Mosca avverte Tokyo: gravi conseguenze se i Patriot nipponici andranno all’Ucraina

 

Il nuovo ambasciatore russo in Giappone, Nikolai Nozdrev, ha avvertito il 23 marzo il governo di Tokyo che ci saranno “gravi conseguenze” nel caso in cui i sistemi missilistici Patriot fabbricati su licenza statunitense in Giappone venissero forniti all’Ucraina. Lo ha riferito l’agenzia Ria Novosti, citando il diplomatico.

Nozdrev ha affermato che Mosca sta osservando da vicino la destinazione delle esportazioni di armi giapponesi dopo che l’esecutivo conservatore, nel 2023, ha allentato le regole sulla vendita all’estero di armamenti. “Vigileremo attentamente per assicurarci che i Patriot consegnati non saranno utilizzati in Ucraina, perché se ciò dovesse accadere, ci saranno gravi conseguenze per le relazioni bilaterali tra i due Paesi, comprese nostre misure di ritorsione”, ha detto Nozdrev.

Alla fine del 2023 il governo giapponese ha rivisto le linee guida che regolano il trasferimento di equipaggiamenti di difesa per consentirne l’esportazione su licenza nei Paesi in cui vengono prodotti, oltre ad aver annunciato un piano per vendere agli Stati Uniti i missili da difesa aerea Patriot prodotti in Giappone e che Washingtion vorrebbe trasferire a Kiev o utilizzarli per rimpiazzare forniture di propri missili destinati all’Ucraina.

L’accordo è stato possibile grazie alla rimozione, decisa nel 2014 dall’allora premier Shinzo Abe, dell’embargo sull’export di armamenti sancito dalla Costituzione pacifista del Giappone. La fornitura di tali missili a Washington, prodotti da Mitsubishi Heavy Industries in Giappone, è considerata una misura di ripiego in attesa che gli Stati Uniti aumentino la loro produzione di queste armi.

La decisione di Tokyo risponde infatti a una precisa richiesta dell’Amministrazione Biden formulata nell’incontro dell’agosto scorso a Camp David al premier nipponico, Fumio Kishida e rientra nel rafforzamento militare complessivo del Giappone in atto da diversi anni. Tokyo ha approvato il bilancio della Difesa più alto di sempre per il 2024, in crescita per il 12° anno di fila, per un valore di 7.900 miliardi di yen, pari a 51 miliardi di euro anche se la conversione valutaria risente della svalutazione dello yen. Kishida punta infatti a raddoppiare le spese militari rispetto al PIL dall’1 al 2 per cento entro il 2027.

Uno schema simile, su armamenti meno sofisticati, era già stato applicato con la Corea del Sud che sta producendo per l’US Army centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria da 155 mm rimpinguando le scorte americane da cui vengono prelevati i proiettili diretti all’Ucraina.

Il 25 marzo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha nuovamente ricordato che “l’Ucraina ha bisogno urgente di più difesa aerea, in particolare dei sistemi Patriot e di missili in grado di respingere qualsiasi attacco russo”.

Gli intensi attacchi portasti con droni e missili da crociera contro le infrastrutture energetiche e le reti elettriche ucraine hanno evidenziato ulteriormente la necessità per Kiev di rafforzare la difesa aerea. Secondo fonti russe, il 20 marzo scorso la base aerea di Starokonstantinov è stata colpita da almeno tre missili ipersonici Kinzhal che hanno colpito i depositi sotterranei dove erano stoccati ingenti quantità di missili da crociera Storm Shadow e SCALP impiegati dai Sukhoi Su-24M.

Ieri fonti militari russe hanno riferito che due sistemi antiaerei Patriot sono stati colpiti da un attacco missilistico contro l’aeroporto Zhulyany di Kiev. In mattinata fonti ucraine avevano confermato il lancio contro obiettivi nella capitale di 2 missili ipersonici Zircon russi (con ogni probabilità lanciati da navi della Flotta del Mar Nero), solitamente impiegati per colpire obiettivi di elevato pregio come appunto le ultime unità di lancio dei missili Patriot ancora operative presso le forze ucraine.

Foto: Ministero Difesa Giapponese e Raytheon

 

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