L’Italia ritira i SAMP/T: la Slovacchia “filo-russa” resta senza difesa aerea NATO
Preoccupazioni a Bratislava dopo l’annuncio che l’Italia ritirerà il suo sistema di difesa aerea SAMP/T, schierato un anno or sono in sostituzione dei Patriot che gli Stati Uniti avevano dispiegato nel 2022 dopo l’attacco russo all’Ucraina.
Un ritiro “previsto sin dall’inizio del dispiegamento”, precisa il ministero della Difesa italiano sottolineando il forte e costante appoggio del nostro Paese agli alleati lungo il confine orientale dell’Alleanza.
La batteria italiana era stata resa operativa a inizio aprile dello scorso anno con 150 artiglieri controaerei dell’Esercito Italiano provenienti dal Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia e dal dipendente 4° Reggimento “Peschiera” di Mantova nell’ambito dell’operazione NATO chiamata enhanced Vigilance Activity tesa a rafforzare il dispositivo di difesa aerea schierato dalla NATO lungo i confini ucraini.
La notizia del ritiro della batteria italiana è stata resa nota dal premier slovacco Robert Fico. “Abbiamo ricevuto l’avviso dal governo italiano che il sistema che ci hanno prestato per un anno sarà ritirato perché ne hanno bisogno in un altro posto”, ha scritto il primo ministro di Bratislava dicendosi preoccupato per la difesa del suo Paese.
“Il precedente governo slovacco aveva ceduto all’Ucraina l’unica batteria del sistema di difesa aerea S-300”, ha sottolineato Fico ricordando che in cambio i Paesi occidentali si erano impegnati a garantire la difesa dei cieli slovacchi.
“Abbiamo avuto per un po’ i Patriot americani, poi però stati ritirati. Ora se ne va il sistema italiano. Mi chiedo chi mai proteggerà le nostre centrali nucleari e altri obiettivi strategici. Non mi sembra che nessuno si preoccupi di questo”, ha precisato.
Da Roma è arrivata la conferma del ritiro sottolineando che era pianificato fin dall’inizio. “La fine della missione difensiva NATO Enhanced Vigilance Activity (eVA) in Slovacchia era già prevista nel quadro degli accordi stabiliti tra i due Paesi e in quello più ampio dell’Alleanza Atlantica per inizio aprile”, spiega una nota della Difesa italiana sottolineando che “lo schieramento del sistema SAMP/T in Slovacchia era una misura di natura difensiva, temporanea, proporzionata a supporto del ruolo della Nato a difesa dei Paesi membri e degli spazi euro-atlantici e per assicurare la deterrenza nei confronti di potenziali minacce”.
La partecipazione alla missione difensiva eVA “ha dimostrato la solidarietà e la coesione che esiste tra i Paesi della Nato. I nostri militari – prosegue il dicastero italiano – “hanno fornito un importante contributo nella difesa aerea del Fianco Est dell’Alleanza Atlantica dimostrando ancora una volta la loro alta professionalità”.
L’Italia – si ricorda – ha impegnato due contingenti, entrambi con mandato semestrale, per un totale di 320 militari e 180 mezzi che, da aprile 2023, hanno garantito 24 ore al giorno e sette giorni su sette da Malacky, la piena operatività della batteria SAMP/T nell’ambito dell’Integrated Air and Missile Defence System (IAMDS).
Nel corso dell’operazione, l’Italia ha collaborato con assetti della Slovacchia e di altri Paesi alleati come Germania, Repubblica Ceca, Ungheria e Stati Uniti d’America “aumentando il livello di interoperabilità e standardizzazione tra le Forze Armate della NATO”.
Non è stato precisato dove vengano richiesti i SAMP/T italiani ritirati dalla Slovacchia, tenuti conto che Roma e Parigi hanno fornito congiuntamente tale sistema all’Ucraina.
Il permanere del conflitto non elimina di certo le potenziali minacce per i paesi della NATO che confinano con l’Ucraina, soprattutto quelle relative a missili balistici o da crociera fuori rotta. Per questa ragione il ritiro della batteria italiana senza che venga sostituita da sistemi analoghi alleati si presta a diverse valutazioni.
