I russi conquistano Avdiivka e sfondano il fronte ucraino a Rabotino

 

(aggiornato alle ore 20,20)

Per i russi è stato il più grande successo bellico conseguito dopo aver respinto la controffensiva ucraina dello scorso anno e dopo aver conquistato Marynka, piazzaforte ucraina a sud di Bakhmut. Per gli ucraini si tratta dell’ultima rilevante sconfitta anche se i vertici politici e militari cercano di far passare la rotta delle proprie forze come una “ritirata su posizioni prestabilite”.

Diversi gli aspetti che attribuiscono un valore rilevante ad Avdiivka: si trattava del più ampio e articolato complesso fortificato costituito dalle forze di Kiev fin dall’inizio del conflitto nel 2014, roccaforte fondamentale per bloccare le puntate offensive russe tese a conquistare la porzione della regione di Donetsk ancora controllata dalle forze armate ucraine ma anche a consentire all’artiglieria di bersagliare obiettivi militari e civili nella città di Donetsk (i cui sobborghi occidentali sorgono a meno di 10 chilometri di distanza), capoluogo dell’omonima regione e in mano ai secessionisti fin dal 2014.

Le forze dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, sostenute dall’artiglieria russa, avevano iniziato ad attaccare Avdiivka sin dal 22 febbraio 2022, cinque giorni dopo l’inizio dei massicci bombardamenti ucraini sul Donbass e due giorni prima dell’invasione russa.

Il 10 ottobre scorso le truppe russe hanno iniziato una massiccia offensiva sostenuta da un forte fuoco di artiglieria e dai bombardamenti aerei con l’impiego di oltre 250 bombe guidate FAB-500-62 UMPK secondo fonti militari di Mosca. In quest’area gli ucraini rivendicano di aver abbattuto un Su-35 e due Su-34 delle forze aeree russe, perdite non riconosciute da Mosca mentre sui canali Telegram militari si fa menzione dell’abbattimento del Su-35 attribuendolo però a “fuoco amico”.

Il canale Telegram russo l’Informatore Militare attribuisce buona parte del successo russo ad Avdiivka alle bombe d’aereo dotate di sistema di guida e correzione UMPK da 250, 500 fino a 1500 chili che hanno un raggio d’azione autonomo dopo lo sgancio dal velivolo superiore a quello della gran parte dei sistemi di difesa aerea ucraini colpendo con efficacia le retrovie, le aree di concentrazione delle forze e le postazioni fortificate.

Lo sfondamento del fronte, avvenuto con un attacco repentino “protetto” dalla fitta nebbia che impediva agli ucraini l’impiego di droni, ha permesso ai russi di occupare parte della città e tagliare in due lo schieramento nemico: subito dopo è apparso  chiaro che i russi stavano frantumando le difese nemiche in un’area in cui il fronte era rimasto di fatto immutato per dieci anni.

Fonti di Mosca e i canali Telegram militari russi riferiscono che nella parte sud della città vi sono ancora sacche di resistenza che in queste ore vengono “bonificate”. Si tratta in molti casi di reparti che sono rimasti tagliati fuori dall’attacco russo che ha interrotto la strada principale verso  le retrovie ucraine costringendo le unità ucraine a ripiegare attraverso strade sterrate esposte al fuoco russo. Non solo quello dell’artiglieria ma anche quello delle armi automatiche considerato che la distanza tra le truppe russe che avanzano da nord e da sud per chiudere la morsa era ieri inferiore ai due chilometri.

Questo pomeriggio il portavoce militare ucraino  Dmytro Lykhova ha annunciato alla televisione che il ritiro da Avdiivka è stato completato il 17 febbraio. confermando che diversi militari sono stati catturati pur non fornendo numeri. “Questo numero potrebbe diminuire quando alcuni di loro si uniranno nelle loro unità. La ritirata é avvenuta in condizioni difficili e quindi è necessaria una verifica di coloro che sono partiti, ma non si sono ancora ricongiunti alle loro unità. Forse qualcuno non è riuscito a partire. Questo è un processo che richiede un certo tempo. Vi prego di astenervi dalle speculazioni”, ha aggiunto il portavoce.

La rapida avanzata russa ha isolato diversi reparti ucraini che secondo alcune fonti russe non avrebbero ricevuto l’ordine di ritirarsi o non lo avrebbero ricevuto in tempo utile. Per questo il ripiegamento è stato per qualche migliaio di militari impossibile mentre in circa un migliaio sono riusciti a ritirarsi in disordine e sotto il fuoco nemico durante la notte tra il 16 e il 17 febbraio attraverso i villaggi di Lastochkino, Stepovoye e Berdychi. Villaggi i cui accessi erano stati pesantemente minati dai russi già il 15 febbraio proprio per ostacolare il ripiegamento delle forze ucraine.

