Somalia: le forze della UA in calo, aumenta il supporto degli USA  

 

L’Unione Africana continua il ritiro progressivo delle truppe di stanza in Somalia nell’ambito della Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia (ATMIS) ridottasi da 18 mila a circa 13.000 militari ugandesi, etiopi, kenyoti, burundesi e gibutini il cui ritiro verrà completato entro dicembre di quest’anno.

Un processo al cui termine l’Esercito Nazionale Somalo (SNA) sarà responsabile della gestione della sicurezza sul territorio nazionale contro gli insorti jihadisti del movimento al-Shabaab.

A parziale compensazione del ritiro delle forze panafricane sembra verrà potenziata la presenza militare statunitense. Il 16 febbraio, con una cerimonia presieduta dal presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, gli Stati Uniti e la Somalia hanno firmato ieri a Mogadiscio un memorandum d’intesa per la costruzione di cinque basi militari per la Brigata Danab, l’unità d’élite dello SNA addestrata dai Berretti Verdi statunitensi.

Come riporta l’agenzia Nova, il memorandum è stato firmato dal ministro della Difesa somalo Abdulkadir Mohamed Nur e dall’incaricato d’affari statunitense in Somalia, Shane L. Dixon, durante una cerimonia alla quale – oltre al presidente Mohamud – ha partecipato anche la sottosegretaria di Stato Usa per gli Affari africani, Molly Phee.

Secondo quanto riferito dalla presidenza somala in una nota, l’accordo vedrà gli Stati Uniti costruire cinque basi militari “ben equipaggiate” a Baidoa, Dusa Mareb, Jowhar, Chisimaio e Mogadiscio, da destinare all’addestramento dei membri del reparto d’élite somalo.

Il presidente Mohamud ha salutato il sostegno statunitense come un “contributo significativo agli sforzi del governo per costruire un efficace esercito nazionale in grado di assumersi responsabilità di sicurezza e contrastare la minaccia del terrorismo internazionale nel Paese”. Il presidente ha inoltre sottolineato la fondamentale cooperazione tra Somalia e Stati Uniti nello sviluppo del settore della sicurezza, aggiungendo che “gli investimenti statunitensi nelle forze armate somale hanno dato i loro frutti, alimentando una formidabile forza d’attacco che guida le offensive delle forze di sicurezza somale contro Al Shabaab”.

Il presidente Mohamud e la sottosegretaria Phee hanno discusso del rafforzamento della cooperazione per sviluppare le capacità di sicurezza somale dopo il ritiro di ATMIS.

Le cinque basi saranno costruite in zone ritenute strategiche per la lotta al gruppo jihadista ma l’impegno statunitense in Somalia continua ad essere anche “cinetico” come confermano i raid aerei condotti lo scorso 9 febbraio dalle forze dipendenti dallo US Central Command contro obiettivi 35 chilometri a nord-est di Chisimaio, in cui sarebbero stati uccisi tre miliziani mentre lo SNA ha intensificato di recente le sue operazioni nella regione orientale di Galgaduud.

Dalla fine del 2022 gli Stati Uniti schierano in Somalia circa 450 militari, in gran parte forze speciali, che possono contare sul supporto navale della 5a Flotta e sui quello aereo proveniente dalla base di Camp Lemonnier a Gibuti. Nell’ultimo anno la presenza militare statunitense potrebbe aver registrato un ulteriore incremento. Dopo aver subito alcune sconfitte sul campo, al-Sabaab ha aumentato le azioni terroristiche come dimostrano l’attentato del 6 febbraio al mercato di Bakara a Mogadiscio, e l’attacco dell’11 febbraio alla base Generale Gordon, sempre nella capitale, in cui sono stati uccisi 4 militari emiratini e un ufficiale del Bahrein.

Il governo somalo ha annunciato di poter al momento integrare nello SNA circa 20 mila uomini addestrati in Uganda, Kenya, Gibuti, Eritrea ed Egitto per rimpiazzare i militari di ATMIS ma non è detto che le reclute somale fresche d’addestramento abbiano le stesse capacità dei veterani della forza panafricana che per anni ha combattuto gli insorti somali.

La recente revoca dell’embargo sulle armi dirette in Somalia posto Nazioni Unite oltre 30 anni or sono offre a Mogadiscio l’opportunità di ricevere consistenti armamenti ma la gran parte dei militari somali ha avuto un addestramento basico all’impiego solo di armi portatili. Inoltre, come era già accaduto in Afghanistan all’epoca del ritiro delle forze da combattimento alleate, io ritiro di ATMIS lascerà sguarnite diverse basi in alcune regioni somale riducendo ulteriormente il già precario controllo del territorio attuato dallo SNA.

In assenza di u programmi concreti di supporto militare al governo somalo da parte dell’Italia e della UE (che schiera da anni nella capitale somala una missione di addestramento a guida italiana, EUTM-Somalia) l’impegno statunitense rappresenta il più rilevante supporto offerto a Mogadiscio per affrontare la fase di transizione imposta dal ritiro di ATMIS.

Foto: SNA e United Nations

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