Con la fornitura di batterie di Patriot all’Ucraina (alcune distrutte dai russi), gli Stati Uniti e altri alleati impegnati a rifornire Kiev potrebbero essere a corto di sistemi di difesa aerea a medio e lungo raggio da trasferire a Bratislava che nel dicembre scorso ha firmato un contratto con Israel Aerospace Industries (IAI) per la fornitura di 3 sistemi mobili di difesa aerea a medio raggio (MRSAM-M) Barak MX (nella coto sotto) per un valore di oltre 128 milioni di euro.
Il sistema Barak MX è efficace contro più minacce aeree simultanee: aerei da combattimento, missili da crociera, missili balistici tattici, UAV, elicotteri e bombe plananti, in un raggio d’azione che va da 35 (Barak MRAD) a 70 chilometri (Barak LRAD), fino a 150 km (Barak ER).
Nel 2021 la Slovacchia aveva acquistato in Israele 17 radar 3D da Elta Systems (IAI). Contemporaneamente all’acquisto dei sistemi Barak MX, il Ministero della Difesa slovacco ha acquistato 36 lanciamissili antiaerei a corto raggio portatili (MANPADS) dalla società polacca Piorun per un valore di circa 66 milioni di euro mentre la Germania ha offerto a titolo gratuito due sistemi modulari di difesa di punto C-RAM (antimissile, artiglieria e mortaio) Rheinmetall MANTIS.
Con un po’ di malizia non si può neppure escludere che l’improvvisa assenza di copertura missilistica NATO per la difesa dello spazio aereo slovacco abbia a che fare con la posizione assunta dal governo di Robert Fico che ha vinto le elezioni con un programma che prevede lo stop agli aiuti militari a Kiev.
Programma che ha determinato dure critiche a Fico in ambito NATO e Ue, come pure al suo partito, accusato di essere “filo-russo” e minacciato di espulsione dal Partito Socialista Europeo. Ciò nonostante il governo slovacco è determinato a metterlo in atto come confermano non solo con le dichiarazioni dello stesso Fico ma anche le affermazioni del ministro degli Esteri Juraj Blanar.
“Non invieremo alcun soldato nel territorio ucraino perché questo potrebbe intensificare ulteriormente il conflitto e non vogliamo farlo”, ha detto Blanar il 2 marzo aggiungendo che non fornirà più armi a Kiev. “Abbiamo bloccato un altro pacchetto di aiuti che ammontava a circa 40 milioni di euro all’Ucraina perché, come ho detto, non vediamo alcuna soluzione militare”.
Posizioni che da un lato irritano gli alleati NATO e UE e dall’altro dovrebbero ridurre sensibilmente il rischio di provocazioni militari russe pur non influendo sul rischio che armi a lungo raggio fuori rotta possano violare non intenzionalmente lo spazio aereo slovacco .
Il 1° marzo le forze aeree slovacche hanno ufficialmente ottenuto dagli Stati Uniti i primi 2 dei 14 aerei da combattimento F-16V Block 70/72 ordinati nel 2018 e necessari a compensare la cessione all’Ucraina, autorizzata dal precedente governo di Bratislava, degli 11 Mig 29 ancora in servizio. A causa delle cessioni a Kiev la Slovacchia non dispone più né di difesa aerea missilistica a medio/lungo raggio basata a terra né di aerei da combattimento.
La cerimonia di consegna è avvenuta nello stabilimento di Lockheed Martin a Greenville, nella Carolina del Sud, alla presenza del ministro della Difesa slovacco, Robert Kalinak. I due velivoli verranno usati nell’addestramento di tecnici slovacchi negli Stati Uniti prima di essere trasferiti nel Paese centroeuropeo. I primi i F-16 dovrebbero arrivare in Slovacchia in giugno.
Foto: COVI, Esercito Italiano, IAI e Lockheed Martin
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.