Il 16 febbraio sono apparse le immagini di soldati dell’esercito russo che hanno issato la bandiera nel centro di Avdiivka. Tra le truppe ucraine rimaste imbottigliate, stimate sempre da fonti russe in 1.500/2.000 uomini, la gran parte apparterrebbero alla 3a Brigata d’assalto Indipendente “Azov”, inviata ad Avdiivka per contrattaccare dopo lo sfondamento russo del 14 febbraio ma costretta dal pesante fuoco d’artiglieria russo a barricarsi nella fabbrica per il trattamento del carbone, lo stabilimento più grande nella zona industriale di Avdiivka insieme a quello per la produzione di cemento, caduto in mani russe.

Come evidenzia l’agenzia di stampa Nova, alcuni canali Telegram militari ucraini attribuiscono alla Brigata Azov qualche responsabilità per la disfatta subita poiché il rifiuto di questo reparto di condurre un contrattacco suicida avrebbe impedito di alleggerire la pressione russa favorendo il ritiro di altre brigate dalla “sacca”.

La “cokeria” sembrava ieri costituire insieme allo stabilimento chimico  l’ultimo caposaldo ucraino ad Avdiivka e qui, come nell’Azovstal di Mariupol nella primavera 2022, quanto resta della Brigata Azov potrebbe cercare di resistere sfruttando tunnel e strutture industriali.

Sminare e ripulire la città dalle ultime sacche di resistenza e assistere il migliaio di civili rimasti (dei 32mila abitanti di prima della guerra), potrebbe richiedere ancora molti giorni anche se il concentramento di forze (circa 50 mila uomini secondo fonti ucraine) potrebbe permettere ai russi di sfruttare il vantaggio acquisito per continuare ad avanzare verso ovest impedendo agli ucraini di stabilizzare il fronte su nuove linee incentrate sul villaggio Lastochkino, già da ieri sotto attacco russo (nella mappa qui sopra).

Le notizie giunte da fonti russe nelle ultime ore indicano che ogni resistenza ucraina  ad Avdiivka è cessata e che le forze di Mosca hanno assunto il controllo anche di Lastochkino. Il comando russo del Gruppo di Forze Centro, affidato al colonnello generale Andrej Mordvichev, sembra quindi disporre delle riserve necessarie ad alimentare l’offensiva dopo aver catturato ad Avdiivka qualche migliaio di prigionieri e probabilmente ingenti quantità di equipaggiamenti militari.

 

Shoigu annuncia la vittoria  

Ieri il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato al presidente Vladimir Putin che le forze russe hanno preso il controllo completo di Avdiivka e stanno eliminando le ultime sacche di resistenza presso l’impianto chimico e di carbone. Shoiugu ha riferito di 1.500 caduti ucraini nelle ultime 24 ore mentre “sotto il fuoco continuo delle truppe russe, solo alcune formazioni sparse di militari ucraini sono riuscite a lasciare in fretta Avdiivka, abbandonando armi ed equipaggiamento militare”.

Il ministro ha ribadito uno degli aspetti più rilevanti per Mosca e cioè che “la liberazione di Avdiivka ha permesso di allontanare la linea del fronte da Donetsk, proteggendola così in modo significativo dagli attacchi terroristici del regime criminale di Kiev”. Per i russi era infatti fondamentale, anche sul piano del morale della popolazione del Donbass, sottrarre la città di Donetsk al tiro dell’artiglieria ucraina.

“Le truppe del Gruppo di Forze Centro continuano le azioni offensive per liberare ulteriormente la Repubblica popolare di Donetsk dai nazionalisti ucraini” ha aggiunto Shoigu che ha potuto annunciare il successo di Avdiivka mentre a Monaco di Baviera era in corso la Conferenza internazionale della Sicurezza in cui le nazioni occidentali hanno ribadito l’impegno a continuare a sostenere l’Ucraina.

 

La necessaria ritirata ucraina

La sera del 17 febbraio, il comandante in capo delle forze armate ucraine, Alexander Syrsky, ha annunciato la decisione di lasciare Avdiivka. Il motivo ufficiale è che le truppe ucraine si stanno ritirando per salvare la vita del personale militare ucraino e occupare linee di difesa più vantaggiose. “I nostri soldati hanno svolto il loro dovere militare con dignità, hanno fatto tutto il possibile per distruggere le migliori unità militari russe e infliggere perdite significative al nemico”.

Concetto ripetuto dal generale Oleksandr Tarnavsky, comandante del settore del fronte che include anche Avdiivka, che ha confermato l’ordine di ritirata: “In una situazione in cui il nemico avanza sui cadaveri dei suoi stessi soldati con un vantaggio di dieci a uno nei proiettili, sotto continui bombardamenti, questa era l’unica decisione corretta. L’accerchiamento non è stato consentito, il personale è stato ritirato, i nostri soldati hanno preso posizioni difensive su linee predeterminate”.

Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha difeso la decisione di ritirare l’esercito dalla città “per salvare vite. La capacità di salvare il nostro popolo è il compito più importante per noi. Per evitare di essere circondati è stato deciso di ritirarsi su altre linee. Questo non significa che le persone si siano ritirate di qualche chilometro e che la Russia abbia catturato qualcosa. Non ha catturato nulla”.

