d’attacco Su-25 (TZ-25C) che ha sostituito un Su-25 precipitato nell’ottobre 2022 con la morte del pilota russo.

Il rafforzamento militare è motivato non solo dal contrasto alle milizie jihadiste ma anche a quelle tuareg ora che la giunta militare ha revocato l’accordo di pace del 2015 con i ribelli tuareg della regione dell’Azawad che pose fine all’insurrezione iniziata nel 2012   L’intesa, ha annunciato il portavoce del governo Abdoulaye Maiga “cessa con effetto immediato”, per mancato rispetto “dei termini” da parte dei ribelli e per “gli atti di ostilità da parte dell’Algeria”, principale mediatore negli sforzi di pace. Maiga ha sottolineato l'”assoluta inapplicabilità” dell’accordo di pace e “l’incapacità della mediazione internazionale nel garantire il rispetto degli obblighi che incombono sui gruppi armati firmatari”.

I rappresentanti dei ribelli non hanno commentato la decisione della giunta, mentre il ministero algerino degli Esteri si è detto “profondamente rammaricato” per la revoca dell’accordo, negando di aver agito contro di esso.

“Il popolo maliano deve sapere che decisioni così sfortunate e sgradite hanno dimostrato in passato che l’opzione militare è la prima minaccia all’unità e all’integrità territoriale del Mali, che porta in sé i semi di una guerra civile nel Mali, che allontana la riconciliazione nazionale invece di avvicinarla e che costituisce infine una fonte di minaccia reale alla pace e alla stabilità regionale”, si legge nella dichiarazione del ministero algerino.

L’esercito del Burkina Faso ha invece ricevuto nei giorni scorsi diversi mezzi terrestri di costruzione cinese, inclusi blindati Norinco WMA301 dotati di cannoni da 105 mm (nella foto qui sopra) e mortai semoventi Norinco CS/SM1 da 81 mm.

Il presidente Ibrahim Traore (nella foto sotto) ha preso in consegna i veicoli durante una cerimonia di consegna il 12 gennaio in cui sono stati mostrati 6 WMA301 con un veicolo di comando WZ551 e 8  CS/SM1 (chiamati anche CS/SS4) che utilizzano il telaio del veicolo tattico leggero Dongfeng EQ2050.

Mentre i blindati WMA301 da 105 mm sono in dotazione in Africa anche agli eserciti è utilizzato di Senegal, Ciad, Camerun e Gibuti, i mortai semoventi CS/SM-1 non sembrano essere in servizio in nessun’altra nazione africana, secondo le valutazioni di DefenceWeb. Le riprese video hanno mostrato Traore che ispezionava container di spedizione dotati di armi e munizioni, inclusi proiettili di tipo RPG-7, mortai e proiettili per mortaio da 60 mm.

Come ha riferito Jane’s, il ministro della Difesa, generale di brigata Kassoum Coulibaly, ha affermato che questa è la prima di cinque spedizioni che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi nell’ambito del piano di equipaggiamento strategico annunciato da Traore il 31 dicembre 2023 e che si ritiene riguardi forniture, cinesi, russe e turche inclusi gli UAV TB2.

Il Burkina Faso ha rafforzato le sue forze armate ricevendo veicoli aerei senza pilota (UAV) Bayraktar TB2 dalla Turchia all’inizio del 2022 e questi sono stati utilizzati per effettuare attacchi aerei contro i terroristi nel paese.

Dal 2018 al 2022, i dati del database sui trasferimenti di armi dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) mostrano che le forze di Ouagadougou hanno ricevuto 6 veicoli blindati  trasporto truppe Bastion dalla Francia, 40 Cobra dalla Turchia, 24 Storm dal Qatar, 24 veicoli protetti Ejder Yalcin 24 Puma M26 pagati dagli Stati Uniti, un aereo da trasporto Airbus C295W e 5 elicotteri AS350/AS550 Fennec di seconda mano dalla Spagna, un elicottero AW139 consegnato nel 2016, due elicotteri UH-1H Huey da Taiwan, 3 Mi-24D di seconda mano consegnati dalla Bulgaria nel 2018-2021 e due elicotteri multiruolo Mi-171Sh forniti dalla Russia nel 2018.

Il rafforzamento militare delle nazioni africane alleate della Russia, le iniziative di Mosca per aprire basi in Africa dalla Libia al Niger, dal Centrafrica al Sudan, sono indicativi non solo del livello di fiducia attribuito alla Russia ma anche un progressivo spostamento dei punti di riferimento economici e di sicurezza di un numero crescente di stati africani dall’area occidentale a potenze quali Russia, Cina e Turchia riconducibili in un contesto più ampio ai BRICS.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa del Niger. Gruppo Wagner, Ministero Difesa del  Mali e Ministero Difesa del Burkina Faso

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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