Una narrazione che da un lato punta a negare il successo russo o quanto meno a sminuirlo e, sul fronte interno, a mostrare un rispetto e un’attenzione alla tutela della vita dei militari che finora i vertici ucraini non avevano mai evidenziato (nonostante le proteste del generale Valery Zaluzhny)  sostenendo nel 2023 battaglie difensive e offensive molto costose in termini di perdite tra le brigate di Kiev. Il nuovo atteggiamento dei vertici ucraini sembra inoltre voler influenzare l’Occidente dimostrando che senza urgenti aiuti militari le truppe ucraine sono costrette ad arretrare.

Il ritiro da Avdiivka è la prima rilevante decisione assunta da Syrsky, nominato ai vertici della Difesa l’8 febbraio ma la ritirata ucraina sembra essere stata imposta dallo sfondamento russo delle loro linee e un’azione prudente tesa a salvaguardare realmente i reparti avrebbe dovuto includere già da alcune settimane il ritiro ordinato delle forze da Avdiivka poiché la situazione era da tempo senza speranze come si evinceva chiaramente osservando la mappa.

Per la BBC la caduta di Avdiivka segna il più grande cambiamento sulla linea del fronte che si estende per oltre mille chilometri dopo la conquista di Artyomovsk (per gli ucraini Bakhmut) ad opera dei contractors del Gruppo Wagner nel maggio 2023.
La TV americana Fox News ha definito la ritirata ucraina da Avdiivka una “vittoria chiave per il presidente russo Vladimir Putin e la Russia”, che “segna una svolta” nel conflitto ucraino davanti al mondo intero. “Il successo offre alla Russia una spinta morale in vista del secondo anniversario del conflitto e delle elezioni presidenziali russe”.

Nel tentativo di sminuire la rilevanza della vittoria russa, media ucraini ed europei evidenziano come si tratti della prima vittoria di Mosca dopo la caduta di Bakhmut quando in realtà i russi hanno prima respinto la controffensiva ucraina tra giugno e novembre, poi espugnato la roccaforte di Marynka a fine dicembre mentre già da ottobre avevano assunto l’iniziativa conquistando villaggi e territori lungo quasi tutto il fronte.

 

Possibili sviluppi e attacco a Zaporizhia

La perdita di Avdiivka è una sconfitta che potrebbe avere effetti gravi sia sulla tenuta operativa che sul morale delle truppe ucraine tenuto conto che i russi stanno avanzando anche verso Chasov Yar, a ovest di Bakhmut la cui caduta comprometterebbe tutto il fronte ucraino nella regione di Donetsk costringendo probabilmente le forze di Kiev a ripiegare su un’ultima linea difensiva in questa regione sull’asse Konstantinovka – Kramatorsk – Slavyansk.
In tal caso anche le posizioni ucraine a Siversk e Lyman si troverebbero in gravi difficoltà mettendo i comandi di fronte alla necessità di attuare un ritiro generale di alcune decine di chilometri per riorganizzare le difese su linee più corte e meglio difensibili.

Sul fronte di Zaporizhia, nel settore di Raboltino-Orekhov nel pomeriggio del 17 febbraio i russi hanno scatenato una nuova offensiva nel saliente di Rabotino, massimo punto di penetrazione raggiunto dalla controffensiva ucraina dello scorso anno. Un attacco che ha preso il via in concomitanza con l’annuncio della vittoria ad Avdiivka forse per sfruttare al meglio le difficoltà degli ucraini.

Questa mattina i canali Telegram militari russi hanno fornito molti dettagli sull’attacco in questo settore affermando che le truppe hanno attraversato la strada Orekhov-Tokmak, conquistando una grande roccaforte vicino a Rabotino. Le postazioni ucraine nel villaggio, da tempo raso al suolo, sono oggetto di  attacchi aerei e di artiglieria.

Queste fonti non escludono che l’offensiva non sia limitata al solo settore di Rabotino (in cui ingenti forze ucraine rischiano di venire circondate in caso di puntate offensive russe direttamente su Orekhov) ma riguardi l’intero fronte nella regione di Zaporizhia fino a Ugledar, dove i russi hanno già conseguito progressi territoriali nei giorni scorsi.

 Altre fonti riferiscono di attacchi russi con ampio impiego dell’Aeronautica, carri armati e artiglieria (inclusi i lanciarazzi multipli TOS-1) in appoggio alla 42a Divisione Motorizzata della Guardia, alla 76a Divisione Aeromobile e ai fanti di Marina russi (gli stessi reparti che in questo settore hanno fermato la controffensiva ucraina lo scorso anno) che stanno impegnando le linee ucraine a Rabotino e Verbovoye costringendo il nemico a ritirarsi su un ampio fronte consentendo ai russi di avanzare nella notte.

I successi annunciati da fonti russe sono certo da confermare (il comando Occidentale dell’esercito di Kiev ha reso noto di aver respinto 13 attacchi nemici in questo settore uccidendo 70′ nemici) ma quanto accade sembra confermare la volontà di Mosca di attaccare in forze in più settori del fronte.

@GianandreaGaian

Foto: Ministero Difesa Russo e RVvoenkory

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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